Genova, 1890: profumo di pane in Piazza Corvetto

Torniamo ancora indietro a camminare nel passato di Genova, la mia speciale macchina del tempo oggi vi condurrà a Corvetto, la centralissima piazza cittadina sempre percorsa da una folla di affaccendati genovesi, pare quasi di sentire un allegro chiacchiericcio in sottofondo.
E allora mescoliamoci a queste persone, oggi non siamo qui per ammirare il monumento a Vittorio Emanuele II o ancor meglio la statua che ritrae il nostro pensieroso Mazzini e che domina dall’alto la piazza, oggi passeremo a Corvetto seguendo il profumo delizioso del pane fragrante che si sforna da queste parti.

A condurci qui sono le indicazioni tratte dal Lunario del Signor Regina dell’anno 1890, a leggere quelle pagine mi è venuta l’acquolina in bocca!
Siete pronti a conoscere il Signor Roncallo?
Ah, lui custodisce tutti i segreti del mestiere e direi che sono stati tramandati di padre in figlio, dal signor Roncallo trovate pane di tutte le qualità e per di più è prodotto con una speciale lavorazione meccanica, perbacco!

E non solo, qui si vendono ottimi grissini di Torino e il punto di forza è il fatto che qui si trova anche il profumato olio della Riviera Ligure, è noto che è questa è una vera e propria eccellenza della Liguria.
Certo, oltre al profumo del pane, si sente poi la deliziosa freschezza di certi saponi, il deposito del Signor Roncallo è fornitissimo e lui ne va giustamente fiero.

Tuttavia è chiaro che la concorrenza non manca, infatti in cima a Via Roma, a due passi da Corvetto, ecco lì il Signor Odino con la sua bella bottega, pure lui produce pane e ha una panetteria meccanica!
Ora non so voi, ma io credo proprio di voler assaggiare due biscotti del Lagaccio.

E ci sono paste alimentari in quantità e anche qui troviamo i grissini di Torino!
E poi il Signor Odino non è certo sfornito di altri beni di prima necessità, tra l’altro vende candele, legumi, zucchero e caffè.
E anche da lui non manca il pregiatissimo olio, con una certa marcata soddisfazione nella pubblicità di questo negozio si precisa che l’olio è prodotto dalle olive raccolte dagli uliveti del Signor Odino e da uliveti situati in Toscana.

Come vedete, nel centro di Genova non c’è che l’imbarazzo della scelta!
Ora cari amici, vi devo proprio salutare, devo andare a far compere, potrete trovarmi a gironzolare tra il Largo di Via Roma e Piazza Corvetto, seguirò i profumi deliziosi del pane in quella nostra cara Genova del 1890.

Un conte francese all’Hotel Bavaria

Accadde nel mese di febbraio del 1920: lui era giovane, raffinato e proveniva da Parigi dove abitava niente meno che in Boulevard della Madeleine.
Il conte si presentò a tutti facendo sfoggio dei suoi titoli nobiliari, forse potremmo immaginare che avesse maniere in un certo qual modo affettate, si introdusse così con facilità nel bel mondo genovese.
Ah, di certo riusciva sempre a fare grande impressione, scialava a destra e a manca e aveva il suo cameriere personale, era anche spesso accompagnato da certe elegantissime dame francesi.
Il conte aveva scelto per i suoi giorni genovesi un hotel di grido, soggiornava infatti all’Hotel Bavaria, nella centralissima Piazza Corvetto.

Cartolina appartenente alla Collezione di Eugenio Terzo

E insomma, potete scommetterci, conobbe davvero il fior fiore dell’alta società!
Per lui si aprirono le porte delle dimore delle nobili famiglie genovesi e purtroppo taluni scoprirono troppo tardi che non era stata proprio una buona idea accogliere costui nella propria casa.
Eh già, infatti un bel giorno le sue trame furono scoperte: altro che conte, il bel tomo era un truffatore della peggior specie e nella sua rete erano caduti diversi nobili genovesi.
Così le autorità lo portarono in questura ma lui ebbe un malore e dovettero trasferirlo all’ospedale di Pammatone per le cure necessarie.
Ma sapete cosa accadde?
Ebbene, all’ospedale si presentarono alcune donnine che volevano rimanergli accanto! E figuriamoci, furono subito mandate via!
Tra le altre cose in seguito si scoprì pure che le eleganti dame francesi amiche del finto conte erano in realtà genovesissime: una faceva la domestica e l’altra la cameriera, entrambe avranno visto Parigi solo nei loro sogni, molto probabilmente.
Insomma, il fatto fece molto scalpore, non vi nascondo che diversi aristocratici genovesi caduti nelle reti del finto conte evitarono persino di denunciarlo per non farsi cattiva pubblicità.
E non è finita!
Pare pure che il nostro avesse in programma un duello con un nobile genovese per una dama del quale si era incapricciato, ma pensate un po’!
Il duello poi chiaramente non si tenne perché, una volta rimessosi dal suo malore, il finto conte venne associato con una certa celerità alle patrie galere e gli toccò scontare la pena per i suoi misfatti.
La notizia è riportata dettagliatamente sul quotidiano Il Lavoro del 18 e 19 Febbraio 1920, immagino poi il disagio del proprietario dell’Hotel Bavaria, deve essere stata una ben spiacevole esperienza trovarsi in qualche modo invischiati in questa brutta faccenda!
Del finto conte non ne so più nulla, non so nemmeno che fine abbiano fatto le finte aristocratiche amiche sue, di certo tutti loro non lasciarono un bel ricordo a molti miei concittadini.
Accadde in tempi lontani, nel 1920, a Genova.

Genova, 1875: il magnifico negozio del Signor Badin

Dlin dlon, dlin dlon!
Un suono dolce ci porta ancora indietro in un viaggio nel tempo, nelle strade di Genova nel 1875.
E così scendiamo giù nei caruggi, tra i genovesi che popolano la Maddalena, ci si fa largo tra la folla che indugia nelle molte botteghe, ci sono pescivendoli e cappellai, calzolai e cioccolatieri, negozi con sacchi ricolmi di cereali, arrotini e caffettieri, in questo mondo lontano anche le parole hanno un suono differente.

E scendiamo oltre, attraversiamo i Macelli, nel cuore della città vecchia.
Insieme arriveremo nella bottega di un commerciante che sa far girare bene i suoi affari, qui tutti conoscono il signor Badin, potrei giurarlo, quando c’è bisogno di lui il nostro Badin offre ai suoi clienti una vasta gamma di articoli, non c’è che l’imbarazzo della scelta!

Dlin dlon, dlin dlon!
Eccoci arrivati finalmente in Piazza Lavagna, lo vedete il Signor Badin sulla porta?
Ah sì, quello là che ci saluta gioviale è proprio lui, son fiera di farvelo conoscere!
Lui sa il fatto suo e sa sempre dare saggi consigli a chi gli espone i propri dubbi su cosa scegliere.
Dlin dlon, dlin dlon!
Cari amici, il Signor Badin è fabbricante di campanelli e non solo!
Al primo piano ha persino un intero magazzino pieno zeppo di chincaglierie e di oggetti di fantasia, c’è da perdersi lì dentro, io penso che potrei starci davvero per ore ed ore!

Dlin dlon, dlin dlon!
Dovete poi sapere che la bottega del signor Léopold Badin non è soltanto, per così dire, il paese dei campanelli.
Eh no, qui trovate tutto il necessario per godere al meglio della bella stagione nei vostri giardini, qui si vendono romantici berceau in ferro, sedie, poltrone e tavoli, magnifici cesti di fiori e molto altro.
Che meraviglia, questa fantastica scoperta l’ho fatta sfogliando un mio prezioso libro già citato diverse volte qui sul blog: si tratta della Guida Commerciale Descrittiva di Genova di Edoardo Michele Chiozza risalente al 1875.
E là, da quelle pagine antiche, è emerso il volto di quell’abile commerciante della vecchia Zena e mi si è svelata anche la sua antica sapienza.
Dlin dlon, dlin dlon, la musica di quei campanelli risuona ancora e ancora.
Ora però devo proprio lasciarvi, perdonatemi ma sono di fretta, devo andare a scegliere un canapè nel glorioso negozio di Léopold Badin in Piazza Lavagna.

Il Ristorante di Catterina Pozzolo alla Guardia

E vennero poi certe domeniche che si trascorrevano lassù, sulla vetta del Monte Figogna, là dove lo sguardo si perde a cercare la città e l’orizzonte, là dove si arriva per raccogliersi in preghiera al Santuario di Nostra Signora della Guardia.
Lassù, nella bellezza del cielo sfolgorante e in questa magnifica altezza.

Il piazzale, la grande chiesa, i visitatori che portano alla Madonna i loro pensieri e le loro speranze, la lunga strada per arrivare fin lassù.
Un strada in salita ma percorsa con la fiducia nel cuore e con il desiderio intimo di giungere infine alla tanto desiderata meta.

In certe giornate del tempo passato, lassù sul Monte Figogna, ad attendere i pellegrini c’era anche lei: il suo nome era Catterina Pozzolo.
E immagino che non si dispiacerebbe di sapere che qui oggi si parla di lei e del suo ristorante, anzi oso persino sbilanciarmi e vi dirò che secondo me quella che vi mostro ritratta nella sua cucina è proprio lei, la signora Catterina!
Oh, Catterina sarà stata una cuoca sopraffina, specializzata in manicaretti e ricette tradizionali, in quei pentoloni capienti forse ribolliva un ricco minestrone di verdure fresche o magari un gustoso ragù per condire i ravioli.
Dopo la camminata fin lassù tutti al ristorante di Catterina che con i suoi piatti di certo sarà stata in grado di soddisfare anche i palati più esigenti.

E poi il ristorante era un splendida posizione, confortevole e ombreggiata, con i tavoli all’aperto per la bella stagione e anche con tre confortevoli sale da pranzo e persino un bel terrazzo.
E chi non vorrebbe pranzare in un posto accogliente come questo?

Ed ecco poi l’intera brigata di cucina, ognuno intento nel proprio lavoro.
E poi pile di piatti, bicchieri di vetro, mestoli appesi, posate luccicanti, casseruole, padelle, pentoloni e coperchi.
E un profumo di cose buone e casalinghe che pervade le sale, che delizia!

Tutte le immagini che avete veduto sono tratta da un’unica cartolina, è un cartoncino completamente dedicato a questa attività e certo sarà capitato tra le mani di molti pellegrini e avrà suscitato il desiderio di entrare nel bel locale così dettagliatamente presentato.
E con la nostra fantasia e con un mirabile viaggio nel tempo alla fine ci siamo stati anche noi: sul Monte Figogna al magnifico ristorante di Catterina Pozzolo.
E a tutti voi un saluto dal Santuario di Nostra Signora della Guardia.

Una favolosa scatola di canditi

Care amiche e cari amici, vi annuncio con autentica gioia che sono entrata felicemente in possesso di una favolosa scatola di canditi.
Oh, non crediate che sia di chissà quale materiale prezioso, per carità!
La scatola è di legno chiaro, ha anche qualche macchia ma è comunque una vera meraviglia e una fine testimonianza di certe eleganze di tempi lontani.
Sul coperchio spicca una veduta del porto di Genova con certi navigli che dondolano lievi sull’acqua, a far da cornice è un tripudio di frutti deliziosi, nella nostra città come ben sappiamo l’arte di confezionare sublimi canditi ha una lunga storia.

Ecco poi una graziosa fanciulla che tiene in grembo una cesta ancora ricolma di altra frutta.

Questi scatola era destinata a delizie di gran pregio: chi le produceva del resto era anche fornitore del Sovrano e della Real Casa, vediamo di non dimenticarlo!
E inoltre è ben evidente che in quell’esclusivo negozio si portava con fierezza la bandiera della genovesità: sulla scatola infatti trova posto anche un’immagine del monumento a Cristoforo Colombo.

Sapete, quando ho visto la scatola sul banco di un mercatino non ho saputo trattenere il mio entusiasmo: in questo mio continuo girovagare nel passato per cercare di carpirne i segreti ricorrendo a fotografie d’epoca, cartoline o vecchie guide certi nomi e certe attività commerciali mi sono ormai famigliari, ritrovarli è come rivedere dopo tanto tempo degli amici cari.
E sapete da dove proviene la mia bella scatola di legno?
Dal magnifico negozio dei Fratelli Cassanello, successori del Signor Ferro, i miei affezionati lettori ricorderanno di certo i precedenti articoli dedicati a questo confettiere genovese che imparò i segreti della sua arte da Pietro Romanengo, in questo post vi ho mostrato appunto il negozio dei Signori Ferro e Cassanello così come compare in un’antica cartolina di Piazza De Ferrari, nell’ultimo ventennio dell’Ottocento i due imprenditori avevano ben tre esercizi commerciali nel centro di Genova.

Abili commercianti e non solo fornitori della casa reale, di certo anche i miei concittadini apprezzavano le molte delizie esposte nei loro negozi genovesi.
E non parliamo poi delle scatole così raffinate, perfette per conservare con cura lettere d’amore e cartoline romantiche.
Io, per parte mia, ho solo un cruccio: cari signori Ferro e Cassanello, purtroppo la vostra bella scatola mi è giunta vuota e senza canditi, che dispiacere!
Tuttavia, non mi dispero: ormai so che il destino mi serberà altre occasioni di scrivere e fantasticare ancora su di voi e sui vostri negozi.
Magari mi capiterà tra le mani una vecchia fotografia del negozio o forse qualche altra cosa piccola e straordinaria proveniente da quel mondo lontano.
E ritrovare ancora le vostre tracce, cari Signori Ferro e Cassanello, sarà dolce come gustare i vostri deliziosi canditi.

Farmacia Martelli: il trionfo del Liberty

Leggevo uno dei miei libri e ad un tratto la mia attenzione è stata catturata da un’unica fotografia che svela la bellezza di un’antica farmacia: il volume si intitola Il mito del Moderno. La Cultura Liberty in Liguria ed è un’interessante pubblicazione della Cassa di Risparmio di Genova, quell’unica immagine pubblicata su una delle sue pagine mi ha spinta ad andare a scoprire la Farmacia Martelli di Via Albaro.
La splendida farmacia nell’elegante quartiere del levante cittadino venne fondata agli inizi del ‘900 dal Dottor Riccardo Gavino e nel 1929 divenne poi proprietà del Dottor Giuseppe Martelli e ancora appartiene ai suoi discendenti.
Non siamo più abituati alla bellezza e qui ne troverete tanta da levare il fiato, infatti la farmacia conserva ancora i suoi antichi arredi ed è riccamente decorata secondo i dettami del Liberty.

E allora alzate gli occhi, i due ampi locali sono interamente percorsi da un’alta fascia sulla quale sono dipinti vasi e arbanelle da farmacia e piante officinali.

E sono piccole anfore, mortai e foglioline rigogliose.

E fiori di crisantemo e preziosi doni della natura che sanno diventare panacea tra le mani sapienti di un farmacista.

E colori, sfumature e armonie ancor più affascinanti per noi che viviamo in questa epoca dell’omologazione.

I soffitti sono poi magnificamente abbelliti con rami carichi di foglie minute dai toni autunnali.

E vi sovrastano ricchi cartigli accompagnati da antiche saggezze e frasi in latino.

Tra le foglie dell’alloro generoso.

E ancora, i decori sono così ricchi e vari, è una sinfonia di colori tenui e delicati.
Sul muro campeggia anche lo stemma del Municipio di Albaro con il leone rampante e un albero, la Dottoressa che gentilmente mi ha narrato della sua farmacia mi ha detto che, a parte il Municipio, questo è il solo luogo di Albaro dove si trovi lo stemma.

Non siamo più abituati a tanta bellezza e qui trionfano leggiadria ed eleganza, come negli anni ruggenti in cui vide la luce questa magnifica farmacia.

Il Dottor Gavino, colui che appunto la fondò, doveva essere con tutta evidenza una persona tutt’altro che banale: volle anche un santo a custodire la sua farmacia e scelse proprio San Gavino, la sua figura si staglia sulla parete retrostante il bancone.

Tutto è ancora come sempre è stato, nel rifiorire di gentili piante odorose.

Nella bellezza immaginata delle porcellane e di ogni singolo vaso.

L’orologio segna il tempo che scorre in questa farmacia del tempo presente che ancora conserva la memoria del suo passato, è liberty anche il grande lampadario che sovrasta uno dei locali, gli arredi sono di solido legno scuro e di inconsueta eleganza.

In un angolo è sistemato poi un piccolo lavandino di marmo con il rubinetto in ottone.

E là, sul soffitto, la leggiadria armoniosa e la meraviglia dei fiori e delle piante officinali.

È lo splendore che potete ammirare nella Farmacia Martelli di Via Albaro 95 r che tra le sue mura custodisce un’antica bellezza e il trionfo del Liberty.

Un patriota e una confetteria

Ritorniamo ancora a camminare insieme per la Superba: gli sguardi sul passato, cari amici, riservano sempre emozionanti sorprese.
E così oggi balziamo in un tempo distante in cui rifulge la stella gloriosa di un patriota noto come l’Eroe dei due mondi: il monumento equestre a lui dedicato si erge davanti al Teatro Carlo Felice nella prospettiva di Piazza De Ferrari.
Fieramente in sella al suo destriero il Generale Garibaldi sembra assorto nei suoi pensieri, pensate a quante generazioni di genovesi hanno alzato lo sguardo verso la sua figura così magistralmente rappresentata dallo scultore Augusto Rivalta.

E in questo tempo lontano della cartolina in bianco e nero ai piedi del monumento sono poste diverse corone come doveroso tributo per il nostro Garibaldi, i passanti si fermano a breve distanza e alcuni di loro alzano gli occhi ad ammirare il monumento.

Tic tac, tic tac, come scorrono gli anni!
Proviamo ad osservare meglio alcuni dettagli e il nostro viaggio nel tempo diverrà ancor più affascinante.
Forse ricorderete che tempo fa vi parlai di un certo Signor Ferro: lui aveva appreso la complessa e raffinata arte della confetteria da Pietro Romanengo.
E così egli offriva agli esigenti palati dei genovesi delizie tutte particolari come buonissimi bomboni e ottimi frutti canditi, so per certo che nel 1874 il Signor Alberto Ferro aveva un magnifica confetteria davanti a San Lorenzo.
Queste notizie si trovano su certi antichi lunari che mi diletto a consultare e a leggerne le pagine si deduce che gli affari del Signor Ferro dovevano proprio andare a gonfie vele.
Infatti nell’ultimo ventennio dell’Ottocento troviamo questo abile imprenditore in società con il Signor Cassanello, con il tempo i signori Ferro e Cassanello avranno ben tre negozi: uno in San Lorenzo, uno a De Ferrari e infine uno alla Nunziata.
E quindi torniamo insieme ai piedi del monumento a Garibaldi e osserviamo con attenzione l’altro lato della strada.
C’è un elegante negozio, certo avrà lucidi arredi di legno scuro, finiture pregiate, i vassoi sono ricolmi di autentiche delizie.
E l’insegna è inequivocabile: ecco il favoloso negozio dei Fratelli Ferro e Cassanello.

In questo emozionante e continuo viaggiare nel giorni passati della Superba mi capita sovente di imbattermi più volte nelle stesse figure e questa è sempre una circostanza piacevole, spero che il destino mi riservi di trovare ancora traccia del Signor Ferro, nel caso sarò felice di scrivere ancora di lui, intanto qui trovate il mio precedente articolo dedicato proprio ai suoi bomboni.
Quanto passate a De Ferrari fermatevi a fare un doveroso omaggio a Giuseppe Garibaldi.
E poi guardate dall’altro lato della strada e immaginate di poter entrare anche voi nella gloriosa confetteria dei Fratelli Ferro e Cassanello.

Galleria Mazzini, 1878: il punch vivificante di Pier Enrico Zolezi

Tic tac, tic tac: oggi si rimette in moto la macchina del tempo e con una leggerezza inaspettata ci trasporta ancora una volta nel passato delle Superba grazie alle preziose pagine del Lunario del Signor Regina.
Siano nel 1878 e in quell’anno lontano c’è chi ha già ben compreso il potere della pubblicità: tutti a Genova conoscono le delizie di Pier Enrico Zolezi e pure alcuni dei miei affezionati lettori ricorderanno il nome di questo lungimirante imprenditore proprietario di un celebre locale in Galleria Mazzini.
Oh, Zolezi!
Se si vogliono gustare originali novità bisogna andare da lui, nella magnifica galleria dedicata a uno dei più amati figli di Genova.

E dunque, per i primi freddi ecco cosa vi consiglia il nostro Zolezi, io immagino che prima di arrivare ad ottenere la mistura perfetta Pier Enrico abbia fatto diversi esperimenti, lui non è certo tipo da lasciar le cose al caso e ci tiene molto alla soddisfazione dei suoi clienti.
E così Zolezi ha pensato a questa bevanda corroborante davvero perfetta per i climi rigidi.

Il vivificante Punch Bichof è il risultato di un sapiente mix e sul Lunario si legge che è composto da vino, rum, succo di limone, corteccia d’arancio, china peruviana e altri elementi ottimi per lo stomaco.
Certo, il nostro Zolezi tiene per sé i suoi segreti, è ovvio!
E non andate a cercare quel Punch da un’altra parte: lo troverete soltanto in Galleria Mazzini nelle eleganti sale di Zolezi dove il servizio gastronomico freddo non manca mai.
E poi, cari amici, ricordatevi che tutte le sere da Zolezi potete gustare le deliziose trippe alla genovese, quelle non mancano mai!

E sempre sul Lunario si legge che nel bel locale nel centro di Genova potete intrattenervi con il gioco delle carte, della dama o del domino.
Ve l’ho detto, Pier Enrico Zolezi era un imprenditore che ci sapeva fare e sono sicura che se fossimo vissuti nella stessa epoca di certo avrei fatto un passo da lui e avrei fotografato i tavoli, il bancone di legno, le vetrine, le bottiglie e le specialità gastronomiche.
E lui sarebbe stato contento di farsi ritrarre fieramente davanti al suo bel locale.
Ecco immaginatelo così, nella sua Galleria Mazzini che fu scenario dei suoi successi.
Un saluto a lei, caro Signor Zolezi, è sempre una gioia tornare a trovarla anche così, con la mia speciale macchina del tempo.

Vert’ige: l’atelier vegetale di Estefania

Gironzolando nei caruggi vi potrebbe capitare di fermarvi davanti a un delizioso negozietto che si trova in Via dei Macelli di Soziglia, in quella strada così amata che mi sembra di poter definire la rive gauche genovese perché tra le case alte di quel vicolo trovano posto sempre più di frequente botteghe di giovani creativi capaci di offrire nuove suggestioni.
In quel tratto antico di Genova c’è anche Estefania con il suo atelier vegetale Vert’ige.
Estefania è portoghese, ha esercitato la sua arte a Parigi e Roma, è un architetto con specializzazione in paesaggio e architettura bioclimatica, se passerete a trovarla scoprirete anche che è una persona solare e piacevole.

I doni della natura nelle sue mani diventano così preziosa materia per le sue creazioni artistiche.

Foglie e piante sono disposte in vasi o boccali, sotto campane di vetro che divengono originali complementi d’arredo, Estefania sceglie appositamente piante che non necessitino di molta luce o particolari cure e che siano così perfette per gli interni.
Nulla è lasciato al caso, le piante di Vert’ige sono disposte ad arte con la tecnica dell’ikebana e con gusto raffinato.

E sarà Estefania a spiegarvi con competenza la bellezza delle sue opere.

Vasi, vasetti, foglie, vita e creatività.

Questo negozietto è un elegante scrigno che vi invito a scoprire, qui troverete certo qualche vasetto perfetto per voi o per i vostri regali.
Nella foto sottostante, nella parte sinistra noterete un quadro, si tratta di una composizione costituita da vegetali stabilizzati con prodotti naturali, questo particolare e stupefacente processo rende le piante eterne.

Ci sono poi le piccole piante sospese avvolte in una magia di vetro dalla perizia di una vera artista capace di immaginare mondi e di catturarne la bellezza.

Con questa armonia che certo molti di voi sapranno apprezzare.

Questo negozio così particolare si trova in Via del Macelli di Soziglia 49r, in quella botteguccia che vedete a destra nella foto sottostante, il sovrapporta è giustamente decorato con foglie.
Là c’è il mondo bellissimo di Vert’ige, l’atelier vegetale di Estefania.

Un curioso oggetto dal passato

A gironzolar per mercatini si trovano a volte cose sorprendenti per alcuni forse di nessuna importanza e per altri invece assolutamente meravigliose.
E così, in un sabato di agosto, mi sono ritrovata fortunata proprietaria di un delizioso gadget di un’attività commerciale genovese, è un curioso oggetto proveniente dal tempo passato.
Si tratta infatti di un piccolo blocchetto, la sua custodia ha sul lato anche il portamatita e proprio con una matita qualcuno ha riempito quelle molte paginette di nomi e indirizzi, ho trovato anche un paio di annotazioni datate 1905 e 1908 e poi, cari amici, su quella carta sottile qualcuno ha riportato pure una ricetta per fare lo sciroppo di amarena.
Sulla copertina del blocchetto si stagliano alcune scritte: Magazzeni Frigoriferi Genovesi – Macellerie Modello – Fabbrica Ghiaccio.
E così ho cercato notizie sul mio Lunario del Signor Regina del 1902 e ho trovato questa importante attività nella zona della Darsena.
Detto ciò, il particolare per me sensazionale è l’immagine che compare sulla lucida copertina del blocchetto: è un disegno romantico, lezioso e delicato.
Ecco una bella coppietta abbigliata a modo, lui guarda lei con dolcezza, lui muove le dita sulle corde di una chitarra, lei accenna un passo di danza.
E tutto è dolce e armonioso.
E come probabilmente capiterà anche a voi io mi sono domandata cosa caspita c’entri questo disegno con i magazzini frigoriferi e la produzione di ghiaccio, direi che non è certo un argomento romantico.
Io penso che si sia voluto semplicemente seguire lo spirito del tempo e i gusti dell’epoca: colori pastello, sentimentalismi e atmosfere sognanti.
E ancora devo completare la lettura delle paginette, chissà quali altre sorprese troverò!
Stanno racchiuse là nel blocchetto dei gloriosi Magazzeni Frigoriferi Genovesi.