Il Magistrato di Misericordia, le ricchezze di pochi e la miseria di molti

Le ricchezze di pochi, la miseria di molti.
A sanare, almeno parzialmente, queste disparità doveva servire il Magistrato di Misericordia, istituzione che venne stabilita nella Repubblica Ligure nell’anno 1413.
Quod Dux et Consilium possint eligere Officium Misericordiae è il titolo del capitolo di queste leggi che prescrivevano che ogni anno, a Natale, venissero eletti tra i cittadini degli ufficiali, che avevano il compito di raccogliere e distribuire beni tra i poveri della città.
E siccome quando si tratta di palanche c’è sempre da stare in guardia, nel 1419 si decretò, su richiesta dell’Arcivescovo di Genova, che fossero eletti altri quattro ufficiali, addetti a verificare che ogni opera di misericordia andasse a buon fine.
I Magistrati non potevano accettare altre cariche pubbliche ed era anche loro onere ricercare coloro che abbandonavano i neonati davanti alle chiese e condannarli ad una severa multa, compito che, tuttavia, non assolsero mai.
Eventuali controversie cadevano sotto la giurisdizione del Vescovo e dei suoi ufficiali, nessun altro tribunale era autorizzato ad intervenire.
Il Magistrato di misericordia, inoltre, aveva facoltà di fare ricerche sui beni dei poveri in qualsiasi pubblico archivio e qualsiasi riscossione a loro carico doveva finire nelle casse del Banco di San Giorgio ed essere utilizzata solo per le opere di carità, per il riscatto degli schiavi e per soccorrere i più bisognosi.
I notai della città, poi, erano tenuti a informare la Magistratura dei legati contenuti nei testamenti ed ogni eventuale omissione veniva punita con una multa che corrispondeva ad un quinto del lascito che non era stato denunciato.
Inoltre, il Magistrato di Misericordia amministrava anche i diritti del console genovese a Tunisi, si prelevava una certa somma sulle importazioni di argento e pietre preziose e questa percentuale andava investita per la redenzione degli schiavi.
Molti erano coloro che lasciavano i loro beni al Magistrato della Misericordia, con i più diversi scopi.
Si lasciavano denari in dote alle zitelle oppure delle somme che consentissero ai poveri di studiare, si soccorrevano i carcerati e quelli rinchiusi nella Malapaga.
Questa benemerita Magistratura perse il suo carattere istituzionale nel 1797 e divenne un’Opera Pia, ancora oggi in vigore.
Certo, in epoche nelle quali il popolo veniva falcidiato da pesti e da epidemie, la vita dei più indigenti era amara e l’elemosina era un sollievo alle tante angustie della vita.
Ci si affidava al buon cuore ed alla misericordia del prossimo, si pregava con fervore perché qualcuno portasse soccorso.
Quando siete nei vicoli, nella zona di Piazza Banchi, imboccate Via San Pietro della Porta e fermatevi dove  la strada s’incrocia con Via dei Conservatori del Mare.
Troverete una splendida edicola, ad angolo.

E’ la Madonna della Guardia e risale al 1754.
Osservate bene il muro, con attenzione.

Sotto di essa, infatti, all’altezza delle vostre mani è posta una cassetta dell‘elemosina.
La carità, la misericordia e la generosità di tempi  lontani, conforto e sollievo di coloro che non avevano nulla.

25 pensieri su “Il Magistrato di Misericordia, le ricchezze di pochi e la miseria di molti

  1. Il marmo è antico ma la cassetta in metallo sembra restaurata da non moltissimo tempo (forse a seguito di forzature..) segno che qualcuno ha ancora fiducia in qualche passante di buon cuore, chissà…
    Buona serata

  2. Dear Miss Fletcher,
    nel 1729 non si parlava ancora di forbice che si allarga, di diminuzione del potere d’acquisto, di economia globale e deregulation, ma la prima risposta alla miseria dei molti era la solidarietà, proprio come oggi.
    Il guaio è che dal 1729 è cambiato ben poco nella sostanza e queste immagini sono drammaticamente attuali nel loro significato.
    Fabio – Zeneize since 1965. Money, we make it: before we see, you take it.

  3. Visti i tempi l’idea di un ufficiale che vigila sull’operato di altri mi sembra quanto mai attuale. e comunque la cassettina delle elemosine sembrerebbe ancora utilizzabile… Un bacione!

  4. E’ sempre un grandissimo piacere passare a leggere le tue storie cara Miss. E riguardo al post sui glicini…mi hai emozionata. quello del glicine è il profumo della mia infanzia

  5. La parte sottostante all’edicola (compresa l’iscrizione in marmo antico) è stata da qualche tempo danneggiata da un graffito. Ho già provveduto ad inviare segnalazioni al municipio competente e all’ufficio beni culturali della Curia di Genova, ma finora non ho avuto risposta da nessuno. Invito anche voi che avete a cuore le bellezze della nostra città a fare altrettanto. Saluti

    • Benvenuto Davide, hai ragione, ho molto a cuore la nostra città.
      E come te anch’io sono molto attenta a queste cose, è giusto segnalarle a chi di dovere, che deve attivarsi in merito; intanto stamattina ho visto che hanno ripulito la casa di Goffredo Mameli, spero che duri.
      Lo stesso dovrà accadere per l’edicola, è davvero un dispiacere vederla così danneggiata.
      A presto e grazie del tuo intervento.

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