A gironzolar per mercatini si trovano a volte cose sorprendenti per alcuni forse di nessuna importanza e per altri invece assolutamente meravigliose.
E così, in un sabato di agosto, mi sono ritrovata fortunata proprietaria di un delizioso gadget di un’attività commerciale genovese, è un curioso oggetto proveniente dal tempo passato.
Si tratta infatti di un piccolo blocchetto, la sua custodia ha sul lato anche il portamatita e proprio con una matita qualcuno ha riempito quelle molte paginette di nomi e indirizzi, ho trovato anche un paio di annotazioni datate 1905 e 1908 e poi, cari amici, su quella carta sottile qualcuno ha riportato pure una ricetta per fare lo sciroppo di amarena.
Sulla copertina del blocchetto si stagliano alcune scritte: Magazzeni Frigoriferi Genovesi – Macellerie Modello – Fabbrica Ghiaccio.
E così ho cercato notizie sul mio Lunario del Signor Regina del 1902 e ho trovato questa importante attività nella zona della Darsena.
Detto ciò, il particolare per me sensazionale è l’immagine che compare sulla lucida copertina del blocchetto: è un disegno romantico, lezioso e delicato.
Ecco una bella coppietta abbigliata a modo, lui guarda lei con dolcezza, lui muove le dita sulle corde di una chitarra, lei accenna un passo di danza.
E tutto è dolce e armonioso.
E come probabilmente capiterà anche a voi io mi sono domandata cosa caspita c’entri questo disegno con i magazzini frigoriferi e la produzione di ghiaccio, direi che non è certo un argomento romantico.
Io penso che si sia voluto semplicemente seguire lo spirito del tempo e i gusti dell’epoca: colori pastello, sentimentalismi e atmosfere sognanti.
E ancora devo completare la lettura delle paginette, chissà quali altre sorprese troverò!
Stanno racchiuse là nel blocchetto dei gloriosi Magazzeni Frigoriferi Genovesi.
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Storie di donne
Gli oggetti che fanno parte della nostra vita raccontano di noi e a volte, non sai come accada, ti pare di vedere le persone alle quali sono appartenuti.
Una giovane donna bionda e sottile.
L’amore e il primo appuntamento, un abito a fiori lungo fino alle caviglie e un cappello color verde prato.
Una promessa, forse per sempre.
Un’altra donna e una storia diversa.
Lei è una persona austera ed è la madre dello sposo, infatti al matrimonio siede impettita in prima fila e tiene stretta una borsetta scura con la catenella dorata, è l’unico vezzo che si è concessa per questa importante cerimonia.
Un altro tempo, altri sorrisi.
Una gita in barca, tre amiche, nel pieno degli anni Ottanta.
E sono risate e granite al limone, canzoni di Gloria Gaynor cantate a squarciagola e cappelli di paglia color confetto, una delle tre ne porta uno rosa decorato con dei fiori.
Un’altra giovane donna e un colloquio di lavoro: tailleur, borsa marrone, capelli lisci e perfettamente pettinati.
Un temporale.
Uno scroscio di pioggia improvviso.
E una ragazza che corre, con il braccio tenta di ripararsi, porta le unghie laccate di rosso e rossa è anche la sua tracolla.
E ancora potresti immaginare altre di vite, potresti indovinare oppure no.
E ancora potresti fantasticare di amori, avventure, fughe e amicizie, momenti indimenticabili e giornate da ricordare.
Ogni vita è un romanzo e in qualche modo, non sai come accada, le nostre cose parlano di noi.
Il regalo più bello
Qual è per voi il regalo più bello?
Io penso da sempre che un dono per essere speciale debba raccontare molto dell’affetto che intercorre tra chi lo fa e chi lo riceve.
Un regalo deve avere le sue parole: pensavo a te.
Sapevo che questo era uno dei tuoi desideri ed ecco, questo è proprio per te.
I regali per me non devono essere per forza molto costosi, non vanno scelti di fretta e neanche svogliatamente, come se fosse un obbligo.
A dire il vero è quasi più bello fare i regali che riceverli, la pensate anche voi così?
Un libro, ad esempio, è sempre un punto di unione tra due persone.
E magari può essere il romanzo che hai tanto amato scritto dall’autore che prediligi e regalare proprio quel volume significa condividere un’emozione o un sussulto.
Guarda qua, i protagonisti di questa storia sono amici miei, proprio come lo sei tu: te li presento.
E infatti io non so quante volte ho regalato uno dei miei romanzi preferiti: Tre uomini in barca (per non parlar del cane) di J. K. Jerome.
E in quel caso ho condiviso risate, umorismo, aneddoti memorabili che amo rileggere spesso.
Certo, devi sapere che la persona prescelta apprezzerà il libro che intendi donarle, però non è poi così difficile conoscere le inclinazioni delle persone che amiamo.
Il regalo più bello rimane come la memoria di un momento speciale, può essere il simbolo di un’amicizia o di un legame.
E questo accade quando una persona gentile magari vi dona qualcosa che ha preparato con le sue mani: un dolce, una conserva, un oggetto cucito e confezionato proprio per voi.
In quel caso insieme al regalo riceverete anche il tempo dedicato a pensarlo e a realizzarlo, la pazienza e la dedizione necessarie per portarlo a termine.
Il regalo più bello è quello che hai tanto desiderato e magari non hai mai avuto modo di comprartelo per diversi motivi.
Poi un giorno lo trovi impacchettato e finalmente ciò che a lungo tempo è stato nei tuoi pensieri ti appartiene.
Il regalo più bello è anche quello che hai elencato nella tua letterina natalizia con la speranza di vederlo arrivare sotto l’albero.
E forse il tuo desiderio sarà esaudito e quel regalo lì resterà per sempre caro anche dopo molto tempo.
Mesi fa, ad un mercatino, mi è capitato di vedere una valigia piena di bambole.
Se ne stavano tutte insieme, con le loro guance rosee, con gli occhi spalancati e le ciglia lunghe, con quei capelli che era ben difficile pettinare.
E ho pensato alle bambine che hanno posseduto queste bambole.
Le avranno trovate in una scatola chiusa da un grande fiocco e poi avranno fatto un lungo tratto di strada insieme, succede sempre così.
Poi, per le misteriose vie del destino, queste piccole amiche sono finite esposte insieme agli oggetti vintage e noi non possiamo sapere come sia accaduto.
Di una cosa però io sono certa: quello deve essere proprio stato uno dei regali più belli.
Specchi genovesi
Dovrei farlo davvero, lo scrissi tempo fa e ancora lo penso: dovrei portarmi dietro uno specchio delle giuste dimensioni e usarlo per ammirare la città da prospettive insolite.
Capitano comunque gli scorci imprevedibili catturati dalle magie degli specchi, occorre solo fermarsi a guardarli.
Ad esempio al Bookshop dei Musei di Strada Nuova, tra i libri d’arte, i calendari e gli oggetti ricordo.
E poi ti volti e vedi tetti, comignoli, finestrelle.
Riflessi genovesi, all’improvviso.
E ci sono decine di specchi sulle bancarelle dei mercatini.
Un tempo servivano forse a qualche vezzosa fanciulla, adesso attendono una nuova casa e nuovi volti di un altro secolo.
E intanto restituiscono immagini della città, solo per qualche istante.
Una lampada, una collana, le persiane chiuse e due bimbetti pensosi.
“Se io avessi un mondo come piace a me, là tutto sarebbe assurdo: niente sarebbe com’è, perché tutto sarebbe come non è e viceversa! Ciò che è non sarebbe e ciò che non è sarebbe!”
Sono le parole di Alice nelle Meraviglie nel celebre film di Disney, ricordate?
E se io avessi uno specchio tutto per me allora vedrei il mondo come piace a me.
Così, creature del bosco e cielo azzurro e Genova verticale.
E poi, a volte, non occorre proprio nulla di più.
Certi specchi sono così, semplicemente perfetti e non c’è davvero nulla da aggiungere.
E tutto luccica
Semplicemente così, in un giorno qualunque, nel centro della città.
Alla luce del giorno che fa scintillare le gocce dondolanti, un bagliore d’argento, toni di bronzo e luce.
E ali trasparenti di farfalle, le trovate posate sul muro nel Vicolo degli Artisti a Pegli.
E ancora, altrove, un turbinio di iridescenza.
Lucido e opaco.
Vivace e fremente.
Azzurro.
E come la pioggia che cade giù, goccia dopo goccia, mentre il sole caldo l’attraversa.
E allora tutto brilla e risplende.
E poi torna il sereno e poi l’arcobaleno di accesi colori luccicanti.
Tutti giù per terra!
Tutto passa, nulla resta immutato.
E taluni non si aspetterebbero mai di finire in certe situazioni, devo dire che mi è subito venuta in mente questa piccola perla piuttosto particolare!
Ed eccolo lì, vicino ad una sgargiante automobile rossa e ad una macchina da scrivere d’antan.
Un mappamondo, le borsettine vintage, una valigia di seconda mano, i lampadari con le gocce.
Una radiolina e un CD con i successi degli anni ‘60.
Eh.
Tutti giù per terra!
Bachelite: il fascino del vintage
Oggi vi presento un piccolo negozio e per scoprirlo vi basterà andare nei caruggi, in Via dei Macelli di Soziglia.
Questa deliziosa bottega è specializzata in affascinanti articoli vintage e si chiama per l’appunto Bachelite, questo termine identifica il materiale usato nella prima metà del ‘900 per certi oggetti come ad esempio i telefoni.
Un piccolo mondo ricco di curiosità, a renderlo speciale è anche il buon gusto di Beatrice, la giovane proprietaria che cura in maniera particolare l’esposizione dei pezzi in vendita.
Ecco le vecchie macchine fotografiche, i vassoi e le cose di un altro tempo.
Numerose sono le scatole di latta per le quali Beatrice ha una vera passione.
Tinte pastello e coperchi decorati, anch’io ho una piccola collezione di scatoline e so di non essere la sola.
Lumi a petrolio e soprammobili di vario genere disposti con vero stile.
E poi occhiali da sole e tazzine e piccoli contenitori.
Valigette, cappelli e vecchi telefoni.
Bottigliette di profumo e fotografie in bianco e nero.
E ancora scatole, naturalmente!
E vecchie radio, suoni e colori di un’altra epoca non così distante dalla nostra.
Un posto pieno di atmosfera, se passate nei caruggi date un’occhiata a Bachelite, questi sono gli orari del negozio.
Come me vi perderete a curiosare, sicuramente è un valido indirizzo per coloro che amano le suggestioni d’antan.
Troverete gli oggetti del quotidiano che hanno fatto parte della vita di qualcuno, compagni di viaggio e dei giorni passati.
Questo è il vero fascino del vintage, acquistare un oggetto usato significa donare nuova vita a piccole cose che ne hanno già avuta una.
Un negozio che si trova in un posto perfetto, una strada dalle tante anime e dalla storia antica.
Là, in Via dei Macelli di Soziglia, adesso ci sono anche le meraviglie di Bachelite.
Luci, fiori e bolle di sapone
Luci.
Luci spente, in una giornata luminosa.
Sospese sul mare e sul cielo.
E sui tetti e sulle vele al Porto Antico, sul profilo della città vecchia.
Fiori.
Ondeggianti, davanti a una persiana in Campo Pisano.
E bolle, bolle di sapone.
Una, due, tre, è la magia di un artista di strada in Piazza De Ferrari.
E poi, un leggero soffio di vento.
E le bolle si alzano tremule verso il cielo, è un gioco di colori e trasparenze.
Spesso la bellezza è così, se ne sta racchiusa in un istante, in questa fragilità.
E ancora luce.
Calda e avvolgente, crea un’affascinante atmosfera.
Il tavolino, i soprammobili, le scatoline di latta: è la vetrina di Bachelite, un negozietto di articoli vintage ai Macelli di Soziglia, una botteguccia che attira sempre la mia attenzione.
E ancora petali.
Smarriti, perduti, alla ventura.
E ancora bolle.
Fluttuano davanti alle finestre, si scontrano, svaniscono.
E sole.
Brilla lucente tra le case, sfiora le ardesie e il campanile della Chiesa delle Vigne.
Altrove un ultimo incanto.
Solo un raggio di luce, lambisce il muro e vi si posa.
Rimane a rischiarare un dettaglio di poco conto, difficilmente si potrebbe pensare che meriti di essere immortalato.
Se non fosse per il sole, se non fosse per la luce.
Arduino 1870, cose belle dal nostro passato
C’era una volta a Genova un locale molto celebre: il Caffè della Concordia.
Era frequentato da politici e letterati, qui avreste potuto incontrare l’ardito Carlo Pisacane e molte altre figure eminenti del suo tempo, lo cita anche Giorgio Asproni, il deputato di origine sarda che visse a lungo anche a Genova.
Il Caffè della Concordia aveva un sontuoso e scenografico giardino, i suoi ospiti si ritempravano all’ombra di questo loggiato.
Vi si accedeva dalla sontuosa Strada Nuova, da certi locali che nel 1907 divennero la sede del negozio di Alberto Arduino, orefice di lunga esperienza che già dal 1870 faceva i suoi affari in Corso Torino.
Dopo di lui vennero le sue figlie, il negozio quindi passò ad altre persone ma il nome del Signor Arduino ancora luccica in Via Garibaldi.
Ed è una bomboniera, i suoi antichi arredi lo rendono un posto speciale dall’atmosfera affascinante.
Dal 2010 ne è proprietaria Caterina Ottomano, qui trovate antiquariato e vintage, argenterie, ceramiche e oggettistica d’antan.
E a far brillare gli occhi ai collezionisti ci sono ad esempio le monete antiche.
Nelle vetrinette troverete tante cose belle che vengono dal nostro passato: i bracciali delle nostre nonne, le spille sberluccicanti e le collane sfarzose.
E non manca la contemporaneità.
Vedrete anche un banco da lavoro, lo usa Caterina per confezionare i suoi bijoux.
Una luce calda, i mobili color carta da zucchero.
E ancora bracciali, in una delle vetrine.
E poi, per l’appunto, le rarità che acquistano coloro che amano le collezioni: le decorazioni militari appartenute a qualcuno che si distinse per le sue gesta.
E oggetti particolari, questa selezione di antichi timbri ha tutto il fascino del tempo perduto.
Profumo di ceralacca, d’inchiostro e di carta spessa.
E poi, meraviglia delle meraviglie, un contenitore con le foto antiche: devo confessarvi che molte di esse adesso sono qui con me, non ho saputo resistere a certi sorrisi e a certi volti appena appannati dagli anni trascorsi.
Lo charme di Arduino e la sua lunga tradizione fanno sì che questo negozio sia annoverato tra le Botteghe Storiche della città.
Varchi questa soglia e davvero ti sembra di entrare in un altro secolo.
Per caso vi occorre un binocolo da teatro?
Eccolo, il tutto il suo luccicante splendore.
E per una serata importante è necessario sfoggiare la borsina adatta, non ci sono dubbi.
Vintage chic e raffinato, lo apprezziamo ancor di più in questa nostra epoca degli accessori in serie.
Un negozio accogliente e curato, sono felice di ospitare su queste mie pagine tanta raffinata delicatezza.
Se andrete a scoprire le bellezze di Arduino troverete lei, Caterina Ottomano, una persona piacevole, grintosa e molto competente.
E qui la ringrazio per l’accoglienza e il tempo dedicatomi.
Il suo negozio è nella via più elegante della città, la strada dei palazzi nobiliari e dei musei.
Ed è qui dal lontano 1907 con le sue rare specialità di Genova.