A San Quirico

Era giorno di un tempo lontano, una calligrafia incerta ha lasciato traccia del luogo che fu scenario di questa fotografia, sul retro infatti si legge una scritta a matita: San Quirico.
Era un giorno di una stagione forse tiepida, lo si intuisce dagli abiti leggeri delle persone.
C’è un ragazzino vestito alla marinara, accanto a lui c’è una giovane donna, si coglie una certa somiglianza e così credo che potrebbe trattarsi della sua mamma.
Lei ha quest’abito chiaro rifinito con raffinatezza, indossa l’immancabile cappello e stringe un ventaglio tra le dita, al collo porta una lunga collana e pure da questa epoca moderna, cara signora del tempo passato, comprendo che si tratta di un gioiello favoloso che sarebbe alla moda anche ai nostri tempi e forse viene custodito con cura da qualcuno che sa apprezzarlo.
Era un giorno di un tempo lontano, a San Quirico.

E accanto al ragazzino si nota anche colui che io penso sia il capofamiglia.
Sullo sfondo il panorama e tutto attorno la freschezza della natura di questo scorcio di Liguria.

Questa fotografia ha suscitato il mio interesse per la sua particolare composizione, per la posa a mio parere straordinaria dei tre protagonisti.
Ritti in piedi, così distanziati, avvolti da una sorta di insondabile mistero che mi induce a fantasticare su di loro.
Con questo stile, con questa eleganza.
A mio parere è una fotografia per molti versi eccezionale, la troverei perfetta per la locandina di un film o per la copertina di un libro, è una storia da immaginare.
È il ritratto di loro, in un tempo svanito, a San Quirico.

Un giorno a San Quirico

Era un giorno di una stagione svanita.
A San Quirico, vicino agli alberi, davanti a una raffinata balaustra, nella prospettiva di un tempo diverso.
A San Quirico, un giorno.
Un gentiluomo e una giovane donna.
Lui porta il panciotto, ha un abito di buon taglio, una certa naturale eleganza e ostenta sicurezza, tiene la mano in tasca e pare impegnato in una conversazione della quale non possiamo conoscere i contenuti.
Accanto a lui c’è una giovane donna dall’aspetto composto e ritroso, porta i capelli raccolti con cura, indossa un vestito rifinito con motivi alla moda, ha una grazia garbata che nemmeno le sgualciture della fotografia possono appannare.

E a breve distanza ecco ancora lei.
Alta e slanciata, un busto stretto cinge la sua vita, sembra quasi severa nella sua posa e per lo stile del suo abito: la gonna scura, la camicia in tessuto rigato e appena una frivolezza di decorazione ad aggiungere ancora femminilità.
Lo sguardo perduto verso un punto indefinito, le labbra sottili e quel gesto quasi nervoso della mano.
È una figura ammantata di suggestioni gozzaniane, la sua leggiadra è propria di certi giorni di un secolo nascente.

Vi ho mostrato i protagonisti di una fotografia del passato che ho il privilegio di custodire, appena l’ho veduta ha suscitato la mia interessata curiosità: vorrei conoscere le storie di queste persone ma, in qualche modo, è possibile anche immaginarle.
Ciò che mi ha colpito, in particolare, è la composizione della fotografia: la postura delle persone, gli sguardi, le distanze.
E questa vaghezza imperscrutabile e al tempo stesso incantevole.
Accadde in un giorno lontano, a San Quirico.