C’era una volta un tappo di sughero che amava soltanto il dolce far niente.
– Io non sono nato per faticare! – Ripeteva con voce stentorea mentre gli altri tappi lo guardavano allibiti – Nella mia famiglia nessuno ha mai lavorato, a noi si addicono le feste e la bella vita!
Bertrand era un pigro e viziato tappo di origine francese e con un certo tono altezzoso amava sottolineare che lui proveniva proprio dalla zona dello Champagne così come quel prezioso vino conservato nella bottiglia che egli custodiva.
– A quanto ne so – affermava sussiegoso – quelli come me sono destinati alle grandi occasioni, così è stato per mio padre e per i miei fratelli e così sarà anche per me!
– Noi invece siamo gente alla buona! – gli faceva eco la gretta della birra.
– Figurati noi! – replicava il tappo dell’olio sporgendosi dal ripiano della credenza mentre al suo fianco il tappo dell’aceto annuiva complice, quei due lì andavano da sempre d’amore e d’accordo e tutti lo sapevano.
Bertrand, invece, era aristocratico e solitario, in quella dispensa non aveva stretto amicizia con nessuno, il tappo del Barolo aveva cercato di attaccare bottone ma Bertrand lo trovava francamente un tipo troppo distante da lui.
Quello dei tappi era un mondo complicato e Bertrand era certo di distinguersi tra tutti gli altri.
Aveva le idee chiare sul suo futuro, lui attendeva soltanto il suo debutto in società e un bel giorno, a dicembre, finalmente giunse quell’istante tanto atteso.
Era Natale, attorno alla tavola riccamente imbandita sedevano i molti commensali, le fiammelle delle candele tremavano creando una calda atmosfera di serenità.
Bertrand si guardava intorno compiaciuto: la bottiglia nella quale abitava era stata posta nel cestello del ghiaccio accanto ad una fila di calici di cristallo i quali, a dire il vero, facevano un fracasso dell’accidente.
– State un po’ zitti! – li rimbrottò Bertrand – non riesco a sentire nulla!
Ma quelli, imperterriti, continuarono a tintinnare felici: c’era da comprenderli, in fondo uscivano pure loro solo per le feste e quindi il Natale era un momento memorabile.
Furono servite molte portate e infine, nell’allegria generale, giunse il momento di fare il brindisi: Bertrand non stava più nella pelle e anzi, ad esser proprio precisi, a breve non sarebbe stato più nella bottiglia!
Ogni ospite reggeva il suo bicchiere, con un gesto plateale il padrone di casa si apprestò ad aprire lo Champagne.
Bertrand trattenne il respiro, finalmente stava per essere il protagonista assoluto e infatti da lì a poco stoc… la bottiglia venne stappata e Bertrand saltò per aria esibendosi in un scenografico volo che lasciò tutti stupefatti.
E dovevate sentire il coro di voci:
– Evviva, evviva! Auguri, auguri!
Bertrand sorrideva tutto beato: quelle espressioni di giubilo si riferivano di certo a lui, su questo non aveva alcun dubbio.
Dopo cotanto spettacolare fragore il tappo planò a terra con leggerezza e nessuno parve più curarsi di lui.
Oh che delusione, mai avrebbe pensato di finire trascurato e abbandonato su un pavimento!
Lui era l’anima della festa, come potevano dimenticarsi di lui?
Passò ore e ore singhiozzando in totale solitudine e disperazione quando, al calar della sera, si sentì afferrare dalla mano della piccola Annina:
– Questo lo prendo io! – disse la bimba – sarà un perfetto guardiano per la mia casa delle bambole!
Con un pezzo di stoffa fece per lui una sorta di cappellino e una bella divisa e poi lo mise là davanti alla minuscola porticina.
Bertrand era incuriosito dalla sua nuova sorte, dentro a quella casa abitava una bamboletta biondina con tanti abitini di molti colori: custodirla era un compito gravoso e tra tanti tappi era stato prescelto proprio lui.
Da quel giorno così sentì il peso di una nuova responsabilità e con cura e attenzione restò sempre a guardia davanti alla casetta: lui che era famoso per la sua pigrizia e la sua indolenza aveva infine imparato la gioia di essere utile agli altri.