Nulla accade mai per caso.
E non ci si ritrova con il proprio nome su una targa se non si è fatto nulla per meritarlo.
Forse i i posteri hanno scarsa memoria di certe vicende, ma le lettere incise sul marmo rimandano a un tempo lontano e a una grandezza che merita di essere ricordata.
Andalò di Negro, l’uomo delle stelle.
Un genovese vissuto tra la fine del 1200 e l’inizio del 1300, della sua vita abbiamo poche notizie.
Un uomo di cultura, versato per le lettere quanto per la scienza, membro di una delle più antiche famiglie genovesi.
E Andalò ebbe un incarico di prestigio, nel 1314 venne inviato come ambasciatore a Trebisonda e ottenne importanti concessioni e privilegi per la città di Genova.
Viaggiò per tutte le parti del mondo allor conosciute, non da sfaccedato, o da voluttuoso, ma qual vero sapiente cercando la ragione delle cose.
Così di lui scrive lo Spotorno.
La ragione delle cose.
Per tutte le parti del mondo e lassù, in cielo.
Sapiente matematico e scienziato e studioso di astronomia, l’uomo delle stelle scrutava il firmamento, viaggiava alla ricerca di spicchi di cielo da scoprire e scrisse diversi testi, uno dei quali venne stampato nel 1475.
Il libro, dal titolo Andali de Nigro genuensi Opus praeclarum astrolabii, fu il secondo testo di astonomia ad avere l’onore della stampa, dal momento che quest’ultima venne inventata.
L’uomo delle stelle e l’astrolabio, lo strumento con il quale si può stabilire la posizione dei corpi celesti.
Le scoperte e le più grandi invenzioni dell’umanità sono avvenute in epoche lontane, la scintilla del genio e dell’intelligenza ha accompagnato il cammino dell’umanità verso confini impensati: oltre le colonne d’Ercole, nel Nuovo Mondo, nello spazio.
E questo grazie a uomini di scienza come Andalò, a uomini che cercano la ragione delle cose nell’universo.
Andalò di Negro, il genovese: alcuni sostengono che fosse anche studioso di astrologia, ma Andalò si dedicò principalmente alla conoscenza degli astri e dei pianeti, sua anche una ricerca riguardante le latitudini.
E il nome di Andalò di Negro è legato a uno degli autori più noti della nostra letteratura, il certaldese Giovanni Boccaccio, del quale Andalò fu maestro, tanto che l’autore del Decameron lo cita nel suo Genealogia degli Dei.
Così ne scrive, parlando di lui al Re di Cipro:
Io ho spesse volte nominato il nobile venerabile vecchio Andalone di Negro genovese che fu già mio maestro nelle cose di astronomia, e di cui ben ti è nota o ottimo Re la prudenza, la gravità dei costumi e la cognizione ch’egli aveva delle stelle. Tu stesso hai potuto vedere ch’egli non solo apprese a conoscerne i movimenti colle regole tramandateci da’ maggiori, come noi usiamo comunemente; ma che avendo viaggiato per quasi tutto il mondo, egli giunse a conoscere con la propria esperienza, quel che noi sappiamo solo per udito o per relazione. Quindi benché nelle altre cose io il creda ancor degno di fede, nondimeno, in ciò che appartiene alle stelle, parmi che egli debba avere quella autorità medesima che presta Cicerone nell’eloquenza, e Virgilio nella poesia.
Ma l’uomo delle stelle era anche versato per la poesia, scriveva versi in diverse lingue, in particolare in provenzale.
E si tenne in disparte dalle fazioni che attanagliavano la Superba, lontano in giro per il mondo.
Lui scrutava un orizzonte più ampio, l’infinito del cielo.
E nulla è per caso, credetemi.
Quando siete al Porto Antico, nella zona del Museo Galata, guardate verso il mare, dove si trova il sottomarino.
Questa calata del Porto porta il nome di Andalò Di Negro.
Il porto, il mare.
L’avventura dei naviganti tra e onde e vele, sopra i flutti che si sollevano potenti contro gli scafi delle imbarcazioni.
Nella notte scura, guidati dagli astri che brillano nel cielo, gli stessi che osservava Andalò Di Negro, l’uomo delle stelle.