E’ un’afosa giornata di luglio del 1827, due carrozze sono ferme davanti a una dimora milanese, attendono un folto gruppo di passeggeri.
Si tratta della famiglia di un giovane scrittore che ha da poco dato alle stampe la prima versione di un suo celebre romanzo, un libro che susciterà pareri discordi tra i critici del tempo.
L’autore è diretto a Firenze, la città nella quale intende approfondire le finezze della lingua italiana, in quello che è noto come il suo risciacquar i panni in Arno.
Il viaggiatore è niente meno che Alessandro Manzoni e quel suo libro, I Promessi Sposi, è stato croce e delizia di tutti gli studenti di ogni epoca.
Ma lasciamo stare Renzo e Lucia e seguiamo Manzoni in quel suo viaggio estivo che lo condurrà in Toscana, prima di giungere alla sua meta il nostro fece anche tappa a Genova, città dove era già stato in precedenza.
Sulle carrozze ci sono Alessandro, sua moglie Enrichetta, i loro figli, la madre di lui Giulia Beccaria e alcune persone di servizio.
Il viaggio non è dei più confortevoli, lungo il percorso la bella compagnia fa una sosta per pernottare in un albergo ahimé pessimo, la signora Giulia ne scriverà con dovizia di particolari.
E per non dire dell’incidente in carrozza, santo cielo, che spavento!
Sotto il fragore della pioggia il mezzo dove viaggiano i piccoli Manzoni si ribalta.
Ne escono tutti sani e salvi, per fortuna nessuno si è fatto un graffio, però ci vuole tutta la pazienza di mamma Enrichetta a convincere i figli a risalire in carrozza.
Ma ditemi voi, si può viaggiare in queste condizioni?
E finalmente Alessandro e la sua numerosa famiglia giungono a Genova.
Dove alloggeranno?
Signore e signori, il loro albergo è nel centro della città, nei caruggi di Genova, l’Hotel Quattro Nazioni si trovava in Via del Campo.
La stanza di Manzoni ha una bella vista sul porto, lo scrittore si concederà qualche giorno a Genova prima di continuare il suo viaggio.
In realtà Alessandro vorrebbe partire a breve, egli stesso scrive che la sua intenzione era raggiungere Livorno, solo che tutti dicono che laggiù fa un caldo infernale, sentite un po’ cosa scrive lo stesso Manzoni in proposito:
“…cominciarono a metterci tanta “puia” di Livorno, e del caldo che dicono esservi oltraggioso e di certe zanzare che vi cambiano tutta la forma della cute e vi danno non che altro la febbre…ci siam guardati in volto e abbiamo detto: pigliamo i bagni a Genova.”
Per i foresti chiarisco che il termine “puia” significa paura in genovese, il nostro Alessandro ci metteva poco a familiarizzare con il dialetto!
E così la famiglia Manzoni restò a godersi il mare di Liguria ben oltre il previsto.
E in questo periodo, naturalmente, non mancarono le occasioni mondane!
Premuroso e sollecito apre le porte della sua dimora il Marchese Gian Carlo Di Negro.
Ah, il Marchese!
Sapete che quando a Genova arrivavano gli amici, senza che loro nel sapessero nulla, mandava i suoi domestici all’albergo per prendere le loro valigie e portarle alla Villetta?
Era un tipo ospitale, anche se un po’ strambo, diciamolo!
Del Marchese vi ho già largamente parlato, in questo post, lui e Alessandro già si conoscevano, si erano incontrati a Milano e forse ricorderete che Di Negro aveva sposato proprio Luigina, colei della quale Manzoni era perdutamente innamorato.
Lei lasciò presto questo mondo dopo aver infranto il giovane cuore dello scrittore e dopo aver dato due figlie al Marchese.
Ma torniamo al 1827, al soggiorno genovese di Manzoni.
Appena il Marchese Di Negro viene a sapere che lo scrittore si trova in città si premura di far sì che egli gli faccia visita nella sua Villetta.
E in uno di quei pranzi nella ridente dimora a Manzoni vengono serviti dei deliziosi ravioli, i ricevimenti del Marchese erano sempre eventi di pregio!
Certo, anch’egli si dilettava con la poesia e a quanto pare Manzoni una volta si sbilanciò in un giudizio non troppo lusinghiero sui componimenti di Di Negro, per fortuna sembra che il nobiluomo non l’abbia mai saputo, altrimenti ci sarebbe rimasto davvero male!
E tuttavia, pur essendo mediocre poeta, il Marchese amava circondarsi del fior fiore della cultura, nella sua villetta Manzoni incontrerà un francese, un certo Henri Beyle, destinato a divenire celebre con lo pseudonimo di Stendhal.
E giunge il 7 di agosto ed è il momento di lasciare Genova, bisogna partire alla volta della Toscana.
Il soggiorno è stato molto gradevole, Giulia Beccaria scriverà di aver trovato piacevoli compagnie.
Si fanno i bagagli e si lascia l’Albergo Quattro Nazioni, in Via Del Campo.
Quando passate da quelle parti guardatevi attorno, non c’è una targa a ricordarlo e nessuna traccia del suo passaggio ma qui un tempo avreste potuto incontrare Alessandro Manzoni.
Cara Miss, sempre molto interessanti questi tuoi post storici! Hai il dono di rendere vivo il passato. La settimana è iniziata così molto piacevolmente.
Grazie🙋
Grazie davvero Anna, felice che ti sia piaciuto questo racconto.
Buona giornata a te, cara!
Grazie Miss perché attraverso i tuoi post scopro sempre particolari del passato davvero interessanti.Ciao,buon inizio di settimana
Grazie a te Orietta, scusa se ti rispondo in ritardo, vedo solo ora il tuo commento!
Felice che ti sia piaciuto il mio articolo cara, buona serata a te.
E un bel po’ di tempo dopo in Via del Campo girava ben altra gente… ma altrettanto poetica 😉
Eh sì Mauro, hai perfettamente ragione!
Secondo me la storia delle zanzare l’hanno ingigantita per trattenere l’illustre ospite… 😉 chissà chi abita ora in quelle stanze, mi par di capire che l’albergo non ci sia più… Baci
E no, l’albergo non c’è più, hai ragione. E non so darti torto anche sulla faccenda delle zanzare, mi sa che è andata proprio come dici tu 😉
Bacioni cara!
Davvero un bel racconto! Fra le sue incursioni a Genova Manzoni partecipò anche al matrimonio della nipote Alessandrina D’Azeglio, a Cornigliano, e le fece da testimone di nozze. La sua firma è ancora conservata nei registri parrocchiali della chiesa di San Giacomo (16 settembre 1852) e diverse sue lettere sono state spedite dal quartiere genovese fanno riferimento agli episodi trascorsi nei quattro giorni in cui vi soggiornò.
Grazie Cirobob, felice che tu abbia apprezzato, qua urge una visita all’archivio della Chiesa di San Giacomo!
AAAhhh ti adoro… per come ci fai viaggiare nel tempo!!! Ma t’immagini se anziché sciacquarli in Arno i panni li avesse sciacquati nel Bisagno quanto sarebbero stati fantastici i Promessi Sposi??? Ah w il campanilismo (sano e poetico)? …..
Sarebbero stati quanto meno particolari, Francesca 🙂
Grazie di cuore, felice che ti sia piaciuto!
veramente interessantissimo questo viaggio nel passato!!!
creazionidisogni.blogspot
Buongiorno a te, felice che ti sia piaciuto!
Anche Livorno è molto bella, ma Genova è Genova. E per me Manzoni è stato ben contento di fermarsi lì.
Ciao 🙂
Sembra che abbia apprezzato, meno male cara 🙂
Bacioni a te e grazie!
In una giornata così piovosa, una fumante tazza di tè e un tuo racconto sono l’ideale per trovare un po’ di serenità. Un abbraccio
Che piacere leggere il tuo commento Bisanzio, felice di averti tenuto compagnia in questo pomeriggio di pioggia, un abbraccio grande a te e grazie di cuore!
chissà com’era questo famoso Sandro, piccoletto ,biondiccio,pallido e pieno di fisime, pero a me piace , e sarei andata a conoscerlo volentieri, gli avrei chiesto l’autografo.. alloggiare in via del Campo, beh a due passi dal mare ,avrà fatto belle passeggiate e dopo un viaggio cosi travagliato quanto avrà assaporato ció che offriva Genova , il mare ,ilclima, l’ospitalità, e il pesto Credo proprio che gli e’piaciuto questo soggiorno ! sai mi fa sorridere felice .
Anche io ci sarei andata ad accoglierlo e sarei stata volentieri a qualche serata a Villetta Di Negro, sai che spasso il Marchese 🙂 ? Un bacio grande Gabriella, grazie come sempre!
Miss, pregevole sempre il tuo modo di raccontarci le cose, pure la sosta di “don Lisander” a Genova… con Manzoni, gioco un po’ in casa, anche se grazie a questo blog, ormai credo di saperne più di Zena che di Milano e Buenos Aires messe insieme… se a Llivorno c’erano le zanzare, nel 1827 in Via del Campo, non c’erano ancora le lucciole graziose? (il pomposo nome dell’albergo, però, induce a supporre che non fosse, come si suol dire, “a ore”)…
avevo letto i Promessi Sposi quando ancora il mio italiano era molto approssimativo, per cui, con molta fatica… dovrei rileggerlo ora, ma non è che abbia molta voglia… inoltre pare che dalla prima stesura (e da carte mai pubblicate) abbia eliminato parti che avrebbero di molto impreziosito la versione definitiva…
Buongiorno Sergio, immaginare Manzoni in Via del Campo non è male, vero?
Sì, l’albergo era di pregio, te lo confermo, che belli i tuoi commenti sempre entusiasti, mi fanno proprio piacere.
Buona giornata a te!
È vero , la mia fama non è certamente nota come quella del Manzoni, ma posso asserire con un certo orgoglio che in questi ultimi anni ho ricambiato il soggiorno spostandomi da Genova a Lecco (anche se poi lui viveva a Milano..) dove si può visitare la sua casa museo peraltro interessantissima.
Ps nota x Miss F.: ma sei sicura che ha signora Giulia non sia stata una tua antenata ? No, perché lo scrivere con dovizia di particolari di certi locali dove ci si trova male la dice lunga …(e io vi appoggio , peraltro 😉)
Buonanotte Miss
Dall’incipit del commento mi stavo chiedendo chi fosse ad esordire così ed eccoti, sei tu Roberta 🙂
La casa museo deve essere davvero interessante, io non ci sono mai stata ma mi piacerebbe vederla.
Un bacione Roby, sogni d’oro!
Che bello scoprire che anche Don Lisander si è fermato a Genova.Certo l’immagine togata che abbiamo di lui dai tempi del Liceo sfuma un pochino pensando ai Ravioli gustati alla Villetta Di Negro in compagnia del Marchese che gli aveva soffiato la ragazza….Simpatico questo revival che ce lo racconta come se fosse uno di noi.Un saluto affettuoso
NICLA
Eh sì, è decisamente una storia inconsueta! Un caro abbraccio Nicla, grazie di cuore.