I mali effetti del gioco, così si legge su un documento risalente all’anno 1693 che ho trovato all’archivio di Stato.
Su quel foglio sono indicate le disposizioni previste per chi si fosse lasciato tentare dal demone di un gioco che nella Genova di quel tempo imperversava: il biribis.
E traspare una viva preoccupazione per il suo dilagare, il biribis era severamente vietato e così, come si era già fatto in precedenza, venne stabilita una severa multa per coloro che non rispettavano la proibizione: cento scudi d’argento alla prima infrazione, ben duecento per la seconda.
E malgrado ciò il biribis era molto diffuso soprattutto tra i nobili i quali, tutt’altro che intimoriti dai severi moniti delle autorità, continuarono a provare l’ebbrezza dell’azzardo nel chiuso delle loro dimore.
Ma come si giocava?
Il biribis aveva alcune caratteristiche tipiche della moderna roulette e per altri versi ricorda invece la tombola, il piano di gioco era composto da diverse caselle, su ognuna di esse era riportata una figura.
Ogni giocatore faceva la propria puntata e poi si affidava alla sua buona stella, c’era un sacchetto con tutti i numeri corrispondenti alle diverse caselle e quello che veniva estratto a sorte era il vincitore.
E questa è l’immagine di un biribis settecentesco che lo scorso anno era in mostra presso un museo di Genova.
Ah, il gioco! Che febbre contagiosa!
Vi si dilettò niente meno che il celebre seduttore Giacomo Casanova durante uno dei suoi soggiorni genovesi.
L’episodio è narrato da Michelangelo Dolcino, imbattibile cronista degli eventi cittadini del passato.
E a quanto pare Casanova partecipò a una partita di biribis che si teneva nella casa di una gran dama e siccome lì aveva veduto un ritratto di costei abbigliata da Arlecchino, come cortese omaggio il celebre tombeur de femmes si ostinò caparbiamente a puntare i suoi soldi su quella figura e perse miseramente.
Quando toccò a lui estrarre i numeri dal sacchetto, la fortuna passò dalla sua parte e così il veneziano si garantì una ricca vincita.
A quanto si legge si mormorò persino che Casanova non avesse giocato proprio pulito e per questo lui andò su tutte le furie.
Un gioco proibito, sul documento che vi ho precedentemente citato viene definito pernicioso, verso la fine del ‘700 si arrivò persino a ventilare per i trasgressori punizioni ancor più severe come pene corporali, carcerazione e bando.
In un certo giorno, in una casa di Genova si tenne una partita a biribis e tra i giocatori c’era anche lui, il più celebre seduttore, il veneziano Giacomo Casanova.
Che bello il tabellone tutto decorato! Anche l’occhio vuole la sua parte ma il gioco d’azzardo non mi ha mai attirato… per fortuna! Bacioni
Nemmeno a me, proprio per niente, è curioso l’aneddoto e così mi ha fatto piacere raccontarlo a voi!
Un bacione Viv!
Ah! Venezia, il gioco d’azzardo, il grande casino d’Europa. Quante storie Miss. E chiaramente Casanova non poteva mancare.
Grazie per questo post.
Ah, Chagall, chissà quante belle storie avresti tu da raccontare su questo argomento!
Sono felice che ti sia piaciuto il post, grazie caro, un abbraccio a te!
Dacché l’uomo ha avuto pecunia ed altri beni da moltiplicare magari con poca fatica, il gioco d’azzardo ha imperversato.. un po’ come il fumo, ha sempre attratto una buona frazione degli esseri umani. Fumo e gioco d’azzardo sono ubiquitari. Ciao Fletcher 🙂
Brutto vizio il gioco, però l’episodio è divertente!
Ciao Niko, buona giornata a te!
Grazie Carissima 🙂
Oggi lo Stato si preoccupa meno di evitare che i propri cittadini vadano in rovina col gioco…
Le storie che racconti sono sempre intriganti, grazie Miss!
Grazie Tiptoe, un bacione a te!
nemmeno io sono appassionato del gioco d’azzardo però con il biribis ci farei un bel quadro
E questa è una gran bella idea caro Pani!
Da un documento del 1659 possiamo capire che nello stato della Serenissima Repubblica il gioco del Biribisso e del Coccodrillo era un vero problema, soprattutto perché lo stato non guadagnava nulla.
Il 2 febbraio 1659, venne chiesto al Governo della S.S.ma Repubblica di prendere in considerazione la legalizzazione del gioco.
Nella richiesta era previsto il gioco nelle due riviere, escludendo la città di Genova e il regno di Corsica.
Nel documento viene specificato il limite del territorio, per la riviera di ponente si partirà dalla porta di S.Tomaso mentre per il levante dalla porta di S.Stefano.
Vengono elencate anche delle sanzioni a tutti coloro che giocassero senza la licenza dell’appaltatore, descrivendo la suddivisione delle somme percepite.
La metà andrebbe alla Camera, un quarto all’accusatore e l’altro quarto all’appaltatore, oltre al carcere addirittura per quattro anni.
Mentre per i giocatori abusivi erano previsti dagli otto ai dieci giorni di carcere, con la possibilità di essere esentati pagando la somma di L.200
Mentre per la concessione sarebbero pagati L. 7500 moneta corrente di cui L. 500 accantonate il resto sarebbero franche per la Camera.
Se poi la Camera volesse concedere il gioco anche in città si potrebbero ottenere dall’appaltatore L. 2500, di cui L.500 accantonate e L. 2000 resterebbero franche alla Camera.
La concessione all’appaltatore dovrebbe farsi per almeno cinque anni, e le somme dovute saranno pagate di sei mesi in sei mesi anticipate.
Eugenio
Eugenio, grande!
Ha ragione mia madre, ogni volta che legge i tuoi commenti dice che sei un multiforme ingegno, è verissimo.
Ma tu guarda questa proposta come era dettagliata, questo documento è preziosissimo!
Grazie, come sempre arricchisci il mio blog con una vera e propria perla.
Un abbraccio a te!
Solo dal nome mi mien voglia di giocare. Se poi è proibito e non devo pagare tasse ancora di piu’
Il nome è veramente buffo, sono d’accordo!
Un bacione Moka!
un male sempre attuale… e lo stato gode…
😦
va bè nnn polemizzo anche oggi… ti lascio i miei migliori auguri per un 2014 che di gioia sia ♥
Auguri Rosa, un bacione a te!
Pingback: L’estate al tempo dei Luxoro | Dear Miss Fletcher
Miss, a Milano ho conosciuto una coppia di gatti neri che si chiamavano Barbis & Biribis…
Ma pensa! Buongiorno Sergio!
questa Storia la raccontano nella Villa Dufour di Levante, sentita al FAI di domenica scorsa , che ci avesse giocato proprio li….da verificare…
Buonasera Sergio, come ci siamo già detti altrove, le mie fonti citano un altro nome, sia Dolcino che Amedeo Pescio nominano una certa famiglia Isolabella, senza tra l’altro specificare il luogo nel quale si verificò la celebre partita.
Buona serata e grazie!