La seggiolina con le frange del fotografo Giulio Rossi

La seggiolina con le frange e la seduta di velluto era uno degli arredi del fotografo Giulio Rossi, ho imparato nel tempo ad osservare con attenzione i dettagli e a ritrovare oggetti e mobili presenti in diversi ritratti del medesimo fotografo.
Come già ebbi modo di scrivere in passato, gli accessori e i complementi di arredo passavano poi da un fotografo all’altro e questa consuetudine è ben descritta e documentata nel prezioso volume Vivere di immagini curato dagli studiosi Elisabetta Papone e Sergio Rebora.
Il fotografo Giulio Rossi, dunque, teneva nel suo studio questa seggiolina che era chiaramente destinata ai più piccini, mi sono domandata tra me e me se la scelta dello scenario fosse una questione complicata o se i genitori si affidassero fiduciosi all’intuito del fotografo.
Sulla seggiolina si stava così, con piedini incrociati e un cappellino in testa.

E con questo sorriso inaspettato e una sorta di incertezza, mentre la manina si aggrappa allo schienale.

In un giorno diverso, nel fluire del tempo, sulla seggiolina con le frange trovò posto anche una dolce bambinetta con l’abitino leggero, le calze scure e gli stivaletti.

E con questo visetto da bambolina di porcellana, gli occhi grandi e celesti e gli orecchini piccini e luccicanti.

Quante persone passarono nello studio di questo fotografo!
Famiglie intere, giovani madri con la prole al seguito, compiti gentiluomini e seri militari in divisa, Giulio Rossi vide tutta questa Genova e lasciò traccia di quel popolo e di quella città nelle sue belle fotografie che sono la testimonianza vera di un’epoca.
Alla seggiolina con le frange si appoggiò anche un piccolo marinaretto, è un soldo di cacio di pochi anni ma pare avere una compita consapevolezza dell’importanza del momento.

E così a noi è giunto il suo visino dai tratti regolari e raffinati.

Queste fotografie, come sempre, fanno parte della mia piccola raccolta.
A metterle vicine ho immaginato un vivace andirivieni di bambini diligenti e forse annoiati condotti dai genitori nello studio di Giulio Rossi per essere ritratti nel tempo della loro infanzia.
Ci giunsero anche loro due con gli abitini con i pizzi e i fiocchi, la sorellina grande tiene un ombrellino in una mano.
Si misero in posa e una rimase in piede mentre l’altra si accomodò sulla seggiolina con le frange.

Con le loro speranze segrete e gli occhi innocenti spalancati sul futuro.
Nello Studio di Giulio Rossi, con tutta la vita davanti.

Una bella gita

E venne il tempo di una bella gita, sotto il cielo limpido e lungo i sentieri che si inerpicavano tortuosi.
E durante il percorso venne anche il tempo di scattare la foto ricordo di quel giorno.
Il cappello per ripararsi dal sole, la giacca con i bottoni tondi, lo stile sempre garbato e certi sguardi timidi.

Ed è un tempo felice che scorre sereno e lo si accoglie così, con piglio sicuro e con una certa naturale fierezza.

E c’è una fraterna complicità tra tutti coloro che prendono parte a questa avventurosa escursione, sono persone unite da legami di parentela o di amicizia, sentimenti forti che sanno rendere speciali gli instanti della vita.
E così, insieme, si costruisce un ricordo che nel futuro sarà come solida roccia alla quale aggrapparsi.

Così, con ingenua spontaneità.
Con la giacchetta chiara, il cravattino, il cappello sotto il braccio e tutta la vita davanti.
Che avventura sa essere la vita, che meraviglia è diventare grandi insieme!

Accanto a coloro che ti indicano la strada e il sentiero da seguire.
Ed è così che ogni nuovo giorno può essere come una bella gita, ricco di emozioni ed indimenticabile.

Era un tempo sereno, condiviso con gli affetti più cari.
E il sole brillava alto nel cielo, si camminava, si chiacchierava, con quelle gonne lunghe non doveva essere proprio semplice inerpicarsi lungo certi impervi percorsi.
E si sorrideva, tra le rocce e l’erba verde, nell’istante perfetto di una giornata da ricordare.

La Domenica delle Palme

E venne la Domenica delle Palme.
In questo giorno si celebra l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, ad accoglierlo fu una folla festante che agitava rami di palma e così questa festività viene celebrata con le palmette e con i rami d’ulivo che vengono benedetti in occasione di questa solennità religiosa.
E in un tempo lontano di Genova erano certe infaticabili donne ad intrecciare le palme: le loro dita si muovevano rapide e nodose, cariche di una sapienza antica e di instancabile dedizione.
In un giorno distante, in Piazza Nuova, così era denominata nel passato la nostra Piazza Matteotti.
E c’erano loro: due donne, davanti a Palazzo Ducale.
Ed ecco l’ulivo della Liguria che cresce sotto il sole radioso e sulle fasce coltivate e curate dal lavoro dell’uomo, in quei luoghi di Riviera sospesi tra terra e mare.
Due donne, hanno i capelli bianchi e i visi solcati da rughe, sono abbastanza in là negli anni eppure non trovano riposo, si affaccendano indefesse e senza sosta.
E ascoltano le voci di quella Genova antica che vive attorno a loro e della quale fanno parte, testimoni di un tempo destinato a svanire e a rimanere memoria rimpianta e lontana.
Ho trovato questa fotografia in uno di quei mercatini dove il passato ancora rimane sotto i nostri sguardi per svelarsi ancora e ancora ad occhi desiderosi di scoprire e di ritornare a quelle epoche mai vissute.
Così ho portato qui le due donne con il loro ulivo e le loro palme così sapientemente intrecciate, in quest’epoca che non è loro e nella quale guardiamo a quel passato come ad un tesoro di tradizioni da riscoprire e da custodire.
A tutti voi buona Domenica delle Palme.

Giovanni Battista Albini: un uomo e il suo mare

Ha l’espressione indomita e fiera, luccicano sul suo petto le molte decorazioni al valore e le medaglie conquistate durante la sua carriera.
Ecco lo sguardo intenso, la figura solida e il nome di lui: Giovanni Battista Albini, militare della Real Marina Sarda e della Regia Marina, nella sua esistenza verrà promosso al grado di Contrammiraglio.
Originario di La Maddalena, nacque nel 1812 dall’Ammiraglio Giuseppe Albini e da Raffaella Ornano, aveva appena 11 anni quando entrò a far parte della Regia Scuola Militare di Marina di Genova.
La sua vita si svolse così all’insegna del coraggio e dell’audacia, le sue imprese e le notizie sulle sue gesta sono ampiamente riportate con ricchezza di dettagli sul sito del Ministero della Difesa.

E così si legge il lungo elenco delle onorificenze ricevute da Albini e citandone alcune vorrei ricordare che egli partecipò alla Campagna di Guerra in Adriatico (1848-1849) per la quale ricevette la Croce di Cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, prese poi parte alla Campagna di Crimea (1855-56) e per le sue gesta ottenne la Legion d’Onore.
Inoltre partecipò alla Campagna dell’Italia meridionale e all’assedio di Ancona che gli fece guadagnare la Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione:

Pel modo ardito e sotto ogni aspetto commendevole con cui si comportò nell’assedio di Ancona.
R.D. 4 ottobre 1860.

Un giorno il mio sguardo ha trovato quello di questo italiano del passato, i soggetti militari non sono così frequenti da reperire e in realtà io in genere prediligo altri ritratti.
In questo caso, tuttavia, ho fatto un’eccezione, mi hanno colpita proprio il portamento fiero di lui e il suo aspetto nobile così ho aggiunto la sua fotografia alla mia piccola collezione.
Ci tengo a specificare che non è mio il merito di aver riconosciuto nella Carte de Visite un personaggio di tale caratura, a svelare il suo nome è stato infatti il Signor Claudio Scarpellini che nuovamente ringrazio anche da qui.
Giovanni Battista Albini, contrammiraglio, venne così ritratto dal celebre fotografo Célestin Degoix.

Albini lasciò le cose del mondo in un giorno d’estate del 1876 a Cassano Spinola e venne sepolto a Genova, nel nostro Cimitero Monumentale di Staglieno.
E così sono andata là, a portagli un saluto, egli riposa in una tomba monumentale sita nel Porticato Inferiore e opera del bravo scultore Antonio Rota.

Per rendere omaggio ad un uomo di mare Rota scelse proprio un marinaio così effigiato nell’atto di rendere il dovuto omaggio al defunto.

E una prua intanto fende la spuma bianca: ogni dettaglio del monumento richiama i giorni trascorsi per mare da Giovanni Battista Albini.

La lapide scolpita in memoria di lui è semplice ed esprime il dolore dei suoi cari per la grave perdita.

Non distante da qui, nella Galleria Inferiore a Ponente, riposa anche la madre di Giovanni Battista Albini e di lei vengono rammentate le numerose virtù.

Sulla tomba di Giovanni Battista Albini si trovano poi anche le cime marinare e una grande ancora, elementi che di nuovo ricordano il legame con il mare.

Una preghiera, un omaggio silente.

Nella mia visita a Staglieno ho voluto portare con me la Carte de Visite di Degoix, mi pareva giusto che l’Ammiraglio ritornasse proprio là, nel luogo del suo eterno sonno e dove si trova un marinaio in ginocchio davanti al sepolcro che racchiude le sue spoglie mortali.

Nella quiete e nell’ombra mistica del Cimitero Monumentale di Staglieno.

Una ragazza di Genova

Lei è vestita di scuro, ha i capelli raccolti in lucidi boccoli, la pelle diafana e si distingue per la grazia impareggiabile di dama aristocratica.
In posa, davanti al talentuoso fotografo Sciutto.

Lei è vestita scuro, porta gioielli preziosi e una pettinatura complicata.
E in questa altra fotografia pare accennare una sorta di espressione indecifrabile, non proprio un sorriso, non proprio una reazione spontanea.
Del resto è una ragazza di un altro tempo ed è giovane, più di quanto a noi potrebbe sembrare.

Lei poi è ritratta anche con un abito a quadretti rifinito di pizzo delicato, un capo più fresco e vezzoso del precedente.
E ha una bella spilla e certi orecchini importanti pendono dai suoi lobi.
È femminile ma austera e si adegua di buon grado ai lunghi tempi di posa all’epoca necessari per le fotografie.

E ha la vita sottile e un grande fiocco sulla schiena.

Così venne ritratta nei giorni della sua giovinezza nello Studio di Gio Batta Sciutto in Via Nuova, all’epoca si chiamava così la nostra Via Garibaldi.
Lei attraversò la strada dei rolli con il suo abito chiaro a quadretti.

E poi voltò lo sguardo, così composta, forse anche perduta nei suoi pensieri.

E poi restò in posa, con la sua leggiadra femminilità in quel giorno distante della sua gioventù.

Fratello e sorella

Sono due piccoletti ritratti insieme in un giorno lontano dal fotografo Alfred Noack.
Ho immaginato che fossero fratello e sorella e a vederli così vicini, nella foto del ricordo dei giorni d’infanzia, non penso di essere in errore.
Sono due bimbetti, vestiti con cura con abiti all’apparenza piuttosto ricercati e di buon gusto.
Sono due bimbetti di un altro tempo eppure, ad osservarli con attenzione, hanno dei visetti che ci sembra di riconoscere, sono proprio come i loro coetanei della nostra epoca.

L’espressione vivace e curiosa, un mezzo sorriso appena immaginato.
E un fiocchetto e un completo a quadretti.

E le calze bianche, gli stivaletti e i piedi incrociati che forse lui vorrebbe poter dondolare avanti e indietro.

La sorellina, con il suo vestitino chiaro tutto pizzi, tiene una manina sulla gamba di lui, ha i capelli tirati indietro e tenuti fermi da un cerchietto.
E osserva, in questa maniera.
E magari è un po’ timida e magari un po’ sogna, immagina, si perde nelle sue fantasie di bimba.

In un giorno distante, nei caruggi di Genova.
In Vico del Filo, nello studio del fotografo Alfred Noack, fratello e sorella, così vicini, con tutta la vita davanti.

Tre sorelle in bianco (per non parlar del cane)

Loro sono tre, furono così ritratte in un giorno del passato e della loro giovinezza, scorgo una certa somiglianza tra di loro e così ho immaginato che fossero tre sorelle.
Un candore impalpabile nei loro abiti, aggraziata gentilezza nei gesti e nella posa.
Pensieri vaghi, respiri trattenuti e sorrisi velati di timidezza.

E questa fermezza nello sguardo, sono occhi scuri e grandi i suoi.
Una collana con il ciondolo e una grazia impareggiabile.

Le altre due giovani stringono fiori tra le dita.

E tutte portano vaporosi abiti bianchi e scarpe bianche vezzosamente chiuse con un fiocco setoso.

E i loro cappelli!
Ampi, eleganti e di rara raffinatezza.
Un guizzo negli occhi, le labbra socchiuse, la dolcezza della gioventù.

E una mano sotto il mento, l’espressione saggia e pensierosa, un sorriso garbato e composto, proprio come si conviene.

Il titolo di questo post, come molti di voi avranno certamente già compreso, si ispira scherzosamente ad un capolavoro della letteratura inglese, uno dei miei romanzi preferiti: Tre uomini in barca (per non parlar del cane) di Jerome Klapka Jerome.
Le nostre tre gentili signorine, infatti, non erano sole in questa fotografia.
Insieme a loro c’era anche il loro fido amico a quattro zampe, pure lui candido candido come gli abiti delle giovani donne, sembra un tipo di buon carattere e una buona compagnia per le passeggiate rigeneranti.
E così, da un passato lontano, ho riportato qui questi sguardi: tre sorelle in bianco (per non parlar del cane).

Fiocco di neve

Fiocco di neve era un biondino con la riga da un parte e gli occhi chiari e vispi.
Fiocco di neve era un tipo sveglio, dall’intelligenza pronta e vivace, basta guardare il suo faccino per capirlo.

Fiocco di neve, un bel giorno, venne vestito così: da fiocco di neve, per l’appunto.
Va detto che aver riconosciuto questa maschera è merito della mia amica Cristiana che ha compreso subito che non poteva esserci altra spiegazione per tutta questa candida morbidezza.
Dunque, Fiocco di neve se ne andava il giro portandosi dietro tutto questo ambaradan piuttosto ingombrante e mi pare di vederlo mentre esce di casa trotterellando dietro alla mamma e dietro alla sorellina.
Sì, perché Fiocco di Neve doveva essere il fratellino minore della Piccola Eva, ho trovato le loro fotografie insieme e sono state scattate dallo stesso fotografo, mi pare poi di notare una certa somiglianza tra i due bimbetti e così mi sembra possibile supporre che fossero davvero fratelli.

Nulla era lasciato al caso anche nell’abito di questo piccoletto.

Erano giorni diversi dai nostri ma la gioia del Carnevale resta identica per i bimbi di ogni tempo.
Ritto in piedi, con tutta la vita davanti, c’era anche lui: un piccolo bellissimo Fiocco di neve.

Una piccola Eva

È una piccola Eva vissuta in un tempo lontano e ad osservarla sembra proprio avere tutte le carte in regola.
Per amor di precisione specifico che io chiaramente non so se la bimba sia vestita in questa maniera magari per qualche recita scolastica, tuttavia tendo a credere che il suo abito sia proprio un costume di Carnevale.
Dunque, la piccola Eva se ne sta chiaramente nel Paradiso Terrestre, è molto seria e rimane così ritta in piedi accanto all’albero della conoscenza carico dei suoi frutti proibiti.
E ha gli occhi grandi e il visetto incorniciato dalle chiome folte e bionde che le cadono sulle spalle.

Stringe una mela in una mano e la sua figuretta è così avvolta dalle spire del serpente, il rettile minaccioso ha la lingua biforcuta.

Questa fotografia risale naturalmente ad un’epoca distante e da qui, da questo tempo così diverso, vorrei rivolgere un pensiero alla mamma di questa bambina: a questa giovane donna di certo non mancavano la fantasia e anche un certo spirito a mio parere davvero notevole.
E così, nei giorni di Carnevale di un altro tempo, il nostro sguardo si posa ancora su questa fotografia nella quale è ritratta una dolce piccola Eva.

Una piccola regina

È una piccola regina e porta sul capo la sua ricca corona dorata e tempestata di pietre preziose.
È una piccola regina e osserva il suo regno con occhi ingenui e stupefatti e con autentica purezza nello sguardo.
È una sovrana con la frangetta, la bocca a cuore e un ciondolino al collo.

E il suo trono è una seggiolina, lei sta lì con la calzamaglia bianca, tiene le gambe incrociate e mantiene la posa che le è più consona.
Ha un anellino luccicante al dito e stringe tra le mani un mazzo di fiori colorati e odorosi.
In un giorno lontano di Genova, nello Studio Fotografico del Cavalier Ugo Campana in Via San Vincenzo.

In un giorno d’infanzia e di un tempo gioioso, in una di quelle stagioni senza pensieri.
Con un regno di castelli in aria e di fantastiche fantasie, lei è una piccola regina dei suoi giorni felici con tutta la vita davanti.