Una farfalla meravigliosa

L’altro giorno, con mia grande gioia, è passata a trovarmi una graditissima ospite: la prima farfalla della stagione, una creatura meravigliosa.
Era una di quelle farfalle chiare, dal pallido color limone, a guardarla con attenzione pare una tenera foglia e ho scoperto che il suo nome è cedronella.
E così si aggirava per il terrazzo in cerca di qualche fiore delizioso da assaggiare e l’ho vista posarsi delicata su certe margherite: là è brevemente rimasta a dondolarsi sui petali rosa.

Poi leggera si è spostata sulle dolci primule, il terrazzo in questa stagione dell’anno è ricco di colori e di vita che sboccia e lei pareva trovarsi a suo agio tra le mie piante.

La farfalla ha così proseguito il suo volo tra i miei fiori ed è andata letteralmente a tuffarsi in uno dei miei narcisi in un incantevole mimetismo che le potrebbe permettere di passare del tutto inosservata.
Io però l’avevo veduta posarsi con grazia proprio su quel fiore e ho seguito così il battito delle sue ali.

Un fremito, lo stupore e l’armoniosa bellezza della vita: semplicemente una farfalla meravigliosa.

Fiori e colori sul mio terrazzo

Ecco ancora i miei amici fiori, ritorno sempre a scrivere di loro perché mi mettono allegria e sono grata per tutta la bellezza che mi regalano, alcuni poi sono davvero generosi.
A preannunciare la primavera che verrà sono sempre i delicati narcisi così chiari di luce.

E anche le eleganti viole del pensiero che sono qui con me già da lungo tempo.
Vezzose, vanitose e così aggraziate, le signorine non temono il freddo.

Quest’anno sul terrazzo poi ci sono magnifici tulipani rossi.

E con mia grande gioia è tornato a fiorire uno dei ciclamini dell’anno passato, dapprima ha proposto un solo timido fiorellino e poi invece è sbocciato in tutta la sua rosea beltà.

Ho qua e là molti vasi nei quali ho piantato bulbi e semi di diverso tipo, ho così la speranza di mostrarvi presto i nuovi nati, nel frattempo seguo con trepidazione la loro crescita.
E intanto si aprono le prime profumatissime fresie.

Colori tenui, tinte pastello e cielo azzurro.

E tanti, tanti narcisi che guardano il mare e forse chiacchierano tra di loro.

E così prima di rientrare a casa dalla strada li saluto.

E tutti loro si confondono con i toni del tramonto, in queste sere di Genova, sul mio terrazzo.

Il linguaggio dei fiori nel 1924

Alcune cose del passato a volte riservano proprio delle belle sorprese, così eccomi qui a condividere con voi alcune curiosità tratte da un libricino da poco e molto consunto trovato per caso su una bancarella.
Il volumetto risale al 1924 ed è una pubblicazione omaggio della Società Anonima delle Terme di San Pellegrino, su quelle pagine chiaramente si illustrano le proprietà delle acque minerali e degli altri prodotti della società ma ci sono anche diverse altre curiosità, a esempio ho trovato molte ricette che spero di provare presto.
Oltre a ciò alcune paginette sono dedicate al linguaggio del fiori e ho così pensato che se questo linguaggio andava bene nel 1924 allora può essere perfetto anche per noi, ecco!
Così ecco qui un post profumato, colorato e a suo modo sorprendente.
Ad esempio ho scoperto che la menta significa saggezza, il mughetto ritorno al bene e i narcisi vendetta in amore.

La tuberosa è sinonimo di ebbrezza voluttuosa, la pervinca significa amicizia durevole e la viola del pensiero si usa per dire: pensa a me!

E quanta dolcezza racchiude il tenero lillà, questo fiore odoroso indica i primi moti d’amore.

Oltre al significato dei singoli fiori sul libricino si legge che un fiore offerto rovesciato ha un significato opposto al proprio.
E si dice sì sfiorando con le labbra il fiore ricevuto, si dice no strappando un petalo e buttandolo via.
A proposito poi delle rose regali riporto per intero un breve paragrafo e preciso che per bottone si intende bocciolo:

Un bottone di rosa spogliato delle spine ma non delle foglie significa: io non temo più, io spero.
Spogliato delle spine e delle foglie significa: non v’è più speranza né timore.
Una rosa sbocciata posta tra due bottoni significa segretezza.

E poi la rosa rossa indica amore ardente, quella bianca amore innocente e la rosa gialla significa invece amore infedele.

Ma le sorprese non sono finite, le generose ortensie indicano freddezza, lo avreste mai detto?

E le semplici bocche di leone sono invece sinonimo di ferocia, mai avrei potuto immaginarlo!

Ma poi ecco spuntare timide le graziose verbene che significano sincerità di affetti.

E la profumata lavanda che indica il silenzio.

Sono le tracce di un tempo distante e più romantico, una piccola curiosità scoperta sfogliando un libricino forse appartenuto a qualche affabile padrona di casa del passato che magari lo avrà tenuto da conto per poter consultare il calendario, le ricette o forse proprio il linguaggio dei fiori: e questo, come è ovvio che sia, rende il libretto ancor più prezioso.
Vi saluto così, con una semplice margherita, da sempre sinonimo di amore e bontà.

 

La luce dei narcisi

Quasi timidi e poi, all’improvviso, così gioiosi: sul terrazzo sono sbocciati i narcisi.
Questi fiori cosi semplici sono tra i primi annunci della vicina primavera, uno dopo l’altro si sono aperti sotto i raggi del sole, con questa grazia.
E scusate le spalle ma i miei narcisi amano guardare il mare.

E poi, nel tempo di una diversa stagione ho interrato qualche altra piantina diversa e nel farlo per puro caso mi è capitato di spostare alcuni bulbi dei narcisi e così i loro fiori ora rallegrano diverse parti del mio terrazzo.
Con questa loro luce, accesa e brillante.

Si stagliano contro il cielo turchese, danzano leggeri nel vento.

Sbocciano tra le lavande profumate, sono i doni bellissimi di questa stagione.

Tra la linea del mare e il celeste del cielo chiaro di Genova, nel tempo che precede gli splendori di primavera.

Eco e Narciso, le voci dell’amore

Esistono tante forme di amore, questo è l’amore di una ninfa, quae nec reticere loquenti, colei che non sa tacere davanti a chi parla, così scrive di lei Ovidio nelle sue Metamorfosi.
E lei, la Ninfa Eco, portava in dote un’esemplare caratteristica, Eco poteva solo ripetere le ultime parole pronunciate da altri.
Questa punizione le era stata inflitta da Giunone, adirata con lei perché una volta Eco l’aveva distratta con le sue chiacchiere impedendole così di sorprendere Giove che si intratteneva in incontri amorosi con altre ninfe.
E così la dea punì Eco, togliendole la parola in questa maniera e lei non poté mai più parlare a suo piacimento.
Esistono tante forme d’amore, a volte l’amore si accende in un solo istante e questo accadde a Eco quando davanti a sé vide Narciso.
Lo guardava senza potergli parlare, nutriva il desiderio che lui si avvicinasse a lei.
E un giorno Eco udì Narciso pronunciare queste parole:
– C’è qualcuno?
Ed Eco a sua volta disse:
– Qualcuno.
E Narciso parlò ancora ed Eco ripeté le sue parole e quando lui le disse di mostrarsi a lei venne naturale protendersi verso di lui, verso l’abbraccio che aveva tanto desiderato.
Esistono tante forme d’amore, l’amore di Eco non era ricambiato.
E così la ninfa respinta fuggì, si nascose in certe caverne, lasciandosi consumare dal suo dolore.
E a poco poco svanì la sua pelle sottile, i capelli si fecero aria, tutto di lei si perse, si narra che le sue ossa divennero pietra e di lei rimase solo voce, Eco nascosta tra le montagne restituisce i suoni e le parole, quella che rimbomba tra le valli è la voce di lei, la ninfa Eco.

Nuvole

Non fu solo Eco ad essere rifiutata da Narciso, altre ninfe subirono la stessa sorte e un giorno Nemesi, la dea della vendetta, ascoltò le preghiere di qualcuno che invocava per Narciso un destino crudele: amare senza poter mai possedere il suo amore.
Esistono tante forme di amore, Narciso un giorno incontrò il suo.
Si trovava in un bosco, presso una fonte dall’acqua pura e limpida, si chinò per bere e vide colui che sapeva suscitare il suo amore: riflessa nell’acqua c’era la sua stessa immagine.
Dapprima non comprese, si fece prendere dalla concitazione, cercò di afferrare quella figura evanescente, cerco di prenderla tra le sue braccia.
L’amato sfuggiva e poi d’un tratto Narciso capì: era suo quel viso, suoi quegli occhi, sue quelle labbra, non avrebbe mai potuto avere per sé l’oggetto del suo amore.
E mentre si specchiava nella fonte il pianto sgorgò dai suoi occhi, le lacrime caddero rendendo tremula la superficie dell’acqua, l’immagine desiderata si dissolse.

Acqua Pescia
E poi l’acqua si calmò e quel volto riapparve ma l’amore che Narciso provava era così intenso da annientarlo, la sua vita, ogni sua fibra, tutto di lui arse, corroso da un invisibile fuoco, scrive Ovidio.
Levò un addolorato lamento, in un gemito di dolore disse:
– Ahimé.
E lo udì Eco, anche lei ripeté ciò che lui diceva, l’amore a volte ha un suono che ritorna ancora e ancora.
Ahimé, mio ragazzo amato inutilmente! – sussurrò Narciso e così fece Eco dopo di lui.
Esistono tante forme d’amore, a volte le parole degli altri sono le nostre.
Morì così Narciso e quando giunse negli Inferi ancora cercò di specchiarsi nello Stige.
Le Driadi e le Naiadi cercarono il corpo di lui ma non poterono trovarlo, non c’era più.
Al suo posto, nella terra dove l’amore aveva spezzato il suo respiro era nato un fiore, il fiore che porta il suo nome.

Narciso