Per le strade della Superba con Gustave Flaubert

Bientôt la rade apparaît et l’on voit la belle cité assise au pied de sa montagne.
Le phare de la Lanterne, comme un minaret, donne à l’ensemble quelque chose d’oriental, et l’on pense à Constantinople.

Presto il porto appare e si vede la bella città assisa ai piedi della montagna.
Il faro della Lanterna, come un minareto dona all’insieme qualche cosa di orientale, e si pensa a Costantinopoli.

Notes de voyages, queste sono le memorie di un celebre viaggiatore, lo scrittore Gustave Flaubert.
Era il 1845 quando l’autore francese giunse nella Superba, era primavera e la città lo accolse con quel fascino che a lui apparve esotico.
E’ il suo animo poetico a fargli cogliere dettagli affascinanti e piccoli particolari.
Come osserva il mondo colui che ha reso viva e reale Madame Bovary?
Cosa vede nelle strade e nelle piazze? Dove si posa il suo sguardo?
Visita le celebri dimore di Genova, da Palazzo Rosso a Palazzo Reale.
E in una lettera indirizzata ad Alfred Le Poittevin si leggono queste parole:

On marche sur le marbre, tout est marbre : escaliers, balcons, palais. Ses palais se touchent les uns aux autres; en passant dans la rue on voit ces grands plafonds patriciens tout peints et dorés.

Si cammina sul marmo, tutto è di marmo: scale, balconi palazzi. I suoi palazzi si toccano gli uni con gli altri; passando per la strada si vedono i soffitti patrizi tutti dipinti e dorati.

Palazzo di Tobia Pallavicino

Palazzo di Tobia Pallavicino (2)

Palazzo di Tobia Pallavicino – Camera di Commercio

I suoi occhi incontrano l’arte, lo scrittore annota minuziosamente le sue impressioni sulle opere di celebri pittori come Van Dick e Guercino, Tiziano e Tintoretto.
E sono ritratti, Flaubert li dipinge di nuovo con le sue parole, si sofferma sul colore degli abiti, su un’espressione, sui tratti del viso.
Osserva, scrive e racconta.
E così accade con le persone.
Palazzo Spinola, lì davanti, ricorda Flaubert,  c’era una donna che vendeva fiori.

Palazzo Spinola di Pellicceria

E poi quel domestico magro, dal viso dolce,così affezionato ai suoi padroni da non parlare che di loro.
Quadri, persone e vita.
Non può mancare una visita alla dimora di Andrea Doria, una terrazza perfetta per le passeggiate lente e pigre, così scrive lo scrittore francese.

Palazzo del Principe (24)

Cammina per le magnifiche sale, lo colpisce una portantina nera e rossa rifinita d’oro che si trova all’ingresso.
Che sia proprio questa?

Palazzo del Principe (18)

E ancora, le chiese, prima fra tutte la Cattedrale.

L’église Saint-Laurent : toute blanche et noire ; trois portails byzantins. C’est une église italienne où l’on aime à entrer parce qu’on est bien à l’ombre de ses marbres.

La chiesa di San Lorenzo: tutta bianca e nera, tre portali bizantini. E’ una chiesa italiana dove si ama entrare perché si sta bene all’ombra dei suoi marmi.

C’è una maniera di guardare che non è di tutti, ci sono occhi che sanno catturare ogni istante e fermarlo nella memoria.
E poi raccontano a te, lettore, ciò che hanno veduto.

San Lorenzo (2)

E un giorno solenne, si tiene il funerale di un notabile della città.
E Flaubert è lì, in cattedrale.
Forse sarà rimasto in disparte, sul fondo, all’ombra di una colonna.
Vede i monaci vestiti di scuro che con una mano reggono un cero e con l’altra dei fiori, dietro di loro ci sono preti con la tonaca scarlatta, sono paffuti e incedono come se fosse un corteo reale.
E poi ancora, Flaubert segue un altro funerale, alla Chiesa della Nunziata.
Si tratta di un religioso, un monaco in tonaca grigia accompagnato dai canti e dalle preghiere dei suoi confratelli, nella splendore di questa chiesa.

La Nunziata

Una maniera particolare di osservare la vita, nel silenzio sacro di un luogo di culto.

À Gênes, j’aimais à aller dans les églises.
A Genova amavo andare nelle chiese.

E così va ad ascoltare i vespri, in Carignano, tra le dame velate di bianco.
All’ingresso si affittano le sedie, il servizio è curato di una donna che attira l’attenzione dello scrittore francese.
Ed è un’altro ritratto: è vestita di blu, ha la gonna corta e grossi cammei pendono dai suoi lobi, ha scarpe di cuoio opache, una donna del popolo poco curato nell’aspetto.
E potrebbe essere il personaggio secondario di un romanzo, non credete anche voi?
E poi le mura, le strade strette e il mare che d’un tratto compare dove non te lo aspetti.

Quelle mer ! on la voit parfois dans les percées de ces rues noires et humides.

Che mare! Si vede a volte tra gli squarci di queste  strade nere e umide.

Dal Ponte di Carignano

Che soggiorno per il nostro Flaubert!
Non si fece mancare le passeggiate a cavallo sulle colline e poi via, lungo il Corso del Polcevera, concedendosi una sosta all’osteria per bere un bicchier d’acqua.
E penso all’ostessa, lei non sapeva certo di aver di fronte Gustave Flaubert!
E che dire delle serate mondane? il nostro turista se ne va a teatro, al Carlo Felice va in scena La sonnambula e lui è tra gli spettatori.

Carlo Felice

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Una sera invece si gode il teatro all’aperto all’Acquasola ed è lì che avviene un incontro fatale.
Una donna, di carnagione chiara con gli occhi blu e il naso sottile, vestita a lutto con il capo coperto di un velo bianco bordato di nero.
Batte il tempo con la testa e lui la osserva, la scruta.

Je crois que c’est la plus belle femme que j’aie vue, je m’abreuvais à la contempler comme on boit à pleine poitrine d’un vin dont le goût est exquis.

Credo che sia la più bella donna che abbia mai veduto, mi abbeveravo a contemplarla come si beve a piena gola un vino il cui gusto è squisito.

Un quadro, forse un romanzo.
E uno sguardo che scopre e disvela, non tutti gli sguardi sono uguali quello di Flaubert era certo speciale.
E’ tempo di partire, di lasciare la Superba.
E allora immagino Flaubert seduto al tavolino della sua camera d’Albergo, al Croce di Malta, a Caricamento, un luogo che ospitò molti celebri scrittori, come già vi ho raccontato in questo articolo.

torre-dei-morchi[1]

Si affaccia dalla finestra, guarda verso il mare, osserva.
E la memoria resta, impressa nelle sue parole.

…une ville tout en marbre, avec des jardins remplis de roses; l’ensemble en est d’un chic qui vous prend l’âme.
Pour moi, c’est Gênes, Gênes avant tout ce que j’ai vu.

…una città tutta di marmo, con giardini ricchi di rose; l’insieme è di una bellezza che ti prende l’anima.
Per me è Genova, Genova prima di tutto ciò che ho veduto.

(Lettera a Ernest Chevalier, 15 Giugno 1845)

Genova

L’arte, infiniti mondi

L’arte, la bellezza e la sua percezione.
Quali strade conosce l’arte per suscitare tensione emotiva?
E in che misura un’opera è in grado di colpirci e smuovere dentro di noi certi sussulti?

L’arte è fatta per disturbare. La scienza per rassicurare.

E queste sono parole di Braque, le condivido.
L’arte fa anche pensare, immaginare, sognare, crea tumulti interiori e sensazioni diverse.
L’arte sa essere eterea e gentile, una figura botticelliana suscita un senso di pace e di armonia.
L’arte è invece sensuale e sinuosa nelle donne di Gustav Klimt, alcune di loro sono davvero conturbanti e misteriose.
E’ gioiosa e vitale nei quadri di Fragonard, quelle fanciulle in altalena che lui dipinse sono la personificazione della grazia, guardate qui.
L’arte è l’oscuro lato della vita nelle linee di Egon Schiele, un pittore che amo tanto, a Vienna mi sono persa a guardare i suoi quadri, quelle facce distorte e quei corpi scarni, quegli occhi stralunati e sconvolti, c’era in loro il senso di bellezza seppur così trasfigurato e particolare.
La nostra percezione dell’immagine che stiamo osservando è anche il frutto della somma delle nostre esperienze, oggi sfogliando un libro d’arte mi sono ricordata di uno studio che lessi diversi anni fa sulla morale e sulla percezione dell’arte nell’epoca vittoriana.
Un grande scultore, Antonio Canova: pensate alle Tre Grazie, io non saprei immaginare nulla di più celestiale e distante dalla dimensione terrena.
Questa è la mia percezione, Gustave Flaubert, al contrario, trovava sensuale la statua di Amore e Psiche, se non la rammentate potete vederla  qui.
Vi pare possibile?
Il nostro sentire di uomini di questo tempo è diverso e lontano da quello dell’epoca dell’autore di Madame Bovary.
E ricordo che mi colpì leggere di un pittore che alla sua epoca suscitò grande scandalo, un maestro autore di molti capolavori: Edouard Manet.
La percezione dell’immagine, la figura femminile rappresentata nella sua naturalezza, un quadro che suscitò lo sdegno di certi benpensanti, Déjeuner sur L’Herbe, lo trovate qui.
Una colazione sull’erba, una fanciulla senza nulla indosso e due giovani distinti, un cesto di vivande, un’amabile conversazione.
E lo scandalo, lo stesso che susciterà Olympia, la potete vedere qui, ancora una donna mostrata nella sua nudità, non è celeste né ideale, non risponde neppure a certi canoni di bellezza: è reale e quindi suscita sdegno.
I quadri di Manet sono esposti nei più grandi musei del mondo, il tempo è trascorso e un velo di dimenticanza è caduto sui suoi detrattori.
Il tempo rende giustizia, rende eterno ciò che merita di esserlo.
L’animo di un artista, in parte fatalmente legato alla sua epoca, è anche capace di superarla, di vivere al di là di essa, di stupire e affascinare, di trascinare e suscitare emozioni, oltre il tempo.
E questa è grandezza e immortalità.
E tanti mondi, infiniti mondi da conoscere.

Grazie all’arte, invece di vedere un solo mondo, il nostro, lo vediamo moltiplicarsi e quanti più sono gli artisti originali, tanti più sono i mondi a nostra disposizione.

(Marcel Proust)