Attraversando Via dei Conservatori del Mare

Vi porto con me, in un caruggio dove passo sempre volentieri, in certe giornate può capitare di trovare Via Orefici particolarmente affollata e questa deviazione diventa un magnifico privilegio.
Via dei Conservatori del Mare inizia in questo punto, a sinistra dell’edicola che ospita la Madonna.

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Questa via di Genova è dedicata ad un’importante Magistratura dei tempi gloriosi della Superba: i Conservatori del Mare si occupavano di tutto ciò che riguardava il porto e la sua sicurezza, scrive il Ratti che i suoi rappresentanti erano anche giudici nei naufragi e seguivano le cause in ambito marittimo.
Imboccando questo vicolo troverete una piccola lastra di marmo, doveva esserci l’apposita cassetta per gli avvisi per quegli illustri magistrati.
Ecco, per le denunce e i mugugni di competenza dei Conservatori del Mare bisognava venire qui!

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E poi.
Attraversate questa via in un giorno di sole.

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E là, sopra di voi, un archetto, geometrie e vertigini.

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Fino a qualche anno fa qui c’era uno splendido negozio, la Premiata Cartoleria Angeloni, è un vero dispiacere che abbia chiuso e parlando del vicolo dove sempre è stata la ricordo volentieri.

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E in tempi ancora più lontani quali negozi c’erano?
Non ci resta che sfogliare la mia Guida Pagano del 1926, cari lettori, ci troveremo così in un altro tempo.

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Qui i signori Querci e Corsini si occupavano di noleggio di navi e i Fratelli Pittaluga avevano il loro ufficio di mediatori, erano nel posto giusto, mi vien da dire.
C’era un negozio di tele metalliche e uno di calzature, in un esercizio commerciale si riparavano le macchine da scrivere e in un’altra bottega si vendevano spazzole, c’erano due parrucchieri, una sartoria e un incisore, un negozio di mobili e un orefice.
Deliziosi effluvi provenivano dalle due trattorie, c’erano anche un bar e un ristorante.
Era un mondo diverso ed era così.

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Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Il tempo passa e tutto cambia.
Curiosamente sopravvive l’insegna di un orologiaio, probabilmente e soltanto vecchia e non antica, in ogni caso i caratteri usati riportano ad un’altra epoca.
Per le lancette ferme questa era la bottega perfetta.

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In queste strade dalla lunga storia le pietre raccontano il loro passato.
Ed emerge uno stemma da un tratto di muro.

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Il simbolo di Cristo su un portale.

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Nella via dedicata ai Conservatori del Mare.

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E bianco e nero di caruggi.

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E ocra e giallo.

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E un raggio di sole che attraversa il vicolo si getta a terra e rimane lì, a rischiarare questa splendente penombra.
Scorci di caruggi che piacciono a me, a volte non so come raccontarli.

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E là sopra di voi, uno squarcio di turchese limpidissimo, intriso di aria e di luce.

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L’ultimo tratto del vicolo, osservato da Via Orefici.

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E poi, davvero, è sempre e soltanto una questione di prospettive e di saperle vedere.

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Cammino, percorro le mie strade, le vie che amo.
E sono sempre gli stessi posti, eppure trovo sempre magie che levano il fiato.
Qui, nella via che trattiene la memoria di un’antica magistratura lo sguardo incontra il cielo di Genova.
Ritagliato tra i palazzi, oltre le finestre, al di là dell’archetto teso fra gli edifici.
Questo è il mio cielo, il cielo sopra Via dei Conservatori del Mare.

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Un gelato nei caruggi

Nel tempo d’estate un gelato non può mancare e allora oggi vi porto in uno dei miei posti preferiti dove troverete ottime golosità.
Si tratta di un piccolo locale situato in una zona di grande passaggio, se andrete a zonzo nei vicoli sicuramente vi capiterà di passare in Via Orefici e certo noterete Box Cream, è una sosta imperdibile per me.

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E d’altra parte cosa c’è di meglio di un gelato nei caruggi?

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E in questo posticino accogliente non manca un angolo con i tavolini dove gustare la colazione o la vostra deliziosa merenda.

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Voi per caso siete amanti del cono?

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Io preferisco da sempre la coppetta e qui ve la serviranno con una dolce cialda croccante.
Questo è il gelato con il quale ho aperto la stagione, non mancava la nostra sublime panera, un semifreddo al gusto di caffè.

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Per non dire del fatto che in questo locale sono depositari di questa ricetta così celebre a Genova, la loro panera è una vera specialità.

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Gusti per ogni palato, deliziosi ed invitanti, dal pistacchio puro di Bronte alla vaniglia antica, dalla meringata alla cassata siciliana, delle vere bontà.

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E certo tutti voi conoscerete la Cremeria Buonafede di Via Luccoli famosa in tutta Genova per la sua ottima panna, ognuno di noi ha un ricordo d’infanzia legato a questo storico locale dei caruggi.
E se non lo sapete vi svelo che Box Cream è la gelateria di Buonafede, quindi anche qui troverete la soffice e celebre panna che da sempre tutti amiamo.

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Ci sono le granite, le torte gelato, i cioccolatini, ci sono delizie sane e sfiziose.

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Un lungo bancone, tutti i gusti che volete e una bontà che ritempra dal caldo.

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Un indirizzo prezioso, nel cuore della città vecchia.

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Uno dei miei posti prediletti, una sosta da non perdere nel centro storico di Genova.
Un cono o una coppetta, una delizia ritemprante, un gelato nei caruggi.

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Via Orefici, la disavventura di Sant’Antonio da Padova

Questa è una vicenda poco nota ed è una storia che merita l’onore del ricordo, vi porterà in una zona dei caruggi quotidianamente percorsa da molti di noi, Via Orefici è un punto nevralgico del centro storico di Genova.

Via Orefici

Posta ad angolo, su un vetusto palazzo, c’è un’edicola dalla storia antica.
Il breve caruggio che qui inizia e termina in Vico Indoratori con il tempo ha perduto il suo nome.
È fragile la memoria, è affidata all’attenzione degli uomini e oggi forse quasi nessuno sa che quel tratto di vicolo, ora parte di Via dei Conservatori del Mare,  in anni lontani era dedicato a Sant’Antonio da Padova, colui che è effigiato nella statuetta posta nella nicchia.

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Da lungo tempo Sant’Antonio posa il suo amorevole sguardo su coloro che attraversano Via Orefici, in altre epoche tra le sue braccia reggeva il Bambino Gesù e sotto alla sua immagine a metà del ‘700 c’era una piccola cassettina delle elemosine dove riporre monete destinate ai bisognosi della città.
A Sant’Antonio i genovesi confidavano speranze e preghiere ma un giorno accadde un fatto strano che fece molto scalpore in città.

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Era il mese di giugno del 1864 e sotto l’edicola, proprio come oggi, c’era una bottega; fu proprio il solerte commerciante che là faceva i suoi affari ad avere un’idea alquanto balzana.
Costui desiderava che il suo locale fosse ben visibile a tutti i passanti e così, con il favore delle tenebre, fece sparire la statua e al suo posto mise su quell’angolo l’imponente insegna del suo negozio.

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La notte coprì il suo misfatto, la luce del giorno lo svelò.
Il mattino successivo tutti gli altri negozianti si recarono presso le loro botteghe e con rammarico si accorsero che Sant’Antonio era scomparso.
Come si poteva osare tanto? Dov’era finito il Santo di Padova?
Un brusio neanche tanto sommesso percorse i vicoli, uno sdegno unanime si levò tra la gente dei caruggi.

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In cotanto attonito stupore si fecero avanti anche i rappresentanti della Corporazione degli Orefici, d’altra parte la statua apparteneva a loro e certo non si intendeva soprassedere: la faccenda finì sui giornali e si fece ricorso alla pubblica autorità.
Come si può ben immaginare la sentenza fu a sfavore dell’incauto commerciante e in breve tempo questi fu obbligato a risistemare la nicchia e la statua.
Nella commozione generale, per la gioia di genovesi, Sant’Antonio da Padova tornò a vegliare su Via Orefici.

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In queste strade della città vecchia portate con voi il senso del rispetto, cercate di riconoscervi in ciò che siamo stati e in quello che ci è stato lasciato.
Vedrete botteghe che non esistono più, sentirete l’eco di voci lontane perdute nei secoli e in giorni che non abbiamo vissuto.
La vedete quella folla?
Ci sono un cartaio e un giornaliere, una besagnina e un pescivendolo, un artigiano di pregiate filigrane discute animatamente con uno stimato argentiere.
Sì, sono tutti d’accordo, Sant’Antonio deve ritornare al suo posto!
Tra quelle persone ci siamo anche noi: siamo ciò che siamo stati, i nostri occhi si posano sul nostro passato e sul viso benevolo di Sant’Antonio da Padova ricondotto qui nella sua nicchia dall’amore della gente di Genova, in un giorno d’estate del 1864.

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Genova, 1844: shopping con Miss Hawkes

Per i nostri viaggi è indispensabile una guida eccellente che fornisca i suggerimenti giusti.
E noi viaggiatori della metà dell’800 seguiremo i consigli di Miss Julia S. Hawkes, lei è una stimata insegnante di Philadelphia e ha compilato con gran cura un volume di pregio dal titolo Conversations on Italy.
Il testo, dato alle stampe nel 1844, è in inglese e francese, per ogni domanda viene fornita un’esauriente risposta.
E diverse pagine sono dedicate a Genova, Miss Hawkes non tralascia nulla, anzi si dilunga parecchio sulla storia della città e sulle sue tante bellezze ma noi oggi ci concentreremo solo sulle frivolezze femminili, sappiate che a Genova troverete il modo di soddisfare la vostra vanità.
Dunque, intanto una giovane viaggiatrice amerà sapere che nella Superba i nobili danno feste e balli con gran sfoggio di eleganza, sono ammessi solo gli aristocratici.
E quindi per forza di cose gli americani sono esclusi, che disdetta!
Niente affatto, anzi sono ospiti assai graditi e vengono raccomandati direttamente dal console.

Via Garibaldi

Ogni nobildonna di Genova poi possiede una chaise à porteurs, ovvero una portantina.
Ed è necessaria, scrive Miss Julia, così le dame possono andare dove desiderano senza doversi avventurare in strade poco agevoli e a volte neanche tanto pulite.

Palazzo del Principe (18)

Portantina – Villa del Principe

Certo venendo a Genova, forse vorrete visitare il mercato.
Miss Julia sa esattamente dove trovarlo, è nei pressi della Cattedrale di San Lorenzo.
E guarda, ecco i muli che trasportano frutta e verdura su per gli stretti caruggi.

San Lorenzo

E poco distante da lì, scendendo nel cuore della città vecchia, c’è una strada che è di un certo interesse.
E’ Via Orefici, prende il suo nome dai tanti laboratori di oreficeria, passando da quelle parti si sentirà un continuo battere di operosi martelli.

Via Orefici

Dice poi Miss Julia che Genova è rinomata per i suoi argenti e le filigrane, sono anche a buon prezzo secondo lei.
E forse voi vorrete sapere dove si possono comprare?
E’ facile, basta andare nella boutique tenuta dal proprietario dell’Hotel Croce di Malta.
E a proposito di questo celebre albergo Miss Julia lo raccomanda caldamente, lei sostiene che sia il migliore della città.
Il cibo è ottimo, il personale è cortese ed educato, per non parlare della posizione, il Croce di Malta è stato già citato diverse volte su queste pagine, aveva sede nella torre dei Morchi che svetta a Caricamento e ospitò celeberrimi viaggiatori.

Piazza Caricamento

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

E poi cosa si può acquistare nella Superba?
Velluti, scialli di lana e ricami.
E per trovare i negozi affidatevi pure al personale dell’albergo presso il quale alloggerete, vi verrà fornita una guida che vi condurrà nei posti migliori.
E a proposito di usanze femminili, noterete che a Genova tutte le donne hanno il capo coperto, tutte portano un fazzoletto, quello delle popolane è di un tessuto poco pregiato, invece coloro che appartengono alla classi più abbienti ne indossano uno di raffinata mussola e rifinito con ricami, molte portano anche accessori d’oro e d’argento.
Non perdete una visita in piazza Luccoli, nel negozio di Paul Richini, lì si trovano raffinati velluti.
E certo, un vestito di pregio costa fino a 200 franchi ma riuscirete ad averne uno anche con minor spesa.
Eh sì, ci sono tanti bei negozi da quelle parti!

Porzio

Miss Julia ha molti altri consigli da fornire e torneremo ad ascoltare la sua voce riguardo a ciò che di più bello c’è da visitare a Genova.
Tuttavia sono da tener da conto questi suoi consigli, spero che li troviate utili.
E quando sarete nel negozio delle filigrane, indecise tra un delicato braccialetto e una spilla a forma di farfalla, sappiate che qualunque sia la vostra scelta il vostro acquisto vi verrà consegnato in un’apposita scatola, in modo che non rischi di rompersi durante il viaggio.
Accade a Genova, nel 1844.

Piazza Caricamento (2)

Finestre dipinte, una curiosa eredità del passato

Se girate per le strade della città vecchia vi capiterà spesso di vedere finestre dipinte a imitazione di quelle realmente esistenti.
Non dovrete cercarle a lungo, vi basterà alzare lo sguardo, ad esempio in Via Gramsci.

Via Gramsci (2)

E a breve distanza, ancora finestre vere e finestre immaginarie.

Via Gramsci (3)

Ed eccole disegnate in Via del Campo.

Via del Campo

E poi sulla riviera, a Santa Margherita Ligure, balaustre e persiane tracciate da un’abile mano d’artista.

Santa Margherita Ligure

Questa consuetudine di dipingere finte finestre trae le sue origini dal nostro passato e per spiegarla bisogna andare al tempo della Repubblica Ligure.
E dunque, è l’anno 1798 e il governo si trova a dover affrontare una spinosa questione: rimpinguare le casse della Repubblica.
E così con una brillante quanto discutibile iniziativa si decide di ricorrere al mezzo più scontato: una nuova tassa che colpisce la proprietà, la tassa sulle finestre.
E la logica del calcolo è facilmente intuibile: i più ricchi possiedono fastose dimore e lussuosi palazzi con numerose finestre, per ognuna si dovrà corrispondere una certa cifra.
Come scrive lo storico Antonino Ronco, lo sgradito balzello viene enfaticamente chiamato “sussidio patriottico sulle finestre”, come al solito in qualche modo si cerca di indorare la pillola!
L’odiata tassa segue una schema preciso: fino a cinque finestre, grazie al cielo, non si paga nulla, ci sono poi delle aliquote calcolate in base al numero delle finestre presenti sull’edificio.
E i liguri come la prendono?
Come reagiscono quelli di Genova a questa bella novità?
E’ semplice, murando e chiudendo le finestre sui loro palazzi, alcune di esse verranno sostituite da quelle finte, dei suggestivi trompe-l’œil.
E così non vedrete mai aperte certe persiane, esistono soltanto grazie ad un abile gioco di pennelli.

Via Gramsci

In città e sulla costa, questa è una finestra di Sori.

Sori

E certo, poi con il tempo questo è diventato anche un diletto artistico, il  trompe-l’œil crea splendidi effetti visivi.
Ed ecco colonne ed affacci da sogno su Via Gramsci.

Via Gramsci (4)

E in Via dei Giustiniani illusori vetri smerigliati.

Via dei Giustiniani

L’astuzia dei genovesi!
Mi metti la tassa sulle finestre? E io le chiudo e tanti saluti al sussidio patriottico!
Questa è Via Orefici.

Via Orefici

E anche in Piazza Valoria c’è una finestra dipinta, non so dirvi se la parziale apertura sia stata realizzata in tempi recenti.

Piazza Valoria

E poi guarda, lassù, all’ultimo piano di questo palazzo di Via San Luca.

Via San Luca

Finestre vere e finestre immaginarie, silenziose testimoni del passato di Genova.

Vico San Matteo

L’Adorazione dei Magi in Via Orefici, un presepe di caruggi

C’è un presepe a Genova che è più suggestivo di qualunque altro, non conosce tempo né stagioni, potrete ammirarlo in qualunque periodo dell’anno.
E’ un presepe di caruggi che risale a molti secoli fa, lo vedrete passando in Via Orefici, al nr 47r come sovrapporta di una bottega di coltelleria c’è un antico presepe scolpito nel marmo, risale alla metà del ‘400 ed è attribuito a uno degli  scultori della famiglia Gagini.
E questo è il presepe di Genova: l”adorazione dei Magi, nella città vecchia.
E c’è la capanna che ospita la Sacra Famiglia, al di sopra si può notare un pastore con le sue pecore.
Maria tiene in braccio Gesù mentre uno dei tre Re Magi si inginocchia davanti al Redentore.

Via Orefici - L'adorazione dei Magi

Ci sono le donne a mani giunte, raccolte in preghiera.
E un angelo vola in cielo, vola sopra il mistero della nascita del Figlio di Dio.
E nel piccolo mondo operoso del presepe non manca chi lavora alacremente, in un bosco dagli alberi frondosi c’è un uomo alle prese con la potatura dei rami.

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E poi movimento, rumori di zoccoli che battono sul terreno.
E sembra di vederla, questa folla di fedeli che accorre e si affretta verso il luogo dove Lui è nato.
Osservate gli abiti dei cavalieri, le selle e le bardature dei cavalli, uno di essi è chino a bere per saziare la propria sete.
E poi visi, sguardi, stupori e parole che riusciamo a immaginare.
Questo accade quando il freddo marmo viene tramutato da mani sapienti in un’opera d’arte di incomparabile bellezza.

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Mentre andate per caruggi soffermatevi in Via Orefici, davanti all’Adorazione dei Magi.
C’è sempre un gran via vai da quelle parti, soprattutto in questi giorni che precedono il Natale.
Alzate lo sguardo verso il piccolo presepe e vi accorgerete di non essere i soli a farlo, mentre scattavo queste fotografie accanto a me si sono fermate due signore, discutevano tra loro sui minuziosi dettagli racchiusi in quella raffinata cornice.
Un bambino venuto al mondo in una capanna, un presepe che non conosce tempo né stagioni.
E’ nel cuore vivo di Genova, nei caruggi della città vecchia.

Via Orefici - L'Adorazione dei Magi (4)

Luci

Sotto le luci, quando ancora non è scesa la sera.
Tardo pomeriggio, in Canneto il Lungo, una striscia di cielo lassù, tra i tetti.
E noi qui, sotto le luci blu.

Canneto il Lungo (3)

A saper guardare, ogni dettaglio ha un significato.

Canneto il Lungo

Luce dorata per le strade lussuose del centro, in questo dicembre che ormai si approssima al Natale.

Via XXV Aprile -

Su per certe salite eleganti brillano le stelle.

Salita Santa Caterina

Contro i palazzi.

Via XXV Aprile - Via Roma

E forse avrei dovuto mostrarvi le strade ampie e larghe, le arterie spaziose e aperte, la prospettiva di Via XX Settembre che pure è spendida.
Forse avrei potuto.
Ma io sto sempre altrove.
Io sono nei luoghi che sanno dire certe parole, a saperle ascoltare.

Via Orefici

Nel saliscendi della città vecchia.

Via di Scurreria (2)

Dove  la bellezza si copre di magia.

Via di Scurreria

Dicembre, Natale, tanti auguri Genova.

Palazzo Tursi

Sfavilla il cielo rosa della sera.

De Ferrari

E  le luci vestono di splendore certe prospettive.
Vedere e saper guardare.

Via Luccoli

E immaginare, un giorno, un passato, una notte buia ora illuminata.

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Chiaro e scuro, la penombra che si ammanta di mistero.

Via San Bernardo

E l’oro che si staglia contro il blu, davanti al mare.

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In questa città, ora più lucente e chiara, in questi giorni.
In questa città nella quale sempre brillano alcune sue luci.

Genova

Palazzo Lercari Spinola, sognando nelle stanze del Doge

Oggi vi porto con me, in una dimora che potrebbe farvi sognare.
Non si osserva mai con la dovuta attenzione, eppure al di là di certe mura, nella città vecchia, si nascondono tesori di rara bellezza.

Al civico 7 di Via Orefici apre le porte alla cittadinanza ed ai visitatori Palazzo Lercari Spinola, un edificio annoverato tra i Rolli, attualmente oggetto di restauro da parte della società che metterà in vendita le unità immobiliari presenti nell’edificio ad uso uffici e abitazione.
E’ un evento eccezionale, che dura solo dal 6 al 14 Ottobre, per cui non perdete questa possibilità di varcare il portone di Palazzo Lercari Spinola.


Oh, ci sono dei forzuti telamoni a reggere il portone!
Quello a sinistra è niente meno che Ercole che stringe a sé la pelle del leone Nemeo.

E poi, guardate in in su, verso la finestra.
C’è già un mondo di meraviglie al di là di quei vetri, c’è un soffitto da sogno.

E poi si sale, si sale lo scalone di questo antico palazzo.

E ogni dettaglio vi ricorda che questa è una dimora di grande pregio.

Chi ha salito questi gradini? Quale gran dama li ha calpestati reggendosi alla balaustra?

Oh, sapete, bisogna andare a tempi lontani, come sempre!
A tempi nei quali i genovesi affrontavano indomiti i mari con le loro imbarcazioni.
E che trionfi!

Benvenuti cari amici, nella modesta dimora Gio Batta Lercari, Doge della Serenissima Repubblica di Genova tra il 1563 e il 1565.
Oh, un genovese di una certa tempra, non c’è che dire!
Pensate, quand’era molto giovane, presenziò all’incoronazione di Carlo V, che avvenne a Bologna nel 1530.
E insomma, Gio Batta finì con mettere le mani addosso ad un inviato di Siena, per una banale questione di precedenza nel corteo imperiale!
Botte da orbi, l’imperatore ordinò persino che Gio Batta fosse allontanato ma lui non ne volle sapere, andò a finire che si mise di mezzo persino il Papa per riportare la situazione alla calma.
Ecco, questa è la casa di Gio Batta Lercari, amici lettori.

E date retta a me, muovetevi con cautela in casa del Doge!
Come vedete è un tipo che ha un certo carattere, non vorrei che vi trovaste in un parapiglia!
E sì, c’è molto da raccontare su di lui, ebbe una vita avventurosa e ricca di molte vicende, un giorno ve le narrerò, ma oggi restiamo qui, nella sua casa.
Fortunato chi visse in questo palazzo e chi ci verrà, e potrà spalancare le finestre sulla bellezza di Genova.

E alzare lo sguardo verso quei soffitti!

Ogni prezioso dettaglio, restituito alla sua antica bellezza.

Storie di miti e di eroi, mi lasciate sognare?
Mi lasciate immaginare di indossare un lungo abito di frusciante seta intarsiato di broccati  e di portare al collo gioielli di perle e di pietre preziose? Sì,  lasciatemi fantasticare di essere in un mondo che è stato e non è più, ma che ancora esiste in questi saloni e in queste stanze.

E lasciatemi guardare fuori dalle finestre, lasciatemi ammirare la Genova che non si vede camminando nei caruggi.
La città verticale, che si inerpica verso il cielo, verso il quale protende le sue bellezze, quelle che noi da laggiù non possiamo scorgere.
Lo splendore di un palazzo in Vico Indoratori.

Un archetto, nascosto dai ponteggi.

E la meraviglia di Via Orefici. E come sempre mi vengono in mente coloro che dicono: io non vado mai nei caruggi, non mi piacciono.

Fortunato chi verrà a vivere e a lavorare qui!
Un ufficio in queste stanze, se ci lavorassi io passerei tutto il tempo alla finestra, mi tocca dirlo!

Ah sì! E non avrei bisogno proprio di null‘altro!
Mi basta lo sguardo, mi basta la vista di ciò che ci hanno lasciato i nostri predecessori.


Camminare qui, tra queste mura,  in stanze di oro e di luce.

Ognuna è un‘opera d‘arte.

E poi sapete, se abitassi a casa del Doge, in certe giornate di pioggia e di vento, avrei sempre un cielo azzurro che mi sovrasta.
Un sereno celeste che rincuora, e ori e stucchi e angioletti paffuti che proteggono i miei pensieri.

Quanto è importante essere circondati dalla bellezza?
E vivere in una dimensione che riappacifica l’animo, in un ambiente che dona, a chi lo osserva, quiete e tranquillità?

E poi ancora, altre finestre.

Perdonatemi, non riesco a escludere nessuna immagine.
Ho avuto un dono, quello di sapere amare ciò che sento mio, questa è la mia città.
Questi sono i suoi palazzi.

Queste le sue prospettive.

E qualsiasi cosa io veda la porto con me.

Questo ciò che si ammira affacciandosi da Palazzo Lercari Spinola.

Questa è la visione che ognuno vorrebbe vedere sopra di sé.

E’ in questa dimora, dove si trovano preziosi pavimenti antichi.

E se avete dei peccati da confessare, c’è anche un Pregadio, dove rivolgersi a chi ci può comprendere.

A casa del Doge, dove da un soffitto spunta un piccolo putto al quale sarebbe bello narrare i propri sogni!

Stanze di bianco e di stucchi.

Di merletti e decorazioni.

Di dettagli che vi colpiranno in tutto la loro bellezza.

Ringrazio chi ha restituito alla mia città questa meraviglia e mi ha permesso di mostrarla su queste pagine a chi non ha possibilità di visitarla.
C’è tempo fino al 14 Ottobre, ancora qualche giorno.
E questo per Genova è un periodo di grande folla, alla Fiera del Mare si svolge il Salone Nautico, che attira sempre molti turisti.
Venite anche qui, a vedere la dimora del Doge, in Via Orefici.

E ai genovesi rivolgo lo stesso invito, cambiate i vostri programmi e trovate il tempo di venire ammirare gli stucchi e i soffitti, trovate il modo di affacciarvi da quelle finestre che si aprono sulla città che vi appartiene.

Venite qui ed alzate lo sguardo, verso quel cielo tenue e celeste, come sanno essere solo i cieli di Genova.