Le dolcezze di Cavo in Via Cipro

Ritorno a parlare di dolcezze a tutti noi gradite e vi porto a scoprire una nuova pasticceria che ha appena aperto i battenti, le sue delizie sono però già ben note non solo ai genovesi in quanto questo è il nuovo punto vendita di Cavo, celebre per la storica Pasticceria Liquoreria Marescotti di Via di Fossatello e anche per altre diverse iniziative imprenditoriali.
La nuova elegante pasticceria si trova nel quartiere della Foce, in Via Cipro, 42-44-46 RR, in quel tratto di strada che poi termina in Via Carlo Barabino.

Ed è un paradiso di delizie, baci di dama, canestrelli e crostatine, bignè e dolcetti alla marmellata.

E piccole Sacher, tortine red velvet e alla frutta che sono dei veri capolavori!

E poi torte per festeggiare i compleanni e celebrare i momenti felici.

Per un caso del destino io sono pure stata la prima cliente, pensate un po’! E così mi sono ritrovata lì e avevo davanti a me questa distesa di bontà e non sapevo cosa scegliere, alla fine mi sono aggiudicata l’ottima torta Zena e i cavolini alla panna.

È una pasticceria dall’atmosfera raffinata e secondo me sarebbe tanto piaciuta anche alle protagoniste di una celebre poesia del mio amato Guido Gozzano dal titolo Le golose e della quale riporto qui per voi l’incipit

Io sono innamorato di tutte le signore
che mangiano le paste nelle confetterie.

Signore e signorine –
le dita senza guanto –
scelgon la pasta. Quanto
ritornano bambine!

E di certo anche alla Foce non mancano i tradizionali Amaretti di Voltaggio nelle loro belle confezioni, una delle eccellenze di Cavo.

Dolci deliziose dolcezze per addolcire le nostre giornate: adesso le trovate anche nella bella Pasticceria di Via Cipro alla Foce.

Dolci e torte patriottiche di una pasticceria del passato

Oggi vi porterò con me in un posto molto speciale nel centro della città, andremo a visitare la Premiata Confettureria e Pasticceria Rissotto.
E se vi pare di non conoscerla non datevi pena, questo è uno dei miei soliti viaggi nel tempo, la prestigiosa Pasticceria aveva la sua sede in Via Assarotti sul finire dell’Ottocento e certo, da allora le cose sono un po’ cambiate.
Ho trovato qualche notizia su questo negozio in un libro che ho acquistato di recente: il meraviglioso Lunario del Signor Regina dell’anno 1882.
E c’è una pubblicità molto esaustiva su Rissotto, occupa un’intera paginetta!
E così andiamo nell’elegante Via Assarotti, la pasticceria sarà stata tutto un luccichio di specchi e avrà avuto mobili di legno scuro e tendine candide e chiare, io ne sono più che sicura!

Via Assarotti

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Dunque, cosa possiamo comprare dal Signor Rissotto?
Innanzi tutto il Pandolce, è logico.

Pandolce di Cavo

Pandolce della Pasticceria Liquoreria Marescotti di Cavo

E poi i biscotti di Genova, li vendono in scatole da due chili e si conservano per oltre tre mesi.
Se volete fare bella figura con i vostri amici sappiate che qui non mancano i confetti e i frutti canditi venduti in scatole di gran lusso.
Ma pensa, noi genovesi di fine Ottocento abbiamo un’ampia scelta, il signor Luigi Rissotto sembrerebbe far concorrenza a Romanengo!

Romanengo (3)

Canditi e confetti di Romanengo

Inoltre qui si trovano liquori, zucchero, vini e persino le candele dei Fratelli Lanza, chi se lo sarebbe mai aspettato!
Manco a dirlo, naturalmente la Premiata Confettureria e Pasticceria offre servizi per cerimonie, come matrimoni, battesimi e indimenticabili soirées.
E certamente vorrete provare le caramelle Rissotto, sono  tanto rinomate, così dice la pubblicità.

Via Assarotti

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Se varcherete la soglia del negozio vi accoglierà un delizioso effluvio: il fiore all’occhiello della Pasticceria sembrano essere le torte, lavorate a tutta perfezione.
E ci sono ben due specialità, a dirvi il vero ho anche cercato qualche notizia a riguardo ma non sono certa che ciò che ho trovato corrisponda davvero alle torte della rinomata Pasticceria Rissotto così ho pensato di evitare inutili supposizioni.
Del resto, come ogni blasonato pasticcere, anche il Signor Rissotto avrà avuto i suoi segreti, no?
E là, nel suo profumato negozio si servivano due torte patriottiche: la Torta Stella d’Italia e il Gateau Cavour, quest’ultima torta doveva essere molto apprezzata dalla clientela visto che si specifica che è “molto piaciuta”.
Nulla sappiamo della torta dedicata a Camillo Benso e in ogni caso, in quanto a dolci graditi ai padri della patria, tuttora possiamo gioiosamente gustare la celebre Torta Mazzini tanto amata e decantata da nostro illustre Giuseppe, la servono da Cavo e qui trovate la ricetta e la storia.

Torta Mazzini (5)

Che altro aggiungere sulla raffinata pasticceria Rissotto?
I prezzi, signori, i prezzi! Sono modici, lo si legge chiaramente sulla pubblicità, ecco!

Rissotto

La famosa pasticceria si trovava all’inizio di Via Assarotti, dove ora ha sede un negozio di giocattoli.
E nel viaggio nel tempo non mancano le immagini che possono far sognare.
Osservate bene questa cartolina di Stefano Finauri: la strada, la sua prospettiva, le tende tirate in fuori e un’insegna posta sull’angolo dell’edificio, vi si leggono proprio queste parole, Pasticceria e Confetteria.

Via Assarotti (3)

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri 

E guardiamo meglio, qui ci sono certe persone a passeggio e dietro di loro ecco ancora un’altra insegna: fabbrica di cioccolato e frutti canditi.

Via Assarotti 1

Il tempo scorre e le cose cambiano, questa insegna non è da attribuire alla Pasticceria Rissotto ma ad un altro negozio che ne prese il posto, ne ho trovato traccia sull’Annuario del 1926.
Questa è la Pasticceria di Agostino Bancheri, il suo cognome si legge parzialmente.
Chissà se anche lui continuò a servire la torta Cavour, sarei curiosa di saperlo!

Via Assarotti 3

Il tempo scorre e le cose cambiano, resta il fascino dei luoghi perduti e la loro immutabile bellezza, restano le dolcissime memorie che sanno diventare reali con queste immaginarie passeggiate nel passato.

Via Assarotti 2

A tavola con Giuseppe Mazzini

In quest’ultima settimana si sono svolte a Genova le giornate in memoria di Giuseppe Mazzini, il patriota lasciò le cose del mondo il 10 Marzo 1872 ed ogni anno la sua città lo ricorda con incontri ed iniziative a cura del Museo del Risorgimento che ha sede nella casa natale dell’esule.

Museo del Risorgimento

In questo 2015, in previsione degli eventi di Expo dedicati al cibo, si è pensato ad un nuovo particolare percorso.
Cosa veniva portato sulle tavole dei genovesi al tempo di Balilla?
E quali erano i gusti di coloro che hanno fatto l’Italia?
E Garibaldi cosa amava mangiare?
Mi riprometto di raccontarvelo presto ma oggi vi narrerò le preferenze culinarie di Giuseppe Mazzini.

Giuseppe Mazzini (2)

Ritratto esposto al Museo del Risorgimento – Istituto Mazziniano

Ringrazio la Dottoressa Ponte, direttrice del Museo del Risorgimento – Istituto Mazziniano e la Dottoressa Bertuzzi che ha accompagnato noi visitatori alla scoperta dei gusti dei padri della patria, il loro prezioso lavoro conserva e mette in risalto la nostra storia e il nostro passato.
E come possiamo conoscere i peccati di gola di Mazzini?
Grazie al suo ricco epistolario, in quelle sue lettere trovate il politico, il fervente patriota, il figlio che rimpiange la sua casa e la madre lontana, il pensatore e l’uomo, un uomo di nome Giuseppe Mazzini.

Epistolario di Mazzini

Epistolario di Mazzini
Museo del Risorgimento – Istituto Mazziniano

A quanto pare non era proprio una buona forchetta, anzi con il cibo era abbastanza morigerato e tra il resto sembra che non amasse il vino, talvolta si concedeva una buona birra, in Inghilterra ebbe modo di apprezzare il punch.
Anche lui aveva qualche vizio: beveva molto caffè e fumava tanto.
Caffè e sigaro, quella era una delle sue abitudini e uno dei suoi ritratti al Museo Del Risorgimento lo immortala proprio con il sigaro tra le dita.

Giuseppe Mazzini

Fotografia esposta al Museo del Risorgimento – Istituto Mazziniano

Esule in terra straniera dovette adeguarsi a ciò che avevano da offrire i luoghi che lo ospitavano ma che rimpianto per i sapori di casa!
A Londra, scrive Mazzini, il latte è acquoso, per trovarne di buono bisognerebbe andar fuori città.
Qui al mattino di solito con il caffè prendeva pane e burro ma il pensiero andava sempre alle sue colazioni genovesi di un tempo!
Oh, la fragrante e deliziosa focaccia con la salvia che era solito mangiare a Genova, indimenticabile!

Focaccia con la salvia

Panificio Sebastiano

Molte delle lettere di Mazzini sono indirizzate a sua madre, Maria Drago, a lei racconta i dettagli di certi suoi pranzi, dalla Svizzera le scrive di aver gustato certi pesci di lago e un piatto a base di patate, ma le minestre locali non gli piacevano affatto!
No, a Mazzini piaceva il minestrone alla genovese, come lo capisco!

Maria Drago

 Maria Drago
Opera esposta al Museo del Risorgimento – Istituto Mazziniano

E là, in Svizzera, sentiva la mancanza dei biscotti del Lagaccio.
Allora era ospite della famiglia Girard, il nostro con le sue notevoli doti dialettiche riuscì a convincere le ragazze di casa a preparare per lui i tanto rimpianti biscotti.

Biscotti del Lagaccio

Biscotti del Lagaccio – Panificio Sebastiano

E là, in Svizzera, ebbe modo di assaggiare una deliziosa torta di mandorle e si premurò di inviare alla madre la ricetta.
E’ ancora nota come Torta Mazzini e magari potreste cimentarvi anche voi nella preparazione o se preferite potete gustarla da Marescotti, ho già avuto modo di scrivere di questa celebre torta e qui trovate appunto la ricetta e le notizie di quel carteggio tra Mazzini e sua madre.

Torta Mazzini (5)

Torta Mazzini – Pasticceria Liquoreria Marescotti di Cavo

E poi ancora, il nostro narra un pranzo natalizio in compagnia di amici esuli come lui, allora ad armeggiare con pentole e ingredienti fu Giovanni Ruffini e sulla tavola di Natale vennero serviti fumanti maccheroni asciutti, Mazzini odiava i maccheroni in brodo della tradizione.
E poi pesce, fagiano e stufato.
Da ultimo il plum-pudding che a Mazzini piaceva talmente tanto da scrivere: da vero barbaro ho mangiato più del puddding che del resto.

Giuseppe Mazzini (4)

Opera esposta al Museo del Risorgimento – Istituto Mazziniano

A Londra, dice ancora Mazzini, nessuno mangia le cervella fritte, lui invece le trova di suo gusto.
Però la pasta fresca, quella proprio non si trovava!
Il genovese lontano ha una madre presente e attenta, ancora a lei chiede di inviare a Londra un buon formaggio, le forme per fare i corzetti e la rotella per i ravioli.

Noccioladay (3)

Ristorante il Genovese

Londra, Pasqua del 1841, il nostro genovese pensa a una maniera per sentirsi a casa.
E scrive alla mamma, di nuovo.
Giuseppe vuole la ricetta della torta pasqualina, l’intenzione è quella di prepararla sostituendo alcuni ingredienti: niente bietole a Londra, Mazzini è costretto a ripiegare sulla lattuga o sulla scarola.
A volte bisogna proprio far di necessità virtù!

Torta Pasqualina

Friggitoria Carega

E sempre lei, la madre, gli mandava dolci generi di conforto, detti recilli, paste e confetti, frutta secca, datteri e pandolce.
Cresciuto nel tepore del clima mediterraneo, Mazzini ripensava a certi frutti che un tempo avevano deliziato il suo palato.
L’uva croccante e sugosa della Valpocevera, le pesche dolci, i fichi dei quali era goloso.

Fichi

E ancora, al Museo del Risorgimento troverete un foglietto, indirizzato all’amico Filippo Bettini, Mazzini lo prega di rimborsare la sorella Antonietta per l’acquisto di una scatola di canditi destinati a un’amica inglese.

Biglietto

Biglietto esposto al Museo del Risorgimento – Istituto Mazziniano

Non è specificato dove li avesse acquistati ma noi genovesi, come ha suggerito la dottoressa Bertuzzi, abbiamo subito pensato a Romanengo ed alle sue pregiate confezioni.

Romanengo

Di lui potete leggere ogni cosa nel suo epistolario, nelle lettere che lui ci ha lasciato.
Tra quelle pagine trovate il politico, il fervente patriota, il figlio che rimpiange la sua casa e la madre lontana, il pensatore e l’uomo, un uomo di nome Giuseppe Mazzini.
Ora è un Museo, un tempo era la sua dimora.
E lì potrete ripercorrere i giorni della vita, le sue battaglie e le sue lotte, potrete conoscere le sue passioni e le testimonianze della sua grandezza.
E in qualche maniera anche voi potrete andare nei luoghi dove lui ha vissuto e sedervi a tavola con Giuseppe Mazzini.

Giuseppe Mazzini (3)

Opera esposta al Museo del Risorgimento – Istituto Mazziniano

A spasso con Di Mackey

Metti un sabato di novembre, la pioggia e un incontro nei caruggi.
Lei si chiama Di Mackey, è una fotografa di talento, ama Genova e i suoi vicoli e con mia gioia legge queste pagine, non sapete che soddisfazione sia per me ricevere il suo apprezzamento per le mie fotografie.
Di è neozelandese, ha abitato ad Istanbul ed ora vive in Belgio, ad Anversa.
Di espone le sue foto alle mostre, Di tiene dei workshops dedicati alle donne, anche qui in Italia, potete leggerne qui.
Di viene spesso a Genova, è una città che sente sua, Di adora la città vecchia.
Da un po’ siamo in contatto e sabato, con mia grande gioia, ci siamo finalmente incontrate come avevamo programmato.
Metti un sabato di novembre, con la pioggia. Dove si va?
Si inizia con un tè, una cioccolata calda e una diplomatica, comodamente sedute a un tavolino della Marescotti.

Marescotti

Tante chiacchiere, risate e racconti.
Di è entusiasta, solare e vivace, mi parla di quel suo paese che mi ha sempre incuriosito, la Nuova Zelanda è agli antipodi rispetto all’Italia, ne sono sempre stata attratta.
Lei così gioiosa e piacevole mi narra cosa si dica a proposito dei neozelandesi, sono definiti i bambini del Pacifico del Sud, questo grazie alla loro indole aperta e socievole.
E poi Di con un sorriso contagioso racconta che a Genova sta a casa di un’amica genovese attualmente residente in Belgio, le ha lasciato le chiavi del suo appartamento in una delle zone più caratteristiche della città vecchia e così Dì è padrona della città.
Ed è questa amica ad averle fatto scoprire il mio blog, mi ha mandato affettuosi saluti tramite Di e io da qui ricambio e colgo l’occasione per ringraziare Paola per le sue generose parole.
Di che ama i ravioli al tocco di Roberto Panizza, Di che fotografa le finestre dei caruggi e le botteghe, Di che non smette di appassionarsi a Genova.
E lei, la Superba, si è comportata bene con la sua ospite.
D’accordo pioveva, ma Genova ha sempre in serbo suggestioni e meraviglie.

Piazza dell'Agnello

E abbiamo gironzolato insieme per i caruggi, nel caos colorato di Sottoripa, le ho anche mostrato alcune pietre silenziose testimoni del nostro passato, Di ha detto che non aveva mai notato certi dettagli ma si sa, Genova è continua scoperta anche per chi ci abita.

Via delle Grazie
E poi, ancora, le ho mostrato un’affascinante, antica libreria genovese.

Libreria Dallai

E poi siamo passate all’Antica Barberia Giacalone, sono contenta di avergliela fatta scoprire.

Barberia Giacalone

E poi ancora caruggi, piazzette e semplicemente Genova, quella che entrambe amiamo.
Di mi ha dedicato un articolo, ha scritto per me bellissime parole, le trovate qui, sul suo blog.
Grazie Di, sono davvero onorata.
Grazie per la tua cortesia, il tuo entusiasmo e per questo bel pomeriggio trascorso insieme.
E grazie anche alla nostra Genova, lei come sempre ci ha regalo un’incommensurabile cifra di bellezza.

Piazza Banchi

Nella fabbrica dei dolci di Cavo

E’ una piazza di caruggi, uno dei luoghi che amo.
E come molte zone della città vecchia, Piazza Pinelli è scenografica e ricca di suggestioni, ci sono palazzi nobiliari che celano meraviglie, presto vi porterò su per certe scale.
Io passo spesso da quelle parti, da Via San Luca vado verso il Porto Antico.

Piazza Pinelli

E ogni volta che attraverso Piazza Pinelli mi accoglie un effluvio di profumi deliziosi che proviene dalla fabbrica dei dolci.
E insomma, era da tanto che volevo sbirciare lì dentro ed è giunto questo giorno, così oggi vi porto con me nella fabbrica dei dolci di Cavo, la pasticceria di Via di Fossatello che ben conoscete.

Cavo

Il laboratorio ha questa sede da circa quattro anni, qui si preparano le bontà che troverete varcando la soglia del locale storico di proprietà di Alessandro Cavo e Linda Celenza.
E come è logico che sia, nella fabbrica dei dolci si inizia a lavorare presto, bisogna pensare ai dolcetti per la colazione e non solo!

Cavo (2)

 Io sono arrivata a metà mattinata e in quel momento i pasticcieri erano intenti a preparare le meringate.

Cavo (4)

E ci si dava da fare con lo stampino per i canestrelli, che lavoro!

Cavo (3)

questa perfezione geometrica nel disporli sulla teglia suscita tutta la mia ammirazione.

Cavo (5)

E poi io sono curiosa, questo si sa!
Così ho chiesto che cosa fosse questo macchinario e la mamma di Alessandro mi ha spiegato che si tratta di una raffinatrice che loro hanno da diverso tempo.

Cavo (6)

Dolce, impalpabile e zuccherosa meringa.

Cavo (7)

Ovviamente servirà per decorare le torte, eccole qua!
La meringatina mignon è il mio peccato di gola preferito, lo confesso.

Cavo (9)

E qui vedete un trionfo della specialità di Cavo, gli amaretti di Voltaggio.

Cavo (9A)

Una distesa di baci di Alassio, che meraviglia!

Cavo (11)

E baci di dama, la dolcezza non finisce mai!

Cavo (10)

E ancora i canestrelli finalmente pronti!

Cavo (12)

E anche se siamo in estate, non temete, da Cavo trovate il pandolce genovese tutto l’anno.

Cavo (13)

E voilà, le meringate sono fatte, oltre che buone sono bellissime!

Cavo (24)

Nel frattempo non si smette lavorare e i pasticcieri si mettono all’opera dietro ad altre torte, questa volta alla fragola.
Che bellezza la fabbrica dei dolci, sinceramente non sapevo da che parte guardare!

Cavo (15)

 Quegli amaretti morbidi e delicati, se passate da Cavo portatevene a casa una confezione, vi assicuro che non vi durerà tanto.

Cavo (16)

 Un sacchetto trasparente, un nastro colorato e la sublime dolcezza degli Amaretti di Voltaggio, rifasciati nella carta bianca e rossa.

Cavo (17)

Dalla fabbrica dei dolci tutto questo arriva nella mia pasticceria preferita dove si può pranzare, premiarsi con una golosa merenda o prendere un aperitivo sfizioso.
E certo, da Cavo si può fare una colazione molto speciale.

Cavo (18)

Infatti qui non avrete che l’imbarazzo della scelta, provate ad assaggiate i cronuts.

Cavo (19)

E poi ci sono i chifferi e le viennesi.

Cavo (20)

E i gobeletti, tipici dolci genovesi.

Cavo (21)

E torte di tanti tipi, tra le tante in questo locale troverete la buonissima Torta Mazzini, il dolce preferito dal celebre patriota genovese.
E poi ancora, ecco le crostate con la marmellata.

Cavo (22)

A rendere tutto questo unico nel suo genere non è solo la qualità degli ingredienti e la perizia nel saper preparare i dolci e tutto il resto.
A fare la differenza è l’amore per il proprio lavoro, una grande capacità imprenditoriale, è la protervia nel coltivare un sogno bello, è  il sorriso gentile che sempre vi accoglie quando entrate da Marescotti.
Questo fa tutta la differenza, il sogno della Marescotti me lo aveva raccontato Linda tempo fa e io lo avevo scritto per voi in questo articolo.
E più nel dettaglio potrete ascoltarlo dalla voce di Alessandro che è stato protagonista di una puntata della trasmissione Sconosciuti di Rai Tre, qui trovate il link.
Ascolterete la sua voce, la storia di questo locale storico, lo vedrete camminare per le strade delle città vecchia, le stesse strade che io vi mostro spesso su queste pagine.
E’ di questo che ha bisogno la nostra Genova, di progetti che si realizzano, di idee vincenti e di belle realtà che rendono vivo il nostro amato  centro storico.
Ed è per questo che sono felice di avervi portato laggiù, nella fabbrica dei dolci di Cavo.

Cavo (23)

Noccioladay, sua maestà la nocciola di Mezzanego

Domenica scorsa era la giornata della nocciola italiana.
In Liguria, su iniziativa del Parco Naturale Regionale dell’Aveto, si sono svolte diverse manifestazioni, il Noccioladay ligure aveva come sua finalità il rilancio della nocciola di Mezzanego.
Io sono stata invitata a partecipare attivamente a questo splendido evento e forse vi chiederete cosa c’entri io con le nocciole, dono prezioso di certe nostre valli.
Io ho raccontato a coloro che hanno aderito al Noccioladay la storia di una persona alla quale sono molto affezionata.
E’ una donna di altri tempi, il suo nome era Caterina Campodonico e vendeva le collane di noccioline sui mercati, vi ho già narrato la sua vicenda in questo post.
E così è iniziato il Noccioladay di Genova, lungo i viali di Staglieno.
Siamo andati a trovare lei, la popolana di Portoria che aveva messo da parte i risparmi per costruirsi questo monumento funebre.
E ai suoi piedi è stata lasciata una collana di nocciole, una “resta” proprio come quelle che lei preparava e che vedete scolpite nel marmo dall’abile mano di Lorenzo Orengo.
E io sono certa che la signora Campodonico sia stata contenta di questo omaggio.

Caterina Campodonico

E poi avevamo tempo, così ho portato i visitatori a vedere altri monumenti a me cari, voglio ancora ringraziare tutti per l’entusiasmo e per l’interesse che mi hanno dimostrato.
Una giornata all’insegna della buone nocciole di Mezzanego che vengono coltivate su fasce terrazzate, l’obiettivo del Parco dell’Aveto è valorizzare e tutelare queste coltivazioni, a beneficio del paesaggio di quella zona.
E così la giornata della nocciola si è concretizzata in una serie di eventi gastronomici che si sono svolti in diversi luoghi, non solo a Genova, anche a Chiavari, in Val Graveglia e in Val d’Aveto.
Ed erano previsti deliziosi menu a base di nocciole, chi era a Rezzoaglio ha potuto gustarli alla Locanda delle Lame che si affaccia sullo splendido lago.

Lago delle Lame

Ah, ma chi è rimasto in città è stato altrettanto fortunato!
Infatti dopo aver girovagato tra le opere di grandi scultori, la giornata è proseguita a Il Genovese, il ristorante di Roberto Panizza, il re incontrastato del pesto e ideatore del Campionato Mondiale di Pesto al Mortaio.
Domenica c’era un menu speciale, in onore di sua maestà la nocciola.

Noccioladay (2)

Ecco i ravioli di cabannina al burro e nocciola.

Noccioladay (3)

Una tavolata, gli amici, le risate, le chiacchiere e il buon cibo, c’è qualcosa di meglio?
E giunti alla fine del pranzo non ci siamo fatti mancare i gattafin ripieni di nocciole con il dolcissimo miele.

Noccioladay (4)

Sono stati organizzati dei laboratori per i bambini, uno era al Museo di Sant’Agostino e in Piazza Sarzano c’era un banco completamente dedicato alle nocciole di Mezzanego.

Noccioladay (5)

E ancora ci attendeva un’altra dolce tappa gastronomica.
Mentre percorrevo Via San Luca ho detto con voce decisa: prenderò una tazza di tè.
Sì, una tazza di tè.
Merenda alla Marescotti dove Alessandro Cavo ci ha servito due deliziose fette di torta e la cioccolata calda.
E come si fa? Vuoi dir di no?

Noccioladay (6)

Fotografia di Claudia Fiori

Tra un dolcetto e l’altro è stato mostrato un video che spiegava come vengono lavorate le nocciole di Mezzanego.
Si utilizza ancora un’antica sgusciatrice che le seleziona in base al loro calibro in quanto queste nocciole sono di dimensioni variabili.
Questa giornata è stata un’occasione per scoprirle e per evidenziare la loro versatilità e come possano essere utilizzate in varie maniere, nella cucina e nella pasticceria.
Le infinite declinazioni della nocciola ci hanno regalato altre bontà, questi sono i baci di dama e i brutti ma buoni.

Noccioladay (7)

Una giornata bella e ricca, condivisa con amici preziosi, il tempo trascorso con loro è sempre fonte di gioia e di serenità.
Così è stata questa domenica, allegra e spensierata.
Ringrazio il Parco dell’Aveto per avermi invitata a partecipare a questa giornata che ha avuto come protagonista una risorsa e una vera opportunità per il territorio: sua maestà, la nocciola di Mezzanego.

Noccioladay

Le vetrine di Natale

Natale, tempo di addobbi, di luci e vetrine scintillanti.
E oltre ad  acquistare i regali io amo anche fermarmi a guardare.
Dicembre, tempo di fiera del libro e la più grande vetrina per gli amanti della lettura è in Galleria Mazzini, qui potrei passarci delle giornate intere a sfogliare volumi di ogni genere.
Libri nuovi e freschi di stampa e tomi vecchi e consunti che sono anche più affascinanti.

Galleria Mazzini

Uno dei miei passatempi preferiti, nel periodo natalizio, è proprio girovagare tra queste bancarelle, trovo sempre qualcosa di interessante da sbirciare.

Galleria Mazzini (2)

E poi, a Natale, mi piacciono i colori e le atmosfere allegre e festose.
E quelle vetrine ridondanti delle delizie che porteremo sulle nostre tavole.
Ecco le bottiglie da stappare per il brindisi, il torrone e i dolci tipici del Natale.
E sono rosse, grandi e sberluccicanti le palline che pendono nella bella vetrina della Marescotti.

Cavo

E fasciati nella carta bianca e rossa ci sono gli Amaretti di Voltaggio, una squisita specialità di questa nota pasticceria.
Sulla mia tavola del 25 Dicembre ci sarà il loro pandolce, sia alto che basso, a Natale non facciamoci mancare le bontà della nostra tradizione.

Pandolce di Cavo

Un albero di Natale può essere elegante anche se è stilizzato ed essenziale.
Ci sono due caldi plaid, i piatti, i portacandele, una fruttiera bianca.
E questo è il Natale delle Tele della Casana.

Tele della Casana

E sì, alcuni di questi negozi già li conoscete, vi ci ho già portati!
Non vi ho ancora portato da Klainguti, una delle antiche pasticcerie della città, annovera tra i suoi clienti persino il compositore Giuseppe Verdi.
Ci sono due alberelli coperti di neve, una cesta carica di pandolci, il morbido pandoro e altri dolcetti.

Klainguti

Natale è quel signore vestito di rosso che arriva sulla slitta trainata dalle renne.
Arriverà, nessuno osi mettere in dubbio una delle mie poche certezze!
E dirigendovi verso i Macelli, in Piazza Soziglia troverete un negozio di oggettistica.
Ah, questo è il regno di Babbo Natale e non si vede perché non dovrei fermarmi  ad omaggiare il simpatico vecchietto dalla barba bianca!
Campanelle, decorazioni, soprammobili e tutto è bianco e rosso.

Negozio in Soziglia

E poi Natale è anche concedersi il tempo di dedicarsi ai propri passatempi.
E questo è uno dei negozi più belli che io conosca per il ricamo, il cucito, il patchwork e la maglia.
Non è solo una merceria e la proprietaria è una persona di gran gusto, presto vi porterò a scoprire le meraviglie che racchiude nei cassetti di legno del suo Salotto creativo.

Il salotto creativo

Io aspetto, faccio il conto alla rovescia al 25 Dicembre.
E date retta ma me, quelli che dicono che Babbo Natale non esiste non hanno capito un accidente della vita!
Non scherziamo, esiste eccome!
E in questi giorni ha veramente un gran da fare, credetemi.
E così ogni tanto si riposa, tra i pandolci, i confetti e le dolcezze della Pasticceria Profumo.
Arrivederci Babbo Natale, ti aspettiamo speranzosi!

Profumo

Buona Pasqua a tutti voi!

E ancora è tempo di auguri, domani è Pasqua.
Cade una pioggia persistente e fastidiosa, così è a Genova e in tante parti d’Italia.
E si mugugna per il maltempo, ma mi viene da sorridere a leggere le parole che Costanzo Carbone dedicò al lunedì dell’Angelo nel suo Giro di Ronda, un testo del 1937.
Ah, le gite sui prati e il vino di Polcevera per brindare sotto il primo sole!
E tutti a raccoglier ginestre, il fiore giallo che illumina la Liguria quando arriva la bella stagione.
Che peccato, scrive Carbone, da qualche tempo a Pasqua il cielo è grigio e carico di pioggia, la gita fuori porta diventa così un pranzo in trattoria a Casella o a Torrazza, a Sant’Olcese o a Sant’Eusebio.
E ancora piove, in questi giorni come allora.

Giornata di pioggia

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi, così recita un noto proverbio, ma non c’è luogo più accogliente della propria casa, sarete d’accordo con me.
E si portano in tavola i piatti della tradizione, a Genova si usa mangiare le lattughe ripiene e la cima di vitello.

Cima (2)

E certo non può mancare la deliziosa torta pasqualina, cucinarla a dovere è una vera arte, un tempo si usava stendere ben trentatré sfoglie, un numero che corrisponde agli anni di Gesù.
E io avevo una zia che era un’ottima cuoca, non so quante fossero le sfoglie della sua torta Pasqualina ma ricordo che da piccola rimanevo incantata per quei tanti veli quasi impalpabili che uno sull’altro coprivano la torta salata più celebre di Genova.

Torta Pasqualina

La Torta Pasqualina, tanto amata da guadagnarsi gli elogi di Giovanni Ansaldo, risale al 1930 il suo articolo tanto memorabile quanto significativo: Le ventiquattro bellezze della torta Pasqualina.
Oh, quante sono! Le foglioline di maggiorana e i mazzi di bietole, la prescinsêua e le uova, le iniziali del padrone di casa incise sulla sfoglia e l’olio che unge la torta come ultima finitura.
Un testo che fa venire l’acquolina in bocca, se non lo conoscete merita di essere scoperto, lo trovate qui, edito da Sagep in un volume che riporta anche alcune ricette.
L’articolo si apre con una dedica a una persona, a Sciä Carlotta, ostessa in Sottoripa, sempre trafelata a servire questa delizia della cucina ligure agli avventori del suo locale.
Lei le conosceva una per una le ventiquattro bellezze della Torta Pasqualina, a lei va l’augurio di Ansaldo, che la Pasqua le porti palanche e clienti, così scrive l’autore.
E nel ricco archivio di antiche cartoline di Stefano Finauri c’è un’immagine di questa celebre trattoria che ispirò la stesura di Le ventiquattro bellezze della torta Pasqualina.

Trattoria Carlotta

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

A Genova, come altrove, a Pasqua si mangia la Colomba che fa bella mostra di sé in tutte le pasticcerie.
Così è da Cavo, ormai lo sapete, questa è la mia pasticceria preferita: ecco il loro dolce di Pasqua fasciato in carta dai colori confetto, sulla vetrina si riflettono gli antichi palazzi di Fossatello.

Pasticceria Liquoreria Marescotti di Cavo Colombe

E Pasqua è la gioia dei bambini che ricevono l’uovo di cioccolato, che meraviglia cercare la sorpresa!
E allora questa è la mia maniera di farvi gli auguri, userò  un’ immagine della vetrina di Cavo dove si può ammirare uno splendido uovo riccamente decorato.
E faccio mie le parole di Giovanni Ansaldo, che la Pasqua porti anche a voi tante palanche.
E vi porti serenità, gioia e un uovo di cioccolato bello e buono come questo.
Buona Pasqua a tutti voi!

Pasticceria Liquoreria Marescotti di Cavo - Uovo di Pasqua

I dolci intermezzi della Marescotti

Stasera vi offro un dolce intermezzo in un luogo che i miei lettori affezionati ormai conoscono, la Pasticceria Liquoreria Marescotti di Cavo, uno di quei posti dove si sta semplicemente bene e quindi vi si torna sempre, per un tazza di tè servita con un’alzatina ricolma di pasticceria secca o per un aperitivo con le amiche.
E allora eccoci ancora qui, in Via di Fossatello.

Cavo

Una dolce digressione in questa giornata d’inverno.
A tutti noi piacciono le torte, quelle di pasticceria creano subito un’atmosfera di festa.
Il cabaret, la carta colorata, il nastro e la striscia di cartone che protegge un dolce preparato ad arte.
E sì, se si è in tanti si compra una torta intera!
Ma come soddisfare un piccolo peccato di gola?
Con un dolce intermezzo: le tortine della Marescotti.
Eccole, di tante qualità diverse, c’è torta Zena e la torta al caffé.

Dolci

Non sono neppure tanto piccine, sazieranno la vostra voglia di dolce, ve lo assicuro!
E ci sono anche altre delizie, tra queste vorrei mostrarvi una piccola selezione di dolcetti che hanno allietato i miei dopocena.
Una meringatina bianca e rosa, impreziosita dai frutti di bosco.

Meringatina

E ancora meringa, questa volta accompagnata da uno dei miei gusti preferiti, il pistacchio.
Ma che meraviglia!

Meringata al pistacchio

La pasticceria è un’arte, oltre a scegliere ingredienti di ottima qualità occorre saper presentare i dolci con cura ed attenzione e queste tortine, oltre che buone, sono bellissime.
Quando passate dalle parti di Fossatello, se ancora non la conoscete fate un passo alla Marescotti, troverete diverse delizie per il vostro palato.
Un cuore morbido di cacao, la codetta e i riccioli di cioccolato.
Sono i dolci intemezzi della Marescotti.

Dolce al cioccolato

Il Pandolce di Zena

E’ il re della nostre feste, il Pandolce genovese, che non manca mai sulle nostre tavole il giorno di Natale.
Il Pandolce ricco di uvetta e pinoli, profumato di cedro candito e di semi di finocchio, un dolce che cucinavano le nostre nonne e che riporta alla mente il Natale di altri tempi, quando l’albero veniva decorato con i mandarini.
Il pandolce che trionfa nelle vetrine di tutte le pasticcerie della Superba.
Il pandolce nelle sue due varianti e su questo i genovesi si dividono in due distinte scuole di pensiero.
Voi quale preferite? Quello alto e più morbido o quello basso e friabile?
Qualunque siano i vostri gusti, nei negozi di Zena troverete ciò che fa per voi.
Fasciato nella carta rossa il Pandolce di Cavo.

Pandolce genovese

Pasticceria Liquoreria Marescotti di Cavo

Alto e basso, certo, anche in questa che come ormai sapete è la mia pasticceria preferita.

Dolci - vetrina

Pasticceria Liquoreria Marescotti di Cavo

Una leggenda narra che l’origine del pandolce si debba niente meno che ad Andrea Doria, il quale stabilì una sorta di gara  tra tutti i  pasticceri della città affinché preparassero un dolce che non si deteriorasse e che potesse essere portato a bordo nei lunghi viaggi di mare.
Un pandolce sulle galee!
Il dolce della tradizione,  al tempo dei lumi a petrolio veniva portato in tavola con un rametto d’alloro conficcato in cima, come buon augurio.

Pandolce

Pasticceria Romanengo

Michelangelo Dolcino ci racconta che ai tempi, quando veniva tagliato il pandolce, la prima fetta veniva messa da parte ed era destinata al primo mendicante che avesse bussato alla porta.
La seconda, invece, veniva messa via, in quanto ritenuta la cura perfetta per le affezioni della gola, si sarebbe mangiata il 3 di febbraio, giorno di San Biagio, il patrono che ci protegge da queste malattie.
Oggi non osserviamo più questi usanze, ma il pandolce è sempre il re delle nostre tavole nei giorni di festa.
E sì, lo si trova anche nelle panetterie.
Nell’immagine sottostante  ecco tanti piccoli pandolci monoporzione in vendita da un fornaio di Sottoripa, là sotto quei portici dove si assaporano i gusti veri di Zena.

Pandolce (2)

Una fetta di pandolce, un brindisi con un vino delle nostre terre, così si festeggia nelle nostre case a Natale, a Capodanno e all’Epifania.
E le pasticcerie di Zena offrono alla vista la bontà da portare in tavola, questo si trova per le strade e per i caruggi della Superba in questi giorni di dicembre.
Vi lascio con una fotografia scattata lo scorso anno, è la vetrina di uno dei negozi più belli di Genova, i loro allestimenti sono speciali e io mi fermo sempre a guardare, mi incanto come una bambina!
A breve sarà il 25 Dicembre, le lucine dell’albero sono tutte accese, il Presepe è pronto, manca solo il piccolo Gesù.
Fuori è freddo, ieri fiocchi bianchi hanno coperto la città, adagiato su un letto di candida neve ecco il Pandolce di Zena, che sarà su tutte le nostre tavole il giorno di Natale.

Pasticceria Profumo

Pasticceria Profumo