È il posto per darsi il primo bacio e per osservare il tramonto, è il posto per le confidenze e per i ricordi più belli.
Ed è la ringhiera alla quale appoggiarsi per una fotografia che sarà memoria dolce di Genova.
È quella parte di Genova straordinaria e scenografica, in Spianata Castelletto, dove lo sguardo si perde sui tetti di ardesia della città vecchia e sui colori vivaci del porto.
Ed è il luogo dove trovare nuove ispirazioni, tra il celeste del cielo e il blu del mare, nel luogo dove si colgono le emozioni della città in salita.
Archivio dell'autore: Miss Fletcher
Gli affitta sacchi di Genova nell’anno 1890
Ritornando a camminare nel passato potrebbe capitarvi di voler intraprendere qualche fruttuosa attività che fiorirà rigogliosa in questa città di traffici, di porto e di operose maestranze.
Pertanto potreste planare nel lontano 1890 e aver bisogno di capienti sacchi di materiale più che resistente e adatto alle vostre necessità.
E così, pensando di esservi di aiuto, eccomi qua a consultare per voi il Lunario del Signor Regina del 1890 dove la categoria degli affitta sacchi ha una sua sezione dedicata con tutti gli indirizzi utili.
Dunque, trovate sacchi in affitto a Caricamento e in Sottoripa, qua ci sono ben quattro esercizi commerciali che trattano questi articoli.
E del resto è anche logico: questa zona è il fulcro dei commerci e delle attività dei genovesi, così tutto attorno fioriscono le attività.
Ecco dunque il Signor Sessarego e il Signor Assereto che affittano sacchi in Vico del Serriglio mentre in Via al Ponte Calvi trovate il Signor Celesia.
Ci sono poi una bottega in Piazza Luxoro e una in Vico Denegri.
Ferve la vita dei caruggi, i vicoli sono un continuo andirivieni di gente affaccendata, i commerci portano lavoro, benessere e vivacità.
E se per caso vi serve affittare dei sacchi ricordatevi che in Piazza Pinelli potete rivolgervi al Signor Gazzo e ai Signori Roccatagliata e certamente troverete ciò che fa per voi!
Il Lunario del Signor Regina è un volume preziosissimo, a sfogliarlo lo sguardo si posa su un mondo ormai scomparso, a volte emergono da queste pagine termini per noi desueti e pertinenti a quell’epoca lontana.
Le strade che percorriamo ci appaiono sotto una luce diversa e in alcune di esse ritroviamo antiche attività e ci sembra di vedere i volti di quegli abili commercianti e dei loro solerti garzoni.
In quel 1890 il Lunario del Signor Regina indica 13 diversi affitta sacchi e tra questi c’era anche il signor Raffo che faceva i suoi affari in Piazza Sauli.
E anche allora, ne sono certa, il cielo là sopra era così blu.
Di mattina in Via Luccoli
Di mattina, in Via Luccoli.
Prima che aprano tutti i negozi e prima che la strada si affolli.
Scendendo giù, verso Soziglia.
Semplicemente camminando, seguendo la curva, cercando le prospettive della città.
Tra le case alte di Genova che abbracciano e proteggono, in questa bellissima quiete.
Di mattina, in Via Luccoli.
Passeggiando in Corso Italia
E si ritorna a camminare nel passato e davanti al nostro blu di Genova in Corso Italia.
C’è grande fermento sul lungomare dei genovesi, i più pigri prendono posto sulle belle panchine e la brezza salmastra accarezza i volti e i fiori sbocciati nelle aiuole.
E pare esserci un piccolo chiosco, forse qui ci si ferma a prendere una bibita o magari un buon gelato.
E si attraversa la strada con una certa cautela, qualcuno poi è arrivato in Corso Italia a bordo di un rombante mezzo.
È un tempo diverso, ma allora come adesso il mare è blu intenso e profondo e l’orizzonte sa essere un sogno.
Ed è una giornata tranquilla, si cammina, si discorre amabilmente e magari si arriva fino a Boccadasse.
Verranno poi i giorni della spiaggia, verranno altre stagioni con altri smaglianti colori.
Così fluisce il tempo, muta a diverse velocità.
Giorno dopo giorno, passeggiando in Corso Italia.
Monumento Pinoli: come colomba
È una dolce fanciulla a custodire il sepolcro della famiglia Pinoli e a scolpirla fu il valente Federico Bringiotti che negli anni ‘30 lasciò ampia testimonianza del suo talento in diverse sculture presenti nel nostro Camposanto.
La fanciulla che qui vedete posò poi anche per altri monumenti, con la sua grazia così si staglia mentre alle spalle di lei si nota un simbolico volo di colombe.
Eterea e gentile, così si erge nella seconda galleria frontale a ponente del Cimitero Monumentale di Staglieno.
Ai piedi di lei sono incise parole latine tratte da un Salmo della Bibbia e il loro significato è il seguente:
Chi mi darà le penne affinché io come colomba voli e trovi riposo?
Lieve e leggera è la fanciulla e i suoi piedi paiono appena sfiorare il suolo.
Tra fiori in sboccianti e colombe, candore e purezza.
Le dita sottili, i gesti, il viso dai tratti perfetti.
E la leggiadra bellezza della fanciulla che così veglia sul sonno eterno della famiglia Pinoli.
Una dolce mammina
È una giovane donna, tre volte madre per quanto riusciamo ad intuire dalla fotografia in cui lei è ritratta con la sua prole in erba.
È una giovane donna e mi colpisce per la sua disarmante sobrietà: è limpida, semplice, di certo non si risparmia e si prende cura della sua famiglia con amorevole impegno.
E si è così messa in posa davanti a Erminio Zanollo nello studio di Via Fieschi e il bravo fotografo ha posato il suo sguardo su di lei e sui suoi affetti più cari.
La bambina di mezzo se ne sta composta sulla seggiolina con le manine appoggiate sui braccioli, ha i ricciolini un po’ ribelli, gli occhi grandi e l’espressione intimidita.
Sorelle, sorelle con lo stesso abitino fatto con la stessa stoffa.
La maggiore pare essere un po’ più contenta di questo gioco di fare la fotografia e se ne sta lì in piedi, accanto alla mamma, con la riga da una parte e un sorrisino tenero.
E con gli stivaletti con i bottoncini, è stata vestita con amorosa attenzione.
E poi ecco una cuffietta vezzosa e il candido sangallo e questo stupore ingenuo mentre le mani della mamma proteggono e tengono al sicuro.
Così è giunta a noi questa fotografia che conservo accanto ad altre.
È l’immagine della pazienza e della cura, dell’affetto e della dedizione, è il ricordo di lei: una dolce mammina.
Un bacio nei caruggi
E poi un bacio.
Un bacio nei caruggi, davanti a Palazzo Giustiniani.
Un bacio bianco e rosso, un bacio appassionato, gioioso e colorato.
Un bacio di benvenuto o forse di addio.
Un bacio, un’edicola sul muro, le finestre chiuse.
Un bacio, una carezza sulla guancia, un sospiro dolce.
Semplicemente un bacio nei caruggi.
Chiesa dei Santi Vittore e Carlo: la Cappella della Madonna del Carmine
È una delle cappelle della ricca Chiesa genovese dedicata ai Santi Vittore e Carlo in Via Balbi.
Marmi preziosi e sculture raffinate compongono questo luogo di devozione e bellezza, ai lati della statua della Madonna ci sono due tele di Orazio De Ferrari provenienti dall’antica e scomparsa Chiesa di San Vittore.
La Cappella della Madonna del Carmine ospita al centro una magnifica scultura opera di Filippo Parodi e risalente al 1678.
E la figura di Maria ha questa grazia eterea e questa leggiadria.
Qui dove vi sovrasta questo armonioso candore.
Maria ha l’ovale perfetto, il viso amorevole, lei ha le dita affusolate e stringe a sé con dolce sicurezza il suo piccolo Gesù.
La Cappella, nel suo insieme, è grandiosa e maestosa.
E si devono sempre allo scalpello di Filippo Parodi le quattro statue che adornano ulteriormente l’arco di coronamento dell’altare.
Sulla destra è collocata la statua di San Giovanni della Croce.
Sulla sinistra, invece, c’è la splendida Santa Teresa e di lei mi hanno colpita la gestualità e la bellezza del volto, il suoi manto e i suoi drappeggi paiono poi stoffa impalpabile.
Al centro sono infine posti due angeli che reggono un cartiglio con la scritta latina: Ecce signum salutis che significa Ecco il segno della salvezza.
Luminosa e così radiosa nella sua santità, la giovane Maria risplende di grazia e beltà.
Così materna e rasserenante trattiene a sé il suo piccolino che pare dimostrare la spontanea vivacità di tutti i bambini.
E così si ammira la raffinata opera di Filippo Parodi nella Chiesa dei Santi Vittore e Carlo in Via Balbi.
La seggiolina con le frange del fotografo Giulio Rossi
La seggiolina con le frange e la seduta di velluto era uno degli arredi del fotografo Giulio Rossi, ho imparato nel tempo ad osservare con attenzione i dettagli e a ritrovare oggetti e mobili presenti in diversi ritratti del medesimo fotografo.
Come già ebbi modo di scrivere in passato, gli accessori e i complementi di arredo passavano poi da un fotografo all’altro e questa consuetudine è ben descritta e documentata nel prezioso volume Vivere di immagini curato dagli studiosi Elisabetta Papone e Sergio Rebora.
Il fotografo Giulio Rossi, dunque, teneva nel suo studio questa seggiolina che era chiaramente destinata ai più piccini, mi sono domandata tra me e me se la scelta dello scenario fosse una questione complicata o se i genitori si affidassero fiduciosi all’intuito del fotografo.
Sulla seggiolina si stava così, con piedini incrociati e un cappellino in testa.
E con questo sorriso inaspettato e una sorta di incertezza, mentre la manina si aggrappa allo schienale.
In un giorno diverso, nel fluire del tempo, sulla seggiolina con le frange trovò posto anche una dolce bambinetta con l’abitino leggero, le calze scure e gli stivaletti.
E con questo visetto da bambolina di porcellana, gli occhi grandi e celesti e gli orecchini piccini e luccicanti.
Quante persone passarono nello studio di questo fotografo!
Famiglie intere, giovani madri con la prole al seguito, compiti gentiluomini e seri militari in divisa, Giulio Rossi vide tutta questa Genova e lasciò traccia di quel popolo e di quella città nelle sue belle fotografie che sono la testimonianza vera di un’epoca.
Alla seggiolina con le frange si appoggiò anche un piccolo marinaretto, è un soldo di cacio di pochi anni ma pare avere una compita consapevolezza dell’importanza del momento.
E così a noi è giunto il suo visino dai tratti regolari e raffinati.
Queste fotografie, come sempre, fanno parte della mia piccola raccolta.
A metterle vicine ho immaginato un vivace andirivieni di bambini diligenti e forse annoiati condotti dai genitori nello studio di Giulio Rossi per essere ritratti nel tempo della loro infanzia.
Ci giunsero anche loro due con gli abitini con i pizzi e i fiocchi, la sorellina grande tiene un ombrellino in una mano.
Si misero in posa e una rimase in piede mentre l’altra si accomodò sulla seggiolina con le frange.
Con le loro speranze segrete e gli occhi innocenti spalancati sul futuro.
Nello Studio di Giulio Rossi, con tutta la vita davanti.
San Michele Arcangelo: la grazia trionfante
È una bella e antica statua e la si ammira percorrendo una creuza del mio quartiere, la nostra Salita San Nicolò.
La statua è compresa negli spazi di un’associazione polisportiva e così si staglia la fiera figura di San Michele Arcangelo nella sua trionfante leggiadria.
Ha le ali grandi e saldo stringe la spada, il suo sguardo non conosce timore.
Così resta, ritto e regale, in questa suggestiva rappresentazione.
E vittorioso così trionfa sul male.
San Michele Arcangelo è il patrono di diverse città e nazioni, è patrono anche del popolo ebraico e della Chiesa Cattolica: il 29 Settembre si celebra la festività dei tre Santi Arcangeli ma anche il giorno 8 Maggio è una data significativa per San Michele Arcangelo.
A Genova, nella nostra Salita San Nicolò, egli è così ritratto in questa fontana così evocativa di lontani e sontuosi fasti.
E si svela nella sua fermezza e nella perfezione dei suoi tratti fanciulleschi.
Glorioso e magnifico questo è San Michele Arcangelo nella sua grazia trionfante.