Élisabeth Vigée-Le Brun, una ritrattista alla Corte di Francia

La luce fioca di una lampada e la mano di una bimba che disegna.
E’ un ritratto maschile, la bimba ha appena otto anni ed è figlia dell’artista Louis Vigée, il padre la osserva disegnare, riconosce il suo talento ed esclama: Sarai pittrice, bambina mia, o nessun altro mai lo sarà.
E questo è uno dei primi ricordi che Élisabeth Vigée-Le Brun consegna ai posteri, le parole sono tratte da  un libro dal titolo Memorie di una ritrattista.
Una pittrice alla Corte di Francia, artista prediletta dalla Regina Maria Antonietta da lei ritratta in molte celebri opere che sono esposte al Louvre, al Castello di Versailles e in molti altri celebri musei e che potete ammirare qui.
E oltre al suo tratto gentile a noi sono giunti i suoi ricordi, memoria preziosa di anni concitati e furiosi, gli anni della Rivoluzione Francese.
E Madame Élisabeth narra di un primo fortuito  incontro con la sua Regina, nello splendido scenario del Castello di Marly, Maria Antonietta ha con sé un seguito di dame tutte vestite di bianco e con loro passeggia in quel parco meraviglioso, tra cascate e giardini, un castello del quale non rimane più nulla.
E’ appena ventenne quando va in sposa a Jean-Baptiste-Pierre Le Brun ed è già una nota pittrice.
Talento e pennelli alla Corte di Francia ed è proprio lì che Madame vi condurrà, nella sale della radiosa Versailles.
E’ una triste nostalgia la sua, le sue parole sono spesso velate di malinconia.
Madame Le Brun detestava le parrucche, la cipria e la moda femminile del suo tempo, le piacevano gli scialli e i drappeggi, prediligeva pettinature naturali, le stesse che si possono ammirare nei suoi autoritratti.
Una pittrice a Corte, lei dipinge ritratti di tutta la famiglia reale e soprattutto immortala la sovrana Maria Antonietta, donna dalla graziosa bellezza e dalla pelle chiara e trasparente, dal portamento elegante e fiero.
Una regina tanto detestata dai rivoluzionari quanto amata da Madame Le Brun che di lei sottolinea la gentilezza e la bontà.
Élisabeth conobbe tutto quell’universo di persone che ruotava intorno a Versailles.


Incontrò Madame Campan, prima di cameriera di Maria Antonietta e anch’essa autrice di memorie di corte, le sorelle di lei, Madame Augueir e Madame Rousseau.
Ritrasse la principessa di Lamballe, nobildonna nota per la sua fedeltà alla corona, che cadrà vittima dei rivoluzionari: la sua testa verrà messa in cima ad una picca e sarà portata in giro per le strade di Parigi in un lugubre e triste spettacolo.
Nobildonne e cortigiane, una in particolare colpì Madame Le Brun: è  Jean Du Barry, un tempo favorita di Luigi XV.
Quando lei la incontra ha già 45 anni, è una donna piacente ma non bellissima, riceve la pittrice nel palazzo a Louveciennes, dove trascorre il tempo passeggiando nello splendore di quel parco.
Jean, che indossava solo abiti di mussola e di percalle, dopo pranzo era solita recarsi con la pittrice in un salotto ricco e splendido dove un tempo si intratteneva a pranzo con Luigi XV.
Al tempo dell’incontro con Elisabeth a godere dei favori di Jean Du Barry era il duca di Brissac, che verrà anch’esso massacrato e decapitato, la sua testa verrà messa davanti agli occhi inorriditi di a Jean.
Tragedie della Rivoluzione, Madame Le Brun scrive che la Du Barry fu l’unica donna che sul patibolo supplicò il boia con parole e gesti disperati, tanto da commuovere la folla che era venuta ad assistere alla sua esecuzione.
Rivoluzione e fuga, ritratti lasciati incompiuti e una diligenza che conduce Madame Le Brun e sua figlia verso la salvezza, la sua vita sarà fitta di viaggi e di incontri, sarà in Italia, in Austria ed è qui che apprenderà la notizia della morte di Luigi XVI di Maria Antonietta.
E’ altrove Madame Le Brun, da tempo non legge più le gazzette, da quando vi ha trovato i nomi di suoi conoscenti tra le persone ghigliottinate tenta di tenersi lontana da quegli orrori.
Ma la notizia arriva per lettera, nelle parole vergate dal fratello di lei.
La attendono altri viaggi, la Russia e l’Inghilterra, ritornerà nella sua Francia e nella sua Parigi.
Ebbe una vita densa di avvenimenti e di incontri, le sue memorie sono uno splendido spaccato sul suo tempo, una maniera per incontrare e guardare mondi passati attraverso gli occhi di una grande artista.
E io vi ho appena accennato ai suoi giorni francesi, al tempo della regina Maria Antonietta e della Rivoluzione, se siete appassionati di questo periodo storico Memorie di una ritrattista è un testo che merita, se fosse fuori edizione vi consiglio di cercarlo in biblioteca, sono certa che ne gradirete la lettura.
E poi ci sono i quadri di Élisabeth Vigée-Le Brun, quei sorrisi appena accenati e le carnagioni diafane, quei colori accesi e quei cappelli piumati, i bimbi di corte e le nobildonne.
Sono i quadri di lei che fu una ritrattista alla corte di Francia.

Théroigne de Méricourt, la belle liègeoise

Il suo vero nome è Anne-Josèphe Terwagne.
Théroigne de Méricourt, la belle liègeoise, la bella di Liegi, così era conosciuta a causa della sua prorompente venustà.
Figlia di un fattore, Théroigne fugge, fugge via dalla sua casa, alla volta dell’Inghilterra dove diverrà cantante.
Théroigne dai molti amanti, da cortigiana a donna che si erge sulle barricate, la ragazza di Liegi sente il prepotente richiamo della rivoluzione.
Parigi e le sedute dell’Assemblea Nazionale, Théroigne è sempre presente.
E sono giorni di fuoco e di sangue, viene il 1789 e la presa della Bastiglia.
E poi il 5 ottobre dello stesso anno, leggendario il ricordo di Théroigne de Méricourt in quel giorno a Versailles.
Ha 27 anni, è bella e fiera la ragazza di Liegi, cavalca un destriero scuro come la pece, indossa una giacca rossa e un copricapo di piume, ha due pistole e una sciabola, è l’immagine della Francia rivoluzionaria.
Insieme a Théroigne le donne del popolo di Parigi, è un evento epocale, marciano compatte verso Versailles per rivendicare i loro diritti, la loro voce reclama pane e giustizia, obbligheranno il Re e la sua famiglia a lasciare la reggia e a tornare nella capitale.
La sua parola aveva l’eloquenza del tumulto, così scrive di lei Alphonse de Lamartine.
La sua arma è la bellezza, la sua arte migliore è la retorica, con le parole sa trascinare chi la ascolta, a Parigi Théroigne apre salotto dove si ritrovano illustri personaggi quali Danton e Mirabeau.
Racconta Camille Desmoulins di un discorso che Théroigne tenne al Club dei Cordiglieri, la ragazza di Liegi, colei che non conosceva timori, sale sulla tribuna tra Danton e Marat e chiede che il Palazzo dell’Assemblea Nazionale sia costruito là dove sorgeva la Bastiglia, un luogo dal forte significato simbolico.
Altre vicende la attendono, torna a Liegi nel 1790, ma finisce nelle mani della polizia austriaca e in carcere in Tirolo con l’accusa di aver attentato alla vita della Regina Maria Antonietta.
Mancano le prove e dopo un anno la giovane viene scarcerata e così torna a Parigi, è il richiamo potente della Rivoluzione a trascinarla ancora in quella città.
Schierata dalla parte dei Girondini, Théroigne è tenace, passionale e caparbia, tenta persino di costituire un esercito di donne.
Il suo fervore le fa guadagnare soprannomi memorabili, la chiamano l’Amazone rouge e la furie de la Gironde.
La bella di Liegi ha un acerrimo rivale, è il giornalista François-Louis Suleau, un nemico degli ideali della Rivoluzione e autore di alcune articoli dai toni denigratori verso Théroigne.
E viene uno dei momenti più drammatici di quel tempo, nella notte tra il 9 e il 10 agosto 1792 una folla di popolo spinta dalla rabbia e dall’odio si muove come un’onda verso le Tuileries.
E quando vi giunge, al mattino, quell’orda armata di picche e bastoni si riversa in quelle sale, è una folla impazzita.
I nobili e i sostenitori del re vengono tratti in arresto, tra loro c’è anche Suleau.
Sarà un massacro, uno scempio di gole tagliate e lo storico Jules Michelet narra della ragazza di Liegi che inferocita e furente sferra un colpo mortale di sciabola sul suo nemico.
Una vita improntata sulla rivoluzione ma che negli ultimi anni diviene più moderata, un epilogo tragico quanto drammatico.
Théroigne non è nelle grazie di Robespierre, lui è un avversario temibile e lei lo sa bene, assapora l’amarezza quando un giorno, mentre sta ascoltando un discorso di lui, tenta di prendere la parola ma viene buttata fuori dalla sala.
E giunge la primavera del 1793.
Théroigne è sulla Terrazza dei Foglianti, parla, arringa la folla, la retorica è ancora il suo dono.
D’un tratto un gruppo di donne giacobine le si avventa contro.
La spogliano, la frustano, la colpiscono con una tale violenza da procurarle lesioni alla testa, derisa e umiliata la bella di Liegi crolla a terra priva di sensi, si dice che a soccorrerla fu lo stesso Marat.
Verrà condotta in un ospedale per poveri, il suo destino è ormai segnato.
L’amazzone di splendente bellezza a poco a poco scolora, lascia il posto a una donna che ha perso il senno e la padronanza di sé.
Trascorrerà 23 anni della sua vita nella pazzia, rinchiusa nei più cupi ospedali, per terminare i suoi giorni a La Salpêtrière, la bella di Liegi è ormai una creatura triste e cupa.
Lo storico Simon Schama delinea un ritratto tanto potente quanto vivido dei suoi ultimi anni.
Eccola Théroigne, siede a terra nella sua cella, ha il capo rasato ed è senza abiti addosso, è lei a rifiutarli malgrado il freddo pungente.
Inveisce ancora contro i nemici della rivoluzione, di tanto in tanto getta l’acqua gelata sul suo pagliericcio e quando esce in cortile beve dalle pozzanghere putride.
Inconsapevole ormai, perduta e priva della scintilla del pensiero.
Morì così, nel 1817, colei che si era distinta per il suo furore e per lo splendore della sua bellezza, la sua stella fulgida si spense ora dopo ora nella più buia delle notti.

La Rivoluzione Francese, libri e memorie

La rivoluzione francese è uno dei periodi storici più intensi ed appassionanti.
Vi ho raccontato la vicenda di Charlotte Corday e mentre scrivevo pensavo ai tanti libri che narrano le vicende di quel periodo.
E allora oggi vi porto a fare un giro tra i miei libri, chissà che non troviate qualcosa che possa suscitare il vostro interesse!
Questi sono i miei libri, quelli che ho letto e che consiglierei a chi volesse approfondire l’argomento.
Per ogni testo cliccando sul titolo arriverete un link che vi porterà a una scheda del libro.
Alcuni purtroppo sono fuori catalogo ma ve li segnalo comunque, c’è sempre un mercatino o una bancarella sulla quale sbirciare e lì si trovano spesso molti tesori.
Ha inizio il nostro viaggio nella Francia dei rivoluzionari, dei giacobini e delle coccarde.
L’immagine di Marat morto nella vasca troneggia sulla copertina di Cittadini, Cronaca della rivoluzione francese, un testo fondamentale per chi volesse capire le origini del dissenso che diede vita alla Rivoluzione Francese, i vari passaggi e gli eventi del tempo.
Non fatevi spaventare dalle poderose dimensioni del libro, sono oltre 900 pagine ma l’autore Simon Schama, professore della Columbia University, vi porterà tra questi cittadini, per le strade di Parigi dove molto sangue venne versato e sarà una lettura tanto formativa quanto coinvolgente.
Jules Michelet, storico francese nato nel 1798, narra invece Le donne della rivoluzione.
E questo è un testo denso di emozioni, ricco di passione e di vibrante partecipazione.
La mia edizione risale al 1978, è uno dei primi libri storici che abbia letto e nell’introduzione si legge una frase di Rousseau che ai tempi mi colpì molto: Il più forte non è mai troppo forte per poter rimanere definitivamente padrone.
Così è e così è stato e a questa rivoluzione hanno concorso molte donne, rivoluzionarie e intellettuali, donne del popolo e donne dai nomi altisonanti.
E fu una donna ad infiammare l’odio dei francesi e ad accendere gli animi, la regina Maria Antonietta.
Una figura controversa, leggendo le vicende della sua vita si provano sentimenti contrastanti e mi riprometto di tornare a parlarvi di lei in maniera più approfondita.
Troverete la sua storia in Maria Antonietta, la solitudine di una regina della storica inglese Antonia Fraser, un testo fondamentale per chi voglia avvicinarsi a questo personaggio.
L’americana Carolly Erickson, invece, è autrice di una biografia altrettanto interessante, da titolo Maria Antonietta, forse più facilmente fruibile grazie ad una scrittura fluida e molto scorrevole.
E ancor più lo è l’altro suo testo, Il diario segreto di Maria Antonietta, nel quale, appunto con l’artifizio letterario del diario, la regina si racconta in prima persona.
E ancora, se volete conoscere l’ambiente nella quale si formò Maria Antonietta d’Asburgo Lorena, nella vostra libreria non può mancare Maria Teresa, una donna al potere  di Edgarda Ferri, biografia dell’imperatrice d’Austria che fu donna di grande valore e madre di Maria Antonietta.
E in quelle pagine troverete l’infanzia e i primi anni di colei che sarà regina in terra di Francia, conoscerete i suoi fratelli e le vicende della corte di Vienna.
La sovrana dei francesi, di lei narrò Madame Campan, che fu sua prima cameriera, in un libro dal titolo  La vita segreta di Maria Antonietta.


Io amo le storie scritte da chi visse in prima persona gli eventi e lo sguardo di Madame Campan è certo velato dal profondo affetto verso la sua regina, ma è uno sguardo che ha veduto ed ha vissuto quei giorni e se le sue parole sono giunte fino a noi credo che valga la pena di conoscerle.
Una regina e i suoi molti ritratti che ai giorni nostri possiamo ammirare nei musei.
Molti li dipinse una donna, la ritrattista di corte Élisabeth Vigée-Le Brun, cliccando qui e qui vedrete due dei suoi quadri più noti.
Fu una donna di eccezionale carattere e talento. E allora perché non scoprire le sue memorie? Perché non passeggiare con lei a Parigi, per poi seguirla nei suoi viaggi in Europa? Li racconta in Memorie di una ritrattista, dove raccoglie i ricordi di una vita.
Una scrittrice di grande talento, che scrisse lettere e memorie dal carcere, moglie del ministro degli Interni di Luigi XVI, Madame Roland fu una figura di grande rilievo.
Donna di grande fascino, ammaliò persino Danton e Robespierre.
La sua testa cadde come quella della regina sotto la lama del “rasoio nazionale” come ai tempi veniva lugubremente chiamata la ghigliottina.
Se volete conoscere la storia di Madame Roland non vi resta che leggere Una donna nella rivoluzione di Guy Chaussinand-Nogaret.
La ghigliottina non risparmiò neppure  il collo candido dell’ultima amante di Luigi XV, Jeanne du Barry e lo storico francese André Castelot è autore di una sua interessante biografia dal titolo Jeanne du Barry, ascesa e caduta di una favorita.
Ancora una donna, questa volta nata in terra di Albione, il suo nome è Grace Dalrymple Elliott e il suo cuore batteva per la Francia e per i suoi patrioti, ma anche per il Duca di Orleans, Philippe Égalité.
Le sue memorie sono raccolte in un libricino dal titolo La nobildonna e il Duca, la mia vita sotto la rivoluzione,  dal quale è stato tratto anche il bel film omonimo opera del regista Eric Rohmer.
E’ appena terminato Messidoro e siamo da poco entrati nel Termidoro, cosi si chiamavano i mesi estivi secondo il calendario della rivoluzione francese.
Una rivoluzione nel pensiero, nelle parole e nella vita di ognuno.
Questo è ciò che troverete nel testo di Jean Paul Bertaud La vita quotidiana in Francia al tempo della Rivoluzione.
Sapete chi erano le tricoteuses? Erano donne che si sedevano accanto alla ghigliottina, in attesa dello spettacolo delle esecuzioni.
E avete mai sentito nominare i senza dita? Erano i mendicanti prostrati dalla miseria e dalla fame.
Li conoscerete leggendo questo libro che vi farà vivere la quotidianità di un’altra epoca, vi racconterà le vicende di una società con i suoi usi e costumi, vi parlerà di tricolori e di canti popolari, di teatri e di giornali, della vita di molte persone di quel tempo.
Questi sono i miei libri, li ho amati tutti e molti li ho letti più volte, di alcuni tornerò a parlarvi, alla mia maniera.
Un bagno di sangue teatro di molti orrori, anche questo fu la Rivoluzione Francese.
Ma da quei giorni di furore è nato un pensiero che regola ancora oggi le nostre vite e che dovrebbe essere alla base di ogni società civile o che aspiri ad essere definita tale.
Un pensiero che il fondamento della democrazia, racchiuso in  tre semplici parole universalmente note e piene di significato, oggi come allora.
Tre parole: liberté, égalité, fraternité.