Camminando nel passato di Piazza Cavour

Saliamo ancora insieme sulla mia macchina del tempo che ci porterà dritti in un passato che non abbiamo conosciuto tra rumori di porto, voci di lavoratori e sguardi di un tempo lontano nella nostra Piazza Cavour.

Tic tac, tic tac.
La vita freme dietro queste persiane, sono sorrisi, baci, promesse e abbracci e progetti per il futuro.

Con lo scorrere del tempo qualcosa resterà immutato e invece qualcosa cambierà aspetto.

I fregi del palazzo di Via Turati, tuttavia, sono ancora ben visibili e conservati con cura.

Camminando nel passato di Piazza Cavour troviamo una moltitudine di esercizi commerciali, Genova è una città operosa e molti sono coloro che compiono la loro quotidiana fatica davanti al nostro mare e nel porto della città.
Sfogliando il mio Annuario Genovese Fratelli Pagano del 1926 ho scoperto che in questa piazza c’erano due ottonieri, un negozio di gomma e uno di scope, c’era poi la macelleria del Signor De Luchi e la signora Rosa Gargiulo vendeva i suoi ottimi vini.
Un abile artigiano si dedicava alla pitturazione dei piroscafi ed erano ben tre le osterie dove fermarsi a mangiare, a volte poi si sentiva il profumo delizioso dei dolci e dei biscotti sfornati dalla fabbrica del Signor Garibaldi.
Là, sopra le finestre, si nota un’insegna con la scritta Forniture Industriali, un signore con la maglietta a righe se ne sta seduto sul suo carro, dietro si vede un cavallo intento a ristorarsi con l’acqua fresca.

E osserviamo meglio, questi signori con cappello e baffi se ne stanno a discorrere davanti al loro carretto, sullo sfondo una donna e una ragazzina incedono svelte.
E ancora, là dietro, la tenda di una fiorente attività: Bollo.

Si tratta di un’attività commerciale di forniture navali presente a Genova dal 1858 e così, all’epoca di questa cartolina, questo negozio aveva già una lunga storia alle spalle.
Ci troviamo nella nostra Via Turati, all’epoca questi erano i Portici Vittorio Emanuele.
E le vetrine di Bollo, da quel lontano 1858 si affacciano ancora fieramente su Piazza Cavour.

Là, davanti a quelle finestre, era tutta una lievità di lenzuoli e panni stesi.

E ancora restano perfettamente riconoscibili questi edifici storici della Superba.

Il cielo turchino sovrasta i caruggi, le sue memorie e le vicende di tutti coloro che hanno attraversato questi luoghi.

E a volte il passato e il presente si sfiorano, si sovrappongono e svelano le storie e gli sguardi delle epoche che non abbiamo vissuto.

Una storia di caruggi e panni stesi

Questa è una storia di caruggi e panni stesi, una storia ogni giorno diversa, di attimi fissati in un’immagine.
Il mio sguardo diviene vostro e si posa su certi antichi muri che a volte presentano l’usura del tempo e paiono scuri e in ombra, in luoghi dove la luce appare all’improvviso e batte chiara sui vetri e illumina le facciate.
Questa storia di caruggi e panni stesi inizia in Salita di Carbonara e racconta del vento che impietoso soffia su per le salite, si insinua tra i vicoli e le creuze e smuove una tovaglietta dai toni confetto che pare sia stata posata qui da un artista amante delle sfumature.

Salita di Carbonara

Ma in certe piazzette del Carmine il vento tace.
E tutto è fermo immobile, come sospeso nell’attesa.

Il Carmine

E in Via Prè è il colore a vincere.
Oltre gli archetti, sopra a una finestra pitturata di rosso, un filo da stendere si illumina di un rosa fluorescente, è accesa e colorata la città multietnica.

Via Prè

E’ di turchese e d’arancio il bucato che asciuga nella quiete di Piazza Valoria.
E da un persiana sventola orgoglioso nel cuore della città vecchia il nostro caro Tricolore.

Piazza Valoria

E pendono i panni dalle corde tese sulla facciata di un palazzo dei Rolli in Piazza Grillo Cattaneo che un tempo fu regale dimora di un doge.

Piazza Grillo Cattaneo

La città vecchia e le sue suggestioni.
Luce e ombra in Vico dietro il Coro di San Cosimo.
Lì accanto c’è Vico delle Pietre Preziose e poco più in là Vico dei Cavoli,  che strano trovarli vicini, questa per me è pura poesia.
E il bucato che pende tra un muro e l’altro è un‘opera d‘arte.

Vico Dietro il Coro di San Cosimo

Un altro momento, una diversa stagione e una differente prospettiva.
E una luce più accesa che scalda i vasi di piante e i panni stesi ad asciugare.

Vico dietro il Coro di San Cosimo (2)

Buio e ombra, una facciata rossa che spicca in Vico Basadonne.

Vico Basadonne

Bianco e giallo, nella cornice suggestiva di Piazza Embriaci.

Piazza Embriaci

E blu di Genova in Vico delle Monachette.

Vico Monachette

Il cielo è grande sopra la città antica e sopra i caruggi, il cielo regala vento e brezza leggera che spira gentile nella bella stagione.
Un’edicola, una Madonnetta e una veduta di Vico Vegetti.

Vico Vegetti

Ed è ancora il colore a regalare un bel contrasto a questo scorcio di Piazza Cavour.

Piazza Cavour

Una storia di caruggi e panni stesi racconta di sfumature e di riflessi, del calore di certe tinte biscotto.
E a volte diviene una storia di caruggi,  panni stesi e  biciclette.

Vico delle Monachette da Via Balbi

E lo sguardo segue certe armonie, la bellezza si può vedere anche nelle cose semplici, spesso è lì che si manifesta, attende solo di essere scoperta.

Caruggi

Una storia di caruggi e panni stesi, laggiù, dove la luce lotta con la penombra.
Laggiù dove c’è un vicolo il cui nome riporta alla memoria certe attività marinare di questa città ma anche una certa cupa oscurità.
E’ Vico della Pece, dove a volte il sole trionfa vittorioso.

Vico della Pece

Una modesta proposta al Comune di Genova

Questo cartello si trova in Piazza Cavour e dovrebbe servire a fornire indicazioni ai turisti.

Tempo fa, durante uno dei miei giretti, ho pensato di fermarmi a leggerlo.
Da queste parti, in genere, i foresti vagano sperduti.
Vedono i vicoli, lì vicino, ma non osano addentrarsi.
Ma il Comune di Genova cosa propone per invogliare i turisti ad addentrarsi nel nostro centro storico?
Osserviamo un altro cartello, si trova in Piazza dello Scalo di fronte al Galata, il Museo del Mare.

Ecco, i troguoli e la Commenda sono nei paraggi, quindi niente da dire.
Avrei invece qualcosa da eccepire sull’indicazione che condurrebbe al Castello De Albertis.
Genovesi tutti, concorderete con me che non vi verrebbe mai in mente di raggiungerlo passando da qui.
Chi non conosce la città potrebbe pensare che si trovi a due passi, giri per due caruggi e ci sei.
Oh, che meraviglia! Un castello nel centro storico!  Su, su, andiamo!
Cari foresti, mi duole comunicarvi che non è così: va bene che questa è una città in salita, ma se decideste di arrivare a piedi al Castello del celebre Capitano De Albertis passando da Via Prè, sempre ammesso che riusciate a districarvi in quelle strade, sappiate che vi attende una discreta scarpinata su per ripide creuze.
Tanto per dire, eh, poi ognuno fa quel che gli pare!
Sì, lo so, in zona Principe c’è anche un’ascensore che vi porterà lassù, al Castello, ma temo che non sia tanto semplice arrivarci  da laggiù, se non si conosce la zona.
Va detto che in centro storico,  sui Palazzi dei Rolli, accanto al portone, sono affissi dei cartelli che esplicano a chi fosse interessato la storia e le particolarità dell’edificio e queste certo sono informazioni utili.
Ma  torniamo in Piazza Cavour e supponiamo di essere un turista, fermiamoci a leggere e lasciamoci guidare!
Dunque, come potete vedere c’è una cartina, sulla quale sono segnati i principali monumenti, le chiese e i luoghi di interesse turistico.
Il testo è in italiano e in inglese.
Le prime due righe recitano: il centro storico di Genova è affacciato ad anfiteatro sul mare dove l’area del Porto Antico ospita musei, Acquario, sale congressi, biblioteche, cinema, negozi ed un approdo turistico.
Le prime due righe.
Mah, io dubito che  uno venga da Milano per andare al cinema!
Comunque, il testo completo riassume in una ventina di righe la storia di Genova, brevi cenni sull’universo, direi.
Sotto la cartina, invece, ecco le indicazioni più specifiche.

Ineccepibile, direi.
Ma se io venissi da fuori, oltre alla famigerata freccia che indica voi siete qui, vorrei che qualcuno mi spiegasse come caspita faccio ad arrivarci alla Collina di Castello e alla Piazza di Sarzano.
Oltretutto, leggendo questo testo, si potrebbe quasi pensare che questi due luoghi siano adiacenti, mentre invece non è proprio così.
In altre sezioni si parla dei negozietti caratteristici, delle mostre di pittura e fotografia, delle case d’asta, delle trattorie dove gustare le specialità liguri.
A questo punto mi sorge spontanea una domanda.
Come mai, malgrado questo esauriente e preciso cartello, si vede sempre gente che vaga senza meta senza sapere bene dove andare?
Caro Comune di Genova, lo dico con affetto, c’è qualcosa che non funziona.
Il centro storico è un dedalo, persino alcuni genovesi ci si perdono, figuriamoci quelli che vengono da fuori!
Avrei una modesta proposta, se mi è consentito.
Non si potrebbe mettere, in alcuni punti della città, delle mappe per raggiungere i luoghi più importanti?
Non potreste segnare l’itinerario ad uso di coloro che vorrebbero scoprire Genova?
Ad esempio, proprio in Piazza Cavour si potrebbero apporre delle semplici indicazioni che guidino a Santa Maria di Castello e alla Torre degli Embriaci.
Se tutto ciò fosse corredato da una piccola mappa, credo che potrebbe essere di aiuto a chi non conosce la città.
E’ così difficile? A me non sembra proprio!
E non si tratta di far avventurare le persone in luoghi infrattati, scegliete i percorsi più semplici, le strade più brevi e più accessibili, ma in qualche maniera fate in modo che sia agevole addentrarsi nei nostri caruggi.
Io sono quella che quando vede qualcuno armeggiare con una cartina si ferma e si offre di fornire spiegazioni.
Io sono quella che una volta ha cambiato i suoi programmi per portare una giapponese a Palazzo Spinola di Pellicceria.
Io sono quella che un pomeriggio si è arrembata dietro una comitiva di americani in sandali bianchi e bermuda, per portarli su da Ravecca e a Sarzano, alle Erbe, a San Donato e a in San Bernardo.
Non la finivano di ringraziarmi, ve lo assicuro.
L’altro giorno, mentre ero lì che fotografavo, davanti al cartello sono arrivati due turisti torinesi.
Cercavano la Casa del Cantautori, in Via del Campo, cioè dalla parte opposta.
Allora, siccome eravamo in zona, ho pensato di accompagnarli proprio lassù, in Santa Maria di Castello.
E mi hanno confidato che, di loro iniziativa, non si sarebbero mai infilati in quei vicoli, perché non sapevano come orientarsi.
Prendete nota, cari signori del Comune e dell’Assessorato al Turismo, prendete nota.
Prendete nota e ponetevi rimedio.
Venivano da Torino, signori del Comune di Genova.
E hanno incontrato me.
Eh, ho deciso io per loro cosa avrebbero dovuto visitare e so per certo, perché mi è stato detto, che sono stati molto contenti di aver scoperto una tale meraviglia nel cuore dei nostri vicoli, in quei caruggi dove non sarebbero mai entrati.