“L’Italia chiamò”. Goffredo Mameli poeta e guerriero

Ritorna ancora su queste pagine la figura bella ed eroica di un genovese che porto nel cuore: Goffredo Mameli mi è da sempre molto caro.
Ho l’occasione di scrivere ancora di lui per presentarvi l’intensa biografia di recente pubblicata da Salerno Editrice e scritta con la consueta maestria da Gabriella Airaldi, specialista di Storia mediterranea e di Storia delle relazioni internazionali e docente di Storia medievale all’Università di Genova.
L’Italia chiamò, Goffredo Mameli poeta e guerriero è un ritratto sincero, vivido e commovente della breve e coraggiosa vita del patriota ed è al contempo lo specchio del suo tempo.
Di Goffredo veniamo a scoprire le pieghe del carattere e la densità delle sue passioni, Gabriella Airaldi ne tratteggia la personalità in modo straordinario e ci restituisce nella sua interezza la figura dell’uomo, del figlio e del patriota ardente.
Magnifica e particolare è la descrizione dell’ambiente e della società in seno ai quali sboccia la gioventù generosa di Goffredo, quella sua famiglia viene a noi presentata attraverso una serie di eventi ed aneddoti che consentono di comprendere la quotidianità del tempo e le relative difficoltà.
Conosciamo così i genitori di lui Giorgio Mameli e Adele Zoagli, madre amorosa e salda, guida fondamentale nella formazione di Goffredo.

Gabriella Airaldi pone l’accento sul valore di queste madri del nostro Risorgimento e scrive di Maria Drago che ebbe come figlio Giuseppe Mazzini e di Eleonora Curlo, madre di Jacopo e Giovanni Ruffini, donne che diedero i figli all’Italia e per questa li persero, non sono queste le uniche figure dell’epoca ad apparire tra pagine del libro, lo stesso Mazzini ne è ampiamente protagonista.
Sono figli del loro tempo e fiammelle che divampano nel cuore di questa Genova ribelle, la città appare spesso, come è ovvio che sia, nella narrazione dell’infanzia di Goffredo e in quella sua breve giovinezza che lo portò ad essere forza motrice dei movimenti patriottici della sua epoca e della sua città.
Ed è così breve l’esistenza terrena di Goffedo, nato nel 1827 muore eroicamente nel 1849 per le ferite riportate durante l’assedio di Roma.
Appartiene ad una diversa generazione rispetto a Mazzini, Gabriella Airaldi vi farà scoprire la devozione autentica di Goffredo nei confronti del suo concittadino e l’affetto vero e la stima da questi ricambiato.
Come è ben noto Goffredo fu autore delle parole del nostro inno la cui musica fu composta invece da Michele Novaro: quel Canto degli Italiani è sovente chiamato Inno di Mameli e pur essendo spesso criticato resta uno dei simboli di questa nostra nazione.
Quelle note e quell’incipit così vibrante raccontano del nostro passato e dei sacrifici compiuti per essere una nazione sola, il senso di quel canto è anche nelle parole che Goffredo a pochi giorni dalla sua fine scrive alla madre:

Quello che importa è l’escirne intiero, del resto si soffre volentieri nel combattere per Roma, qui si difende l’ultimo palmo di terra, l’onore, l’avvenire dell’Italia.

Goffredo è appena un ragazzo e nella sua giovinezza morirà a poco più i vent’anni dopo aver subito l’amputazione di una gamba, in questo mio articolo non mi sono a lungo soffermata sui diversi eventi della sua esistenza, della sua eroica gioventù spezzata e delle sue vicende ho già scritto qui e qui.
Leggerete ampiamente della bellezza dell’animo di Mameli nelle pagine del libro sublime di Gabriella Airaldi, ne esce il ritratto di un giovane vivace e curioso, un ragazzo gentile e generoso, amante della cultura e della verità.
Mi sento di consigliare a tutti voi questa biografia e mi sento di suggerirne la lettura ai più giovani: è un invito a conoscere un ragazzo come loro e davvero non dovrebbe essere un libro da leggere per obbligo come un compito delle vacanze, non sarebbe il modo giusto e i giovani, si sa, sono ribelli per definizione.
Anche Goffredo lo era, era appassionato come solo i giovani sanno essere.
E aveva un debole per i datteri, amava leggere e scrivere e aveva quel vizio di addormentarsi con il lume acceso, era anche un abile giocatore di biliardo.
E come tutti i giovani anche lui ebbe i suoi amori, per un certo tempo il suo cuore battè per Geronima Ferretto, ricambiato dalla ragazza ma contrastato dalla famiglia di lei Goffredo non potrà averla come compagna di vita, Geronima viene data in sposa al marchese Giustiniani.
E Goffredo si dispera: per tre giorni si chiude nella casa di Polanesi appartenente alla sua famiglia e resta lì senza mangiare e dormire.
Poi sotto la pioggia battente parte a piedi per Genova e trovando chiuse le porte della città trascorre la nottata sulla Spianata del Bisagno.
Così sono i giovani, sventati, appassionati e incuranti di tutto, a volte così generosi e altruisti come fu Goffredo Mameli, per sempre ragazzo ed eroe d’Italia.