Un mistero antico, una storia da riscoprire: il Mandylion di Edessa è una sacra reliquia che ormai da secoli si conserva a Genova nella bella Chiesa di San Bartolomeo degli Armeni in Corso Armellini.
Fondata agli inizi del 1300 da certi monaci armeni giunti qui in fuga dalle loro terre invase dai Turchi, la chiesa ha subito nel tempo diversi rifacimenti, attualmente è racchiusa all’interno di un edificio e vi si accede attraverso un portone che non fa certo immaginare che al di là di esso si trovi appunto un suggestivo luogo di culto.
La Chiesa di San Bartolomeo degli Armeni presenta diversi punti di interesse che certo meritano ulteriori approfondimenti ma la sua particolarità è proprio quella di ospitare il Mandylion ovvero il Santo Volto di Gesù.
Si narra che al tempo in cui visse il Redentore la fama dei miracoli di Lui giunse anche ad Abgar, re di Edessa, che allora era gravemente malato.
Il sovrano mandò così un suo ambasciatore a cercare Gesù per chiedergli di recarsi da lui ma non riuscì nel suo intento, tra gli inviati del re giunti al cospetto di Cristo c’era però anche il pittore Anania che provò in ogni modo a ritrarre il volto di Gesù senza riuscirci.
Gesù allora si lavò il viso, prese una tela di lino, se la posò sul volto e su di essa rimasero impressi i suoi lineamenti.
Quel tessuto prezioso venne poi consegnato agli ambasciatori che lo portarono ad Abgar: solo nel contemplare quel lino il sovrano guarì completamente dal suo male e si convertì così alla religione cristiana.
Quel Mandylion – in greco la parola significa appunto fazzoletto – fu fissato poi successivamente su una tavoletta di cedro e così lo si venera appunto nella Chiesa di San Bartolomeo degli Armeni.
La reliquia è anche nota con la definizione dialettale di Santo Mandillo.
Lunga e complessa è la vicenda di questa reliquia che rimase per molto tempo ad Edessa, nel 944 fu trasferita a Costantinopoli e lì restò fino al 1362 quando a venirne in possesso fu un Capitano genovese di nome Leonardo Montaldo che diverrà poi doge, si dice che egli abbia ricevuto la reliquia in dono dall’Imperatore bizantino Giovanni V Paleologo.
Circa vent’anni dopo Montaldo donò la sacra immagine alla Chiesa di Bartolomeo degli Armeni sita in una zona dove la sua famiglia aveva certi possedimenti.
In seguito, intorno al 1507, il Santo Volto fu rubato dalla Chiesa e portato in Francia, l’intervento dei mercanti e diplomatici genovesi fece in modo che la reliquia fosse ricondotta nella Superba e qui ancora potete ammirarla.
Nella Chiesa di San Bartolomeo degli Armeni ad essa è dedicato un altare, molte sono le persone che giungono qui per ammirare il viso misterioso di un giovane uomo che si crede essere appunto Gesù.
In chiesa potrete trovare testi che raccontano più approfonditamente le vicende di questa reliquia, io vi ho solo proposto alcune succinte notizie e alcune di esse sono tratte dall’accurato depliant scritto da Santino Cavaciuti.
È interessante anche scoprire il percorso di ricerca che ha condotto alla datazione delle diverse parti che compongono la reliquia, lo studio ha riguardato la tela, il legno di cedro sul quale è fissata e i diversi elementi decorativi che compongono l’insieme che ospita la tela.
Se osservate con attenzione noterete che nella cornice di filigrana d’oro e d’argento sono inserite 10 formelle nelle quali sono rappresentati le vicende del Santo Volto, vi è inoltre una teca in argento adorna di pietre preziose.
Nella bella chiesa non distante da Piazza Manin sono molte le suggestioni e le opere d’arte da ammirare, di certo tornerò in seguito a mostrarvele.
Raggiungete Corso Armellini in Circonvallazione a Monte e cercate questo edificio: sorprendentemente al suo interno troverete la chiesa.
Dovrete varcare questo semplice portone.
E così vi troverete nel luogo dove tutto narra della sacra reliquia e delle sue vicende, vi sono infatti anche alcune opere d’arte dedicate a quegli eventi, di seguito trovate un dettaglio della tela di Orazio De Ferrari dove è rappresentato Gesù mentre consegna ad Anania il lino con il Santo Volto.
Tutto narra di Gesù e di quel tessuto di lino sottile che Egli pose sul Suo viso innocente.
E la luce filtra rendendo ancora più vivaci i colori delle vetrate.
Nel luogo dove tutto narra del Figlio di Dio, del Suo sacro mistero, dei Suoi doni generosi e di una preziosa reliquia da lungo tempo conservata nella Chiesa di San Bartolomeo degli Armeni.
Miss, che una chiesa che custodisce la preziosa e Santa “faccia” di Gesù, abbia perso la propria facciata, mi sembra una buffa coincidenza… come mai è preceduta da quel bel palazzo?
In effetti è abbastanza strano, hai ragione.
Interessante notare che la via dedicata a Leonardo Montaldo non è lontana dalla chiesa di San Bartolomeo degli Armeni. Scelta casuale?
Per la festa del Santo Mandillo la liturgia è cantata in greco antico:altra bellezza che omaggia la Bellezza!
Molto suggestivo!
Probabilmente no, presumo. Grazie Mauro, a presto.
Sembra il gioco delle scatole cinesi, ogni scrigno racchiude un altro scrigno e tanti tesori. Suggestivo e molto particolare! Immagino che senza esserne a conoscenza sia davvero improbabile capitarci… buona giornata cara!
Sì, è una reliquia molto amata dai genovesi, certo la collocazione è insolita e se non la conosci è difficile arrivare a individuare subito la chiesa.
Grazie Viv, un bacione a te.
Ma che bella storia. È proprio da visitare! Grazie per queste perle che ci doni. Ciao Miss 😊😊😊👏👏
Grazie Domenico, felice che tu l’abbia apprezzata, finalmente dopo tanto tempo sono riuscita a scrivere questo post, volevo farlo da tanto! Buona serata a te!
davvero interessante la scoperta di questo luogo poco conosciuto anche a molti genovesi. Sempre interessanti i tuoi post, corredati anche da belle immagini. 😉
Grazie Max!
Conosco ed ho frequentato più volte la Chiesa ma non sapevo nulla della storia .Dunque a Genova abbiamo quasi una Sindone? straordinario.
Eh sì, cara Nicla, proprio così.
Straordinario davvero!
Buona serata a lei e grazie!
Grazie per questo ricordo che avevo, ma sbiaditissimo
Volevo scriverne da tanto, finalmente ci sono riuscita. Grazie Paola!
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