A Nino Grigis, caduto eroicamente sul Piave

Questo è il ricordo di un ragazzo, un giovane che dorme il suo sonno eterno all’ombra del Porticato Inferiore a Ponente del Cimitero Monumentale di Staglieno.
Nino aveva vent’anni, Nino adesso rimane, così effigiato, per sempre ragazzo e per sempre accolto da amorevoli mani.

Il monumento funebre, opera di Gaetano Olivari che lo realizzò nel 1924, custodisce anche le spoglie del padre Silvio e della madre Maria.

Olivari, con talento mirabile e acuta sensibilità, scolpì nel marmo una sorta di rappresentazione della Pietà, Ferdinando Resasco scrive inoltre che è proprio la Madonna a tenere tra le sue braccia Nino morente.
Così si richiama il dramma della guerra e il senso di smarrimento e il dolore di una madre che ha perduto il suo amato figlio.

Nino cadde eroicamente combattendo sul Piave in quel fatale 1918, incise sulla tomba ci sono le date che comprendono il breve corso della sua vita.
Eroico Nino, come sarà mai la faccia di un eroe?
Il volto di Nino è impresso su una fotoceramica posta sul monumento, lui era davvero proprio un ragazzo con la divisa: capelli scuri, fronte alta, occhi grandi.

Nino stringe in una mano una granata.

E accanto ai suoi piedi c’è il suo fucile spezzato.

L’indicibile dolore di colei che lo amava più della sua stessa vita è espresso nelle parole che potete leggere alla base del monumento:

Colpito a morte la pia madre soltanto ne raccolse e comprese l’ultimo palpito.

E lo strazio di questa madre si manifesta in quel gesto amoroso, la mano che delicatamente pare scostare l’elmetto dal capo di Nino, l’afflato della vita che abbandona quelle giovani membra.

Così si ricorda un giovane e il suo coraggio, qui riposa Nino Grigis, caduto eroicamente sul Piave.

9 Maggio 1915: sui prati di Cesino

È un giorno di primavera di un tempo distante, non è un periodo qualsiasi.
È il 9 Maggio 1915 e sono ore cruciali per tutta la nazione, questo tempo precede di poco l’entrata in guerra dell’Italia.
Pochi giorni prima, il 5 Maggio, a Quarto si è svolta l’inaugurazione del monumento ai Mille opera dello scultore Eugenio Baroni, protagonista della cerimonia è Gabriele D’Annunzio, le sue parole infiammano gli animi, il Vate sottolinea la necessità dell’Italia di prendere parte al conflitto.
E la vita continua, malgrado tutto.
Si cerca la quiete nella frescura della campagna in fiore, sui prati di Cesino.
Ed è il 9 Maggio 1915, è una luminosa domenica.
Per mia curiosità ho cercato sui quotidiani dell’epoca quali fossero le iniziative per quel giorno di festa e ho trovato su Il Lavoro del giorno 8 Maggio il programma di una maggiolata in montagna organizzata da un’Associazione Escursionistica.
Ecco qua la tabella di marcia: ritrovo alle 5.45 a Caricamento e partenza alla volta di Pontedecimo in tram, prosecuzione quindi alla volta di Mignanego, in programma ci sono vari divertimenti come la corsa nei sacchi e i balli campestri.
Il ritorno è previsto passando per Paveto, Cesino e ancora Pontedecimo.
Queste persone ritratte nella mia fotografia avranno preso parte alla piacevole escursione?
Non so dirvelo, eppure in quella domenica tutti loro si sono ritrovati sui prati di Cesino.
Si sfoggiano sorrisi garbati, con un ombrellino ci si ripara dal sole, si indossano abiti severi chiusi con file di bottoni.

È una gita di famiglia, si direbbe.
E intanto gli steli d’erba ondeggiano al vento, di mattina la chiara rugiada imperla i prati, sbocciano le pratoline e minuti fiorellini spuntano tra i prati.
Ronzano le api e le prime farfalle passano lievi di corolla in corolla.
E la vita continua, malgrado tutto.
E mancano appena pochi giorni a quella fatidica data: il 24 Maggio 1915 l’Italia entra in guerra.
A immortalare questa storica data sarà anche un celebre canto patriottico che inizia così: il Piave mormorava calmo e placido al passaggio dei primi fanti il 24 maggio.
E la vita continua, malgrado tutto.
E il 9 Maggio 1915, sui prati di Cesino, a 15 giorni da quella storica data, si cerca la bucolica pace campestre.
Con il cappello con i fiori, la camiciola leggera e il sorriso incerto ma tuttavia speranzoso di una madre che guarda al suo futuro.
Accanto a lei il marito e il figlio, è una famiglia unita in un tempo fragile.

È così imprevedibile la vita, ti sorprende in certi istanti e mentre li stai vivendo tu non sai neanche immaginare che saranno unici e memorabili, forse a segnarli e a renderli tali saranno anche gli eventi storici e i fatti che ancora devono accadere.
La vita continua, malgrado tutto.
E tu semplicemente vivi, nella maniera migliore che puoi, aspettando il tempo della gioia e della vera tranquillità.
Sui prati di primavera, come quel 9 Maggio 1915 a Cesino.

Da un diario genovese del passato: la Grande Guerra

Ancora memorie, una nuova pagina tratta dal diario di Francesco Dufour.
E ancora si parla di una delle imprese di famiglie: i grandi velieri e le tempeste del primo conflitto mondiale.

Il periodo della Grande Guerra fu per la nostra famiglia ricco di eventi tremendi.
I rifornimenti militari facevano lavorare intensamente le concerie, il valore dell’estratto aumentava e con esso i benefici.
Noleggiammo molti velieri oltre i nostri, molti di essi furono silurati dai tedeschi.
Dopo le prime perdite i velieri furono rimorchiati sotto costa fino a Gibilterra, fra i primi ad essere silurato fu il Roberto da noi noleggiato: portava un carico che ci avrebbe dato il beneficio di un milione.
Un altro bellissimo, il Regina Pacis di 3800 tonnellate, fu silurato quasi subito.
Dopo quattro giorni il capitano ritornò da Nizza e ci raccontò piangendo che davanti alle Isole Hyères un sottomarino si era affiancato alla nave e aveva intimato all’equipaggio di imbarcarsi sulle scialuppe.

Amerigo Vespucci (9)

Amerigo Vespucci

Ricordo di aver sentito che un altro capitano era venuto in scagno a salutare i principali prima della partenza, poche ore dopo lo vedevano di ritorno: raccontò di essere stato silurato di fronte a Voltri, l’equipaggio era stato salvato dai pescatori ed il capitano aveva preso il tram nr 1 per tornare a Genova.

Voltri (2)

Voltri

Questi sono i velieri silurati in soli 3 mesi nel 1916: Saturnino, San Francesco, N. S. della Guardia.
Parecchi velieri furono requisiti dallo Stato, le assicurazioni raggiungevano un quarto del valore, finita la guerra incominciò la lotta con il Fisco.
Complessivamente perdemmo 18 navi.
Verso il principio degli anni ’20 l’Argentina proibì l’esportortazione del legno di quebracho ed impose l’estrazione nel territorio dello stato.
Si cercarono dei succedanei, altri legni esotici (tisero, campeccio da Marocco) poi ci si rivolse al legno di castagno.
L’attività dei navigli dei Dufour continuò ancora per qualche anno, navigando anche per conto terzi poi nel 1929 l’ultima nave fu venduta per la demolizione.

Finì così un’epoca, la memoria di quelle vicende è scritta sulle pagine preziose di questo diario, testimone di tempi gioiosi e di tempi difficili.

Nave Italia (12)

Genova, 1915: saluti marini

Estate, tempo di spiaggia.
Un ricordo per chi è lontano, soldato di guerra nel 1915.
Si chiamava Agostino e in una trincea ricevette questa cartolina, solo due parole l’accompagnano: saluti marini.
Tu sei distante ma i tuoi cari pensano a te e ti mandano i loro sorrisi.

Mare 1915 (1)

E tra queste persone ritratte sul bagnasciuga c’è una giovane mamma accoccolata per terra dietro al suo piccolino.

Mare 1915 (2)

Scroscia il mare di Liguria, un gozzo guadagna il largo.

Mare 1915 (3)

E in questo scorcio d’estate c’è un ragazzino che porta la mano alla faccia, forse gli è andata l’acqua nel naso mentre nuotava, succede a tutti i bambini.
Alle sue spalle una fanciulla con un fazzoletto in testa, lo mette per ripararsi dal sole.
E poi il giovanotto con il costume scuro, lui è un provetto nuotatore!

Mare 1915 (4)

E loro, i più piccini, sono sempre numerosi in queste immagini del passato e ci ricordano che la storia dell’umanità si ripete sempre allo stesso modo.
I bambini, in ogni epoca, hanno sguardi ingenui, incerti e fiduciosi.

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I bambini di questa epoca indossano magliettine a righe e se ne stanno seduti sui sassi abbozzando timidi sorrisi.

Mare 1915 (6)

E c’è anche lei, la ragazzina di buona famiglia, io giurerei che la signora alla sua sinistra è la nonna mentre colei che sta ritta alla sua destra potrebbe essere la governante.
E insomma, la ragazzina vorrebbe correre libera, non le piace affatto starsene sulla spiaggia così coperta, ha anche il cappellino in testa.

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Bambini.
Pensano, sognano, immaginano.
Imbronciati, quasi seri, uno strizza un po’ gli occhi a causa del sole.

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Bambini.
Sei sei il più timido anche se resti quasi nell’ombra ti va bene così, poi come sempre ti metti vicino al tuo amico, quello più sfrontato.

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Quattro generazioni di donne.
Una matriarca dall’aspetto fiero, parrebbe indossare un abito di pizzo, tiene le mani sulle spalle di una bimbetta in un gesto protettivo.
Al centro dell’immagine c’è un’acerba adolescente: è una che parla poco lei, abbassa lo sguardo ritrosa.
Accanto a lei un fiore di bellezza, una giovane dai tratti dolci, a mio parere è molto sicura del suo fascino: ha scelto l’abito con la cintura e il colletto a pois e il cappellino di paglia con i fiorellini, è perfetta!

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E d’altra parte, chi ha detto che la vanità è donna? Non è affatto vero!
Il provetto nuotatore è molto fiero di se stesso, ho l’impressione chi si piaccia molto, mentre la giovane mamma che gli è accanto è una creatura semplice e diretta, il suo sorriso racconta di lei e della sua maniera di stare nel mondo.

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Sulla spiaggia, tutti insieme, con lo sguardo rivolto verso il futuro, in tempo di guerra.

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In questi volti di un tempo distante c’è qualcosa di noi.
Siamo stati anche questi, su una spiaggia, sui sassi.
Con i bambini in braccio, tutti insieme, una grande famiglia in un giorno d’estate.

Mare 1915 (13)

Era il 1915: saluti marini dalla spiaggia di Genova.

Mare 1915 (14)