Di lui è rimasta per certo un’immagine dei giorni della sua infanzia e ad osservare l’opera nella quale egli è ritratto sorge spontaneo chiedersi quale destino abbia poi incontrato questo bambino e quali fossero i suoi pensieri.
Il suo nome è Giambattista e così lo si vede, affranto e dolente, nella scultura che adorna il cippo marmoreo posto sulla tomba di suo padre Michele Marré.
Eccolo questo papà troppo presto presto perduto, ha il volto serio e amorevolmente bonario.
L’opera è collocata nel Porticato Inferiore a Levante del Cimitero Monumentale di Staglieno, a scolpirla con mirabile cura fu Giovanni Scanzi nel 1884.
La scultura fu commissionata dall’Avvocato Angelo Marré, con tutta evidenza si trattava di un parente stretto del defunto.
Il fatto che non risulti in nessun luogo il nome di una vedova mi induce a supporre che il piccolo Giambattista in quell’epoca non avesse più nemmeno la mamma: chiaramente non è una certezza ma soltanto una mia personale deduzione alla quale sono giunta osservando il complesso dell’opera.
Il piccolo invece è figura presente e viva della quale si vuole lasciare memoria anche nell’iscrizione incisa nel marmo a ricordo del padre Michele.
Nel progetto iniziale dell’opera Scanzi aveva ritratto il bimbo con un libro nella mano mentre nella realizzazione della scultura pose invece tra le dita del bimbo un cappellino.
La luce così sfiora la sua giacchetta e le sue fattezze di fanciullino.
Lui porta gli stivaletti alla caviglia chiusi da una fila di bottoncini, altri piccoli bottoni tondi sono sui suoi pantaloni.
Questo piccolino visse in un’epoca diversa dalla nostra e ancora così lo vediamo in un momento di grande difficoltà per lui.
Nei suoi occhi e nella sua mente si celano i suoi dolci pensieri di bimbo, le sue nostalgie e il rimpianto di quell’affetto perduto.
Ancora aggi il nostro sguardo trova il visetto dolce del piccolo Giambattista così come lo ritrasse con il consueto talento lo scultore Giovanni Scanzi.
Un’immagine struggente soprattutto perché quel volto paterno ha davvero un’espressione di bontà che fa nascere un sentimento di mancanza in chi guarda. Un abbraccio
Hai ragione cara, ha davvero l’espressione dolce e amorevole.
Un bacione a te Viv, grazie.
Miss, c’è proprio da dire che, per il povero Giambattista, l’Epifania tutte le feste le aveva portate via…
Eh sì, povera stella, hai ragione.
Quasi una settimana fa l’ho visto, il piccolo Giambattista. Non potetti dimenticarlo. La tristezza, la solitudine che il bambino ormai orfano emana mi restò in mente. Ebbi voluto prenderlo tra le braccie per consolarlo. Mi permetti di rispondere solo oggi. E dirti quanto mi ha commosso quest’ imagine. Un abbraccio triste, cara Miss Fletcher
Lo capisco, è un’immagine davvero commovente. Un abbraccio cara amica mia.
Sembra abbia appena sei o sette anni il piccolo.In quel tempo molte mamme morivano dopo il parto e durante il parto.
Speriamo che Giambattista abbia vissuto felice,la scultura è bellissima anche la scrittura era più curata.Grazie Miss per il ricordo di questi cari
Lo spero tanto anch’io, anche se davvero i suoi inizi sembrano essere stati difficili.
Grazie Mauro, buona giornata a te.
sai che adoro Scanzi, ma questo cippo in particolare suscita sempre in me emozioni indescrivibili. Tutte le volte passo da lì, mi devo fermare a guardarlo.
So che lo ami tantissimo, averlo trovato così illuminato dalla luce è stata per l’occasione per scrivere un po’a modo mio di questa storia.
Grazie Emilia, un abbraccio.
Un dolore straziante per ogni bambino, dai tempi antichi fino a oggi e al futuro. A pensare che attraverso tutti i tempi amore e dolore sono rimasti gli stessi sentmenti umani, Sempre riconoscibili in tutto il mondo e da tutti gli esseri umani di qualsiasi colore.
È questo che mi tocca nel piccolo orfano Giambattista nato nell’ottocento. Poverino!
Davvero commovente dearest miss Fletcher, un abbraccio!
Sagge parole le tue, cara Els. Un abbraccio forte a te!
Che sguardo! Commovente …
Sì, veramente!
Mi pare Miss, se non erro da alcune notizie apprese che la mamma di Giambattista morì a soli 28 anni nel lontano 1878. La signora Luigia ebbe una cognata che mori qualche anno dopo,appare in un atto di morte la firma di Angelo Marrè( Avvocato).
Sicuramente il nostro piccolo avrà frequentato qualche scuola da bene,ad esempio il collegio Don Bosco e magari è divenuto un componente della classe dirigente.
La famiglia sembra abitasse in Piazza d’Archi.
Mi piace aprofondire scusami e tante grazie di tutto
Grazie Mauro, sei molto gentile. E sì, è possibile che sia ansata così e tra l’altro il bimbo potrebbe anche portare la divisa di qualche collegio. Che tempi difficili, a pensarci.