Percorrendo Salita di San Bartolomeo del Carmine

Non è la più trafficata delle creuze del Carmine ma resta una bellezza segreta tutta da scoprire.
Salita di San Bartolomeo del Carmine si snoda dalla Piazza del Carmine e percorrendola si giunge in Corso Carbonara, sale così ripida tra le case alte.

E si sale, gradino dopo gradino, davanti a voi una distesa di mattoni rossi.

E poi, quasi nascosta, una piccola corte, oltre il cancello il sole radioso illumina le facciate, le corde da stendere e le persiane.

Ed è tutta un’allegria di panni stesi.

Là abita un nespolo generoso e prodigo dei suo frutti.

E ancora, sulla creuza, ecco una nicchia che ospita una scultura sacra.

Si sale, in questa tipica e caratteristica vertigine di Genova che incornicia uno spicchio di cielo.

Tra i colori tenui così si snoda la bella creuza.

E ancora lo sguardo trova un’altra edicola che ha certo conosciuto tempi migliori.

E poi luce di finestre, salita, ancora salita, curva e toni biscotto.

Persiane, sole che batte sui muri e disegna i profili delle ombre.

Se supererete l’archivolto troverete la bella piazzetta di San Bartolomeo dell’Olivella e ancora potrete perdervi nella romantica bellezza dei caruggi del Carmine.

Salendo ancora, invece, giungerete infine su Corso Carbonara e forse ne apprezzerete la maggiore ed elegante ampiezza.

Nel cuore vi resterà impresso il ricordo di quella vertigine che dona stupori e di quel cielo turchese che sovrasta Salita di San Bartolomeo del Carmine.

Scendendo in Salita San Francesco

Continuo a portarvi con me nelle mie camminate genovesi, lungo le nostra amate e bellissime creuze che conosco a memoria.
E ripartiamo insieme da Salita alla Spianata di Castelletto, ne abbiamo percorso insieme un lungo tratto, in questo post.
E ancora sì scende per questa creuza che così si snoda tra le case.

Passo dopo passo lasciandosi alle spalle le facciate dai colori vivaci e un ritaglio di cielo blu.

E la via diviene sempre più ampia.

L’elegante palazzo che si nota sulla sinistra è l’edificio di Salita San Francesco dove si trova la casa che ospitò il poeta Paul Valéry che qui visse La Nuit de Gênes, la notte di Genova, un’esperienza per lui fondamentale.

E ancora ecco luce e ombra di Salita San Francesco.

Questa ripida mattonata regala una magnifica prospettiva su Via ai Quattro Canti di San Francesco, un caruggio che ne è la naturale prosecuzione.
Ed è una magia di luce, colori ed altezze vertiginose.

Salita San Francesco termina con una scalinata che sbuca in Piazza della Meridiana, proprio all’inizio della nostra elegante Strada Nuova.

E prima di arrivare laggiù si oltrepassa il portone di Palazzo della Meridiana, con le bandiere della Superba che sventolano sulla creuza, sotto uno squarcio di azzurro in questa luce di ocra e di mattoni rossi in Salita San Francesco.

I colori di Salita alla Spianata di Castelletto

Chi visita Genova non può certo privarsi del piacere di scoprire le sue creuze che si dipanano tra le case svettanti e regalano bellezze inaspettate, noi che abitiamo in questa città impervia percorriamo le nostre creuze per abbreviare i percorsi e arrivare così alla nostra meta.
Salita alla Spianata di Castelletto è una delle mie creuze, da Salita San Francesco sale fino a Spianata e sbuca dal lato dell’ascensore di ponente.
E da lassù così si ammira Genova e la sua Lanterna tra le case che si affacciano sulla salita.

È una creuza ampia e ha pure una certa pendenza.

Così vivace nella luce che la rischiara.

E ha tutti questi colori: il mare e il cielo limpido, rosso e giallo delle case e toni biscotto e mattoni sui quali si posano i passi.

E ardesie, tetti e altezze.

Queste sono le bellezze vere della città in salita.

E terrazzini, comignoli e ancora cielo della Superba.

E piante alle finestre, luce che incontra l’ombra e persiane verdi.

E una magnifica vertigine da scoprire nella sua meravigliosa semplicità: le nostre creuze sono silenzio, quiete antica, e diverse sfumature di Genova.

Così si scende, in pochi minuti: a pochi passi da qui si raggiungono Piazza delle Meridiana e Via Garibaldi.

È solo una semplice creuza ma è una delle mie creuze, l’ho percorsa infinite volte.
E i suoi colori sempre mi incantano, fra i toni di mattoni e di rosa di Salita alla Spianata di Castelletto ritrovo l’anima di Genova e la sua vera e autentica essenza.

Le finestre sulla creuza

Ci sono certe finestre che si affacciano su una creuza e questa creuza a dire il vero non è poi così stretta: Salita San Gerolamo è piuttosto ampia e con la sua pendenza collega Piazza Goffredo Villa alla parte bassa di Via Caffaro.
È una di quelle creuze che imboccavo correndo a perdifiato, quando ero in ritardo, in quegli altri anni là che ricordo sempre con nostalgia.
È anche una di quelle creuze che ho percorso davvero infinite volte, invece di prendere l’ascensore di Castelletto spesso preferisco camminare sulla mattonata che si snoda tra le case, a volte con la mia musica nelle orecchie oppure soltanto in compagnia dei miei pensieri.
E insomma, è uno di quei luoghi del quotidiano vissuti, noti e sempre cari.
E poi, a guardare in una certa maniera, un tratto di Salita San Gerolamo può apparire in una diversa prospettiva: è un gioco di linee e di persiane verdi, un contrasto di colori caldi e freddi.
Ed è come una nuova armonia: una corda, i panni stesi, diverse sfumature di celeste e certe finestre sulla creuza.

La tenacia delle violette

Le mie passeggiate per le strade del mio quartiere mi regalano diverse bellezze: le chiare e lucenti mimose, il mare che luccica in lontananza, le timide avvisaglie della primavera.
La natura mantiene sempre le sue promesse, puntuale e generosa torna a donarci le grazie di ogni diversa stagione: un girasole superbo, una foglia accartocciata su un sentiero, un fragile fiocco di neve.
E in questo scorcio d’inverno che presto cederà il passo alla graziosa primavera, ecco sbocciare certe violette.
Improvvise fioriscono tra i mattoni di una creuza, si vestono di sole e le loro foglie vibrano di nuova vita.

E ancora, in quello stesso giorno, le ho vedute altrove.
Sotto un archivolto, tra le fredde pietre.
Così leggiadre e allo stesso tempo caparbie, foriere di un tempo nuovo e luminoso.
Sono appena semplici fiori e con la loro beltà sanno persino essere di esempio, sono le tenere e tenaci violette.

Una vecchia conoscenza

Ognuno di noi, nel tepore di casa, ha i propri angolini preferiti e anche una finestra prediletta per osservare il mondo.
Ed ecco qui una vecchia conoscenza, questo è un gradito ritorno su queste mie paginette, il tipetto lì infatti è già stato uno dei protagonisti di questo post diverso tempo fa.
Allora era il tempo di settembre e quindi si tenevano le finestre spalancate, nel cuore di questo gelido inverno meglio starsene al calduccio dietro i vetri, ne converrete pure voi!
Alla finestra, a guardare la gente che va su e giù per la creuza: dove andranno tutti quanti, poi, non si sa!
E chissà cosa mai avranno da fare, con tutta quella fretta, mah!
C’è chi invece, saggiamente, si gode la pigrizia e le bellezze della vita proprio a modo suo.

Rifiorisce la mimosa

E rifiorisce, ancora, la mimosa.
Nella strade spazzate dal vento impetuoso e inondate da sole d’inverno, nei giardini sboccia accanto agli agrumi che maturano.

E così si sporge sulle creuze impervie della città in salita.

In Salita Porta Chiappe sovrasta il vostro cammino, dona la sua luce e la sua assoluta bellezza.

Rifiorisce, generosa e leggera la fragile mimosa, annuncio della primavera e del tempo che verrà.
Ondeggia oltre i muretti, accompagnata dall’aria fresca che la fa danzare nell’azzurro.

Dolce, tenera e fragile mimosa, leggiadra foriera di gioia.

Così si affaccia, verso l’orizzonte e verso il profilo della città che così abbraccia il suo mare.

Di giallo e di azzurro, con tutta la sua intensità.

Vive, respira, in quei giardini che costeggiano ripide scale.

E ancora saluta l’immensità dell’universo e il suo Creatore, di fronte alla facciata del Monastero delle Carmelitane Scalze.

Nella grandezza del cielo, con quella bellezza che soltanto la natura sa regalarci, ancora sboccia e rifiorisce la mimosa.

L’autunno in Salita della Madonnetta

Così si svela l’autunno in Salita della Madonnetta, la bella creuza che collega Piazzetta Giulio Marchi al Santuario della Madonnetta: e scendo percorrendo la ripida mattonata che ha davanti l’infinito e il mare.

Piano vira la luce e così sfiora sul tempietto che ospita l’immagine di Maria, a questa pregiata scultura dedicai tempo fa questo post.

Ha tanti colori e diverse sfumature il tempo d’autunno sulle creuze, si cela tra quelle foglie che pendono lassù e sovrastano il cammino.

Nel radioso sole ottobrino una farfalla leggera e palpitante si ferma sui sassi.

Brilla di un chiarore diverso il cielo di Genova sulla creuza, in un gioco di verde che si staglia contro il turchese.

L’autunno ha le sue tinte e i suoi profumi.

E così si mostra, sulla sommità del muraglione nella vibrante bellezza di una cascata di vite americana.

Ed è rosso di foglie e azzurro di cielo e verde di cocci di bottiglia.

Così spicca l’autunno, con la sua prepotente leggiadria.

E intanto scendo, passo dopo passo, giù per l’antica creuza.

Ancora vibra e freme la stagione delle tinte calde, ha il sapore dei cachi che lenti maturano sull’ albero generoso che si protende oltre un giardino.

E ha le sfumature di mille foglie fragili e cangianti.

E sboccia ancora nei piccoli fiori.

E così si posa, accogliente e gentile, sulla mattonata di Salita della Madonnetta.

Scoprendo Salita Superiore San Gerolamo

Vi porto con me, ancora, in questa passeggiata tra i colori di una delle mie creuze.
Si snoda così, in dolce pendenza, la nostra Salita Superiore San Gerolamo, percorrendola in discesa da Via Lorenzo Costa si arriva in breve tempo in Piazza Goffredo Villa.
E questa è per me una creuza di ricordi di corse senza fiato, del mio Walkman nella tasca della giacca, di uno zainetto sulle spalle con i libri per i compiti e quindi sì, è uno di quei luoghi che mi ricorda quegli anni là.

Poi non lo diresti mai, ma se osservi da lassù in cima, là tra quelle case, vedrai persino la linea azzurra del mare.

E poi ancora scendi, passo dopo passo su quei mattoni rossi che in passato ho tante volte percorso e anche spesso fotografato.

E ancora, guardando tra i palazzi, ad un tratto si scorgono una parte di Ponte Caffaro e certe prospettive della nostra Circonvallazione a Monte.

Scendendo ancora mi vengono poi alla mente certi negozietti che un tempo c’erano qui, ricordo alla perfezione una piccola merceria molto fornita, era una di quelle botteghe di quartiere così preziose, con una vetrina di piccole cose belle: bavaglini, strofinacci da ricamare, calze di lana calda e rocchetti di filo.
E no, non c’è più ma io non l’ho dimenticata.
E intanto così cade quella luce potente che illumina la creuza.

Qui, come in molti luoghi genovesi che hanno legami certi con il passato della città, ancora si trovano le tracce di antiche devozioni.

E poi, nel tempo della chiara primavera, nei giardini i fiori sbocciano generosi e colorati.
Così era, in quel giorno di marzo dello scorso anno, dal muraglione ecco il glicine odoroso proteso sulla creuza.

Una meraviglia dal profumo delizioso si stagliava gentile contro il blu di Genova.

Ancora si continua a percorrere Salita Superiore San Gerolamo, a partire da un certo punto i mattoni lasciano il posto all’asfalto, tuttavia resta ancora questa suggestione antica.

Sotto le geometrie del cielo a me così care.

Nella prospettiva di una magnifica creuza, tante volte percorsa con il passo leggero, come sempre accade con i luoghi delle nostre quotidiane consuetudini, nella vertigine colorata di Salita Superiore San Gerolamo.

Una mattina d’inverno

Ci sono luoghi che raccontano le emozioni: li trovi e il tuo cuore batte un po’ più forte.
Ci sono luoghi che sanno essere speciali, soltanto nella loro naturale semplicità.
E magari ci sei passata tante volte ma ognuna era diversa dalle altre.
E magari un giorno pioveva oppure era autunno e cadevano le foglie sulla creuza o forse era quel tempo di primavera profumato dalla dolcezza del glicine.
O magari era un giorno d’inverno dai rami spogli.
Mentre un raggio di sole taglia l’ombra e si schianta sulla mattonata e il sole scalda le facciate color biscotto, le persiane verdi e i tetti spioventi.
E la creuza scende giù, con questa vertigine briosa e così genovese, mentre tu cammini e ad un tratto, tra queste case, vedi la linea dell’orizzonte che si bacia con il cielo, la ruota panoramica, la vita del porto e i suoi colori.
Ed è tutto semplicemente così perfetto.
In Salita Bachernia, una mattina d’inverno.