Carignano: a casa di Giuseppe Verdi

Giuseppe Verdi visse a Genova, in certi anni della sua vita, diversi sono i luoghi che ancora rammentano la sua presenza.
Così vi porterò in uno di questi posti, davanti ad una dimora che lo ospitò e dove il già celebre e stimato compositore giunse grazie ad un suo caro amico: l’ingegnere Giuseppe De Amicis, cugino del più famoso scrittore Edmondo e flautista dilettante.
Della loro profonda amicizia si legge ampiamente nel volume “Giuseppe Verdi – Le lettere genovesi” a cura di Roberto Iovine e Raffaella Ponte edito dall’Istituto Nazionale di Studi Verdiani di Parma nel 2013, da questo interessante libro sono tratte le notizie che trovate in questo articolo.
De Amicis era sempre disponibile per il Maestro, lo aiutava nelle piccole incombenze, si occupava per lui di certe commissioni ed era sempre pronto a risolvergli i problemi.
Verdi d’altra parte si rivolgeva a lui per sbrigare le più svariate faccende, ad esempio in una lettera del 1 Novembre 1881 il compositore riferisce che ci si sarebbe una questione da risolvere per Lorito, il pappagallo di famiglia:

“Mia moglie desidererebbe che la gabbia di sua eccellenza Lorito venisse ridipinta. … Dunque quando andate all’omnibus allungate un po’ la strada e dite allo spegazin della casa di colorire questa gabbia.”

E De Amicis, solerte, premuroso e affidabile, si assunse il compito richiesto.
Fu sempre l’attento amico a procurare a Verdi una lussuosa dimora: trovò per lui un appartamento a Palazzo Sauli, magnifica costruzione di proprietà della marchesa Pallavicino e sita in Via San Giacomo sul colle di Carignano, una zona elegante, verde e salubre.
Ed eccone uno scorcio in una cartolina della mia collezione dove si vede un tratto di Via Corsica.

Verdi si dimostrò entusiasta di questa sistemazione, quella zona all’epoca era chiaramente meno fitta di edifici e costruzioni e il nostro, sempre in una sua missiva, disse che si trovava d’incanto in quel palazzo: gli piacevano l’appartamento e la vista, aggiunse che contava di viverci per 50 inverni.
Era la primavera del 1867, poco dopo il Consiglio Comunale di Genova concesse a Verdi la cittadinanza onoraria della città.
Inoltre, in quella dimora in Carignano, Verdi aveva il vantaggio di avere come vicino di casa un caro amico: il direttore d’orchestra Angelo Mariani che abitava nella zona delle mezzerie mentre Verdi aveva affittato il piano nobile.

Immagine tratta dalla rivista L’Illustrazione Popolare del 13 Gennaio 1884
(copia di mia proprietà)

Il passato, a volte si sovrappone al presente.
O forse resta, a tratti offuscato e a tratti più chiaro, forse ci sembra di poterlo ancora intuire nell’eleganza di un’antica costruzione, nella bellezza di uno stile che ancora incontra il nostro gusto.

E così accade, camminando in questo bel quartiere genovese.
Prima di giungere in Carignano Verdi era solito soggiornare al celebre Hotel Croce di Malta, a Palazzo Sauli rimase fino al 1874, in seguito si trasferì nel fastoso Palazzo del Principe Doria.

La scelta di vivere a Genova pare fosse legata al genuino desiderio di sfuggire alla mondanità milanese e tuttavia, come si legge nel già citato volume, sembra che Verdi non amasse troppo il vento che sferza il colle di Carignano e che questo sia stato uno dei motivi del suo successivo trasloco.

Camminando nel presente restano, a volte, le tracce di un magnifico passato.
E là, nella nostra Via Corsica, si incede quasi a ritmo di musica, sulle note composte da un celebre italiano che certo merita di essere ricordato: in un tempo lontano qui visse Giuseppe Verdi.

Sulla rotonda di Via Corsica

Compiamo insieme un nuovo viaggio a ritroso nel tempo e grazie a una suggestiva cartolina del passato ci ritroviamo nell’elegante quartiere di Carignano, sulla rotonda di Via Corsica.
Era un tempo diverso e quanto mai sorprendente ai nostri occhi, sfogliando la mia Guida Pagano del 1926 ho scoperto che in Via Corsica c’era una serie innumerevole di negozi.
C’era la macelleria del Signor Dante e la bottiglieria della Signora Luigia, c’erano una drogheria, una salumeria, un calzolaio, un ottonaio e un fruttivendolo ma soprattutto vorrei aver veduto il glorioso Caffè Goffredo Mameli, chissà che posto speciale!
Quel tempo scorreva davvero a una diversa velocità: era più difficile, certo, era anche molto più lento e seguiva il ritmo cadenzato del passo dei cavalli.
Si viaggia seduti in carrozza, con gli ombrelli chiari e le pagliette per ripararsi dal sole.
Sulla rotonda di Carignano, in un’epoca distante.

Sulla sinistra già si nota il magnifico edificio al termine di Via Corsica che così sovrasta il mare e la rotonda di Carignano.

E già all’epoca della cartolina le belle figure sulla facciata posavano i loro sguardi benevoli sui passanti.

Gli alberi non erano ancora così alti in quella via dove è davvero bello passeggiare: per me Via Corsica è la strada più “parigina” di Genova, mi si passi la definizione, la trovo molto piacevole con la sua ampiezza, le sue case eleganti e le sue panchine dove fermarsi a riposare.

Nella cartolina del passato avrete certamente notato un’aiuola con una grande palma al centro.
Al termine di Via Corsica, da ottobre del 2018, all’incirca in quel punto, c’è il monumento dedicato a Raffaele De Ferrari Duca di Galliera, come già ebbi modo di scrivere in passato la statua un tempo si trovava nella zona della Stazione Marittima.

La foto che segue fu scattata da me nel 2017 prima che la magnifica scultura di Monteverde fosse posizionata nella sua attuale collocazione.

Il tempo vola e fugge via, a volte non si capisce nemmeno come accada.
Eppure in certi posti lo spirito del luogo ancora resta, vibrante e vivo.
Basta osservare bene e provare a sentire quei rumori per noi insoliti, le ruote e lo scalpiccio dei cavalli, una musica che piano si affievolisce mentre la carrozza si allontana verso un tempo che non abbiamo conosciuto.

Al Duca di Galliera, cittadino insigne

È tornata davanti agli sguardi dei genovesi l’opera magnifica eretta a gloria e memoria di Raffaele Luigi De Ferrari, Duca di Galliera e Principe di Lucedio, illustre genovese e benefattore della sua città.
Il monumento bronzeo è frutto del talento di Giulio Monteverde e venne posto nella zona antistante la Stazione Marittima il 12 Aprile 1896, qui trovate un mio articolo ad esso dedicato con le due differenti collocazioni che l’opera ebbe nel passato.

Dopo un accurato restauro ecco di nuovo risplendere il capolavoro di Monteverde ora posizionato in fondo a Via Corsica nel quartiere di Carignano, ancora di fronte al mare.

Monumento al Duca di Galliera (1a)

Il gruppo scultoreo è composto da tre figure mirabili per grazia ed armonia.
Benevolo e gentile è lo sguardo di lei: la Munificenza, dote che contraddistinse la figura di Raffaele De Ferrari per tutto il corso della sua vita.

Monumento al Duca di Galliera (2)

E accanto tiene il suo genio alato che le ispira bontà e generosità, costui ha le fattezze di vivace giovinetto dallo sguardo gioioso ed attento.

Monumento al Duca di Galliera (3)

Ai piedi della Munificenza siede pensoso e riflessivo Mercurio, il dio che rappresenta il Commercio, arte nella quale il nostro generoso concittadino eccelse in maniera superba.

Monumento al Duca di Galliera (4)

E sul monumento dedicato a De Ferrari è posto un medaglione con il suo profilo.

Monumento al Duca di Galliera (5)

Al Duca di Galliera, cittadino insigne, così si legge sul basamento che regge la statua: tra i molti meriti di Raffaele De Ferrari c’è anche l’aver donato i 20 milioni necessari all’ampliamento del porto di Genova.

Monumento al Duca di Galliera (6)

Glorioso si staglia il monumento nella sua perfetta armonia.

Monumento al Duca di Galliera (7)

Le tre allegorie condividono questo spazio in una comunione di intenti che aiuta, consola e solleva.

Monumento al Duca di Galliera (8)

Le tre figure sono poi citate nella seconda iscrizione, come la precedente anche questa fu scritta da Anton Giulio Barrili.
Con l’enfasi tipica dell’epoca il patriota e scrittore nomina così il patrio commercio, la vasta munificenza e il genio felice.
Non manca sul basamento lo stemma della città che si onora di essere patria di un così grande personaggio.

Monumento al Duca di Galliera (9)

E chi non sapesse quali siano i meriti del Duca di Galliera e quanto munifico sia egli stato nei confronti della sua città si rechi nella piazza centrale di Genova che ora porta il suo nome e varchi la soglia del palazzo appartenuto a Raffaele Del Ferrari e a sua moglie Maria Brignole Sale, l’edificio è ora sede di una banca.

Palazzo De Ferrari Galliera (1)

E nell’atrio campeggia un marmo sul quale si possono leggere i motivi per cui i genovesi debbano eterna gratitudine ai Duchi di Galliera.

Palazzo De Ferrari Galliera (2)

Per celebrare tanta generosità il talento di Monteverde lasciò alla città questo monumento, egli è anche autore della scultura dedicata a Maria Brignole Sale, moglie di Raffaele, qui potete ammirarne alcuni dettagli.

Monumento al Duca di Galliera (10)

In un giorno dello scorso novembre per un caso fortunato ho potuto assistere alla sistemazione di alcuni pregiati pezzi del monumento al Duca di Galliera, ho visto salire tra cielo e nuvole il caduceo di Mercurio e l’ala del Genio che sono stati poi sistemati nella loro originale collocazione.

Monumento al Duca di Galliera (11)

Monumento al Duca di Galliera (12)

Svetta l’opera grandiosa eretta in onore di un genovese che si distinse per i suoi meriti e per la sua generosità.

Monumento al Duca di Galliera (13)

Per la sua gloria sorride lieto il genio fanciullo capace di ispirare buone opere.

Monumento al Duca di Galliera (14)

E pare quasi avere il respiro della vita la leggiadra Munificenza dai tratti perfetti.

Monumento al Duca di Galliera (15)

E resta, assiso ai piedi di lei, Mercurio, il dio del Commercio, giovane vigoroso e fiero che tiene sul capo il suo elmo alato.

Monumento al Duca di Galliera (16)

Questa è l’opera magnifica che è ritornata sotto il cielo blu della Superba: fu eretta in onore del Duca di Galliera, cittadino insigne di Genova.

Monumento al Duca di Galliera (17)

Il monumento al Duca di Galliera

Verso di lui Genova ha un grande debito: Raffaele Luigi De Ferrari, Duca di Galliera e Principe di Lucedio, si distinse per la sua generosità verso la sua città natale.
Il munifico nobiluomo donò alla Superba i 20 milioni necessari all’ampliamento del porto, la sua altrettanto prodiga consorte Maria Brignole Sale regalò i suoi palazzi e le sue ricchezze alla città.
Raffaele De Ferrari, banchiere e abile uomo d’affari, lasciò le cose del mondo nel 1876 e tempo dopo la sua città volle dedicargli un monumento che venne collocato in Piazza del Principe.
Ed ecco i genovesi a passeggio nei pressi del monumento in un tempo lontano: qualcuno si regge alla ringhiera, un signore se ne sta pigramente seduto sulla panchina.

Sullo sfondo di questa immagine si nota ancora l’antica statua del Gigante opera di Marcello Sparzo demolita nel 1939, era stata realizzata per Giovanni Andrea Doria nel 1586 ed egli ai suoi piedi aveva fatto porre la sepoltura del Gran Roldano, il suo amatissimo cane.
In primo piano si ammira l’armonioso monumento dedicato al Duca di Galliera: opera di Giulio Monteverde il gruppo scultoreo è composto da più figure allegoriche.
Come scrive Resasco, al centro si trova la Munificenza che tiene accanto il suo genio alato, la terza figura rappresenta l’arte eccelsa del Commercio.

Un capolavoro grandioso per una persona eccezionale, un’opera che fu parte del panorama cittadino per diverse generazioni di genovesi.
E forse era una piacevole abitudine andare a sedersì là, su quelle panchine, ecco ancora un’altra cartolina che mostra un frammento di tempi distanti.
Il Gigante non c’è già più, sullo sfondo si staglia la prospettiva del Grand Hotel Miramare.

E veniamo ad altre immagini più belle ed emozionanti per me in quanto provengono dall’album dei ricordi di persone sconosciute che hanno attraversato le strade di questa città.
Lui è un gentiluomo con una bella barba bianca, una giacca di buon taglio e un’elegante bombetta.
Se ne sta in posa, con le mani sui fianchi e dietro di lui svetta quel monumento che ai giorni nostri non possiamo più trovare in quel luogo.
Sulla sinistra si intravede appena il contorno della nicchia che ospitava il Gigante.

E poi trascorsero ancora gli anni e venne un altro tempo ma i genovesi non persero la gradevole usanza di frequentare quei giardini, in questa immagine mi sembra di scorgere anche un marinaio seduto sulla panchina.

Questo dettaglio è parte di una fotografia che ritrae una giovane donna sorridente.
Perdonate la divagazione, trovo splendida la sua pettinatura e le sue scarpe sono ancora alla moda, questa signorina aveva un certo stile.
Eccola in posa nelle vicinanze del monumento dedicato al grande genovese.

L’opera di Giulio Monteverde venne in seguito spostata a breve distanza e poi rimossa sul finire degli anni ‘80 a causa dei lavori per la metropolitana, il monumento dedicato a colui che diede lustro e ricchezza alla sua città è rimasto per molti anni in un magazzino e purtroppo ha subito anche dei vandalismi.
Il pregevole lavoro di Monteverde è tuttavia stato accuratamente restaurato e tornerà presto sotto gli sguardi dei genovesi.
Non verrà più collocato nel sito originario e di questo mi dispiaccio perché io credo fermamente che bisognerebbe restare fedeli alla propria storia.
La destinazione prescelta è il quartiere di Carignano, l’opera verrà posizionata in fondo a Via Corsica e in certo senso c’è un risvolto positivo: il monumento al Duca di Galliera sarà non tanto lontano dalla statua dedicata a sua moglie Maria Brignole Sale, anche quell’opera è frutto del talento di Giulio Monteverde.
Noi genovesi attendiamo che quel capolavoro finalmente torni tra noi, fu eretto in onore di un nostro concittadino che amava la sua città.

Tramonto di ottobre

Quando il cielo arrossisce dietro la basilica di Carignano e spiccano scuri i contorni degli edifici persino le linee delle impalcature paiono avere una loro poetica armonia.

Quando il cielo si accende così allora bisogna andare a guardare il mare dalla rotonda che si affaccia sul blu, in fondo a Via Corsica.

E sono nuvole, geometrie di porto, traghetti che si riposano dopo lunghi viaggi.

E luci brillanti e navi che rientrano nella Superba riportando a casa turisti felici.

E una magnifica quiete all’orizzonte.

Lo sfavillio di una sera d’autunno.

E il porto accogliente, questa è Genova con le sue luci, così la vedrete, al tramonto, dalla rotonda di Carignano.

 

I mugugni per il monumento a Nino Bixio

Correva l’anno 1890 e a Genova ci si apprestava a celebrare un importante figlio di questa città: il Generale Nino Bixio, protagonista dell’Impresa dei Mille accanto a Garibaldi.
Immaginate il fermento delle grandi occasioni, per rendere onore alla grandezza di questo personaggio si inaugura in sua memoria il monumento a lui dedicato, la statua viene posta in Via Corsica nel quartiere dove abitava il patriota.
Accorre una folla di genovesi, tutti sono curiosi e tutti vogliono vedere il grande Bixio immortalato nel bronzo dall’artista Enrico Pazzi.
C’è grande emozione, la gente si accalca nell’elegante Via Corsica, la strada è adornata con il giusto fasto per rendere omaggio al celebre condottiero.
Ci sono le autorità e i rappresentanti dei vari corpi militari sono pronti alla sfilata, non mancano gli scolaretti delle scuole elementari.
Tutto è pronto, la figura di Bixio sta per essere svelata ai suoi trepidanti concittadini, nel momento cruciale la banda suona una musica solenne, viene calato il telo che copre la statua e un mugugnante brusio si diffonde tra la folla.
E chi è quello sul piedistallo? Bixio? Ma non scherziamo, non gli assomiglia per niente!
E giù mugugni a non finire!

Cartolina appartenente alla Collezione di Eugenio Terzo

Leggendo le cronache dell’epoca mi sono imbattuta in questo singolare aneddoto, il monumento a Bixio causò discussioni su discussioni.
E insomma, tutti avevano da ridire sulla statua, si mugugnava che quel tale ritto sul basamento non fosse nemmeno vagamente somigliante al grande Nino, i quotidiani cittadini furono piuttosto taglienti, un giornalista del Secolo XIX definì la statua “un reato artistico”, il solito Amedeo Pescio scrisse invece che era “un’opera infelice”.
Effettivamente non saprei dar loro torto, ecco, qui potete osservare l’opera di Pazzi nel dettaglio di questa bella cartolina di Eugenio Terzo.

Tanto per gradire il giorno dell’inaugurazione fu pure funestato dalla pioggia e quindi certe iniziative che erano previste furono rimandate, fu proprio una giornata storta!
E poi il tempo trascorse, passarono gli anni, durante la II Guerra Mondiale la tanto esecrata statua venne colpita e distrutta dalle bombe cadute su Genova.
Così La Superba disse addio a quello sgradito monumento, al suo posto ne venne eretto un altro ben più apprezzato.

Si tratta di un’opera dello scultore Guido Galletti e qui venne posta negli anni ‘50, il monumento osserva la via che termina alle spalle della Basilica di Carignano.

Si tratta proprio della strada dedicata a lui, indiscusso protagonista del nostro Risorgimento.

Coraggioso e indomito, Bixio è ritratto in una posa che esalta la sua figura eroica ed intraprendente.

Celebrato nella giusta maniera nella sua città.

Tra le case eleganti di questo bel quartiere.

Nino Bixio morì lontano dalla sua patria, sull’isola di Sumatra, riposa nel Pantheon di Staglieno insieme a tutti coloro che in modi diversi diedero lustro a questa città.
Nell’Impresa dei Mille c’era Bixio al comando del Lombardo, il nostro era un vero uomo di mare e direi che la statua è apprezzata anche da coloro che il salmastro lo respirano ogni giorno.

Storie di onde, avventure, gabbiani che si librano in volo e poi si posano, storie di spiriti inquieti.

Memoria di Nino Bixio, eroico figlio di Genova.

Mugugni di dicembre dai giornali del passato

Dicembre, tempo di feste e di gioia, non per questo ci si esime dal mugugnare, d’altra parte c’è sempre qualche buona ragione per lamentarsi, i cittadini sopportano con pazienza ma quando possono si fanno sentire.
Ad esempio quelli di Via Corsica non sono affatto contenti, più di uno protesta con vivacità, possibile che nessuno abbia notato come sono ridotti gli alberi?
Versano in pessime condizioni, che peccato!
E dire che sarebbe una delle vie più eleganti della città ma gli alberi sono vecchi, secchi e malandati, bisognerebbe sostituirli.

via-corsica

Cartolina appartenente alla Collezione di Eugenio Terzo 

In Vico Chiuso Caffa non va meglio e lì il problema è l’illuminazione, quelli che ci abitano fanno notare piccati che le tasse le pagano pure loro, avranno ben diritto di uscire di sera senza brancolare nel buio!
In Piazza Savonarola invece un signore sconcertato segnala che ci sono dei ragazzi che usano le aiuole come un campo sportivo con conseguenti danni alle piante e al verde pubblico.
Il poveretto ha tentato di rimbrottare quella marmaglia, non vi dico le rispostacce che ha ricevuto!
Non parliamo degli schiamazzi notturni, si levano mugugni da ogni parte della città, c’è gente che litiga e urla nel cuore della notte, in Via del Piano si domanda il solerte intervento dei vigili.
Non è immune neanche la zona di Piazza Pammatone, tra l’altro lì c’è l’ospedale e i ricoverati avrebbero bisogno di pace e tranquillità, invece sotto le finestre dei degenti succede di tutto!

Piazza Pammatone

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

C’è poi la questione dell’organetto, ne avete per caso sentito parlare?
Dunque, accade in Salita della Crocetta, c’è un signore che abita là e racconta ciò che affligge gli abitanti del luogo: c’è un tizio che suona di continuo lo stramaledetto organetto e così disturba tutto il vicinato!
Un altro abitante, il signor Pietro, invece minimizza: non è vero che il suonatore di organetto dà fastidio a tutti, a mugugnare è una persona sola e chissà perché, gli altri non hanno niente da dire.
Come no? Non scherziamo!
Altri abitanti di Salita della Crocetta hanno preso carta e penna e hanno scritto una bella lettera, l’hanno firmata proprio tutti!
Ora perché il signor Pietro si permette di parlare a nome degli altri?
Non solo si suona l’organetto in Salita della Crocetta, in certe sere la tirano avanti con canti e balli e di dormire non se ne parla.
Si può andare avanti così?
Da Prato si lamentano degli orari del tram, soprattutto di sera è un disastro, si finisce per aspettare anche mezz’ora!

Il biglietto del tram

Un vecchio biglietto del tram che ho trovato in un libro di casa

Da San Martino invece si leva la voce dolente di un altro genovese, egli domanda che si renda ai cittadini un servizio a loro dovuto: il tram oltre il Ponte di Apparizione.
E del resto lo userebbero certi operai ora costretti a scarpinare fino alle loro umili abitazioni, il tram non sarà mica riservato solo ai ricchi di certi quartieri, no?
Colui che scrisse questa lettera si firmò così: tuo assiduo e costante lettore (non dal barbiere).
Come dire, io il giornale lo compro tutti i giorni!
Musicanti molesti, schiamazzi notturni, problemi con i mezzi pubblici.
Ecco lì!
Tutto ciò che avete letto è tratto dalle lettere al direttore inviate alla redazione del quotidiano Il Lavoro in un tempo molto lontano: questi sono i mugugni del mese di dicembre del 1913.
Il tempo passa eppure a volte non sembra, non pare anche a voi?
Saluti da Zena!

Genova