Accade che certi amori durino per tutta la vita ed io voglio credere che loro due siano rimasti insieme per sempre.
E poi il tempo scivolò via anche per loro ma io penso che siano ritornati molte altre volte in questo che forse era un luogo del cuore.
Il mare, la scogliera, la passeggiata di Nervi e la ringhiera che si snoda sinuosa.
Due sposi: alti, eleganti, raffinati.
Persone di garbo e di buone maniere e così in sintonia tra di loro, a me così sembra.
Per tutti i giorni, per tutti gli anni a seguire.
E poi ancora ritornare, ricordare, sorridere e parlarsi.
Ancora.
Sospirare di nostalgia, tenersi per mano, aspettando il tramonto.
E ancora appoggiarsi alla ringhiera, quando il passo diventa più lento.
Mentre l’onda canta la sua languida melodia, infinita come un amore che dura per tutta la vita.
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Una casetta a Capolungo
È una casetta che si trova nell’incanto di Nervi, proprio prima di arrivare a Capolungo.
La ringhiera azzurra, le panchine, il cielo limpido e chiaro, così era ieri e laggiù la casa rossa, colori di Liguria caldi di sole e di luce.
Là sotto, contro le rocce levigate e scoscese, infuria il mare, si schianta con vigore e l’azzurro si dissolve in frizzante spuma bianca.
E si susseguono le onde in una danza che sembra non avere mai fine.
E allora, nella casetta rossa, è il momento di tirare le tendine e di chiudere le persiane per ripararsi dal fragore del mare.
O forse è un’illusione? Osservate bene, lassù, all’ultimo piano c’è una graziosa finestra dipinta.
E poi ecco un vasetto di coccio, i fiori, un pizzo trasparente e leggero.
E luce ed ombra, mentre si scende verso Capolungo.
E gozzi, acqua che luccica, ancora onde potenti.
E tutto è quieto, di mattina, tra panni stesi ad asciugare sospinti dall’aria di mare, caruggi e semplicità.
Sta tutta lì la bellezza, nelle cose vere e nei luoghi che raccontano la vita delle persone.
E su quel mare inquieto si affacciano i balconi e le finestre della casetta rossa.
Ogni giorno ognuno di noi compie il proprio viaggio e poi ritorna al luogo al quale appartiene: alla propria spiaggia, al posto che è casa nostra.
E per alcuni è qui, davanti a questa riva.
Nel luogo in cui l’abisso pronuncia le sue parole ed è energia, forza e gioia, vita e libertà, respiro eterno.
Mentre ancora tornano le onde e si inseguono con la loro musica infinita, sinfonia del mare davanti a Capolungo.
Ringhiere
Non sono tutte uguali le ringhiere.
Ognuna è una storia, una strada e un cammino.
Certe ringhiere, a Genova, confuse tra blu, turchese e vento.
Ringhiere.
Un saliscendi, perfettamente parallelo alla linea dell’orizzonte.
Ringhiere, finestre sul mio mondo.
E mettiti seduta per terra.
Guarda le case, i tetti, i corsi, la mia Genova.
Questa ringhiera di Corso Firenze a volte gioca con la luce.
E sono ombre che si riflettono a terra e intanto la strada scende giù, pare quasi incontrare il mare.
Cornici, la città al di là della ringhiera.
In autunno poi alcune inferriate si vestono di foglie rosse, diventano balconi e affacci spettacolari.
Certe ringhiere sono quiete attese, pause e silenzi.
E altre sono abbracci, parole e vicinanza.
Alcune ringhiere paiono quasi scivolare via, si confondono nel chiarore della sera e tu non puoi far altro che seguirle.
Io e te, pedala, giù dalla discesa.
Ci fermiamo qui?
Sì, dai.
Poi scendiamo giù nei caruggi.
Io e te e certe ringhiere.
E poi ancora vicoli, vasi di fiori e biciclette.
E là, sulla Riviera di Levante, trovi ringhiere perfette per fermarti davanti al mare.
Santa Margherita Ligure
E altre ancora narrano di profumi del Mediterraneo, di pesci guizzanti e di piante assetate di luce.
Vernazza
Ringhiere, sui terrazzi dei caruggi, tra ardesia e cielo.
Corri.
Corri, respira profondamente.
Aria, aria, aria.
Fermati, c’è una panchina.
E una ringhiera, ancora.
E poi certe ringhiere si snodano sopra gli scogli, tra te e l’infinito c’è soltanto un bagliore d’argento.
Certe ringhiere sono linee nette come pensieri innocenti.
Non sai nemmeno spiegarlo, sai solo che davanti a certe ringhiere devi fermarti e lasciare andare lo sguardo.
Oltre, lontano, al di là della ringhiera.
Da una creuza di Nervi alla Stazione di Sant’Ilario
E’ solo una breve creuza, l’ho vista per caso l’altro giorno mentre mi recavo al Museo Luxoro.
Uno sguardo, uno sfavillio di colori accesi.
E così sulla via del ritorno ho pensato di andarla a cercare, è solo una breve creuza, una stradina di mattoni ripida e scoscesa.
E allora sono tornata sui miei passi, lasciandomi alle spalle Capolungo.
Quanto è bella Nervi!
Chi ci abita ha la rara fortuna di vivere in un luogo che ha tutte le caratteristiche di un paese di riviera, ogni angolo di Nervi è semplicemente incantevole.
Cielo lucido, brillante, era una giornata perfetta.
Un cancello, io guardo oltre e non potrei davvero farne a meno.
Qui, a Nervi, le stradine strette si arrampicano sulla verde collina e si sale, si sale.
Tornerò, magari in qualche fresca giornata d’autunno.
Eccola la mia creuza, non la conosco, non ci sono proprio mai stata ma per me è amore a prima vista.
Ombra, rosso vivace acceso di luce, una curva gentile, questa è Via Giovanni Romero.
Scendo, passo dopo passo, scendo verso il mare, non è distante.
Lo si vede laggiù, tra le case di biscotto e di ocra caldo di sole, questi sono i colori di questa terra, vividi e intensi.
Uno sguardo indietro, le creuze di Liguria sono così, semplici, ripide e dolcemente faticose.
E tu scendi, un gradino per volta, respirando l’aria del mare che spira gentile e ti accarezza il viso.
E alle tue spalle c’è una vertigine della quale non puoi veder la fine, si perde lassù, all’inizio della creuza.
E poi gozzi, una casa rosa.
Fermati, fermati lì e imbocca la stradina che è alla tua sinistra.
E fiori, giardini, alberi e i binari della ferrovia.
Un libro sul quale si possono leggere alcune parole, si tratta di un acrostico del quale è autore Max Manfredi.
E’ dedicato a colui che rese celebre questo luogo con una canzone, siamo alla stazione di Sant’Ilario e questo è l’omaggio a Fabrizio De André.
Eccola la piccola stazione, da molti anni qui i treni non fermano più ma questo è un posto carico di suggestioni poetiche, ti sembra di vedere le comari del paesino parlare fitto fitto tra di loro.
Quella là, quella Bocca di Rosa, è una poco di buono!
Appena scese alla stazione
nel paesino di Sant’Ilario
tutti si accorsero con uno sguardo
che non si trattava di missionario.
La vicenda è ben nota, Bocca di Rosa è la protagonista di una canzone di Fabrizio molto famosa e molto amata.
Guardate bene, la vedete quella piccola folla venuta a salutare Bocca di Rosa?
Alla Stazione c’erano tutti
dal commissario al sagrestano
alla stazione c’erano tutti
con gli occhi rossi e il cappello in mano.
Da Via Giovanni Romero alla stazione di Sant’Ilario.
E poi giù, ancora giù, verso il mare, tra fiori, piante grasse e panni stesi.
C’è vento, si sente l’onda che batte e si odono voci allegre di ragazzi sulla spiaggia.
C’è vento, il vento alza le lenzuola, soffia, si insinua tra le case, ti avvolge con il profumo salino dell’abisso.
C’è vento, il vento smuove le onde, le solleva, frizzanti di spuma bianca e fresca.
E c’è un’antica osteria, un giorno o l’altro verrò a pranzare qui!
E qui a Capolungo, da dove poi si imbocca la Passeggiata Anita Garibaldi, trovi tutto ciò che ti aspetteresti di vedere in un piccolo borgo marinaro.
I gozzi, in attesa di partire e di prendere il largo.
E le case colorate e una panchina per sedersi e una piccola spiaggia.
E c’è vento, vento di Liguria.
E poi cammini, seguendo il percorso sinuoso della ringhiera azzurra della passeggiata di Nervi.
C’è il sole ma lo accompagna il vento, vento di Liguria.
Ti fermi ancora, per qualche istante.
Ti affacci, volgi lo sguardo indietro e sai che tornerai.
Mareggiata
La voce del vento viene dal mare.
E sale la voce dell’abisso, dalla profondità oscura che è sotto di noi.
E un rimbombo si diffonde, la sua eco rimbalza contro le nuvole, ritorna e pronuncia certe parole.
Prima è un sussurro quasi leggero e flebile, poi diviene un ruggito, forte e potente.
Parla a te, a te che guardi le rocce e l’orizzonte.
La voce del vento.
La voce del vento, la mareggiata che sale.
E l’acqua salina che sbatte, risciacqua gli scogli, spruzza senza posa.
E pronuncia certe parole.
Io sono potenza, vigore, energia e vita.
Io sono mutamento, rinnovamento e rinascita.
Io sono il gorgo, il tempo che fluisce e trascina via ogni esitazione e ogni timore.
Il mare si solleva e si alza.
Lo sposalizio dell’acqua e del vento ha un suono a volte indefinito, un suono che entra nell’animo e vi rimane.
E quando in lontananza vedi il mare agitato e inquieto ti assale il desiderio di andare lì, al suo cospetto, per udire la musica dell’infinito.
La voce del mare e la voce del vento cantano all‘unisono.
Una dolce violenza accarezza le rocce, si solleva, si alza e si dissolve.
Il mare.
E poi pare fermarsi.
Respira, forse più lentamente senza affanno.
E invece rimonta, risale e riesplode, si versa sulle rocce, scivola, scende.
E canta, sibila, risuona.
Circonda uno scoglio, lo sommerge e lo abbandona.
Si abbatte, si rovescia e si ritira.
E la sua voce, la sua voce ancora pronuncia altre parole.
Io sono trasformazione, io sono pensiero, io sono emozione.
Passa un gabbiano.
E tu sei lì, guardi il mare, ascolti quella voce e nemmeno ti accorgi della sua presenza.
Sorriderai pensando a quante volte hai tentato uno scatto come questo.
Il destino a volte ti regala ciò che hai sempre cercato.
Il cielo si apre, le nuvole vanno verso i monti.
E le rocce, quasi indifese, cercano di proteggersi da quell’assalto.
Una scaletta scende tortuosa tra le rocce.
E’ come certi dubbi, come certe insicurezze scivolose.
La voce del mare e la voce del vento ancora cantano.
Tutto muta, in un istante.
E ritorna la melodia, si ripete e si sussegue senza sosta.
E’ un gioco che pare non avere fine.
E’ una sfida all’immensità.
E’ magico, coinvolgente, ammaliante.
Un paesaggio straniante, quasi di altri mondi.
Scuro e chiaro, di azzurro, di blu e di celeste.
Evanescente, ora torbido ora limpido.
Di puro cristallo.
Una perfetta inquietudine che a noi trasmette pace.
E si resta lì, a guardare la mareggiata.
Si seguono le onde, il loro suono.
E quella musica è ipnotica, irripetibile, nessuno al mondo sa recitare la poesia del mare.
Osservi e ti domandi se siano le nuvole a imitare le onde o se sia il contrario.
Fanno a gara, giocano tra di loro davanti ai nostri sguardi attoniti e meravigliati.
E ancora ritorna.
E sospira, batte più forte.
E’ il cuore grande del mare che abbraccia gli scogli e porge a noi il suo saluto.
E’ la sua anima pulita, candida e vera che si manifesta.
E’ la sua voce.
Parla a te, a te che guardi le rocce e l’orizzonte.
Parla a te, ancora.
Veste di luce d’argento e di riflessi la costa, davanti alla passeggiata di Nervi.
La voce dell‘abisso, intensa, forte, magnifica e immensa.
E ancora non tace.
L’accompagna il vento, compagno e amico del mare.
Dalla passeggiata di Nervi a Capolungo, sognando davanti al mare
Vi ho già portato a Nervi, su quella passeggiata che si affaccia sulla scogliera sulla quale si abbattono le onde.
Ma chi ama il mare torna sempre a quel mare, a guardare l’elemento al quale si appartiene, a seguire la linea dell’orizzonte che si perde nel cielo.
Uscendo dai parchi si va incontro all’azzurro.
Ognuno ha la propria maniera di osservare, la mia forse è modulata da profondo affetto.
E da ciò che osservo, a volte tortuoso come certi pensieri.
A volte semplice, lineare, piano.
Nella bellezza della natura risiede la perfezione.
Un petalo, una foglia, un ramo, nulla stona di fronte al mare.
La passeggiata di Nervi verso Capolungo scende giù ripida in certe zone d’ombra.
Ma il sole è innamorato di questi mattoni rossi e li accarezza e li riscalda.
E la passeggiata confluisce in una creuza, tra le case di Capolungo.
E dietro la curva, un piccolo mondo raccolto, persiane socchiuse, barche e sassi.
Ognuno ha la propria maniera di osservare, la mia coglie i colori di una terra che è profondamente legata a questo mare, che per lungo tempo è stato sua fonte di vita.
Osservo e penso.
Penso che qui tutto possiede una naturale bellezza, penso che un artista sapiente abbia pennellato gli scafi di queste barche e le facciate di queste case.
Penso che la luce e l’ombra giochino a chi sia più abile nel ricreare un’atmosfera perfetta.
Penso che non saprei dirvi chi sia il vincitore tra luce ed ombra, ma qui tutto si ammanta di armonia.
Una spiaggetta, i sassi, un piccolo angolo di paradiso.
E ancora penso, penso che certe immagini siano la metafora di alcuni stati d’animo.
La pace, la silenziosa quiete.
E poi si torna, si torna a camminare accanto a rocce ricoperte di fiori.
E poi si torna, si torna a camminare sotto il sole che splende.
E ci si ferma ancora, sospesi nel tempo, davanti al mare.
La passeggiata di Nervi, a picco sul mare
La passeggiata di Nervi è a picco sul mare, su queste rocce.
E scende, in certi punti, verso la schiuma bianca che si dissolve contro gli scogli.
E passa sotto gli alberi, in certe zone d’ombra, ristoro e rifugio dal caldo dell’estate.
Qui si respira, si sogna, ci si culla al ritmo delle onde, si pensa.
Qui la vostra mente è pervasa di quei pensieri belli che aprono il cuore e predispongono l’animo alla pace e alla dolcezza.
Qui si cammina col vento in faccia, reggendosi alla ringhiera celeste.
La ringhiera celeste della passeggiata di Nervi disegna infinite curve sui mattoni rossi.
Gioca e si rincorre con i raggi del sole, che qui è padrone e signore.
Quello stesso sole che dipinge di rosa i contorni del Monte di Portofino, sullo sfondo.
E se non avete un orizzonte, forse potreste trovarlo, semplicemente guardando oltre.
C’è sempre un infinito che ci attende, in qualche luogo a noi ancora ignoto.
E c’è un destino, verso il quale spiccare il volo, senza esitazioni.
E innamorarsi qui è immensamente dolce.
La natura è prepotente e selvaggia, aspra e assetata di sole.
E la passeggiata è tutta un saliscendi, tra palme e piante grasse.
In certi tratti, gli alberi si confondono con le rocce e il mare.
E si cammina, col vento in faccia, e si è felici, col sole negli occhi e nei capelli, sulle mani e sulla pelle.
E sono salite e discese, ed anse e affacci, e panchine azzurre come la ringhiera.
Le panchine di Nervi, quando si marina la scuola, per tradizione si viene proprio qui, in passeggiata.
Con lo zaino dei libri in spalla e il sole, il sole in faccia.
E questo mare, che sa essere forte, violento e implacabile oppure quieto, calmo e sereno.
E frizzante e lieto, spumeggiante di sale e dorato di luce.
E questa è Genova, sapete.
Non è un paese della riviera, è un quartiere della città sito nel suo estremo levante.
Ma se verrete qui e chiederete a quelli di Nervi, loro vi risponderanno che no, loro non sono di Genova, sono di Nervi, gente di mare e di scoglio, nata e cresciuta in questo borgo di pescatori, dove si trova questa splendida passeggiata dedicata ad Anita Garibaldi.
E sale verso il borgo la passeggiata, nel punto più alto si protende a picco sul mare che luccica.
E poi ridiscende, oltre gli alberi si vede il campanile di una chiesa, con le case addossate una sull’altra.
E ancora giù, una curva dopo l’altra.
Ed è una fine ma anche un inizio, il porticciolo di Nervi, con la sua quiete, i suoi colori, le barche tirate in secca e le reti dei pescatori.
Gente di mare, gente di Nervi.