Basilica di Santa Maria Immacolata: le ricchezze della facciata

La Basilica di Santa Maria Immacolata è una delle chiese più fastose di Genova: progettata nella seconda metà dell’Ottocento venne realizzata su progetto dell’architetto Maurizio Dufour e aperta al culto nell’anno 1873.
Si tratta di un edificio di particolare ricchezza, è una chiesa ampia e vasta costruita sull’ottocentesca Via Assarotti che è una delle vie di quella Genova Nuova pensata e immaginata dagli uomini di quel tempo e rimasta a noi come preziosa eredità.
Vorrei mostrarvi, in questa circostanza, alcune delle ricchezze che abbelliscono la facciata della Chiesa, sono opere di artisti che lasciarono la traccia del loro indiscutibile talento.

Ho consultato a tal scopo l’esaustivo ed interessante libretto scritto da Ferruccio Mazzucco e disponibile presso la Basilica stessa.
Osserviamo la chiesa nella sua indiscutibile magnificenza, la facciata venne realizzata utilizzando diversi tipi di marmi pregiati e abbonda di decorazioni ed ornamenti diversi come fiori e foglie rampicanti.

Nella parte superiore, nel grande frontone centrale, si trovano dei tondi scolpiti da celebri artisti: al centro si trova il Cristo di Domenico Carli, ci sono poi San Marco di Pietro Costa, San Giovanni di Federico Fabiani, San Pietro di Domenico Carli, San Paolo di Giovanni Scanzi, San Matteo di Lorenzo Orengo, e infine San Luca dello scultore Giacobbe.
Questi artisti lasciarono la loro eredità di bellezza in molti luoghi diversi, primo tra tutti il Cimitero Monumentale di Staglieno.

E al di sotto ecco sette angeli, sono magnifiche creature celesti opera dello scultore Antonio Canepa.

E suonano una musica celestiale per celebrare la gloria di Dio: uno legge la musica e un altro soffia gentile su un flauto.

Uno pare intonare una melodia armoniosa e uno muove le dita svelte sul suo mandolino.

E infine uno suona la tromba.

Si staglia nel cielo chiaro la bella statua della Madonna Immacolata posta sul culmine della cupola e opera di Giuseppe Pellas su modello di Giovanni Scanzi.

Sulla sommità della Chiesa, invece, si erge l’amorevole figura del Cristo Risorto scolpito da Antonio Canepa.

Sulla facciata trovano spazio poi due bassorilievi realizzati da Antonio Burlando su modello di Antonio Canepa.
A sinistra del portale è così rappresentata l’Annunciazione.

Sull’altro lato invece si trova la Visitazione.

Osserviamo ancora questa maestoso portale: nella lunetta si ammira il magnifico mosaico nel quale è rappresentata l’Incoronazione della Vergine realizzata sui disegni di Cesare Maccari.

Sulla sommità del portale invece si erge lieve e gloriosa la figura dell’Arcangelo Michele che stringe in una mano la sua spada, la scultura si deve ancora ad Antonio Canepa.

Due nicchie sono poste ai lati del portale e accolgono le opere di due artisti di impareggiabile talento.
Il sole così lambisce la figura ieratica di San Giovanni Battista scolpita dal talentuoso Giovanni Battista Villa.

Il Patrono della Superba è rappresentato mentre stringe a sé la bandiera di Genova.

Sull’altro lato si staglia poi nella sua fierezza un altro santo molto caro ai genovesi: ha l’armatura, lo scudo, le sue doti guerresche sono bene rappresentate.

E tiene sotto il suo piede il serpente: è il nostro San Giorgio magistralmente scolpito da Giovanni Scanzi.

Non è il solo luogo nel quale potete trovare questo sguardo indomito.
Lo scultore Giovanni Scanzi, infatti, volle un’identica statua di San Giorgio a custodire il suo sonno eterno e così la si ammira sulla tomba dell’artista nel Porticato Inferiore a Levante del Cimitero Monumentale di Staglieno.

La Basilica di Santa Maria Immacolata è una chiesa ricca e imponente, al suo interno si conservano opere di abili scultori e artisti, sull’altare maggiore è collocata la splendida Madonna Immacolata di Santo Varni e numerose sono le altre opere degne di nota delle quali tornerò a parlare.
Vi ho mostrato, con semplicità e alla mia maniera, il sole che sfiora i tratti degli angeli che custodiscono questo luogo.

Percorrendo Via Assarotti lo sguardo incontra questa grazia e questa leggiadria.
Soffermatevi ad ammirare tutta questa bellezza che così si svela sulla facciata della Basilica di Santa Maria Immacolata.

La Madonna con il Bambino in Vico Boccanegra

È una delle belle immagini di Maria che vigila sulla nostra Genova, così è affrescata l’immagine della Madonna con il Bambino in Vico Boccanegra, l’opera è collocata sul muro laterale di Palazzo Rosso, un tempo dimora dei Brignole Sale e oggi museo cittadino.

L’affresco è opera del talento di Giuseppe Isola che così ritrasse la giovane Maria mentre stringe a sé il piccolo Gesù.
Attorno a Lei ci sono i quattro Santi protettori di Genova e cioè San Giovanni Battista, San Giorgio, San Lorenzo e San Bernardo.
Inginocchiato in preghiera, inoltre, si nota anche Sant’Antonio da Padova.

Ricca e raffinata è la cornice che racchiude l’affresco, piccoli putti custodiscono l’immagine.

Con questa grazia, con questa tenerezza.

E si svela così, nella più tipica delle prospettive genovesi, una sontuosa edicola racchiusa tra i vetusti palazzi della città vecchia.
In questa penombra dei nostri caruggi questa è la leggiadria della Madonna con il Bambino in Vico Boccanegra.

Piazza Fossatello: lo sguardo di San Giovanni Battista

Nei nostri caruggi spesso si incontra il viso dolce di Maria, la Regina di Genova è custodita nelle nicchie e nelle vetuste edicole della città vecchia che sono testimonianza viva di lontane devozioni.
In quelle strade antiche si ammirano anche le figure di altri Santi e uno di essi è San Giovanni Battista.
La sua figura fiera così si staglia nell’edicola di Piazza Fossatello.

Ha lo sguardo sicuro il Battista, è accogliente e amorevole e nel suo volto si leggono saggezza, sapienza e fede autentica.
Secondo l’iconografia classica il Santo indossa il vello di pecora e sulle spalle porta il mantello.

Ai piedi di lui c’è la consueta pecorella.
E lì, alla base della statua, c’è anche un’antica iscrizione latina e spicca in particolare una data: 1670.

Per centinaia di anni, in Fossatello, la figura del patrono di Genova ha rivolto il suo sguardo benedicente su genovesi e forestieri, su mercanti e chiattaioli, ha udito voci e preghiere di un tempo che è scomparso, muto testimone della vita di questa città.

Accolto nella nicchia celeste, saldamente presente davanti agli sguardi di generazioni di uomini e donne.
E ancora siamo qui e rivolgiamo verso di lui i nostri occhi fiduciosi come quella pecorella che resta lì ai suoi piedi.

Sotto la luce di Genova, sotto il cielo turchese che sovrasta Piazza Fossatello.

Via di Ravecca: l’edicola di San Giovanni Battista

È in una parte magnifica della città vecchia, a pochi passi da Porta Soprana ecco la nostra colorata e inconfondibile Via di Ravecca: salendo per questa antica strada si nota nel suo candore la bella edicola di San Giovanni Battista.

Là, sul muro di un vetusto palazzo, tra Vico Gattilusio e Via di Ravecca.

Così venne effigiato in tempi distanti il patrono della nostra città.

Ai piedi del Santo ci sono l’agnello e un serpente, un’antica iscrizione ci permette poi di stabilire che questa statua risale al lontano 1616.

E certo questo fu uno dei luoghi di lontane devozioni, percorrendo questa strada si ammira la bella immagine del Santo nella prospettiva di Via di Ravecca con i suoi panni stesi.

Nella splendida verticalità di questi caruggi dai colori caldi e vivaci.

Sui genovesi e su coloro che percorrono queste vie ancora vigila San Giovanni Battista.

E così si staglia sotto il cielo della Superba.

In questa strada antica, tra le finestre di una casa, così tra noi resta ancora l’edicola di San Giovanni Battista.

Via della Maddalena: l’edicola di San Giovanni Battista

È un’antica edicola dei caruggi, è collocata sull’abside della Chiesa della Maddalena sita nella via omonima.
Colpisce per la grandiosità e per le molte figure che la compongono, l’edicola è una delle molte testimonianze di quella fede antica che animava queste vie.

Svetta al centro la figura bella e fiera del Santo.

Ai suoi piedi un’epigrafe latina dalla quale si evince che l’opera risale al XVII Secolo.

Sulla sommità dell’edicola è invece collocata una statuetta della Madonna di Loreto.

Ai lati del Battista sono poi poste due figure femminili anch’esse testimoni di fede.

La mano sul petto, i capelli sulle spalle, gli occhi socchiusi e il fervore della preghiera.

E l’agnello accanto ai piedi di lui che è il Santo patrono di Genova.

Così si svela la figura forte e salda del Battista, effigiato solido come la sua fede e il suo amore per Dio.

Così potete ammirarlo camminando nella città vecchia, nella nostra Via della Maddalena.

Il piatto di San Giovanni Battista

È una raffinata preziosità, un pezzo di rara bellezza giunto a noi da tempi molto lontani e conservato in una delle sale del Museo del Tesoro della Cattedrale di San Lorenzo.
Genova ha un profondo legame con San Giovanni Battista: il santo è il patrono della città e nel corso del tempo nella Superba sono stati condotti in diversi momenti reliquie e oggetti collegati alla figura del Battista.
A proposito del pregiato piatto si narra che esso sia stato usato per raccogliere la testa di San Giovanni Battista dopo la sua decapitazione.
Come si legge sulla breve ma esaustiva Guida Sagep dedicata al Museo del Tesoro, il piatto è di calcedonio e di produzione romana del I secolo d.C., mentre invece la decorazione che funge da cornice e la testa posta al centro del piatto sarebbero successive e di fattura francese del XV secolo.
È poi interessante scoprire come questa pezzo così particolare e sia giunto nella Superba.
A donarlo alla Protettoria della Cappella di San Giovanni Battista fu Papa Innocenzo VIII, il pontefice apparteneva alla nobile famiglia genovese dei Cybo e nel 1492, quando ormai era in punto di morte, volle così riaffermare il suo attaccamento alla sua città e destinò a Genova quel pezzo così pregiato e unico per la valenza religiosa che lo contraddistingue.
Così, da quel tempo, è conservato nella cattedrale della Superba, nella città dove sono numerosi i cuori devoti a San Giovanni Battista.

Via di Ravecca, luci e colori di Genova

Non è semplice scrivere di Via di Ravecca, strada amatissima dalle tante anime, non so quante volte mi sono riproposta di portarvi là, in una delle vie più suggestive della città vecchia.
Strada antica e dalla lunga storia, scrive Francesco Podestà che di essa si hanno notizie già intorno al 1100.
Secondo Belgrano Via di Ravecca deriva il suo nome da Rua o Ruga Vecchia che significa appunto strada vecchia, altri studiosi diedero interpretazioni differenti.
Superata Porta Soprana eccola a voi, così inizia Via di Ravecca con le sue antiche bellezze.

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Per me è luogo di stupori, da ragazzina amavo molto gironzolare in questi vicoli: scoprire una strada che non hai mai veduto è un’autentica sensazione di meraviglia, una sorpresa che può levarti il fiato.
Correvo su e giù per le traverse, con lo zainetto sulle spalle.
E poi.
E poi bisogna alzare gli occhi per vedere una piccola Madonna a guardia di un portone.

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E poi, poi non ho mai smesso di tornarci, Via di Ravecca in certe mattine è un incanto di vento, luce e colore.

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Anima di un antico sestiere, un toponimo che ricorda la fierezza dei genovesi.

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E sole, ombre, finestre e chiaroscuri.
E i miei dubbi, io non so spiegarvela Via di Ravecca.
Dovreste venire qui, in certe giornate, quando il sole vira sui vetri.

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E magari anche voi vi perderete a seguire quella danza nel cielo.

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E tuttavia non distraetevi, in Via di Ravecca c’è ancora traccia degli antichi “cannoni” dai quali sgorgava un tempo l’acqua.

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E poi, là, sopra di voi.

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Nella zona di Via di Ravecca ci sono diversi negozietti di vario genere, ci sono anche diversi posti dove mangiare, qui trovate anche una delle celebri sciamadde che vende specialità genovesi.

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E poi.
In verità vengo spesso qui a guardare i panni stesi.

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E le tovaglie, le magliette colorate e le candide federe.

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In questi caruggi sempre presidiati dai Santi: all’angolo con Vico Gattilusio spicca la bella edicola che ospita San Giovanni Battista.

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E poi persiane aperte, riflessi, uno sventolio di rosa contro il celeste cielo.
E l’aria del mare che abita in questi caruggi dalla storia lontana.

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E il sole che filtra, un raggio che cade e sfiora i muri antichi.

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E davvero, non so raccontarvela Via di Ravecca.
D’un tratto vedrete una Madonnina, Lei posa il suo sguardo gentile sul popolo di Ravecca.

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E sono trascorsi i secoli, centinaia di anni.
Di qui sono passati nobili e popolane, giocatori di dadi, mercanti e cavalieri.
E monache devote, fanciulle costrette a matrimoni di convenienza e donne affaticate con le ceste dei panni sulla testa, in Salita di Coccagna c’è ancora l’antico lavatoio.
Non distante da qui c’era un tempo il carcere di Sant’Andrea.
E i pianti, le disperazioni, le solitudini.
E le speranze, quelle come le racconti?
C’è una parte di vita che non puoi narrare ma puoi immaginarla, tra diverse sfumature di rosa, di rosso e di pesca.

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E poi si segue la luce in questa via dalle case alte e dalle imprendibili prospettive.

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In Ravecca c’è anche un forno celeberrimo del quale ho già avuto modo di parlarvi in questo post: la focaccia di Patrone è davvero sublime.

Patrone

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E poi, non posso scordare di dirvi che quando salite da certe strade che si immettono su questa strada è così che vedrete Via di Ravecca, in lontananza.
Salite e discese della città vecchia.

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E quadri di caruggi, a volte.

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No, non credo che si possa venire a Genova senza vedere Via di Ravecca.

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Magari in una giornata tersa, quando la luce brillante la attraversa.

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E allora ci si ferma e lo sguardo trova l’ocra, il rosso, l’azzurro e il solito filo di panni stesi.

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E no, io non so raccontarvela Via di Ravecca.
Dove trovare le parole per questa magia perfetta di colori e geometrie di luce?

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E non vorrei che vi scordaste di alzare ancora gli occhi, quando vi trovate a certi incroci.

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Semplice e vera, come la bellezza autentica.
Ha la sua anima, ha la sua voce.
Ha il suo tempo, segue il lento virare dei raggi del sole che la accarezzano.
Come negli anni che non abbiamo veduto, come nelle epoche che non abbiamo vissuto.
Così è Via di Ravecca, splendente nei suoi colori, nella luce di Genova.

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Piazza Soziglia, l’edicola di San Giovanni Battista

Nei giorni del nostro tempo il passato è sempre presente, è davanti ai nostri occhi, nelle vie e nelle piazze che quotidianamente attraversiamo.
A volte è quasi offuscato, reso indecifrabile dalla nostra disattenzione, caduto nel buio della dimenticanza degli eventi che non sappiamo ricordare.
Tutti noi genovesi conosciamo Piazza Soziglia, la percorriamo di fretta, scordando che queste vie furono care anche a chi ci ha preceduto.
In questa piazza ampia di caruggi c’è un edificio restaurato con cura, è il palazzo con le decorazioni in marmo bianco e nero, si trova tra Via Luccoli e Via dei Macelli di Soziglia, un tempo era la sede della dogana di Genova.

Piazza Soziglia

Su di esso è posta un’edicola nella quale è ospitata una statua di San Giovanni Battista, patrono della Superba e protettore dei suoi abitanti.
Non è la sola edicola dedicata al Santo, altrove i vostri occhi troveranno l’immagine del Battista a presidiare la città.
Questa collocazione in Soziglia non è frutto del caso, furono gli abitanti della zona a volerla per rammentare l’intervento del Santo giunto in soccorso dei genovesi.

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Accadde in due diverse occasioni, qui in Soziglia, in anni molto lontani: allora, narrano gli storici, la minaccia veniva dal fuoco.
La fiamma distruttrice colpì, in tempi differenti, in numerose zone della città, da Prè a Canneto.
Nella prima metà del ‘200 il fuoco divampò per due volte anche in Soziglia, immaginate la sua potenza in questi vicoli stretti della vecchia Genova.

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Come era successo in altre circostanze, vennero condotte qui le ceneri del Battista e la loro presenza provocò lo spegnimento delle fiamme.
Il santo dei genovesi ebbe la sua vittoria sul fuoco, il santo dei genovesi salvò i cittadini minacciati da incendi furiosi.
Accadde in altre parti di Genova, accadde in Soziglia.
Molto tempo dopo i genovesi vollero ricordare quei momenti difficili, sotto alla statua del Battista venne posta anche un’iscrizione, sono parole di gratitudine per l’aiuto ricevuto.

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In questa piazza ci fu un palazzo miracolato dalla Madonna, allora era ben altro a mettere in pericolo la fragilità della vita, qui trovate il racconto che ho scritto in proposito.
In questa piazza ancora c’è l’edicola che ospita San Giovanni Battista.
Lui tiene le mani giunte e lo sguardo rivolto verso l’immensità, i suoi occhi guardano il cielo sopra i caruggi di Genova.

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Genova, 1899: le celebrazioni per San Giovanni Battista

Nulla accadde per caso, eppure è il caso a regalare le scoperte più sorprendenti.
Tempo fa stavo sfogliando un album di fotografie di proprietà di Lorenzo Dufour, tra i ritratti di famiglia alcune particolari immagini hanno suscitato il mio interesse: una folla accorsa alla processione per la festività di San Giovanni Battista, frammenti di vita che oggi vedrete insieme a me.
Vergata a penna con una calligrafia elegante questa data: Genova, 2 Luglio 1899.
Questo ha risvegliato ancor di più la mia curiosità: San Giovanni Battista si celebra il 24 giugno, per quale ragione in quell’anno la processione si tenne a luglio?
Così ho cercato notizie sui giornali dell’epoca e tra le pagine di La Settimana Religiosa ho scoperto la ragione di questo evento straordinario.
In quel glorioso scorcio di secolo si celebrarono gli 800 anni delle traslazione delle ceneri di San Giovanni Battista a Genova avvenuta nel lontano 1099: nella Superba, 800 anni dopo, in onore del patrono si allestirono feste speciali.
E allora andiamo a quei giorni, Genova vuole tributare tutti gli onori a colui che la protegge.
Gli eventi sono numerosi e di diverso genere, non riuscirò neppure ad elencarli tutti, sono feste religiose e intrattenimenti popolari che avranno inizio a metà maggio per poi terminare proprio il 2 Luglio.

San Lorenzo (4)

Sono previsti treni speciali dalle regioni circostanti, di particolare rilievo sarà la festa delle bandiere sulle quali è effigiato San Giovanni Battista, i vessilli verranno benedetti in Duomo e poi sventoleranno in tutta la città.
I genovesi che desiderano avere questa bandiera dovranno recarsi in Via Lomellini dove ha sede il comitato per i festeggiamenti.Via Lomellini

Non sono solo feste religiose, per il centenario vi saranno una mostra vinicola, un’esposizione zootecnica, un corso fiorito, concerti e un concorso ginnastico, in Piazza Paolo da Novi si terrà un’esposizione bovina, sulla Spianata del Bisagno i fuochi artificiali guizzeranno in cielo.
Ci sarà un pranzo per i poveri e naturalmente sono previsti pellegrinaggi, per l’occasione sono state stampate cartoline e fotografie, è stata anche coniata una medaglia commemorativa, in bronzo, in argento oppure dorata.
Il 18 giugno si terrà la festa dei fiori all’Acquasola e non andrà tutto per il verso giusto: la folla accorrerà numerosa ma si verificheranno anche dei gravi disordini con tanto di intervento delle autorità.

Acquasola

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

E tuttavia Genova luccica per il suo patrono, dai forti al porto, tutti i cittadini sono invitati a illuminare le finestre per la sera del 23, dai caruggi alle alture la Superba sfavilla di luci e non mancheranno le consuete usanze che caratterizzano questa festa.
Il grande rito della processione si terrà il 2 Luglio e porterà le ceneri del Battista al pontile delle Grazie, qui l’arca verrà imbarcata su un pontone e condotta al nuovo porto dove ci sarà la benedizione del mare: tutte le navi sono impavesate, le artiglierie dai forti sparano per celebrare il sacro momento.

Arca Processionale
Poi l’arca sbarcherà a Ponte Morosini e si unirà alla processione che percorrerà le strade più importanti di Genova.
E tra quella moltitudine di fedeli ci siamo anche noi.
La storia più bella del mondo è la storia delle persone, la storia più bella del mondo è nel respiro fragile dell’umanità.
E in questo giorno glorioso tutta la città festeggia il Santo patrono.

Processione

Queste fotografie sono state scattate dall’alto, restava da capire in quale strada di Genova.
La logica deduzione è questa: colui che immortalò questi istanti lo fece da una delle case dei Dufour, come ho già scritto appartengono ad uno di loro queste belle fotografie.
Una strada ampia e larga dove passava la processione.
In Via Balbi, in questo edificio un tempo abitava questa nota famiglia genovese.

Processione (2)

E osserviamo con attenzione, i più fortunati assistono allo spettacolo da un punto di vista privilegiato.

Processione (3)

Affacciati da queste finestre che si trovano di fronte al palazzo dei Dufour.

Processione (4)

La storia più bella del mondo: le vite degli uomini.
E le voci sommesse, le preghiere, le speranze riposte in colui che protegge te e tutta la città.
Sfila lenta la processione, incede tra la folla che si accalca al bordo della strada.

Processione (5)

E c’è anche lei, la giovane donna che sorride: ha la gioia dipinta sul viso, è felice di essere qui.

Processione (7)

E ci sono le guardie, controllano che tutto fili liscio.

Processione (8)

Non tutti hanno tempo di fermarsi, qualcuno va di fretta: questa genovese, come molti altri, ha l’ombrello sotto il braccio, chissà se le serve per ripararsi dal sole o da qualche acquazzone improvviso.
Alle spalle di lei, sul muro, la pubblicità del Caffaro, tutti a Genova leggono questo celebre giornale!

Processione (9)

In un altro istante all’imbocco del vicolo si radunerà una piccola folla: ci sono due uomini che si guardano alle spalle, vorrei tanto sapere perché!
Poco distante si notano due bambine grandicelle, una di loro tiene in braccio una piccina.
Due amiche passeggiano conversando amabilmente, sono eleganti e raffinate, non saprei dirvi se siano interessate all’evento religioso che avviene a pochi passi da loro, a me sembrerebbe di no!

Processione (11)

Osservate con attenzione: l’insegna dell’Hotel Milano e una serie di porte e finestrelle.

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E guardate bene: tutto muta e tutto resta uguale, non vi sembrerà vero eppure è proprio così.

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E sulla porta dell’albergo un monumento alla vita: un uomo anziano, bianco di capelli, con la barba lunga, quanta vita nei suoi occhi stanchi.
Ha attraversato gli anni, ha veduto nascere questa nazione chiamata Italia, ha visto guerre, cambiamenti e nuovi progressi, quando storie potrebbe narrarci.
Ed ora è qui, sul finire di un secolo che sta per svanire.

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I bambini: loro sembrano prendere molto sul serio il loro compito.

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I bambini: cosa si studiano per poter assistere allo spettacolo, se ne stanno in equilibrio sulle finestre!

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C’è da comprenderli: le feste del centenario sono magnifiche e grandiose!

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Lo spettacolo più bello del mondo sono sempre loro: le persone.
Il papà e il suo bambino vestito alla marinaretta, l’uomo d’affari che avanza con passo sicuro, la ragazza con l’abito chiaro persa nei suoi pensieri.

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E il bottegaio con il grembiule e la donna che va di fretta.

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E poi lei, una personcina che da sola è un romanzo tutto da scrivere.
Si affaccia da un negozio, Roncati Frutta Secca.
E forse la mamma si è raccomandata con lei e le ha detto di non allontanarsi: c’è troppa gente, c’è pericolo di perdersi e lei è troppo piccola per andare in giro da sola.
No, deve stare nelle vicinanze, per carità!
E allora lei si è ingegnata: con il suo vestitino chiaro da ragazzina perbene è salita in piedi su delle casse, cerca di guardare lontano.
Curiosa e desiderosa di vedere, di conoscere e di scoprire.

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Nulla passa e svanisce, se tu lo ricordi.
E quando sono stata in Via Balbi mi sono soffermata a lungo davanti a quel luogo dove lei era e mi è bastato poco per commuovermi.

Processione (21)

Nulla passa e svanisce, se tu lo vuoi.
Se guardi bene vedrai una bimbetta, si sporge dalla bottega dei suoi genitori, davanti ai suoi occhi scorre la processione per il Santo patrono della città.

Processione (22)

Accadde tanto tempo fa, nel 1899.
Ed è come se fosse adesso.
Nulla passa.
Mai.
Buona festa di San Giovanni Battista a tutti voi.

Processione (23)

Vita quotidiana nella Repubblica di Genova

Un nuovo percorso espositivo nel passato della Superba, una nuova mostra all’Archivio di Stato: Vivere nella città, obbedire alle leggi. Vita quotidiana nella Repubblica di Genova (Sec. XI-XVIII).

Mostra
Un viaggio nel tempo che potrete compiere anche voi, se andrete all’Archivio di Stato potrete ascoltare i racconti della Dottoressa Giustina Olgiati e qui la ringrazio per il tempo dedicatomi, con la sua passione per la storia di Genova vi porta davvero in epoche lontane.

Documento

E naturalmente io non posso trasferire qui la ricchezza di dettagli e la magia della sua narrazione, proverò soltanto a mostrarvi qualche istante di un’altra Genova, la Genova del tempo dei Dogi con le sue regole volte a garantire il buon funzionamento dello stato.
Ci sono volti e ci sono sguardi, alcuni sono tracciati con colori davvero vividi, su queste pagine vedete la genealogia della famiglia Spinola.

Spinola

Spinola (2)

Secolo XVII

E in quel tempo così distante dal nostro le ricorrenze religiose avevano grande rilevanza, qui troverete un antico codice sul quale sono segnate le feste cittadine.

Codice (2)

Su certe righe si scorge un inchiostro di diverso colore, la sfumatura differente dimostra che il codice è stato riutilizzato e ha avuto così una seconda vita.

Codice

E giunge il mese di giugno del 1445, è il tempo di celebrare San Giovanni Battista patrono della città e Sant’Eligio, il patrono degli Orefici.
Per l’occasione il Doge Raffaele Adorno fa diffondere un proclama che sospende provvisoriamente le leggi sul lusso.

Proclama 1445
Queste regole, dette leggi suntuarie, ricadevano sull’abbigliamento e anche sull’abbondanza di certi banchetti, avevano lo scopo di limitare la sfoggio di ricchezza, si voleva così evitare che fossero ancor più stridenti le differenze tra le varie classi sociali.
E tuttavia per la festa del patrono in quei giorni d’estate Genova sfavillò in tutta la sua eleganza: con l’avvallo della massima autorità della Repubblica le donne genovesi poterono indossare raffinate sete preziose, perle e gioielli in quantità, uno spettacolo al quale avrei voluto assistere!

Arca Processionale

Arca Processionale con le Ceneri di San Giovanni Battista

Inoltre per la festa di San Giovanni Battista di solito venivano aperte le porte del Carcere della Malapaga, la prigione riservata agli insolventi, è logico dedurre che molti di questi condannati poi non vi facessero ritorno.

Mura della Malapaga (2)

Mura della Malapaga

Come tutti ben sapete la storia non è fatta solo dai Dogi e dai nobili, la storia del mondo è costruita anche alla gente comune, da coloro che cercano di campare come meglio possono.
E il mondo a volte sa essere un posto pericoloso: nel territorio della Repubblica di Genova si proibisce severamente il possesso di armi da taglio e da offesa di lunghezza inferiore ai due palmi e mezzo,  da questo provvedimento sono esclusi i medici e gli artigiani,  coloro che per lavoro usano i coltelli sono comunque tenuti a trasportarli nel loro fodero.
In caso di infrazione di queste regole la giustizia ci andava pesante: nel ‘600 gli altolocati venivano condannati a 5 o 10 anni da scontare in Corsica, Sardegna o Sicilia, tutti gli altri finivano schiavi sulle galee.
In esposizione c’è un disegno con le armi da taglio consentite, tra di esse anche il temperino da usare per la piuma d’oca e i coltelli da cucina che comunque dovevano restare tra le mura domestiche.

Coltelli

Genova a volte cela letali pericoli.
Siamo nel 1596, lo vedete quell’uomo? Ha lo sguardo perso, è tremante di paura, cerca un modo per sfuggire alla violenza che imperversa in città.
Il suo nome è Giuseppe, fa il maestro di scuola a Banchi e rivolge un’accorata richiesta alle autorità, riporto qui alcune righe del documento sottostante:

Giuseppe Segaro che insegna a scrivere et tien scuola in Banchi, è necessitato massime nella stagione invernale andar di notte in molte case de cittadini a dar lettione a suoi scolari, e per che non si sa di notte da cui guardarsi et si vanno tirando delle pietre…

Licenza

Si, quando scendono le tenebre le strade diventano ancor più rischiose e per queste ragioni il povero Giuseppe chiede che siano magnanimi con lui: per carità, gli sia consentita una dispensa, gli sia permesso portare un’arma solo per potersi difendere!

Piazza Banchi (8)

Il mondo è fatto di gente come questa, con le sue fatiche e i suoi dolori.
E c’è Battistina, una donna che viene ammessa nell’arte dei tavernieri, alla mostra scoprirete di più su di lei e sulle donne di Genova.
Genova è città dai tanti volti, qui vivono persone che vengono da terre lontane, gi stranieri che qui aprono le loro botteghe, si sposano con le genovesi e diventano essi stessi cittadini della Superba con l’obbligo di pagare le tasse.
Una città dove c’erano i depositi da olio sotto a Palazzo Ducale.

Depositi

Un’ampia sezione della mostra documentaria è dedicata agli ebrei giunti a Genova dalla Spagna sul finire del ‘400 e alle loro difficili condizioni.
Tra loro un padre, è un ebreo convertito, sua figlia ha solo dieci anni, è battezzata e si chiama Mira.
E lui davvero non sa come prendersi cura della sua bambina così la affida a Battista Grimaldi, lui la terrà per vent’anni come serva e poi Mira sarà libera e forse il destino saprà essere generoso con lei.
E poi andiamo al 1590: c’è un medico ebreo, è molto amato dalla gente di Sarzana dove egli opera, è un dottore generoso e amorevole, si prodiga per i più sfortunati, non si può certo fare a meno di lui!
I maggiorenti della città hanno fatto una raccolta di firme e hanno ottenuto una proroga e così egli potrà restare a Sarzana, dove c’è bisogno delle sue cure.

Medico (2)

Una città di mercanti e di corporazioni, con regole e statuti da rispettare.
E guardate la bellezza e la perfezione di questa calligrafia, questo volume riguarda l’arte dei tintori della seta.

Tintori di Seta

Tintori di Seta (2)

Città di beneficenza e di ospedali, città severissima con coloro che infrangono le leggi, anche sulle pene ci sono diversi documenti interessanti.
C’è il quotidiano di un altro tempo in questa mostra, io vi ho svelato appena qualche frammento e vi ho mostrato alcuni documenti.
Numerose altre carte preziose sono esposte all’Archivio di Stato fino al 2 Luglio, è una mostra gratuita e di grande interesse, qui trovate tutti i dettagli in merito.
Ringrazio ancora Giustina Olgiati, lei sa davvero rendere reale quel mondo che non abbiamo veduto.
E magari anche voi lascerete l’archivio con un pensiero che resta.
Il maestro di Banchi avrà poi vissuto giornate meno complicate?
E a quanti bambini avrà insegnato a scrivere?
E Mira, la piccola Mira, avrà poi avuto un destino felice?
Serva a 10 anni e libera a 30, avrà avuto il calore di un amore sincero, una casa, un posto dove ritornare?
La storia non è solo un elenco di date, battaglie e trattati.
La storia del mondo è anche lei, la piccola Mira e le sue speranze di felicità nella Genova di un altro tempo.

Genova