Vico dei Griffoni è uno di quei caruggi angusti che piacciono a me, scendete da Via Ponte Calvi ed ecco che così lo troverete,
È uno di quei luoghi che, a suo modo, conserva tuttora la sua anima, la traccia di un tempo lontanissimo.
A proposito del particolare toponimo ne fornisce come sempre un’accurata spiegazione il formidabile Amedeo Pescio che, nel suo volume I nomi delle strade di Genova, racconta che il vicolo potrebbe prendere il nome dai griffoni o grifi che per tradizione reggono lo stemma di Genova.
C’è anche un’altra opzione, scrive sempre Pescio: il toponimo potrebbe infatti derivare da una certa famiglia Griffoni citata dal poeta inglese Samuel Rogers che riferì anche che essi erano mercanti e vivevano in una stradina stretta nella zona del Portofranco.
Quanta vite, quante persone hanno calcato queste strade per poi alzare lo sguardo verso il cielo che sovrasta la zona di Fossatello e del nostro Vico Griffoni.
Aveva qualche legame con questo luogo il Marchese Filippo Cattaneo, suo infatti è il nome che si legge inciso su una vetusta lastra marmorea il cui testo latino si offre ancora alla curiosità dei passanti.
Insomma, non conosco nel dettaglio gli affari di costui, ma certo il nobiluomo genovese avrà avuto i suoi buoi motivi per rivolgersi a Padri dei Comune avanzando particolari richieste che furono poi prontamente soddisfatte.
Infatti, nel lontano 25 Gennaio del 1686, i suddetti Padri del Comune concessero al Cattaneo di collocare qui un cancello per chiudere il vicolo di notte con l’onere però di tenere quel cancello aperto durante ore diurne.
Scendeva la notte e il giorno ritornava, il tempo era ritmato dal cigolio del pesante cancello del Marchese Cattaneo.
Chissà se questa iniziativa provocò qualche scontento o mugugno in quella parte dei caruggi, sono eventi così distanti nel tempo che pare persino arduo poterli immaginare.
Eppure ancora oggi possiamo leggere quelle parole che tuttora ricordano il lontano passato dei Vico dei Griffoni.