C’era una volta una piccola tortora.
Era ciarliera, socievole e amava la vita mondana, era sempre piena di impegni e la si vedeva sovente volare da un albero all’altro.
Era elegante, leziosa e anche un po’ snob, non si lasciava mai sfuggire l’occasione di intrattenersi in raffinate conversazioni in francese, il suo accento era perfetto!
Certo, non era il tipo da dar confidenza a chiunque e sceglieva le sue frequentazioni con molta cura ma si sa, il mondo è piccolo, figuriamoci poi se abiti in un giardino!
E lei era una signorina perbene così salutava tutti con affettata educazione.

La vita non era tutta rose e fiori per la nostra tortorella, accanto a lei abitavano certi rumorosi personaggi proprio privi di stile!
E che insistenza!
Non facevano che chiederle di andare da loro per la merenda o per far due chiacchiere.
Uh, con quelle voci gracchianti, ogni volta la piccola tortora si trovava costretta a imbastire un castello di scuse per giustificare la sua assenza.
E quelli, per parte loro, non facevano una piega e il giorno successivo tornavano all’attacco, teste dure!

Lei, la nostra signorina, declinava ogni invito con suprema eleganza e volava via, leggera come una piuma.
Un bel giorno accadde un fatto strano: nel giardino giunse un nuovo ospite, un maestoso gallo.
– Un gallo? Una rarità, non ne ho mai incontrato uno! – pensò la tortora – andiamo un po’ a vedere che tipo è!
Si avvicinò con circospezione e cercò di farsi notare ma lui non la degnò neanche di uno sguardo.
E come era possibile una cosa del genere?
Lei sempre così ambita questa volta veniva ignorata!
La tortora non sapeva darsi pace, per giorni tentò di attirare l’attenzione di quell’altero pennuto ma non ci fu nulla da fare.
Era veramente sconsolata, lo guardava da lontano domandandosi in cosa avesse sbagliato.

I suoi vicini nel vederla così abbattuta cercarono di rincuorarla.
Certo, i modi erano un po’ maldestri, tuttavia c’è da dire che quei pappagalli erano animati dalle migliori intenzioni!

Lei però non ne voleva sapere, girava le spalle e faceva finta di non sentire.

Voleva soltanto capire perché quell’altezzoso gallo la scansava.
E oltretutto, a guardarlo bene, non è che fosse questo granché, cosa mai aveva contro di lei?
Era veramente un mistero inesplicabile!
Lei però era una tortorella caparbia e non si arrendeva tanto facilmente, così durante il giorno se ne andava a zonzo a svolazzare e poi, verso sera, si accoccolava vicino al gallo e gli raccontava le sue avventure.
Parlava sempre lei, lui restava immobile senza interloquire, non aveva alcuna reazione né di stizza né di apprezzamento, certo sembrava ascoltarla ma neanche di questo la tortora era poi così sicura.
E lei , affranta, finì persino per perdere l’appetito!

Il destino a volte ti regala nuove possibilità e così accadde anche alla nostra piccola eroina.
Era un giorno di maggio, c’era un bel sole chiaro e l’aria era fresca e pulita.
Si incontrarono là, sotto ai rami generosi di fronde.
E da quel giorno non smisero mai di volare insieme, in quel giardino tutti erano d’accordo, quei due sembravano fatti l’uno per l’altra.

E provate a indovinare chi rallegrò la loro festa di nozze?
Quei pappagalli caciaroni la resero allegra e indimenticabile, nel giardino se ne parlò per giorni!
Quell’unione fu duratura e gioiosa, i due innamorati vissero insieme per lungo tempo felici e contenti.
E il gallo?
La tortora non ci pensò più anche se a volte l’immagine di lui tornava ad affacciarsi alla sua mente.
E lei si rivedeva là vicino al gallo e solo per un istante tornava a porsi certe antiche domande.
Non comprese mai perché lui non l’avesse degnata neanche una sola volta di uno guardo.
