Luna piena

Notti desideri segreti da confidare al cielo, è la parte sognatrice di noi a farci alzare lo sguardo verso l’infinito, verso le stelle luminose che fendono gli orizzonti notturni d’agosto.
E nella notte di San Lorenzo quest’anno il firmamento ha avuto la sua regina,  la luna bianca e chiara, splendente di bagliori d’argento, il suo chiarore ha sorpassato la luce delle stelle.
In questi luoghi, lontani dalle città, la notte ha i suoi incanti che si compiono nel volgere di breve tempo.
Luna piena, sorge piano e la sua luce rischiara il profilo delle montagne.

Luna

Eterea e ammaliante luna, l’ho osservata dalla mia finestra mentre saliva verso l’alto.
Luna piena, le sue magie sono là, nelle parole di certi poeti, in alcuni versi che narrano di noi e del nostro sentire.

It is the very error of the moon:
She comes more nearer earth than she was wont,
And makes men mad.

E’ l’errore della luna:
si avvicina alla terra più del solito
e fa impazzire gli uomini.

William Shakespeare – Othello

Luna (2)

E non resta altro che rimanere a guardare, nell’attesa che un miracolo si compia.

Luna (3)

Brilla, riluce, impera, nella notte delle stelle.
Con la sua malia, con il suo splendore magico e misterioso.

Luna (4)
E poi sale, ancora e ancora.
Domina il cielo, le montagne silenziose, i ruscelli scroscianti, le foglie tremule, i sogni, i pensieri e i desideri, lucente regina della notte di agosto.

Luna (5)

Casa del Romano, ai confini dell’infinito

Nature is painting for us, day after day, pictures of infinite beauty.
John Ruskin

Da qualche parte, nel mondo, l’universo parla.
E trova una voce che tocca il nostro animo, pronuncia parole che narrano l’infinito senza confini.
Può accadere sull’orlo di un abisso, davanti al mare il tempesta, ai piedi di una montagna innevata o lungo un sentiero scosceso.
O su una strada che sale, tra curve sinuose.

Casa del Romano (2)

E allora può accadere di sentire proprie le parole di un grande poeta, le parole di Ruskin, la natura dipinge per noi, giorno dopo giorno, quadri d’infinita bellezza.

Casa del Romano (3)

E se verrete quassù, a Casa del Romano, vedrete spettacoli di incommensurabile splendore.
Casa del Romano è il nome della località e dell’albergo ristorante che qui troverete, un nome che deriva da un’affascinante leggenda.
Tanto tempo fa, c’era un giovane che si chiamava Stevanin che era andato via dal paese per poter lavorare ed era arrivato nella bassa Romagna, quasi vicino a Roma, così i compaesani gli avevano affibbiato questo appellativo,  il Romano.
E sapete com’è la vita, distante da casa Stevanin trovò l’amore!
E lei era dolce e bella, Stevanin avanzò la sua richiesta di matrimonio e le promise che l’avrebbe portata a vivere a Sottoripa.
Oh, Sottoripa, davanti al mare di Genova!
La fanciulla accettò così  gli sposi iniziarono un lungo viaggioe dopo diverso tempo giunsero in un piccolo paese tra le montagne.
Oh, che amara sorpresa, si trattava di Sottoripa di Montebruno!
Che delusione per la giovane sposa, lei proprio non riusciva ad abituarsi a vivere in quel posto.
Ma tutto attorno c’erano monti superbi e un bel giorno lei ne indicò uno e chiese a Stevanin di portarla a vivere lassù.
E fu così che Stevanin costruì un’osteria e una casa, lassù, quasi vicino al cielo, era sorta la Casa del Romano.

Casa del Romano (5)

Casa del Romano è una frazione di Fascia, il Comune più alto della Liguria con i suoi 1118 metri sul livello del mare.
Come indica questo cartello Casa del Romano è ancora più in alto.

Casa del Romano (4)

Da qui partono gli escursionisti diretti al Monte Antola e alle altre vette.
E qui potrete vedere quei quadri di infinita bellezza che sono certa sarebbero piaciuti a Ruskin e non solo a lui.
Portate qui un pittore con la sua tela e i suoi pennelli, vi dipingerà una strada che si snoda tra i prati.

Casa del Romano (8)

Guardate verso l’infinito, verso il profilo delle montagne.

Casa del Romano (6)

E ancora oltre, oltre gli alberi allineati uno accanto all’altro.

Casa del Romano (11)

Guardate i rami carichi di bacche rosse che pendono sullo sfondo azzurro del cielo.

Casa del Romano (10)

Verso i paesi adagiati nelle vallate.

Casa del Romano (9)

Verso i tetti della Casa del Romano circondata dai monti e dagli alberi.

Casa del Romano (7)
E poi si sale, verso un piccola cappella.

Casa del Romano (12)

Poco distante nella terra sono piantate tre croci, si dice che siano la tragica memoria della triste fine di persone che trovarono la morte in una bufera di neve.

Casa del Romano (17)

Lì vicino vi è anche un altro ricordo di anni difficili, queste sono montagne di partigiani, questi sono luoghi che hanno nascosto molti di loro.

Casa del Romano (18)

E poi il sentiero sale ancora.
Quando cala la notte su queste montagne scende un buio ricco di mistero, questa parte della Liguria  ha un bassissimo inquinamento luminoso, non c’era davvero posto migliore per costruire un osservatorio astronomico.

Casa del Romano (15)

E sorge qui, su questa altura.

Casa del Romano (16)

Guardate il cielo, oltre lo steccato, il cielo e le montagne in una giornata d’agosto.

Casa del Romano (13)

L’infinito si perde laggiù, all’orizzonte, oltre quelle vette.

Casa del Romano (14)

Una panchina davanti all’universo.
Immaginate una notte stellata, profondo buio illuminato solo dalle stelle.
E immaginate di essere qui, sotto questo cielo.

Casa del Romano (23)

Un’esperienza che si può vivere venendo all’Osservatorio Astronomico del Parco dell’Antola.

Casa del Romano (19)

Vi lascio il link dove sono indicate le le prossime aperture dell’Osservatorio, lo trovate qui, è certo una visita che vale un viaggio tra queste montagne.

Casa del Romano (20)

Che sia una notte di stelle o un cielo terso, questo è un posto d’incanto e poesia.

Casa del Romano (21)

Tra il fitto rigoglioso del bosco che regala ombra e riparo.

Casa del Romano (22)

E laggiù, dove le montagne si uniscono in un abbraccio.

Casa del Romano (25)

Sui fiori selvatici, gialli come il sole d’estate.

Casa del Romano (24)

Un’incantevole quiete, sui prati dall’erba umida e fresca, di verde acceso e vivo.

Casa del Romano (27)

Un albero cresce con i suoi rami ampi a ridosso di uno steccato.
Pare voler sfiorare il cielo, pare cercare il suo infinito, ognuno ha il proprio, del resto.

Casa del Romano (28)

E c’è chi corre a perdifiato, verso un diverso infinito, verso l’ebbrezza della libertà.

Casa del Romano (29)

Sui prati verdi che circondano la Casa del Romano.

Casa del Romano (30)

La Casa di Stevanin che era andato via e che lontano trovò l’amore.
Tornò tra queste montagne, in questi luoghi.

Casa del Romano

E qui vi conduce una strada tortuosa e bella, una strada che vi porterà ai confini dell’infinito.

Casa del Romano (32)

Cadono le stelle

In queste notti cadono le stelle.
E allora guardi verso il cielo, verso l’infinito misterioso.
E qui la notte è gentile quando cadono le stelle.
Basta allontanarsi di poco, trovare il buio perfetto, senza luci.
E il cielo si mostra con le sue magie, con quella grandezza senza fine.
Cadono le stelle, quando ero ragazzina mi sdraiavo per terra e me stavo lì a fissare verso l’alto, in attesa.
E quando cadono le stelle, da anni ormai, le parole e i gesti sono sempre i medesimi.
Andiamo a vedere le stelle cadenti?
E allora alzi lo sguardo e aspetti.
E in sottofondo un concerto di grilli, i suoni del bosco e della natura.
E l’aria è fresca, sono dolci queste notti d’agosto.
L’ho vista! Oh, no io l’ho persa, che peccato!
Eccola!
No, quello è un aereo!
Chissà dove andrà, in questo cielo solcato da intermittenze.
E allora cominci a pensare a quanto è grande il mondo, a quanto è immenso l’universo, a cosa c’è oltre quelle stelle.
E cominci a fantasticare, a immaginare, a sognare.
Cadono le stelle, alcune sono appena il bagliore di un istante.
Cadono le stelle e per ognuna si esprime un desiderio.
Si avvererà?
Forse no, ma ogni stella che cade rappresenta una speranza, ti regala questo il cielo d’agosto, la speranza di realizzare un sogno, l’aspettativa del futuro e di nuovi inizi.
Cadono le stelle e a un tratto la vedi, luccicante e splendente, una striscia luminosa che attraversa il cielo.
Rapida ed effimera, come spesso sono le cose belle, sfavilla nelle tenebre e suscita un sobbalzo nell’animo.
Ed è emozione, stupore e meraviglia.
Cadono le stelle, ogni scintillio è un incantesimo.
Nasce un sospiro, un pensiero, un gioco dell’immaginazione.
Hai visto?
Le ho contate, ne ho viste quattro, l’anno scorso molte di meno.
Eccola laggiù, un’altra!
Ma ti ricordi quell’estate? Quella pioggia di luci che illuminava il buio?
Ancora cadono le stelle, a rischiarare la notte.
Per ognuno c’è una stella, là fuori, nell’oscurità.
E allora guardi verso il cielo, in cerca della tua stella.

Ye stars! Which are the poetry of heaven!
Voi stelle! Che siete la poesia del cielo!

(Lord Byron, Childe’s Harolds)

Andalò Di Negro, l’uomo delle stelle

Nulla accade mai per caso.
E non ci si ritrova con il proprio nome su una targa se non si è fatto nulla per meritarlo.
Forse i i posteri hanno scarsa memoria di certe vicende, ma le lettere incise sul marmo rimandano a un tempo lontano e a una grandezza che merita di essere ricordata.

Calata Andalò Di Negro

Andalò di Negro, l’uomo delle stelle.
Un genovese vissuto tra la fine del 1200 e l’inizio del 1300, della sua vita abbiamo poche notizie.
Un uomo di cultura, versato per le lettere quanto per la scienza, membro di una delle più antiche famiglie genovesi.
E Andalò ebbe un incarico di prestigio, nel 1314 venne inviato come ambasciatore a Trebisonda e ottenne importanti concessioni e privilegi per la città di Genova.

Viaggiò per tutte le parti del mondo allor conosciute, non da sfaccedato, o da voluttuoso, ma qual vero sapiente cercando la ragione delle cose.

Così di lui scrive lo Spotorno.
La ragione delle cose.
Per tutte le parti del mondo e lassù, in cielo.
Sapiente matematico e scienziato e studioso di astronomia, l’uomo delle stelle scrutava il firmamento, viaggiava alla ricerca di spicchi di cielo da scoprire e scrisse diversi testi, uno dei quali venne stampato nel 1475.
Il libro, dal titolo Andali de Nigro genuensi Opus praeclarum astrolabii, fu il secondo testo di astonomia ad avere l’onore della stampa, dal momento che quest’ultima venne inventata.
L’uomo delle stelle e l’astrolabio, lo strumento con il quale si può stabilire la posizione dei corpi celesti.
Le scoperte e le più grandi invenzioni dell’umanità sono avvenute in epoche lontane, la scintilla del genio e dell’intelligenza ha accompagnato il cammino dell’umanità verso confini impensati: oltre le colonne d’Ercole, nel Nuovo Mondo, nello spazio.
E questo grazie a uomini di scienza come Andalò, a uomini che cercano la ragione delle cose nell’universo.
Andalò di Negro, il genovese: alcuni sostengono che fosse anche studioso di astrologia, ma Andalò si dedicò principalmente alla conoscenza degli astri e dei pianeti, sua anche una ricerca riguardante le latitudini.
E il nome di Andalò di Negro è legato a uno degli autori più noti della nostra letteratura, il certaldese Giovanni Boccaccio, del quale Andalò fu maestro, tanto che l’autore del Decameron lo cita nel suo Genealogia degli Dei.
Così ne scrive, parlando di lui al Re di Cipro:

Io ho spesse volte nominato il nobile venerabile vecchio Andalone di Negro genovese che fu già mio maestro nelle cose di astronomia, e di cui ben ti è nota o ottimo Re la prudenza, la gravità dei costumi e la cognizione ch’egli aveva delle stelle. Tu stesso hai potuto vedere ch’egli non solo apprese a conoscerne i movimenti colle regole tramandateci da’ maggiori, come noi usiamo comunemente; ma che avendo viaggiato per quasi tutto il mondo, egli giunse a conoscere con la propria esperienza, quel che noi sappiamo solo per udito o per relazione. Quindi benché nelle altre cose io il creda ancor degno di fede, nondimeno, in ciò che appartiene alle stelle, parmi che egli debba avere quella autorità medesima che presta Cicerone nell’eloquenza, e Virgilio nella poesia.

Ma l’uomo delle stelle era anche versato per la poesia, scriveva versi in diverse lingue, in particolare in provenzale.
E si tenne in disparte dalle fazioni che attanagliavano la Superba, lontano in giro per il mondo.
Lui scrutava un orizzonte più ampio, l’infinito del cielo.
E nulla è per caso, credetemi.
Quando siete al Porto Antico, nella zona del Museo Galata, guardate verso il mare, dove  si trova il sottomarino.

Calata Andalò Di Negro (2)

Questa calata del Porto porta il nome di Andalò Di Negro.
Il porto, il mare.
L’avventura dei naviganti tra e onde e vele, sopra i flutti che si sollevano potenti contro gli scafi delle imbarcazioni.
Nella notte scura, guidati dagli astri che brillano nel cielo, gli stessi che osservava Andalò Di Negro, l’uomo delle stelle.

Calata Andalò di Negro (3)