A Genova da qualche tempo ha riaperto i battenti il Museo Nazionale dell’Antartide che si trova a Palazzo Millo al Porto Antico, io non c’ero mai stata prima e così sono andata a visitarlo, certa di imparare cose nuove.
Il Museo ha tre diverse sedi, Genova, Siena e Trieste, la sua attività è strettamente collegata a quella degli atenei di queste città, scienziati e studiosi tengono viva l’attenzione sulle loro ricerche e su quanto ancora c’è da scoprire su queste terre lontane.
Il risultato dei loro studi è appunto in parte esposto al Museo dove troverete anche diversi reperti acquisiti durante le spedizioni nella gelida Antartide.
Il Museo è intitolato a Felice Ippolito, scienziato e ricercatore che ne fu il primo presidente.
E allora con sguardo curioso andiamo alla scoperta della misteriosa Antartide, a mio parere queste sale offrono due percorsi differenti che possono divenire complementari, sta a voi scegliere con quali occhi guardare.
L’aspetto ludico si intreccia inevitabilmente a quello scientifico, quest’ultimo è molto approfondito e dettagliato.
E così, passo dopo passo, potrete ad esempio scoprire come ci si prepara per prender parte ad una spedizione in Antartide, l’addestramento si svolge sulle Alpi.
E scoprirete che le terre antartiche sono in gran parte inesplorate, solo il 2% di esse non è coperto da ghiacci e quindi accessibile all’uomo, le nuove tecnologie permettono però di studiare quei territori così aspri e difficili.
Esiste persino un Trattato Antartico, è volto a tutelare l’ambiente e le sue risorse e a mantenere gli equilibri tra gli stati che vi aderiscono con particolare riferimento alla loro presenza sul territorio a scopi scientifici.
Al Museo potrete anche scoprire come si mantiene una stazione con i suoi laboratori, come e dove vivono i ricercatori.
E come sarà il fuso orario dell’Antartide?
Io ho fatto questa visita in un giorno infrasettimanale e con me c’erano diverse famiglie con bambini.
Le terre dei ghiacci hanno il fascino dei luoghi che non puoi visitare, allora fantastichi e provi a immaginare come sarebbe andarci, questo accade a grandi e piccini, è vero?
Per alcuni, invece, queste terre rappresentano l’impresa di un’intera esistenza.
Correva l’anno 1902 quando il tedesco Will Einrich si assicurò un curioso primato: fu il primo a immergersi nelle acque dell’Antartide, lui era solo un carpentiere ma gli toccò il compito di riparare la goletta sulla quale era imbarcato insieme a una spedizione.
Strana la vita, eh?
Scienza, gioco e meraviglia, io mi sono divertita a percorrere questo passaggio, non puoi fare a meno di domandarti cosa troverai alla fine.
Si cerca di ricreare un ambiente e di proporlo al visitatore, facendogli conoscere la vita che abita in quei luoghi.
Ad esempio, questo è il silvefish, ve l’ho detto che c’è sempre da imparare!
E vive in quelle terre lontane lo skua, un uccello cacciatore che si riproduce in Antartide e poi migra nel Pacifico e nell’Atlantico Settentrionale.
Provate a pensarci, certe creature del cielo e della terra viaggiano per il mondo molto più di noi.
E se conosciamo la rotta delle migrazioni di questi uccelli lo si deve a uno studio specifico che ha permesso di dotare alcuni di questi animali di un geolocalizzatore per poi seguire la loro rotta.
Laggiù vivono le foche e i pinguini che naturalmente hanno uno spazio dedicato insieme alle altre forme di vita che popolano l’Antartide.
Il Museo poi offre alcune postazioni interattive e la possibilità di vedere filmati che mostrano quei luoghi.
E sì, questo video in particolare l’ho guardato più di una volta.
E ancora, una sezione è dedicata alle esplorazioni del passato e del presente, ai mezzi di un tempo e a quelli dei nostri giorni.
Resta immutato il desiderio dell’uomo di superare i propri confini, indipendentemente dal grado di progresso raggiunto.
Con il coraggio e con desiderio di sfida, cercando di di raggiungere i risultati sperati, tenendosi cari gli oggetti che possono offrire conforto e calore.
Ed è così che il genere umano ha compiuto le sue più grandi conquiste, sarà banale scriverlo ma se ci riflettete non c’è nulla di più vero.
Troverete tante occasioni per incuriosirvi e magari vi verrà il desiderio di leggere e di saperne di più.
Tra i tanti reperti esposti a me ha colpito un pezzo di corda manilla, così detta perché è fatta di fibre vegetali di una pianta di banane delle Filippine, prende pertanto il nome dalla capitale Manila.
Fu ritrovata negli anni ’80 e risale alla spedizione Terranova di Scott, avvenuta tra il 1910 e il 1913, allora i componenti della spedizione rimasero per sei lunghi mesi in una grotta di ghiaccio, questo semplice pezzo di corda veniva usato per trainare le slitte.
Ho voluto offrirvi uno spunto per una visita al Museo dell’Antartide, vi sono molte altre realtà da conoscere e scoprire ma ritengo che certi argomenti siano troppo complessi e complicati per essere solo accennati senza il dovuto approfondimento.
E avrete modo voi stessi di farvene un’idea se anche voi andrete a camminare in quelle sale dove si evoca un mondo lontano e a noi poco conosciuto, un luogo dove l’uomo si è sovente messo alla prova.
Scienza e scoperta, stupore e senso di bellezza nell’incontro tra immaginazione e realtà.
Tutto questo è il Museo Nazionale dell’Antartide che vi porta laggiù, nella lontana terra dei ghiacci.