Basilica di Santa Maria Immacolata: le ricchezze della facciata

La Basilica di Santa Maria Immacolata è una delle chiese più fastose di Genova: progettata nella seconda metà dell’Ottocento venne realizzata su progetto dell’architetto Maurizio Dufour e aperta al culto nell’anno 1873.
Si tratta di un edificio di particolare ricchezza, è una chiesa ampia e vasta costruita sull’ottocentesca Via Assarotti che è una delle vie di quella Genova Nuova pensata e immaginata dagli uomini di quel tempo e rimasta a noi come preziosa eredità.
Vorrei mostrarvi, in questa circostanza, alcune delle ricchezze che abbelliscono la facciata della Chiesa, sono opere di artisti che lasciarono la traccia del loro indiscutibile talento.

Ho consultato a tal scopo l’esaustivo ed interessante libretto scritto da Ferruccio Mazzucco e disponibile presso la Basilica stessa.
Osserviamo la chiesa nella sua indiscutibile magnificenza, la facciata venne realizzata utilizzando diversi tipi di marmi pregiati e abbonda di decorazioni ed ornamenti diversi come fiori e foglie rampicanti.

Nella parte superiore, nel grande frontone centrale, si trovano dei tondi scolpiti da celebri artisti: al centro si trova il Cristo di Domenico Carli, ci sono poi San Marco di Pietro Costa, San Giovanni di Federico Fabiani, San Pietro di Domenico Carli, San Paolo di Giovanni Scanzi, San Matteo di Lorenzo Orengo, e infine San Luca dello scultore Giacobbe.
Questi artisti lasciarono la loro eredità di bellezza in molti luoghi diversi, primo tra tutti il Cimitero Monumentale di Staglieno.

E al di sotto ecco sette angeli, sono magnifiche creature celesti opera dello scultore Antonio Canepa.

E suonano una musica celestiale per celebrare la gloria di Dio: uno legge la musica e un altro soffia gentile su un flauto.

Uno pare intonare una melodia armoniosa e uno muove le dita svelte sul suo mandolino.

E infine uno suona la tromba.

Si staglia nel cielo chiaro la bella statua della Madonna Immacolata posta sul culmine della cupola e opera di Giuseppe Pellas su modello di Giovanni Scanzi.

Sulla sommità della Chiesa, invece, si erge l’amorevole figura del Cristo Risorto scolpito da Antonio Canepa.

Sulla facciata trovano spazio poi due bassorilievi realizzati da Antonio Burlando su modello di Antonio Canepa.
A sinistra del portale è così rappresentata l’Annunciazione.

Sull’altro lato invece si trova la Visitazione.

Osserviamo ancora questa maestoso portale: nella lunetta si ammira il magnifico mosaico nel quale è rappresentata l’Incoronazione della Vergine realizzata sui disegni di Cesare Maccari.

Sulla sommità del portale invece si erge lieve e gloriosa la figura dell’Arcangelo Michele che stringe in una mano la sua spada, la scultura si deve ancora ad Antonio Canepa.

Due nicchie sono poste ai lati del portale e accolgono le opere di due artisti di impareggiabile talento.
Il sole così lambisce la figura ieratica di San Giovanni Battista scolpita dal talentuoso Giovanni Battista Villa.

Il Patrono della Superba è rappresentato mentre stringe a sé la bandiera di Genova.

Sull’altro lato si staglia poi nella sua fierezza un altro santo molto caro ai genovesi: ha l’armatura, lo scudo, le sue doti guerresche sono bene rappresentate.

E tiene sotto il suo piede il serpente: è il nostro San Giorgio magistralmente scolpito da Giovanni Scanzi.

Non è il solo luogo nel quale potete trovare questo sguardo indomito.
Lo scultore Giovanni Scanzi, infatti, volle un’identica statua di San Giorgio a custodire il suo sonno eterno e così la si ammira sulla tomba dell’artista nel Porticato Inferiore a Levante del Cimitero Monumentale di Staglieno.

La Basilica di Santa Maria Immacolata è una chiesa ricca e imponente, al suo interno si conservano opere di abili scultori e artisti, sull’altare maggiore è collocata la splendida Madonna Immacolata di Santo Varni e numerose sono le altre opere degne di nota delle quali tornerò a parlare.
Vi ho mostrato, con semplicità e alla mia maniera, il sole che sfiora i tratti degli angeli che custodiscono questo luogo.

Percorrendo Via Assarotti lo sguardo incontra questa grazia e questa leggiadria.
Soffermatevi ad ammirare tutta questa bellezza che così si svela sulla facciata della Basilica di Santa Maria Immacolata.

Nel tempo di Pasqua

Era un giorno di aprile dello scorso anno, era appena trascorsa la Pasqua.
Ed io, come sempre faccio, me ne andavo in giro per la mia città, quella mattina passai anche in Via Assarotti e decisi quindi di entrare nella magnifica chiesa dell’Immacolata, lo faccio sempre quando mi trovo da quelle parti.
E là, su uno degli altari, notai una statua che non avevo veduto in precedenza e in circostanze diverse.
Con quella mistica suggestione: l’ombra della croce e della mano di Gesù, il drappo chiaro che avvolge Cristo, la gestualità così densa di molti significati.
La figura di Lui, così salda e consolatoria.
Mi sono soffermata a guardare quei giochi di luce e ricordo di aver pensato che avrei trovato il momento giusto per condividere questa immagine così potente.
Ed oggi è quel giorno, oggi porto qui quel chiarore e quella speranza, nel tempo di Pasqua.

La Madonna Immacolata di Santo Varni

Ritorniamo insieme ancora nella ricca Basilica di Santa Maria Immacolata in Via Assarotti, nel giorno dell’Immacolata Concezione desidero mostrarvi una raffinata opera d’arte che rappresenta la grazia della Vergine Maria.
La preziosa scultura marmorea di Santo Varni ultimata dall’artista nel 1872 è collocata sull’altare maggiore, un chiarore di oro circonda l’armoniosa bellezza della Madonna Immacolata.

Maria ha il volto radioso di fanciulla, i suoi occhi sono socchiusi in mistica preghiera, i morbidi capelli cadono sulle sue spalle.
Sul suo capo è posata la corona e la sua aureola è formata da dodici stelle.

A lei è intitolata la chiesa che così presiede.

Ritorno spesso al cospetto della dolcezza di questa Madonna e ogni volta che mi succede di ammirare opere di tale bellezza penso sempre alla modella che posò per l’artista: una ragazza giovane dalla bellezza acerba, i suoi tratti sono per noi quelli della Vergine Maria.
Un ovale armonioso, un viso illuminato da autentica grazia.

Nel tempo di dicembre mi è capitato di vedere questa splendida chiesa abbellita con le rosse stelle di Natale.
E lì, davanti all’altare maggiore, ai piedi della Madonna Immacolata, era allestito il piccolo presepe che vi ho mostrato nel mio precedente articolo.
Un’armonia mistica, in una chiesa di Genova.

Sotto i piedi di Maria l’infido serpente, tra le nuvole si scorgono poi certi piccoli cherubini, davanti a Lei la croce.
E in questa magnificenza di oro la bellezza radiosa di Lei: la Madonna Immacolata di Santo Varni.

Il presepe della Basilica di Santa Maria Immacolata

Non è una chiesa molto antica ma è comunque ricca di bellezze artistiche da ammirare: la Basilica di Santa Maria Immacolata in Via Assarotti venne costruita nella seconda metà dell’Ottocento, ampia e magnificente racchiude diversi tesori come ad esempio il dipinto della Madonna del Rosario del Barabino al quale ho dedicato questo articolo in cui potete vedere anche altri scorci della chiesa.
Ricca di decorazioni, la Basilica di Santa Maria Immacolata è impreziosita da quadri e sculture di grande pregio ed è uno di quei luoghi dove amo ritornare.
E così, nel tempo del scorso Natale, trovai allestito un piccolo presepe che colpì la mia attenzione proprio per la sua assoluta semplicità.
In una fastosa chiesa ottocentesca forse ci si aspetterebbe una diversa rappresentazione della Natività.
E invece c’erano davvero poche figure: ecco un devoto pastore con le sue pecorelle e un angelo con le mani giunte in preghiera che volge il suo sguardo verso il Bambino Gesù adagiato nella paglia tra Giuseppe e Maria.
Così giunge al mondo il Redentore, sotto questa luce dorata.
E vi lascio con una sola fotografia e vi ricordo che questo articolo avrà un seguito: vi porterò ancora nella Basilica di Santa Maria Immacolata in Via Assarotti davanti al suo suggestivo presepe.

Una prospettiva della Superba

Basterà attendere un giorno di vento e di cielo terso e brillante: saranno più vividi i colori, più potenti i contrasti, resterà memorabile il fascino di questa prospettiva.
Via Assarotti, un’elegante arteria ottocentesca che scende giù, verso il centro della città.
In questa vertigine magnifica, tetti in sequenza come gradini di una ripida scala che ti spezza il fiato, persiane aperte in fuori, l’orizzonte in lontananza.
Mare, celeste e intenso.
Prospettive di una città che fu fiera Repubblica Marinara.
Vento.
Azzurro.
La torre Grimaldina e la bandiera di Genova in cielo.
Guardando Genova così, da Via Assarotti.

Notizie sensazionali e piccole curiosità

Leggendo i giornali del passato risalenti agli inizi del ‘900 potrebbe facilmente capitarvi di imbattervi in certi disegni che circondano dettagliati articoli oppure armoniose cornicette contenenti notiziole varie.
Cari lettori e care lettrici, non fatevi sfuggire il sensazionale fatto del giorno, magari è soltanto cronaca minuta della città ma quelli della redazione dell’illustre quotidiano desiderano suscitare il vostro interesse e per assicurarsi che notiate l’articoletto in questione ricorrono al disegno di una mano che indica appunto le righe alle quali prestare attenzione.
Ho sempre guardato con divertita curiosità questi disegni che indirizzano lo sguardo, sono cose del passato che ora non si usano più.
E un giorno, per puro caso, mi sono imbattuta in un’altra peculiarità che mi ha piacevolmente sorpresa e allora voglio mostrarla anche a voi.
Camminavo sulla spiaggia di Vernazzola, tra onde, sassi e gozzi, ho pensato di risalire su per Via Urania per raggiungere Capo Santa Chiara.
E là, sulla creuza di mattoni, ho veduto qualcosa che mi ha pure un po’ stupita proprio come le notizie sensazionali dei giornali del tempo che fu!

Oh, direi che è un modo davvero insolito di indicare un numero civico, non so nulla in proposito ma la trovo una cosa curiosa e presumo ed immagino che risalga appunto ad anni distanti.
Genova riserva sempre sorprese che magari non si sono mai notate, ormai questo dovrei saperlo.
Tempo dopo, eccomi di nuovo a zonzo per la Superba, questa volta in Via Assarotti, elegante strada innumerevoli volte percorsa anche dalle grandi dame del passato, da blasonati genovesi e dalla buona borghesia di quella città ottocentesca che appunto leggeva certe notizie sensazionali sui giornali di quel tempo.
E là ecco ancora numeri civici indicati in maniera particolare.
Sono le cose che mi fa sempre piacere scoprire, piccole ed entusiasmanti curiosità nelle strade di Genova.

Ottobre 1880: l’ultima visita di Garibaldi a Genova

Questo è il ricordo di un frammento di storia: accadde a Genova in un giorno d’autunno del 1880.
Nella Superba ritorna per l’ultima volta un grande condottiero, nel corso della sua vita con le sue azioni e con la forza della sua grandezza egli ha mutato le sorti di una nazione.
È Giuseppe Garibaldi, il generale è avanti negli anni, è ammalato e molto affaticato.

Opera esposta presso l’istituto Mazziniano Museo del Risorgimento

Garibaldi giunge nella città dei patrioti per far visita alla figlia Teresita e per mostrare conforto e vicininanza a lei e al suo consorte Stefano Canzio all’epoca rinchiuso in prigione con l’accusa di attività sovversive.
Il generale è ormai anziano ma negli occhi ha ancora quella passione e la tempra che hanno guidato ogni sua azione, ha ancora grande ascendente sul popolo, tutti lo amano e lo idolatrano.
Il mito dell’eroe risorgimentale a volte sconfina nell’agiografia e la figura dell’uomo sembra così assumere tratti leggendari come in questo episodio che vi narrerò.
Lo riferisce Angelo Balbi che fu testimone di ciò che accadde in quel giorno di Ottobre 1880, Balbi ne scriverà sulle colonne del quotidiano il Lavoro nel giugno del 1926.
E racconta della casa che ospitò il Generale, in città si diffonde veloce la notizia dell’arrivo del nizzardo.

Ed è sera, sotto a quelle finestre accorre una folla festante e rumorosa, sono uomini e donne che vogliono testimoniare il loro affetto al Generale.
A Genova c’è Garibaldi, tutti vogliono rendergli omaggio.
Ardono le fiaccole che fiammeggiano gioiose, le persone corrono su per la salita e si accalcano davanti al portone e lungo la strada, Via Assarotti è gremita di gente.
Si levano le voci, tutti chiamano il Generale, vogliono vederlo e lodarlo ancora per le sue gesta.
E ad un tratto, la finestra si apre.
Appare un uomo che in una mano regge un lume: alle sue spalle in carrozzella c’è Giuseppe Garibaldi circondato dai suoi cari amici.
E dalla folla si levano voci ancor più fragorose, tutti acclamano l’Eroe dei due mondi con autentico affetto e stima ed egli risponde con il suo sorriso franco ed aperto.
L’edificio che ospitò il Generale Giuseppe Garibaldi è il civico numero 31 di Via Assarotti.

Angelo Balbi che tramandò i suoi ricordi di quell’evento usò parole commosse e coinvolgenti, scrisse che il Generale aveva dipinta sul volto autentica bontà.
Su quella casa dove visse Teresita e che ospitò il suo celebre padre è affissa una targa in memoria di un giorno che fece battere i cuori dei genovesi che acclamavano lui: il Generale Giuseppe Garibaldi.

La Madonna dell’Olivo

Esiste un’immagine sacra che è divenuta assai celebre e nota in quanto è stata molte volte replicata e la sua fama ha così varcato i confini del luogo per il quale era stata concepita.
Oggi vi racconterò di un quadro, di uno stimato artista e di un volto dolce e amorevole: il viso di lei, la Madonna dell’Olivo dipinta da Nicolò Barabino.

Per poterla ammirare dovrete recarvi a Sampierdarena nella Chiesa di Santa Maria della Cella.

Santa Maria della Cella (1)

Stretta tra le case fitte di Sampierdarena è un edificio religioso che presenta molti punti di interesse e diverse sono le ragioni per visitarlo.

Santa Maria della Cella (2)

È una chiesa maestosa e ricca.

Santa Maria della Cella (3)

Là si trova il dipinto del quale voglio narrarvi, un’opera scaturita dall’estro di un valente artista nativo di questi luoghi.
E per darvi un’idea della tempra di lui vi racconterò alcune notizie lette sul volume Storia di Sampierdarena di Tito Tuto e Marcello Campagnol (D’Amore Editore 1975).
Nicolò Barabino nacque nel 1832 in una famiglia di gente semplice, era il primo di nove figli.
Suo padre era sarto di professione e volle il suo primogenito a bottega e così a soli 7 anni il piccolo Nicolò lasciò la scuola per andare a lavorare con il padre.
Fin da bambino Nicolò diede prova del suo talento, sembra che facesse splendide statuine per il Presepe e quando ebbe dodici anni il padre lo iscrisse all’Accademia Ligustica delle Belle Arti.
Tuttavia quando il ragazzo vinse una medaglia d’oro per i suoi studi egli commentò:
– E oua cosa te credi d’ese? Ti te ne accorziae! (E ora cosa ti credi di essere? Te ne accorgerai!)
Barabino diverrà poi un artista affermato e ricorderà sempre la severità del padre con affetto, sostenendo che a lui doveva il suo carattere e la sua capacità di evitare qualsiasi forma di vanteria.
E in Via Sampierdarena, sul civico 99 che fu sua casa natale, è apposta una lapide in memoria di questo artista.

Via Sampierdarena

La sua figura svetta anche sotto il porticato del Cimitero della Castagna sopra il sepolcro dove Nicolò Barabino riposa.

Monumento Barabino

Entriamo insieme nella chiesa di Santa Maria della Cella, tra i suoi ori lucenti.

Santa Maria della Cella (4)

E alziamo lo sguardo, nella cappella che sovrasta il dipinto che ritrae la Vergine Maria.

Santa Maria della Cella (5)

E compiamo anche un balzo nel tempo: è il 1887 in quell’anno Nicolò Barabino presenta all’Esposizione Nazionale di Venezia un dipinto dal titolo Quasi oliva speciosa in campis.
Il verso latino che accompagna questa suggestiva immagine della Madonna è tratto dalla Bibbia e significa Come un olivo maestoso nelle pianure.
L’artista dipinse questo quadro con lo scopo di donarlo alla Chiesa della Cella così come voleva sua madre ma la sua opera esposta a Venezia catturò l’attenzione della Regina Margherita che volle acquistarla e portarla a Roma.
Il dipinto comprato dalla sovrana è andato disperso ma Barabino fece anche un secondo quadro e lo donò alla chiesa di Sampierdarena e ancora lì si trova questa immagine cara e venerata.

Madonna dell'Olivo (2)

Hai il manto candido, umile e semplice Madre di Dio, ritratta tra i fiori e i rami di ulivo, il suo Bambino stringe tra le dita un rametto di questa pianta.

Madonna dell'Olivo (6)

Ed è gloriosa e magnifica la cappella che accoglie l’opera di Barabino.

Madonna dell'Olivo (6a)

Spostiamoci ora in un’altra chiesa fastosa, la Basilica di Santa Maria Immacolata in Via Assarotti.

Basilica di Santa Maria Immacolata (1)

Una chiesa immensa e degna di nota.

Basilica di Santa Maria Immacolata (2)

Qui si trova un altro dipinto opera di Barabino e ancora la luce del sole filtra gentile dalla cupola.

Basilica di Santa Maria Immacolata (3)

Il quadro venne realizzato tra il 1873 e il 1874 e ritrae la Madonna del Rosario tra San Domenico e Santa Caterina.

Madonna del Rosario (1)

Un manto celeste come il cielo, quella postura aggraziata, quella pura bellezza che verrà poi riproposta nel dipinto esposto alla Cella.

Madonna del Rosario (4)

E tutta questa armonia nei tratti di Maria, nelle sue mani affettuose che reggono il piccolo Gesù, nel candore e nella perfezione di un ritratto di un grande artista.

Madonna del Rosario (3)

E ancora spostiamoci in un altro luogo, sotto al Porticato del Cimitero Monumentale di Staglieno.
Qui è collocato il monumento della famiglia Balduino, opera del genio impeccabile di Giulio Monteverde e risalente al 1889.
Ed è ancora una Madonna dolce e amorosa, i suoi tratti e la sua posa evocano il dipinto di Nicolò Barabino.

Monumento Balduino (1)

Per questo articolo ringrazio di cuore un mio colto amico che è stimato critico d’arte, è stato lui a farmi notare certi preziosi dettagli che mi hanno accompagnato in questo percorso straordinario e per me molto affascinante.
E così ho ammirato con occhi diversi il volto di una giovane mamma che tiene a sé il suo piccolino, Lui accenna un sorriso ingenuo e timido, così lo scolpì Giulio Monteverde.

Monumento Balduino (2)

E ancora Lei, avvolta nel suo morbido manto azzurro manto, eterea e dolcissima, tenera affabile Madre.

Madonna del Rosario (2)

E ancora Lei, nella sua assoluta perfezione, nello splendore della sua semplicità.
Quasi oliva speciosa in campis.

Madonna dell'olivo (7)

Dolci e torte patriottiche di una pasticceria del passato

Oggi vi porterò con me in un posto molto speciale nel centro della città, andremo a visitare la Premiata Confettureria e Pasticceria Rissotto.
E se vi pare di non conoscerla non datevi pena, questo è uno dei miei soliti viaggi nel tempo, la prestigiosa Pasticceria aveva la sua sede in Via Assarotti sul finire dell’Ottocento e certo, da allora le cose sono un po’ cambiate.
Ho trovato qualche notizia su questo negozio in un libro che ho acquistato di recente: il meraviglioso Lunario del Signor Regina dell’anno 1882.
E c’è una pubblicità molto esaustiva su Rissotto, occupa un’intera paginetta!
E così andiamo nell’elegante Via Assarotti, la pasticceria sarà stata tutto un luccichio di specchi e avrà avuto mobili di legno scuro e tendine candide e chiare, io ne sono più che sicura!

Via Assarotti

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Dunque, cosa possiamo comprare dal Signor Rissotto?
Innanzi tutto il Pandolce, è logico.

Pandolce di Cavo

Pandolce della Pasticceria Liquoreria Marescotti di Cavo

E poi i biscotti di Genova, li vendono in scatole da due chili e si conservano per oltre tre mesi.
Se volete fare bella figura con i vostri amici sappiate che qui non mancano i confetti e i frutti canditi venduti in scatole di gran lusso.
Ma pensa, noi genovesi di fine Ottocento abbiamo un’ampia scelta, il signor Luigi Rissotto sembrerebbe far concorrenza a Romanengo!

Romanengo (3)

Canditi e confetti di Romanengo

Inoltre qui si trovano liquori, zucchero, vini e persino le candele dei Fratelli Lanza, chi se lo sarebbe mai aspettato!
Manco a dirlo, naturalmente la Premiata Confettureria e Pasticceria offre servizi per cerimonie, come matrimoni, battesimi e indimenticabili soirées.
E certamente vorrete provare le caramelle Rissotto, sono  tanto rinomate, così dice la pubblicità.

Via Assarotti

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Se varcherete la soglia del negozio vi accoglierà un delizioso effluvio: il fiore all’occhiello della Pasticceria sembrano essere le torte, lavorate a tutta perfezione.
E ci sono ben due specialità, a dirvi il vero ho anche cercato qualche notizia a riguardo ma non sono certa che ciò che ho trovato corrisponda davvero alle torte della rinomata Pasticceria Rissotto così ho pensato di evitare inutili supposizioni.
Del resto, come ogni blasonato pasticcere, anche il Signor Rissotto avrà avuto i suoi segreti, no?
E là, nel suo profumato negozio si servivano due torte patriottiche: la Torta Stella d’Italia e il Gateau Cavour, quest’ultima torta doveva essere molto apprezzata dalla clientela visto che si specifica che è “molto piaciuta”.
Nulla sappiamo della torta dedicata a Camillo Benso e in ogni caso, in quanto a dolci graditi ai padri della patria, tuttora possiamo gioiosamente gustare la celebre Torta Mazzini tanto amata e decantata da nostro illustre Giuseppe, la servono da Cavo e qui trovate la ricetta e la storia.

Torta Mazzini (5)

Che altro aggiungere sulla raffinata pasticceria Rissotto?
I prezzi, signori, i prezzi! Sono modici, lo si legge chiaramente sulla pubblicità, ecco!

Rissotto

La famosa pasticceria si trovava all’inizio di Via Assarotti, dove ora ha sede un negozio di giocattoli.
E nel viaggio nel tempo non mancano le immagini che possono far sognare.
Osservate bene questa cartolina di Stefano Finauri: la strada, la sua prospettiva, le tende tirate in fuori e un’insegna posta sull’angolo dell’edificio, vi si leggono proprio queste parole, Pasticceria e Confetteria.

Via Assarotti (3)

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri 

E guardiamo meglio, qui ci sono certe persone a passeggio e dietro di loro ecco ancora un’altra insegna: fabbrica di cioccolato e frutti canditi.

Via Assarotti 1

Il tempo scorre e le cose cambiano, questa insegna non è da attribuire alla Pasticceria Rissotto ma ad un altro negozio che ne prese il posto, ne ho trovato traccia sull’Annuario del 1926.
Questa è la Pasticceria di Agostino Bancheri, il suo cognome si legge parzialmente.
Chissà se anche lui continuò a servire la torta Cavour, sarei curiosa di saperlo!

Via Assarotti 3

Il tempo scorre e le cose cambiano, resta il fascino dei luoghi perduti e la loro immutabile bellezza, restano le dolcissime memorie che sanno diventare reali con queste immaginarie passeggiate nel passato.

Via Assarotti 2

Da un diario genovese del passato: tram, treni e… cortei

Si torna nel passato, leggendo le pagine del diario di Francesco Dufour, dopo il primo post ecco per voi un nuovo brillante racconto a suo modo sorprendente.
Ditemi, quando cercate parcheggio per la macchina quanto girate prima di trovarlo?
E invece in altri anni…

Si poteva parcheggiare dappertutto; io lasciavo la macchina per delle ore in mezzo a Via Balbi.
Papà mi diceva che quando era ragazzo in Via Balbi giocavano alle bocce; i cocchieri passavano cercando di evitare il pallino.
Mi disse pure che un tempo in Via Balbi lavorava un cordaio che attorceva le corde lungo il marciapiede.

Via Balbi

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

La nostra Torpedo aveva in più due sediolini che si chiamavano strapuntini, infissi dietro il sedile anteriore e portava due passeggeri rivolti all’indietro: la macchina portava, perciò, sette persone.
C’erano allora molte agevolazioni, oggi leggendarie.
Si potevano sempre trovare alle stazioni o un facchino o un taxi; i passeggeri, sui treni, viaggiavano in linea di massima sempre seduti.
Un marito che fosse arrivato a Busalla, a Ferragosto, ed avesse detto alla moglie che aveva viaggiato in piedi veniva abbracciato dalla moglie come un eroe dell’amor coniugale.

Stazione Principe

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

In tram c’era una multa per chi stava in piedi, in corridoio; papà mi diceva che al principio di Cornigliano c’era una buca delle lettere; qualche passeggero diceva al tranviere “aspetti un momento” e scendeva per imbucare.
All’inizio di ogni comune – Sampierdarena, Cornigliano, Sestri – c’era il dazio, il daziere tastava tutti i pacchi e faceva pagare un’infima somma.
Se qualcuno proseguiva rilasciava un biglietto per i dazi successivi.

Cornigliano

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Tornando all’automobile c’è stato un tempo in cui c’erano ancora i carri funebri tirati dai cavalli.
Allora si usava fare un corteo e tutti seguivano il carro fino a Staglieno, qualche volta il corteo si scioglieva a Piazza Manin.
Una volta mi sono trovato in un corteo guidando la grossa SPA.
Chi sa guidare capirà che cosa vuol dire percorrere Via Assarotti in salita al passo dei cavalli, cioè a 4 Km all’ora.
Era tutto un frizionare sulla prima, spesso si spegneva il motore.
Allora Via Assarotti era sempre percorsa dai cortei funebri e i suoi bellissimi appartamenti erano molto deprezzati per questa vista malinconica.

Via Assarotti

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Qui termina il secondo brano che ho voluto proporvi.
Le case di Via Assarotti sono davvero belle, certo che i cortei funebri sotto la finestra, eh!
Era tutto diverso, eppure tutto è così familiare in questo racconto scritto con il cuore in mano.
C’è una memoria scritta perché i ricordi restino, c’è un acquerello di una città che è mutata, il tempo è implacabile ma se passate in Via Balbi osservate con attenzione, sul marciapiede c’è un cordaio che attorce la corda.

Via Balbi

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri