Dino e Luisa

Loro sono due fratellini e si chiamano Dino e Luisa.
Il piccolo Dino mai si sarebbe aspettato di ritrovarsi in sella a un prode destriero e invece eccolo là, tutto fiero mentre tra le ditina stringe saldamente le redini.
Ha sul visetto quell’espressione un po’ intimorita ed esitante, non è cosa di tutti i giorni andare a cavallo.
E poi porta un grande fiocco e i capelli con la riga da una parte, secondo me Dino è anche un po’ timido e forse a volte diventa rosso.
E poi ha nel cuore un entusiasmo incontenibile per la vita e per le nuove scoperte, il piccolo Dino è un bambino felice.

Vicino a lui, ritta in piedi e tutta compresa nel suo ruolo c’è la sorellina Luisa, una bimbetta tenera e deliziosa.
Luisa con il colletto di pizzo più grande di lei e con la manina posata sul cavallino.
Luisa con un fiocchetto bianco fra i capelli, le labbra a cuoricino e ricciolini ribelli.

E con gli stivaletti, la gonnellina a pieghe e tutta la vita davanti.

I due fratellini furono ritratti dal bravo fotografo Erminio Zanollo, l’immagine di loro due è intrisa di dolcezza e suscita autentica tenerezza.
Li ho incontrati per caso e ho pensato che fosse giusto custodire la loro fotografia.
Dino e Luisa, nel tempo lontano dell’infanzia.

Guido Gozzano: il mare d’innanzi

È un giorno di dicembre del 1907 e a Genova si trova un giovane poeta angustiato dalla cattiva salute.
Guido Gozzano ha appena 24 anni e soggiorna nella Superba dove cerca ristoro per i suoi polmoni malandati, di quelle sue ore genovesi ho già avuto modo di raccontarvi in questo post.
L’inquieto poeta dalla penna sagace e nostalgica scrive alcune sue impressioni alla scrittrice e poetessa Amalia Guglielminetti, le parole che leggerete sono tratte da una sua missiva inclusa nel volume “Lettere d’amore” di Guido Gozzano e Amalia Guglielminetti edito da Alter Ego.
E così troviamo Guido che a lei parla di sé e così le scrive da San Giuliano d’Albaro:

“Povera amica, ho il mare d’innanzi e Voi non ci siete più! Che cosa strana! Si saluta una creatura, si sale in treno, si va, si va, si discende, ci si guarda intorno: e la creatura non c’è più! … E ho riveduto il mare, il mare che sa consolare di tante cose, anche di questo nostro cattivo ultimo giorno… Ritornando qui, nel luogo stesso dove avevo ricevuto le vostre prime lettere, il mio spirito si è ricongiunto al tempo nel quale ancora Voi eravate per me “Amalia Guglielminetti”.”

Il mare è taumaturgico, miracoloso, vitale, nella sua potenza Guido pare ritrovare la sua stessa energia e l’afflato della sua esistenza.
E trova anche le parole per descrivere quella forza e le sue sono parole perfette ed evocative:

“Il mare è pur sempre il grande purificatore: io mi sento l’anima leggera e monda, nata da ieri! C’è un tepore, una gaiezza nell’aria! Tutto l’orizzonte che traspare dalla mia finestra non è che l’armonia di due fasce azzurre: una più cupa: il mare; una più chiara: il cielo…”

Ed il dono del conforto e di una sorta di equilibrio e Guido vi si aggrappa con sincera speranza sebbene la situazione nella quale si trova non sia proprio delle più confortevoli.
Scrive infatti ad Amalia che ancora gli manca la scrivania, la camera è squallida e ci sono tutti i bagagli in giro, anche il suo aspetto non è dei migliori, sostiene di essere spettinato e barbuto.
E nell’elencare tutte queste sfortunate circostanze Guido scrive più di una volta una frase:

“Ma c’è il mare fuori!”

E poi ci sono le piccole incombenze quotidiane come procurarsi l’acqua bollente per le inalazioni, riordinare i cassetti, farsi il caffè e tante altre piccole seccature.

“Ma c’è il mare fuori: e (sic) sono felice!”

E poi ci sono le parole per Amalia e per il loro tormentato legame.
I baci, i ricordi, gli addii, il sangue che pulsa nelle vene, le distanze, il mistero dei sentimenti e l’incapacità di comprendere persino se stessi.
E Amalia è lontana e anche Torino lontana.

“E quest’oggi ho il mare d’innanzi! Sono libero e sono felice. V’ho scritto giorni fa che in questa pace l’immagine vostra sarebbe risorta nella mia memoria.”

E l’aria salmastra si lascia respirare, intrisa di freschezza tumultuosa e il mare diviene per Guido presenza assoluta e imperiosa, il mare fa sentire a Guido tutte le tonalità delle sua voce, si svela con un volto ancora diverso e sa turbare, far riflettere ed emozionare, ancora.
In un giorno di dicembre del 1907, a Genova.

“Vado a vedere il mare prima di salutarvi. Il mare è furibondo: s’accartoccia sotto la mia finestra ribollendo con voce sorda… Non m’ha salutato e non mi lascia di salutarvi. Io penso, guardandolo ed ascoltandolo, a un giudice iroso che ci ammonisca entrambi. È così!”

Un antico portale in Vico Superiore del Ferro

È un antico edificio nei nostri caruggi e il suo portale ha colpito la mia attenzione per una ragione particolare.
È un antico edificio e si trova in Vico Superiore del Ferro.

E se alzate lo sguardo ammirerete i dettagli dei decori di questo vetusto portale.

C’è uno stemma abraso e sopra di esso due angeli reggono una ghirlanda che racchiude il trigramma di Cristo.

E poi, come spesso accade, a guardia di questo portone troverete alcuni antichi e saggi custodi, ecco così un profilo austero.

E poi questa grazia gentile.

In questa pietra antica sono anche scolpite splendide conchiglie.

In tutta questa armoniosa bellezza a colpire la mia attenzione, come vi dicevo, è stato un particolare dettaglio: l’altezza di questo portale, veramente degna di nota e di attenzione, a memoria non ricordo di averne veduto uno simile nei nostri caruggi.

Così, quando vi trovate da quelle parti, date uno sguardo a questo portale in questa prospettiva della città vecchia.

E alzate anche voi gli occhi verso questa antica bellezza.

Sorelle nei caruggi

Erano in due, le ho incontrate durante la mia passeggiata mattutina nei caruggi.
Dapprima in Sottoripa, sotto i portici.
E poi, incedendo tra la folla cittadina, hanno svoltato verso Via al Ponte Calvi.
E nella tiepida luce settembrina il loro abito candido spiccava tra le tinte calde dei caruggi.
E portavano queste pesanti sacche: una l’aveva di tutti i colori e l’altra l’aveva invece bianca e nera.
E portavano poi gentilezze, parole buone, preghiere, gesti cortesi e altruisti e come sempre camminavano svelte e sicure.
Sono sempre grata quando mi capita di incontrare in giro persone speciali come loro: sorelle nei caruggi di Genova.

Ricordi felici

Sono ricordi felici del tempo d’infanzia.
La memoria segue il ritmo dell’onda e il suo suono e si ritorna ancora alla stagione spensierata della vita e tu sei lì, in posa per qualche istante mentre il vento ti scompiglia i capelli e il sole illumina il tuo sorriso.
Un legame, un sodalizio, un affetto destinato a durare.
A quell’età si costruiscono proprio quei ricordi semplici felici ai quali si ripensa poi da adulti: una corsa a perdifiato, l’emozione di un tuffo tra le onde, una confidenza segreta.
Sulla spiaggia, con complicità.

In equilibrio sulla giovinezza e sui salvagenti, in attesa di diventare grandi e di rammentare i tempi di un’estate colma di di scoperte e di nuove esperienze.
La fotografia risale a un giorno di maggio del 1917, erano tempi difficili e certamente molto complicati.
E loro erano là, sulla spiaggia, davanti alle cabine a intessere le trame delle loro vite acerbe e a costruire ricordi felici.

La Madonna di Vico Squarciafico

È una semplice e graziosa edicola in Vico Squarciafico, un antico caruggio nei pressi di Vico dei Ragazzi e dedicato ad una nobile famiglia genovese.
In questa nicchia è collocata una statua della Madonna.

Questi caruggi antichi e angusti racchiudono ancora queste lontane devozioni: l’edicola è collocata proprio là, tra il portoncino e la finestrella, in questo vicoletto chiuso da un cancello.

Sotto questa magnifica prospettiva della città antica.

In un silente angolo di Genova così custodito.

Là, nella nicchia turchese come il cielo, è posta la bella Madonna che così protegge Vico Squarciafico e i suoi abitanti.

Tre sfumature di Genova

Sono tre sfumature di Genova e di settembre e le ho vedute ieri, dal mio terrazzo.
Sono tre sfumature di Genova e la prima è un tono delicato di celeste sfiorato dal sole che così dona al mare accenti di madreperla.

All’ora del tramonto, si è aggiunta una perfetta nota di rosa, tenue e romantica.

E poi una dopo l’altra si sono accese le luci del porto e tutto luccicava d’argento in una dolce sera di Genova così radiosa nelle sue incantevoli sfumature.

In partenza

E così è giunto il tempo di partire, domani si torna a Genova e si saluta la campagna.
E ieri mattina, per la mia felicità, ho ricevuto il gradito saluto delle creature del bosco.

L’incontro con queste dolcezze è sempre emozionante, questi sguardi sono meraviglia vera.

E cantano la grandezza del creato anche quegli uccellini che nei giorni d’estate volano attorno alla mia casa: quando apro la finestra della cucina li vedo arrivare in picchiata e poi virare all’improvviso nell’azzurro estivo.
Anche gli uccellini da qualche giorno non sono più qui, forse anche per loro è arrivato il tempo di partire.

Ed è arrivato il tempo di salutare i boschi e i loro abitanti, i magnifici daini.
Il primo a svelarsi è stato il piccoletto, ho scoperto che i cuccioli sembrano non avere paura, sarà la loro fiduciosa ingenuità.

E poi il piccolino si è voltato indietro, evidentemente non era solo.

Infatti a breve distanza c’era la sua mamma che lo ha subito raggiunto.

E tutto attorno i loro alberi nei quali rifugiarsi, protetti dai rami ricchi di foglie.

Buona vita, cari piccoli amici, grazie del vostro dolce saluto.

Ciao mia bella Fontanigorda, qui rimane sempre una parte del mio cuore, grazie della gioia e di tutte le bellezze dell’estate.

Verde di settembre a Fontanigorda

Il verde di settembre è ancora chiaro, luminoso e brillante.
Il verde è il tono della serenità e della quiete, osservare i prati e i boschi dona un senso di pace e di autentica pienezza.

E il cielo è terso e le giornate ancora calde in questo scorcio di fine estate.

La strada si snoda tra il fitto degli alberi.

E così prosegue, curva dopo curva, nel tempo di settembre le ombre lambiscono gentili questo verde e la luce declina più rapida.

Il verde sa essere anche così intenso, vivo, misterioso e a volte superbe nuvole sovrastano questi monti.

In un silenzio nel quale la vita freme, sussurra o scalpita, in una quiete perfetta e colma di di tanta bellezza.

Mentre l’aria tiepida spira lieve tra le foglie.

Nel verde di settembre, sotto il cielo chiaro di Fontanigorda.

Uccellini di campagna

Sono uccellini di campagna, passerotti intrepidi che planano tra gli alberi da frutta e atterrano negli orti per trovare qualcosa da mettere nel becco.

E si alzano e volano e poi si posano ancora e restano lì a guardarsi intorno.

E poi uno di questi piccoli adorabili pennuti si è dimostrato particolarmente socievole.

E mi guardava un po’ così, con questa curiosa espressione interrogativa.

Sono uccellini di campagna, sono uccellini di Fontanigorda e se ne vanno a bere alla fontana come piace fare anche ai bambini che passano le vacanze in questo amato paesino.

E in un caldo pomeriggio di fine estate gli uccellini di campagna era là, posati sui rami, uno vicino all’altro, nell’aria tiepida del tempo di settembre.