La Madonna della Città venerata da San Bernardo

La memoria di Genova perduta ancora oggi resta tra di noi in ciò che di essa è stato conservato e viene oggi custodito come prezioso tesoro.
Nella sacrestia della Chiesa di Santa Maria di Castello, nel cuore dei vicoli antichi, si trova un magnifico gruppo scultoreo in legno e risalente al XVII Secolo opera di Marcantonio da Poggio e un tempo collocato nel distrutto Oratorio di San Bernardo nell’omonima via.
Vi è raffigurata la Madonna della Città venerata da San Bernardo e Maria appare così come giovane fanciulla dalle gote rosate, lei e Gesù portano la corona sul capo e l’insieme colpisce per la vivacità dei colori e per il senso di serenità suscitato da questi sguardi.

La Madonna posa i piedi su una soffice nuvola, sotto di Lei piccoli angeli.

E questa grazia, questa sublime lievità.

Lo scettro in una mano, il manto turchese che ricopre la sua figura, il Bambino di Gesù così dolcemente stretto a Lei in una rappresentazione sacra di formidabile armonia.

Ai piedi di Maria il Santo in devota preghiera, colpisce la ricchezza del drappeggio del suo abito e la letizia sul suo volto.

Così si custodisce questa sacra dolcezza, amorevole e materna della bella Madonna della Città venerata da San Bernardo.

Santa Maria di Castello: l’Annunciazione di Giusto di Ravensburg

Per ammirare quest’opera magnifica dovrete recarvi nell’antica Chiesa di Santa Maria di Castello, nel cuore della città vecchia.
Là, nella Loggia dell’Annunciazione, è collocato l’affresco realizzato da Giusto di Ravensburg tra il 1451 e il 1452.
Un panorama bucolico e rasserenante, colori chiari e tenui e un gioco di sapienti simmetrie.
Dio Onnipotente tutto sovrasta ed è raffigurato al centro dell’affresco, tra l’Arcangelo Gabriele e la Madonna.

E i diversi tempi qui rappresentati insieme: oltre la porta, alle spalle dell’Arcangelo Gabriele, la scena della Natività.
Oltre la trifora, invece, la Visitazione.

In questo affresco spiccano poi una varietà di dettagli e una straordinaria ricchezza di particolari
Ecco così lo sportello socchiuso, i libri e le chiavi.

E ancora altri testi sacri.

Una conca colma d’acqua e un uccellino che beve, pare essere un cardellino, uno dei simboli della Passione di Cristo.

L’Arcangelo Gabriele e il suo gesto ieratico.
Tra lui e la Madonna, scritte in oro ed in latino, le prime parole dell’Ave Maria che compongono appunto l’Annunciazione.

La dolcezza della giovane Maria, il suo manto azzurro a incorniciare il viso etereo, i capelli chiari, l’aureola lucente.

La scatola con i rocchetti di filo, il vaso raffinato e all’interno di esso il giglio odoroso e simbolo di purezza.

Le ombre degli oggetti, la semplice quotidianità della vita e il mistero dell’Immacolata Concezione.

Nella quiete mistica di Santa Maria di Castello.

Questa la delicata Annunciazione di Giusto di Ravensburg, un capolavoro di grazia e di armonia.