Esistono tante forme di amore, questo è l’amore di una ninfa, quae nec reticere loquenti, colei che non sa tacere davanti a chi parla, così scrive di lei Ovidio nelle sue Metamorfosi.
E lei, la Ninfa Eco, portava in dote un’esemplare caratteristica, Eco poteva solo ripetere le ultime parole pronunciate da altri.
Questa punizione le era stata inflitta da Giunone, adirata con lei perché una volta Eco l’aveva distratta con le sue chiacchiere impedendole così di sorprendere Giove che si intratteneva in incontri amorosi con altre ninfe.
E così la dea punì Eco, togliendole la parola in questa maniera e lei non poté mai più parlare a suo piacimento.
Esistono tante forme d’amore, a volte l’amore si accende in un solo istante e questo accadde a Eco quando davanti a sé vide Narciso.
Lo guardava senza potergli parlare, nutriva il desiderio che lui si avvicinasse a lei.
E un giorno Eco udì Narciso pronunciare queste parole:
– C’è qualcuno?
Ed Eco a sua volta disse:
– Qualcuno.
E Narciso parlò ancora ed Eco ripeté le sue parole e quando lui le disse di mostrarsi a lei venne naturale protendersi verso di lui, verso l’abbraccio che aveva tanto desiderato.
Esistono tante forme d’amore, l’amore di Eco non era ricambiato.
E così la ninfa respinta fuggì, si nascose in certe caverne, lasciandosi consumare dal suo dolore.
E a poco poco svanì la sua pelle sottile, i capelli si fecero aria, tutto di lei si perse, si narra che le sue ossa divennero pietra e di lei rimase solo voce, Eco nascosta tra le montagne restituisce i suoni e le parole, quella che rimbomba tra le valli è la voce di lei, la ninfa Eco.

Non fu solo Eco ad essere rifiutata da Narciso, altre ninfe subirono la stessa sorte e un giorno Nemesi, la dea della vendetta, ascoltò le preghiere di qualcuno che invocava per Narciso un destino crudele: amare senza poter mai possedere il suo amore.
Esistono tante forme di amore, Narciso un giorno incontrò il suo.
Si trovava in un bosco, presso una fonte dall’acqua pura e limpida, si chinò per bere e vide colui che sapeva suscitare il suo amore: riflessa nell’acqua c’era la sua stessa immagine.
Dapprima non comprese, si fece prendere dalla concitazione, cercò di afferrare quella figura evanescente, cerco di prenderla tra le sue braccia.
L’amato sfuggiva e poi d’un tratto Narciso capì: era suo quel viso, suoi quegli occhi, sue quelle labbra, non avrebbe mai potuto avere per sé l’oggetto del suo amore.
E mentre si specchiava nella fonte il pianto sgorgò dai suoi occhi, le lacrime caddero rendendo tremula la superficie dell’acqua, l’immagine desiderata si dissolse.

E poi l’acqua si calmò e quel volto riapparve ma l’amore che Narciso provava era così intenso da annientarlo, la sua vita, ogni sua fibra, tutto di lui arse, corroso da un invisibile fuoco, scrive Ovidio.
Levò un addolorato lamento, in un gemito di dolore disse:
– Ahimé.
E lo udì Eco, anche lei ripeté ciò che lui diceva, l’amore a volte ha un suono che ritorna ancora e ancora.
– Ahimé, mio ragazzo amato inutilmente! – sussurrò Narciso e così fece Eco dopo di lui.
Esistono tante forme d’amore, a volte le parole degli altri sono le nostre.
Morì così Narciso e quando giunse negli Inferi ancora cercò di specchiarsi nello Stige.
Le Driadi e le Naiadi cercarono il corpo di lui ma non poterono trovarlo, non c’era più.
Al suo posto, nella terra dove l’amore aveva spezzato il suo respiro era nato un fiore, il fiore che porta il suo nome.
