Giungono con l’autunno i giorni dell’uva: dolce, succosa, prodiga di ristoro, l’uva è bontà e ricchezza, mi rammenta lussuosi banchetti e bicchieri colmi di vino per brindare con gioia alla bellezza della vita.
E l’uva magnifica così si offre per essere raccolta e assaporata.
L’ho veduta così a Fontanigorda, all’inizio dell’estate era ancora verde e acerba.
E poi, settimana dopo settimana, i chicchi si sono fatti sempre più scuri e morbidi.
E così è maturata tra i tralci e i pampini l’uva deliziosa.
Ad osservare i suoi grappoli così ricchi mi sono anche tornate alla memoria alcune del poeta Marziale e qui le riporto in latino e nella traduzione presente sul volume Epigrammi a cura di Giuseppe Norcio edito da UTET.
Uvae duracinae
Non habilis cyathis et inutilis uva Lyaeo,
sed non potanti me tibi nectar ero.
Uva dalla buccia dura
Sono uva non adatta alle coppe e non buona per il vino,
ma per te che non mi bevi sarò un nettare.
(Epigrammi XIII – XXII)
Così gustiamo questo frutto zuccherino e soave, così l’autunno ci dona i giorni dell’uva.