1898: un celebre panificio di Soziglia

Questa è una storia che ebbe inizio tanto tempo fa, il protagonista si chiama Edoardo Oneto, proviene da Campomorone ed è nato nella seconda metà dell’Ottocento.
A volte la vita presenta dure difficoltà, Edoardo è ancora piccolo quando perde il padre, così lui e i suoi due fratellini Giacomo e Leopoldo vengono mandati all’Istituto degli Artigianelli: là impareranno un mestiere, apprenderanno la complessa arte della panificazione.
Il primo dei tre ad aprire la sua bottega è Giacomo, il maggiore: il suo forno sorgerà in una zona popolosa e viva, in Vico Nuovo di Ponticello.
Il documento che vedete e quello che seguirà sono le registrazioni effettuate presso la Camera di Commercio di Genova, ringrazio Federica Terrile e Anna Galleano per avermi inviato questi ed altri documenti relativi alle attività della famiglia Oneto.

Giacomo Oneto

Edoardo dapprima fa il garzone nel negozio di Giacomo, poi anche per lui verrà il tempo di mettersi in proprio.
E lo stesso vale per suo fratello Leopoldo, il suo negozio si trovava in Via Lomellini e figura sulla mia Guida Pagano del 1926, viene indicato come fabbrica di paste di lusso e panificio.
Edoardo, invece, aprirà le sue attività in un’altra parte della città molto amata dai genovesi.

Piazza Soziglia

Avrà un forno in Vico dell’Umiltà, un negozio di pasta fresca in Piazza di Soziglia, un panificio in Via ai Macelli di Soziglia.

Edoardo Oneto
Oh, che sbadata! Non vi ho ancora presentato l’eroe della nostra storia!
Dovete sapere che Edoardo nel 1898 prese moglie, la sua sposa si chiamava Paola.

Edoardo e Paola Oneto

Ed ebbero diversi figli, qui vedete i genitori con i primi tre, Giuseppe è quello che tiene il cerchio, poi c’è Antonietta e il piccolo Luigi.

Oneto

Abitavano in Vico della Rosa, a poca distanza dalle botteghe.

Vico Rosa

E con il tempo la famiglia divenne sempre più numerosa, quanti bambini c’erano in casa Oneto?
Non tutti ebbero una lunga vita, all’epoca le malattie minavano la salute di grandi e piccini e a volte non c’era davvero scampo.
Eppure eccoli qui, tutti insieme davanti al fotografo, le bimbette con l’abito chiaro, i maschietti con un mezzo sorriso e il patriarca fiero alle spalle della sua famiglia.

Oneto (2)

Lei si chiamava Antonietta.
Dolce, vezzosa e innocente, ebbe un destino sfortunato, era una giovane donna quando morì a causa del tetano.

Oneto (4)

Sai, la vita è così.
Non puoi sapere cosa ti attende nel mondo.
Resti accanto ai tuoi fratelli, sogni di diventare grande.

Oneto (3)

E non sai, non puoi sapere cosa ti accadrà, devi soltanto vivere nel modo più felice che puoi.

Oneto (5)

Bambini nati e cresciuti caruggi, questa foto di classe è stata scattata nel chiostro delle Vigne.

Oneto (6)

E nel tempo che noi non abbiamo vissuto qui c’era il negozio di paste alimentari di Edoardo Oneto.

Piazza Soziglia (2)

Fate qualche passo, imboccate Via dei Macelli di Soziglia.
E guardate in su, sempre.

Via dei Macelli di Soziglia

E fermatevi all’incrocio, esattamente in questo punto c’era il panificio.

Via Dei Macelli di Soziglia (2)

Provate a sentire le voci, il tramestio di passi, le voci cantilenanti, una folla di gente percorre il vicolo, guardate i bambini che corrono nei caruggi, immaginate i volti delle donne, le vedete?
Si affacciano da certe finestre, alcune passano trafelate, c’è la vita di ogni giorno in Soziglia.

Via dei Macelli di Soziglia (3)

Il negozio era stimato e rinomato, finì persino sulla rivista Il Successo.
Osservate il disegno che segue, il signore che vedete seduto sulla sinistra è proprio Edoardo, sta  sull’angolo dal lato opposto della sua bottega.
Vedete che c’è un uccello? Sì, proprio così! Lui aveva un pappagallo e anche una scimmia.
E negli anni ’50 in quell’angolo c’era di solito un limonaio con il suo banchetto.

Oneto (7)

In questo disegno ci sono i panni stesi e le mampae, ve ne ho parlato in questo articolo, erano dei telai che venivano posti sulle finestre e servivano per riflettere la luce nel buio dei caruggi.
E ancora, il tratto di matita evidenzia la prospettiva di Soziglia e l’inizio di Vico Sottile.

Via dei Macelli di Soziglia (4)

Qui si vendeva pane fragrante e deliziosa focaccia molto apprezzata dalla gente della zona, c’era sempre la coda!

Focaccia

Focaccia del Panificio Sebastiano di Via Lomellini

La bottega aveva ante di legno e come in tutti i negozi dei caruggi al suo interno c’era un’immagine della Madonna con un luce davanti.
I maccheroni di Natale venivano legati con un nastrino rosso, un tocco di colore perfetto per le feste.
Al piano superiore si cuocevano ogni giorno i fagioli, le cipolle e le barbabietole al forno.
Lassù, dietro alla finestra con le grate.

Via dei Macelli di Soziglia (5)

La bottega veniva gestita da marito e moglie, la signora Paola certo non si risparmiava.
Molto tempo dopo fu lei a ricevere la medaglia per l’attività aperta nel 1898.

Oneto (8)

C’era la vita di città e il tempo del lavoro poi c’era la stagione dello svago, in estate a Campomorone.
Tutti insieme a fare le ceste, come vedete grandi e piccoli sono a piedi scalzi.

Oneto (10)

Sui prati, con i bambini.
E la signora sulla sinistra sfoggia proprio un cappello elegante!

Oneto (9)

Ed ora, cari amici, avrei una domanda da porre a voi lettori affezionati di queste pagine.
Lo avete riconosciuto Edoardo Oneto?
Certo, è proprio lui il signore con il bastone da passeggio ritratto tra i pellegrini alla Madonna della Guardia, di tutti loro ho scritto in questo articolo.

Alla Guardia (14)

A raccontarmi questa vicenda è stato un lettore di questo blog, lui si chiama Piero e questa è la storia della sua famiglia.
Ed io lo ringrazio per aver condiviso con me i suoi cari ricordi, siamo andati insieme nei luoghi che avete veduto e lui ha dipinto per me un mondo e la sua atmosfera.
E mi ha fatto conoscere il suo antenato, Edoardo Oneto.
Un uomo che si era fatto da sé, con il lavoro e la forza di volontà, proprio come i suoi fratelli.
Un tipo dal piglio fiero e deciso, un commerciante abile nel suo mestiere, uno che sapeva far fruttare i suoi talenti e il suo denari.
Le sue botteghe erano nei posti che frequento quotidianamente, se ci fossero ancora andrei di sicuro a provare la focaccia e tutte le altre prelibatezze.
Sì, avrei davvero voluto conoscerlo.
E in qualche maniera è accaduto, in qualche modo sono stata anch’io nei suoi luoghi, caro Signor Edoardo, nella sua Soziglia: e si sentiva un fragrante profumo di pane.

Oneto (11)

La luce dorata del Palazzo di Tobia Pallavicino

In questo fine settimana i palazzi di Genova si apriranno per le giornate dei Rolli, sarà così possibile visitare le dimore che furono residenza nobiliare negli anni luminosi della Superba.
Negli atri, sotto le ricche volte di questi palazzi potrete assistere a performance di danza contemporanea e potrete ammirare saloni e dipinti, vedere con i vostri occhi la luce di questi palazzi, trovate qui il programma completo dell’iniziativa.
I Rolli erano gli elenchi nei quali venivano inclusi gli edifici destinati ad ospitare capi di Stato in visita in città ai tempi della Repubblica di Genova.
E sono Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, un riconoscimento di pregio per gli splendori della Superba.
E allora oggi vi porto in Strada Nuova, in una di queste dimore.

Via Garibaldi (1)

Io amo gironzolare per questi palazzi, amo vedere le strade della mia città affollate di persone desiderose di scoprire il passato di Genova.

Via Garibaldi (2)

E oggi entreremo nel fastoso palazzo del marchese Tobia Pallavicino, personalità di spicco della sua epoca.
Tobia aveva gran senso degli affari, commerciava ed importava allume, un materiale che veniva impiegato per fissare il colore nei tessuti.
Fu senatore della Repubblica e ambasciatore presso la Corte di Francia, grazie ai suoi fruttuosi commerci divenne immensamente ricco.

Palazzo di Tobia Pallavicino

E così, nel lontano 1558, per 14520 lire acquistò la zona sulla quale poi venne edificato il suo magnifico Palazzo.
E poi il tempo passò, successivi proprietari furono i Carrega e in seguito i Cataldi, motivo per cui l’edificio è noto anche come Palazzo Carrega Cataldi.
Ai giorni nostri qui ha sede la Camera di Commercio.

Palazzo di Tobia Pallavicino (1)

Ma fu Tobia il committente di questo edificio, il progetto fu realizzato dall’architetto Giovanni Battista Castello.

Palazzo di Tobia Pallavicino (2)

Varcarono questo portone diverse personalità, entro anch’io in casa di Tobia, ma non è emozionante trovarsi in luoghi come questo?

Palazzo di Tobia Pallavicino (3)

Il mito e la magia del sogno, le grate della finestra che si apre su Via Garibaldi .

Palazzo di Tobia Pallavicino (4)

I gradini che portano al piano superiore, in cima alla scala si spalanca una porta.

Palazzo di Tobia Pallavicino (5)

E ancora guardo, a volte non occorrono tante parole, basta vedere.

Palazzo di Tobia Pallavicino (6)

Una scala a volte è una promessa.
E si intravede lo luce e lo splendore delle stanze del piano nobile.

Palazzo di Tobia Pallavicino (8)

E sono stucchi e affreschi, sul soffitto si ammirano aggraziate figure femminili, ognuna suona un diverso strumento musicale.
Ed è melodia ed armonia.

Palazzo di Tobia Pallavicino (9)
Una porta a volte è una promessa.
E sogno.
Un antico palazzo e il suo grande fascino.

Palazzo di Tobia Pallavicino (10)

E’ l’incantesimo dell’arte e della perfezione, a volte mi domando perché non siamo più capaci di creare la bellezza.
Ce l’ha lasciata chi ci ha preceduto e ancora guardiamo a luoghi come questo con stupore e con tutta la nostra ammirazione.

Palazzo di Tobia Pallavicino (11)

E’ questa l’utilità della bellezza, rendere più belle anche le nostre vite.
Guarda e ascolta, risuona una musica in queste stanze.

Palazzo di Tobia Pallavicino (12)

Si va verso l’incanto, verso l’oro rilucente.
E’ calda e soffusa l’atmosfera.
Oh, volendo proprio calarsi appieno nella magia del luogo dovrei indossare un abito da dama del Settecento, perché è a quel secolo che risale il salone che vi mostrerò.
Palazzo di Tobia Pallavicino (14)

Si supera questa zona al di là del quale ci attende ancora altra magia.

Palazzo di Tobia Pallavicino (14a)

E’ la galleria dorata che brilla del fulgore del metallo più nobile e prezioso.

Palazzo di Tobia Pallavicino (15)

Ideata da Lorenzo De Ferrari e realizzata con la collaborazione di Diego Andrea Carlone questa galleria è un sogno ad occhi aperti, una delicata bomboniera dalle tinte tenui.

Palazzo di Tobia Pallavicino (16)

E d’oro sono gli angeli e i putti che decorano questa sala.

Palazzo di Tobia Pallavicino (19)

Sono paffuti e dispettosi questi angioletti.

Palazzo di Tobia Pallavicino (18)

Se ne stanno uno accanto all’altro, lieti e giocosi.

Palazzo di Tobia Pallavicino (20)

E si riflettono negli specchi della galleria.
E’ questa la magia della bellezza, ti fa sognare e ti porta oltre lo specchio, nel calore di questa luce dorata.

Palazzo di Tobia Pallavicino (17)

D’oro le porte finemente decorate.

Palazzo di Tobia Pallavicino (21a)

Luce, sfarzo e riflessi.
La grandezza passata di Genova si legge ancora nelle sale dei suoi palazzi nobiliari, nei marmi, negli stucchi e negli affreschi.

Palazzo di Tobia Pallavicino (21)

E poi ancora, un’altra stanza lucente.

Palazzo di Tobia Pallavicino (23)

La ricercatezza, il gusto raffinato ed elegante.

Palazzo di Tobia Pallavicino (24)

Alle pareti ritratti femminili, le belle dame del tempo passato.

Palazzo di Tobia Pallavicino  (25)
E ancora oro, nel palazzo che fu di Tobia Pallavicino.

Palazzo di Tobia Pallavicino (26)

E una cappella affrescata dove un tempo si trovata la statua della Vergine del Bambino scolpita da Pierre Puget, l’originale adesso si trova al Museo di Sant’Agostino e qui trovate esposta una copia.

Palazzo di Tobia Pallavicino (27)

Questo è uno dei palazzi che potrete visitare nel fine settimana, durante il Rollidays.
Lascerete queste stanze guardandovi indietro, cercando di trattenere nei vostri occhi questa bellezza, perché la bellezza rende bella la vita.

Palazzo di Tobia Pallavicino (28)

Lascerete queste stanze con il desiderio di tornare tra gli angioletti della galleria, tra luci, specchi e magie.

Palazzo di Tobia Pallavicino (29)