Di mattina, in Via Luccoli.
Prima che aprano tutti i negozi e prima che la strada si affolli.
Scendendo giù, verso Soziglia.
Semplicemente camminando, seguendo la curva, cercando le prospettive della città.
Tra le case alte di Genova che abbracciano e proteggono, in questa bellissima quiete.
Di mattina, in Via Luccoli.
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Una sfumatura di celeste
E poi, in una mattina di settembre e di Genova nella prospettiva di Via Luccoli il cielo così si rischiara.
Così lucente e accarezzato dall’aria leggera del mare che sfiora anche le antiche edicole della città.
Questa sfumatura di celeste così sovrasta le alte case di Genova e le vetuste dimore di Piazzetta Merli.
Un cielo lindo, perfetto, appena percorso da nuvolette lievi e il vessillo di San Giorgio che sventola sopra i caruggi.
Una sfumatura di celeste e di geometrie della città vecchia.
E oltre, davanti al mare, un’intensità di blu e di onde lente, un luccichio d’argento e laggiù, in lontananza, il candore di una nuvola grandiosa.
E ancora una sfumatura di celeste, di azzurro e di Genova.
La Madonna con il Bambino in Via Luccoli
Ritorniamo ancora nei miei cari caruggi, nella nostra vivace e sempre amata Via Luccoli, una strada ricca di bei negozi e di diversi punti di interesse e a volte la si attraversa quasi distratti senza prestare attenzione a certe antiche testimonianze del nostro passato.
Se alzerete lo sguardo verso certe finestre, infatti, noterete un’edicola che ospita una statua.
È la Madonna con il Bambino e così posa il suo sguardo su coloro che attraversano la via.
Così resta, nell’imprendibile e meravigliosa verticalità di Via Luccoli.
La statua ospitata nella nicchia è semplice e molto graziosa.
Ai piedi di Maria una scritta in latino: hinc tuta quies che dovrebbe significare qui quiete sicura.
Seguono poi le parole Nostra Signora.
Se passate in Via Luccoli cercate anche voi questa edicola, potrete anche ammirarla da una diversa prospettiva, dal portone dell’edificio di fronte: così vigila sulla gente di Via Luccoli questa bella immagine della Madonna con il Bambino.
Nel cuore della città
La libreria dove vai a cercare nuove letture, avventure e poesie per ogni stagione del tempo e della tua vita.
Il negozio di cappelli che in inverno ha in vetrina guanti di tutte le fogge e berretti di lana e in estate invece è un trionfo di cappelli di paglia.
Quella grande ferramenta dove si facevano le chiavi, un negozio che non c’è più.
La bella merceria, la più elegante e raffinata che si potesse immaginare, romantica e accogliente, era un trionfo di nastri, bottoni, accessori da ricamare, fili e colori, ha chiuso da diversi anni ma tempo fa spesso mi trovavate lì.
Il negozietto che negli anni ‘80 proponeva camicie rivisitate con pizzi e dettagli particolari, quelle creazioni erano sempre una sorpresa e una novità.
E i giocattoli di legno, gli articoli sportivi, le scarpe eleganti e anche il profumo del tè.
La panna, sempre eternamente quella, la panna della nostra infanzia.
Il tempo scorre, le cose cambiano.
E il sole sempre attraversa queste case, supera i tetti di ardesia e ancora cade, a illuminare il selciato della nostra bella Via Luccoli, il cuore della città.
Finestre e geometrie di Genova
E queste sono finestre e geometrie di Genova e piccole felci e piantine nei vasetti, sul davanzale, tra le persiane che si affacciano su una creuza.
E poi una facciata color mattone e una ringhiera che sa farsi panciuta e divenire accogliente riparo.
Finestre, persiane verdi come boschi fitti di foglie e cuscini rossi stesi e rami di alberi spogli che si specchiano nel vetro.
Ombre di caruggi e fili da stendere, luci accese e vite che puoi immaginare.
E ancora, tendine bianche, stanze nascoste, musiche che non puoi sentire e ciclamini in boccio.
E una finestra che non crederesti vera, nella città vecchia, il disegno di una curva in un palazzo da una lunga storia.
E riflessi, nuvole fluttanti nell’azzurro, finestre sotto il cielo di Genova, in un gioco di magnifiche geometrie.
Un cappello rosso lacca
– Allora vado, dai! – Disse sorridendo.
– Vai, forza e coraggio, chiamami quando arrivi, Fra. – Rispose la mamma stampandole un tenero bacio sulla guancia.
Francesca ricambiò il bacio e uscì di casa.
Si trascinava dietro un piccolo trolley con lo stretto necessario per un paio di giorni: aveva un treno da prendere, un viaggio da fare in un’altra città, un colloquio di lavoro da affrontare.
Francesca aveva 26 anni, una testa piena di progetti, di riccioli neri e di idee chiare sul proprio futuro.
Avrebbe detto esattamente ciò che desiderava.
Avrebbe mantenuto la voce ferma, le veniva naturale nei momenti importanti scandire bene le parole per farsi comprendere alla perfezione.
Avrebbe fatto, in ogni caso, del suo meglio.
Scese a larghi passi giù per Via Palestro, le rotelle della sua valigia scivolavano via sull’asfalto e arrivò così in Piazza Corvetto in men che non si dica.
Imboccò il sottopassaggio e si diresse verso Salita Santa Caterina: ogni volta che passava di lì le veniva in mente la nonna Armida che le parlava sempre di un bel negozio di caramelle con le ceste piene di bonbon e poi dell’ottico e anche del negozio delle porcellane.
I ricordi si affastellavano come le nuvole in cielo, Francesca giunse a Fontane Marose e guardò l’orologio: era presto, c’era ancora tempo per il suo treno.
Decise così di passare dai caruggi, comprò due riviste in edicola, quindi passò in libreria a cercare un romanzo e se ne uscì con un celebre giallo di Agatha Christie, la lettura l’avrebbe tenuta impegnata e il tempo sarebbe corso via.
Uscendo dalla libreria di Via Luccoli il suo sguardo cadde poi sulla bella vetrina del negozio di fronte, uno dei preferiti della nonna.
La nonna Armida era sempre stata una brillante signora à la page e aveva un’autentica passione per i cappelli, i guanti e gli accessori raffinati: ricordando tutte le volte che era stata in quel posto a far compere con lei Francesca si sentì travolgere da una sensazione di nostalgica tenerezza.
Ancora guardò verso la vetrina e sorrise: un cappello rosso lacca, ecco cosa ci voleva!
E ne era più che certa, la Nonna Armida sarebbe stata d’accordo.
Via Luccoli e il coraggio di San Giorgio
Vi porto ancora per caruggi, nella nostra bella Via Luccoli.
Scendiamo piano in questa zona tranquilla ed elegante dove spesso ritorno e che percorro sempre volentieri.
E là, davanti al civico numero 14, ritroviamo ancora un sovraporta risalente al XV secolo nel quale si ammirano le gesta di San Giorgio.
Come già ho avuto occasione di scrivere, nelle vie di Genova l’immagine di questo Santo veniva posta sulle case dei capitani di galea che si erano distinti per il loro valore guerresco.
È una scena vivida, potente, nella quale non manca nessuno degli elementi che distinguono l’episodio qui rappresentato.
In un sapiente gioco di simmetrie ecco i due angeli che reggono i fiori.
Spiccano drappeggi, foglie e preziosi dettagli che restituiscono senso di armonia.
La vicenda eroica di San Giorgio si tramanda e si ripete ed è nel cuore dei genovesi da secoli molto lontani.
E qui il drago è creatura mostruosa e temibile che si svela così minacciosa.
San Giorgio però non conosce paura, sul suo destriero così sovrasta e finisce l’orrendo drago, San Giorgio è una figura fiera e ardita e in questa maniera ci viene mostrato il suo coraggio.
Due angeli reggono una corona all’interno della quale si distingue il trigramma di Cristo e ancora una volta, sotto il cielo di Genova, rivive la storia del prode San Giorgio che uccise il drago.
Ritornare nei caruggi
E ritornare, di nuovo, ancora nei miei amati caruggi.
Con la luce di primavera, con l’aria ancora fresca, attraversando Piazza Fontane Marose così vuota.
E ritornare, di nuovo qui.
E giù per Via Luccoli, di primo mattino, sotto il cielo disegnato tra le antiche case di Genova.
E un cielo come questo, anche se lo hai veduto già mille altre volte rimane ancora e sempre nel cuore e nelle emozioni.
Camminando, nei miei luoghi cari, per le mie care strade.
Camminando, con il pensiero rivolto a queste bellezze, ai vicoletti tante volte percorsi, agli archetti, alle finestre socchiuse, agli affreschi che si intravedono sui soffitti di dimore vetuste, alle scale impervie e ripide, ai terrazzini in cima ai tetti.
Camminando, una volta in più.
Con lo sguardo che cerca le nuvole leggere che fluttuano nel cielo chiaro oltre le ardesie dei caruggi.
In una mattina di maggio poi, arrivare così davanti a San Giorgio, con questa prospettiva ampia e spaziosa.
In questa nostra terra così tenacemente fiera, nel cuore della mia amata città.
E ancora, così, ritornare.
Davanti al mio blu, in uno dei luoghi delle mie consuetudini, dopo tanto tempo ritrovato, ancora come sempre in ogni altro giorno già vissuto.
E restare, per qualche istante.
Qui, al cospetto di fratello mare, a lui ho portato il mio saluto.
La fontana di Via Luccoli
È un’antica fontana sita in cima a Via Luccoli, è collocata in quel tratto della strada che conduce in Piazza Fontane Marose, elegante piazza cittadina che nel toponimo conserva la memoria di antiche e generose fonti della Superba.
E là, a Luccoli, potrete vedere la fontana marmorea.
Il mascherone è una testa di Medusa dalla cui bocca sgorgava un tempo acqua cristallina.
La parte superiore è poi decorata con una raffinata conchiglia, con la simmetria e la naturale eleganza proprie del mondo acquatico.
È un bellezza del tempo lontano, nella nostra quotidianità forse ci passiamo davanti distratti ma invece ogni testimonianza della storia antica Genova dovrebbe essere sempre messa in risalto e ammirata con attenzione.
In passato, in occasione di un evento primaverile dedicato alla bellezza dei fiori e delle piante, mi capitò di vedere la nostra fontana adorna di boccioli e di colori di questa stagione.
Così gradirei ritrovarla, con la sua consueta armonia, immaginando il suono dell’acqua che zampilla sul candido marmo.
Luce di Via Luccoli
Accade così e dura appena per qualche breve istante.
È una mattina d’inverno e scendi in Via Luccoli, cammini con passo lieve in questa antica via tante volte percorsa, osservi le vetrine di sempre e con curiosità scruti anche i volti dei passanti.
E tutto, anche in quel giorno, è come sempre è stato.
E poi lo stupore.
È una meraviglia improvvisa e inafferrabile, un sapiente gioco di contrasti e di linee disegnato ad arte, certa bellezza non è per sguardi distratti.
E così, nella sua magnifica fragilità così resta, appena per un tempo breve e poi svanisce.
È radioso e inatteso chiarore, effimero splendore di una mattina di febbraio: semplicemente luce di Via Luccoli.