Scoprendo Salita Superiore San Gerolamo

Vi porto con me, ancora, in questa passeggiata tra i colori di una delle mie creuze.
Si snoda così, in dolce pendenza, la nostra Salita Superiore San Gerolamo, percorrendola in discesa da Via Lorenzo Costa si arriva in breve tempo in Piazza Goffredo Villa.
E questa è per me una creuza di ricordi di corse senza fiato, del mio Walkman nella tasca della giacca, di uno zainetto sulle spalle con i libri per i compiti e quindi sì, è uno di quei luoghi che mi ricorda quegli anni là.

Poi non lo diresti mai, ma se osservi da lassù in cima, là tra quelle case, vedrai persino la linea azzurra del mare.

E poi ancora scendi, passo dopo passo su quei mattoni rossi che in passato ho tante volte percorso e anche spesso fotografato.

E ancora, guardando tra i palazzi, ad un tratto si scorgono una parte di Ponte Caffaro e certe prospettive della nostra Circonvallazione a Monte.

Scendendo ancora mi vengono poi alla mente certi negozietti che un tempo c’erano qui, ricordo alla perfezione una piccola merceria molto fornita, era una di quelle botteghe di quartiere così preziose, con una vetrina di piccole cose belle: bavaglini, strofinacci da ricamare, calze di lana calda e rocchetti di filo.
E no, non c’è più ma io non l’ho dimenticata.
E intanto così cade quella luce potente che illumina la creuza.

Qui, come in molti luoghi genovesi che hanno legami certi con il passato della città, ancora si trovano le tracce di antiche devozioni.

E poi, nel tempo della chiara primavera, nei giardini i fiori sbocciano generosi e colorati.
Così era, in quel giorno di marzo dello scorso anno, dal muraglione ecco il glicine odoroso proteso sulla creuza.

Una meraviglia dal profumo delizioso si stagliava gentile contro il blu di Genova.

Ancora si continua a percorrere Salita Superiore San Gerolamo, a partire da un certo punto i mattoni lasciano il posto all’asfalto, tuttavia resta ancora questa suggestione antica.

Sotto le geometrie del cielo a me così care.

Nella prospettiva di una magnifica creuza, tante volte percorsa con il passo leggero, come sempre accade con i luoghi delle nostre quotidiane consuetudini, nella vertigine colorata di Salita Superiore San Gerolamo.

È comunque primavera

Ed è comunque primavera.
Si ravvivano i colori, la luce è più intensa, i fiori sbocciano gloriosi.
E su certi rami, più che nei giorni d’inverno, ecco arrivare i soliti ospiti a banchettare, io li vedo dal terrazzo mentre vanno ad accomodarsi serafici nel fitto fogliame dell’albero del giardino di fronte.
L’altro pomeriggio erano in due, uno però se ne è rimasto ben nascosto, il suo compare nel frattempo beccava qua e là gemme e germogli.
D’altra parte è pur sempre primavera!

Un frusciare di ali, il tipico atteggiamento circospetto, su quell’albero c’è sempre qualcosa di buono da sgranocchiare e nessuno vuol farsi soffiare il pranzo.

Inoltre in simili circostanze sembra pure che io non sia poi tanto abile a non farmi notare e infatti ecco lo sguardo scocciato del pappagallo che forse non ama tanto essere immortalato.

Tuttavia è comunque primavera e i tipetti così se ne infischiano, lui e il suo compagno di avventure hanno continuato imperterriti a far merenda.
E già so che torneranno, in questi pomeriggi tiepidi e di luce chiara.

Graditi ospiti sul terrazzo

Arrivano leggeri, ronzano appena.
Un battito d’ali, un volo che sempre si rinnova, in queste giornate tiepide e luminose certi graditi ospiti passano da un fiore all’altro, sul mio terrazzo hanno l’imbarazzo della scelta.

E restano in meraviglioso equilibrio abbarbicati a un petalo setoso in una chiara mattinata.

Planano decisi sul semplice e odoroso rosmarino, deve essere un’inebriante delizia per loro, queste piante aromatiche hanno sempre molti piccoli visitatori.

Più raro è trovarne sulle mie eleganti fresie, si vede che queste qui sono signorine un po’ scontrose!

Di corolla in corolla, con questa delicatezza.

Lievi, sospese nel loro volo che è semplicemente vita e nuovo ritorno.

Affondano le zampette sottili nel profumo e nella dolcezza.

E dondolano sui fiorellini gialli.

In questi giorni ho già veduto alcune farfalline azzurre, spero che tornino presto da queste parti e che mi lascino in tempo di poter apprezzare la loro bellezza.
E qui, sui fiori del terrazzo, sono riuscita a immortalare per la prima volta quel grazioso insetto noto come sfinge colibrì, è una creatura inquieta che succhia il nettare con un continuo movimento delle ali e così per me non è mai stato tanto semplice fotografarla.
Anche lei è venuta a trovarmi, un’altra gradita ospite tra i fiori del mio terrazzo.

Fiori e colori sul mio terrazzo

Ecco ancora i miei amici fiori, ritorno sempre a scrivere di loro perché mi mettono allegria e sono grata per tutta la bellezza che mi regalano, alcuni poi sono davvero generosi.
A preannunciare la primavera che verrà sono sempre i delicati narcisi così chiari di luce.

E anche le eleganti viole del pensiero che sono qui con me già da lungo tempo.
Vezzose, vanitose e così aggraziate, le signorine non temono il freddo.

Quest’anno sul terrazzo poi ci sono magnifici tulipani rossi.

E con mia grande gioia è tornato a fiorire uno dei ciclamini dell’anno passato, dapprima ha proposto un solo timido fiorellino e poi invece è sbocciato in tutta la sua rosea beltà.

Ho qua e là molti vasi nei quali ho piantato bulbi e semi di diverso tipo, ho così la speranza di mostrarvi presto i nuovi nati, nel frattempo seguo con trepidazione la loro crescita.
E intanto si aprono le prime profumatissime fresie.

Colori tenui, tinte pastello e cielo azzurro.

E tanti, tanti narcisi che guardano il mare e forse chiacchierano tra di loro.

E così prima di rientrare a casa dalla strada li saluto.

E tutti loro si confondono con i toni del tramonto, in queste sere di Genova, sul mio terrazzo.

Nuovi colori sul terrazzo

Ci sono nuovi colori sul terrazzo, così vi porto a spasso tra i miei fiori e vi mostrerò alcuni di loro: sono i nuovi arrivi, sono le bellezze che sbocciano in questo tempo e che mi terranno compagnia per i giorni a venire.
La prima rosa si è aperta al sole con questa grazia, le rose sanno essere sempre regine tra i loro simili.

E a breve distanza da lei ecco una pianta che ogni anno ci regala i suoi fiori, cresce avvinghiata alla ringhiera con questa ferma caparbia.

Fioriscono allegre le azzurre lobelie e si stagliano contro il mio cielo.

Sul terrazzo abitano poi le dolci verbene, ne ho di diversi colori: bianche, violette, rosa pastello e rosa antico ma quelle dai petali così vivaci hanno insistito per rappresentare tutta la famiglia e così eccole qua in tutto il loro splendore.

E poi margherite e gerbere e i colori del sole.

Mentre fremono le piccole e profumate lavande, meta prediletta di api e insetti che si fermano a banchettare sui piccoli petali.

E dondolano leggere le fucsie deliziose, piccole campanelle di primavera.

Non mancano i gerani, ho dei vasi con i rami rigogliosi e carichi di fiori ma sono particolarmente affezionata a questo vasetto: questa piantina è nata da un rametto spezzato che io ho pensato di piantare nella terra.
E il piccolo ramo non si è arreso e ora mi regala i suoi piccoli petali dai toni accesi, accanto a loro sono sbocciati altri fiorellini di lobelia fioriti da una piantina che presi la scorsa estate.
Con questa bellezza, con questa mirabile tenacia.

Le ninfee di Palazzo Reale

Torna in questa stagione il tempo delle ninfee che sbocciano nel vasca del giardino pensile di Palazzo Reale, edificio sito in Via Balbi e oggi prestigioso museo della Superba.
Questa antica dimora nobiliare fu costruita a metà del ‘600 e appartenne dapprima alla famiglia Balbi, poi ai Durazzo e divenne infine Palazzo Reale quando i Savoia ne acquisirono la proprietà nel 1824.

Oltre alla magnifica terrazza che si affaccia sul porto e sul mare di Genova a Palazzo Reale si può passeggiare nella dolcezza del suo giardino.

E qui, leggere sull’acqua, fluttuano le ninfee.

Questo è il loro tempo, fragile ed effimero, sbocciano i petali lisci e si aprono nei giorni di primavera.
Tra le foglie ampie che paiono ritagliate con minuziosa precisione da un artista di talento: posate così, leggere sull’acqua chiara.

Mentre le rose rosse si stagliano contro il cielo azzurro della Superba.

Con questa grazia perfetta, nell’eterno ritorno della vita che si rinnova.

Nel rosa incantevole che racchiude i colori del sole.
Con questa lievità, sull’acqua.

Tornerò ancora a parlarvi di questo giardino pensile: qui potrete ammirare anche un antico rissêu, la tipica pavimentazione a ciottoli di tradizione ligure.
Il settecentesco rissêu di Palazzo Reale proviene dal convento delle Monache Turchine ormai non più esistente e si distingue per armonia e raffinatezza, mi riprometto di scriverne presto per voi.

Potete ammirarlo anche voi, nel giardino di Palazzo Reale, dove il sole delicatamente sfiora le ninfee.

I colori di Cagliari

Vi porto ancora con me per le strade di Cagliari, in questa città sono stata di recente in occasione dell’incontro finale del progetto ItinERA che riguarda la promozione di itinerari, percorsi ed esperienze ecosostenibili in 5 diverse regioni: Sardegna, Liguria Toscana, Corsica e Var.
Ringrazio ancora la Camera di Commercio di Cagliari per l’ospitalità e la gradita opportunità, ringrazio anche la Camera di Commercio di Genova per avermi coinvolto in queste belle giornate.
In quei giorni ho così avuto anche modo di scoprire Cagliari un po’ a modo mio, semplicemente camminando per le sue strade.

I colori di Cagliari sono così, vivaci e vibranti.

Cagliari (1a)

Con le sue belle strade che portano al mare, un saliscendi che è come una promessa e una conquista.

Cagliari (2)

Ringhiere, cornici di marmo, piante grasse e tinte calde.

Cagliari (3)

E diverse sfumature di rosa in queste salite a volte vertiginose.

Cagliari (4)

E petali e foglie, Cagliari mi è sembrata una città in fiore.

Cagliari (5)

Cielo turchese, facciate dai colori accoglienti, profumo d’estate ormai è vicina.

Cagliari (6)

Archivolti, contrasti, meraviglie da scoprire ad ogni angolo.

Cagliari (7)

E c’è poi un belvedere dal quale si domina ogni cosa e lo sguardo si perde a cercare il confine del mare, la costa e i contorni delle saline.

Cagliari (8)

Su questo cielo velato appena da nuvole chiare si staglia l’esile e aggraziata figura di San Francesco d’Assisi.

Cagliari (9)

Ha diversi luoghi scenografici la bella Cagliari.
E qui si indugia nell’osservare il panorama, ci si mette comodi a sorseggiare una bibita, si cena con le specialità del posto e si attende con calma la dolcezza della sera.

Cagliari (10)

A breve distanza da qui c’è una stradina che non potevo tralasciare: ho visto il toponimo sulla cartina e quindi sono andata cercarla.
Ecco qua Vico I dei Genovesi: un ritaglio di cielo, una lieve salita, una bellezza che so riconoscere.

Cagliari (11)

E ancora, lo sguardo ritrova altri colori, densi di luce e di toni della terra, sono le tegole scaldate dal sole della Sardegna.

Cagliari (12)

E ancora, lo sguardo ritrova il profilo della città e il suo mare: nel corso della mia visita mi è capitato di conoscere un cagliaritano che mi ha detto di aver vissuto lontano dalla sua città per un certo periodo e ha anche aggiunto di aver sentito la mancanza dell’orizzonte.
E io sì, ho capito perfettamente cosa intendesse.

Cagliari (13)

Cagliari ha antiche mura, torri e fortificazioni.

Cagliari (14)

Ha una fiera bellezza arroccata lassù e da lassù domina il suo mare.

Cagliari (15)

E ha strade ampie, bei negozi, una strada con i portici, prospettive antiche e affascinanti.

Cagliari (16)

E mentre ero lassù, nella parte della città vecchia, mi è capitato di chiedere informazioni e un signore mi ha detto:
– Scenda e giri a sinistra, troverà una scala, è un po’ impegnativa.
Sono rimasta un po’ perplessa, così ho domandato cosa intendesse e lui ha risposto:
– Saranno 40 o 50 gradini!
– Ma io vengo da Genova! – Ho replicato.
– Allora è a posto, è abituata! – Ha concluso lui.
Così ci siamo cordialmente salutati e io ho imboccato la famosa scaletta, una delle tante perché Cagliari ha tanti gradini.

Cagliari (17)

Cagliari ha le sue case eleganti con le facciate colorate.

Cagliari (18)

E finestre sontuose che si aprono verso il mare.

Cagliari (19)

Magnifica e scenografica è poi per me la scultura che si staglia sul Palazzo Civico di Cagliari.

Cagliari (20)

In una bella città appoggiata su una costa incantevole, davanti al suo magnifico mare, sotto il cielo spazzato da vento fresco che spesso spira per le vie di Cagliari.

Cagliari (21)

Nel corso di queste giornate a Cagliari non sono mancate le specialità gastronomiche, tra le finalità di ItinERA c’è anche quella di offrire ai visitatori delle vere esperienze che avvicinino alle eccellenze locali.
E così, ad esempio, abbiamo pranzato da Pbread, un locale nel centro di Cagliari che offre una vasta scelta di lievitati di alta qualità e lavorati artigianalmente.
Si gustano pizze, focacce con salumi e formaggi sardi, i deliziosi culurgiones di pasta fresca e ripieni, tutto questo accompagnato da ottima birra artigianale.
Oltre a ciò, in questo locale c’è la possibilità di partecipare ai diversi laboratori di panificazione, credo che sia un buon modo per avvicinarsi alle tipicità del posto.

Cagliari (22)

Tanti sono i colori di Cagliari, il più intenso e acceso è il colore lucente del mare.
Il mare per noi che viviamo davanti a questo blu è sempre commozione, emozione e bellezza.

Cagliari (23)

E qui si sposa con l’azzurro del suo cielo in questo tempo di primavera.

Cagliari (24)

Simbolo ed essenza di una città che nella mia impressione ha un forte senso di identità e di appartenenza, ho trovato tra le persone che ho incontrato autentico amore per le proprie tradizioni e per la propria terra.

Cagliari (25)

Là nella bella Cagliari dai colori caldi e autentici, così l’ho veduta, all’ora del tramonto quando il sole declina e bacia i suoi tetti.

Cagliari (26)

Domenica 19 Maggio 1912

Non poteva esserci altro giorno per presentarvi lui e lei, queste persone sono ritratte in questa posa garbata nel tempo di una diversa primavera a Genova.
Era il 19 Maggio 1912 ed era domenica: è una fortunata e piacevole casualità aver trovato questa fotografia, posso così pubblicarla ancora il 19 Maggio, ancora di domenica.
Era dunque una stagione come questa, era una giornata festiva da trascorrere nella quiete delle alture genovesi: lo scatto è di Luigi C. Thanhoffer, titolare di Fotografia Righi, il suo studio era situato là dove si arriva con la celebre funicolare e dove si gode di un magnifico panorama.
Così se ne andarono lassù anche costoro: lui ostenta una posa sicura, sfoggia un bel paio di baffi, una paglietta, ha un abito di buon taglio, cravatta e panciotto.
La moda femminile forse imponeva bottoni grandi, si notano chiaramente sulla giacca e sulla gonna di lei, lei che indossa anche un capello a larghe falde per ripararsi dal sole cocente.
E sbocciavano i fiori, gli uccellini cantavano, si libravano attorno le colorate farfalle.
E l’erba aveva quel profumo fresco di rugiada e di vita che si rinnova nel tempo felice che ritorna ancora.
E dovevano accadere ancora molte vicende che noi ora conosciamo: il nostro passato era futuro ignoto per queste persone.
Immagino che lo abbiano atteso, forse con trepidazione e con speranza, come tutti noi facciamo con i giorni che ancora devono venire.
Oggi ci voltiamo indietro e osserviamo lui e lei.
In quell’altro tempo, così distante, a Genova.
Era il 19 Maggio 1912 ed era domenica.

La pioggia di maggio

La pioggia di maggio è la sorpresa che non ti aspetti: cade tumultuosa, rende l’aria fresca ma poi il sole glorioso è vincitore e lei le cede il suo posto.
La pioggia di maggio lascia a terra i suoi specchi incantati che riflettono le imprendibili magie della città.
È una bellezza ritrovata, dai contorni lievi ed evanescenti, puoi coglierla se il tuo sguardo curioso sa trovarla nell’acqua di certe umili pozzanghere.
E vedrai finestre, cielo azzurro e insolite prospettive urbane in Via di Vallechiara.

E l’insegna gialla dell’Ufficio Postale, vetri chiusi e profili tremuli.

È così meravigliosa la vita sottosopra con le strade al contrario, sono come sempre le hai vedute e al tempo stesso sono ad un’altra maniera.
Con quei pedoni che incedono calpestando il cielo, è qualcosa di straordinario, credetemi!
E così è Via Cairoli, nell’eleganza del suo curvarsi armonioso.

E fremono al sole le foglioline verdi su certi terrazzini.

La pioggia di maggio regala bellezza improvvisa e quasi miracolosa, si incontra con la luce radiosa e tutto pare splendere.
E là nella pozzanghera ammiri il cielo azzurro e le palme del Porto Antico.

E poi cade ancora qualche goccia e l’acqua si spande in fragili cerchi, in una musica lieve e imprevista, come la pioggia di maggio sulle strade di Genova.

 

9 Maggio 1915: sui prati di Cesino

È un giorno di primavera di un tempo distante, non è un periodo qualsiasi.
È il 9 Maggio 1915 e sono ore cruciali per tutta la nazione, questo tempo precede di poco l’entrata in guerra dell’Italia.
Pochi giorni prima, il 5 Maggio, a Quarto si è svolta l’inaugurazione del monumento ai Mille opera dello scultore Eugenio Baroni, protagonista della cerimonia è Gabriele D’Annunzio, le sue parole infiammano gli animi, il Vate sottolinea la necessità dell’Italia di prendere parte al conflitto.
E la vita continua, malgrado tutto.
Si cerca la quiete nella frescura della campagna in fiore, sui prati di Cesino.
Ed è il 9 Maggio 1915, è una luminosa domenica.
Per mia curiosità ho cercato sui quotidiani dell’epoca quali fossero le iniziative per quel giorno di festa e ho trovato su Il Lavoro del giorno 8 Maggio il programma di una maggiolata in montagna organizzata da un’Associazione Escursionistica.
Ecco qua la tabella di marcia: ritrovo alle 5.45 a Caricamento e partenza alla volta di Pontedecimo in tram, prosecuzione quindi alla volta di Mignanego, in programma ci sono vari divertimenti come la corsa nei sacchi e i balli campestri.
Il ritorno è previsto passando per Paveto, Cesino e ancora Pontedecimo.
Queste persone ritratte nella mia fotografia avranno preso parte alla piacevole escursione?
Non so dirvelo, eppure in quella domenica tutti loro si sono ritrovati sui prati di Cesino.
Si sfoggiano sorrisi garbati, con un ombrellino ci si ripara dal sole, si indossano abiti severi chiusi con file di bottoni.

È una gita di famiglia, si direbbe.
E intanto gli steli d’erba ondeggiano al vento, di mattina la chiara rugiada imperla i prati, sbocciano le pratoline e minuti fiorellini spuntano tra i prati.
Ronzano le api e le prime farfalle passano lievi di corolla in corolla.
E la vita continua, malgrado tutto.
E mancano appena pochi giorni a quella fatidica data: il 24 Maggio 1915 l’Italia entra in guerra.
A immortalare questa storica data sarà anche un celebre canto patriottico che inizia così: il Piave mormorava calmo e placido al passaggio dei primi fanti il 24 maggio.
E la vita continua, malgrado tutto.
E il 9 Maggio 1915, sui prati di Cesino, a 15 giorni da quella storica data, si cerca la bucolica pace campestre.
Con il cappello con i fiori, la camiciola leggera e il sorriso incerto ma tuttavia speranzoso di una madre che guarda al suo futuro.
Accanto a lei il marito e il figlio, è una famiglia unita in un tempo fragile.

È così imprevedibile la vita, ti sorprende in certi istanti e mentre li stai vivendo tu non sai neanche immaginare che saranno unici e memorabili, forse a segnarli e a renderli tali saranno anche gli eventi storici e i fatti che ancora devono accadere.
La vita continua, malgrado tutto.
E tu semplicemente vivi, nella maniera migliore che puoi, aspettando il tempo della gioia e della vera tranquillità.
Sui prati di primavera, come quel 9 Maggio 1915 a Cesino.