La Pensione Svizzera e l’Hotel Feder, illustri viaggiatori nella Genova dell’800

Il viaggio, la scoperta del mondo e di luoghi mai veduti.
Oh, certo! Bisogna essere accorti, quando si viaggia!
E allora andiamo indietro negli anni, al tempo delle carrozze e dei bauli, al tempo delle strade polverose e dei viaggi infiniti.
E’ il 1828 e a Genova arriva un viaggiatore, un certo Romain Colomb.
E’ francese, giunge direttamente da Parigi e tra la mani stringe uno smilzo volumetto dal titolo Journal d’un voyage en Italie et en Suisse, pendant l’année 1828, contenente molte preziose raccomandazioni.
Le note, con le indicazioni di viaggio e i suggerimenti per districarsi nel dedalo dei caruggi genovesi, sono state scritte per Romain da suo cugino, che risponde al nome di Henri Beyle, meglio noto come Stendhal.
Questi consiglia all’inesperto Colomb di recarsi a Genova con un vetturino, circostanza che offrirà l’opportunità di viaggiare insieme a gente del posto.
Eh, solo così si conoscono le cose del mondo!
Stendhal era già stato a Genova e amava alloggiare in un albergo molto rinomato, sito nel cuore della città vecchia, in Via San Luca.


Al numero 10, in un edificio ora non più esistente, si trovava la Pensione Svizzera, favorita da Stendhal per la posizione centrale e panoramica.
Oh, ma faccia attenzione il giovane Colomb! Che i genovesi non lo prendano per uno sprovveduto!
Quando si troverà all’albergo, raccomanda il suo illustre parente, avanzi richieste ben precise, per carità!

“…bisogna chiedere la camera 26 al quarto piano, dalla quale si vedono il porto e la montagna, Bisogna dire: mi dia la camera che un russo ha occupato per 22 mesi. Costa un franco, un franco e venticinque al giorno. Di fronte c’è un ristorante dove si può mangiare, scegliendo dalla lista.”

Che viaggiatore fortunato, Romain Colomb! Chissà se poi gli venne assegnata la camera 26!
Certo è che la Pensione Svizzera trovò nello scrittore francese un testimonial d’eccezione, non vi pare?
Beh, lo stesso non si può dire per l’Hotel Croce di Malta, tanto amato da Mark Twain e frequentato da molti altri personaggi di gran rilevanza.
Ricordate? Ve ne parlai dettagliatamente tempo fa, cliccando qui arriverete a quel post.

Insomma, al Croce di Malta Stendhal non si trovò affatto bene, bisogna dirlo.
Vi arrivò di mattina presto, dopo un viaggio per mare.
Ci credereste? Cambiò stanza ben tre volte, non gliene andava bene una!
Lo scrittore si mise a girovagare per la città, per Via Balbi e lungo Strada Nuova.
Che incanto!

Eh, ma a girare viene sete, ci sarà un caffé da qualche parte?
E allora giù, giù per i caruggi, al Caffé della Costanza in Via Orefici.
Oh, ma Stendhal è abituato ai locali fastosi di Milano e Venezia!
E’ un po’ buio questo caffé, ma come mai? Sono i caruggi, caro Henri, sono i caruggi!
Malgrado ciò, il nostro ritornerà svariate volte nel corso della giornata in questo locale, a bere l’acqua rossa, che così lui descrive:

 “ …cinque o sei ciliegie in fondo al bicchiere e il profumo delizioso dei noccioli. Questa bibita eccellente e mai lodata abbastanza costa tre soldi…”

 Ma torniamo alla Pensione Svizzera e ai suoi illustri avventori.
Vi soggiornerà nel 1853 anche il compositore Richard Wagner.
E lui narra di pavimenti a mosaico, di scaloni di marmo, di una stanza al sesto piano dal quale si poteva ammirare l’orizzonte, il mare, il porto.
E’ la zona del Porto Antico, ovviamente.
Senza l’orrida Sopraelevata. Sospiro.
San Luca, la zona di Banchi, un’area viva e vitale.
Qui, in Via al Ponte Reale, si trovano alcuni degli alberghi più noti.
Nell’immagine sottostante, a destra, potrete notare l’insegna dell’Hotel de France che diede ospitalità allo scrittore Alexandre Dumas.


Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

All’angolo con Vico De Negri, invece, si trovava uno degli alberghi più famosi, l’Hotel Feder.
Aveva più di cento stanze ed una vista impagabile su Piazza Banchi e sul porto.

Piazza Banchi, Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Se foste stati viaggiatori di un altro secolo al Feder avreste potuto incontrare lo storico Theodor Mommsen e lo scrittore Herman Melville, che soggiornarono nelle sue stanze.
E magari avreste veduto entrare una coppia di amanti che aveva scelto questo Hotel per i propri convegni amorosi: lui è un uomo politico molto in voga, lei ne è innamorata pazza, per lui arriverà ad uccidersi buttandosi dalla finestra del suo palazzo di Via Garibaldi.
I due amanti sono niente meno che Camillo Benso Conte di Cavour e Anna Giustiniani, i cui  sospiri rimbombarono nelle stanze del Feder.
In questo albergo, poi, trovò la morte Daniel O’Connell, uomo politico irlandese massimo rappresentante dell’emanicpazione cattolica.
A lui è dedicata una lapide ancora ben visibile.

Viaggiatori dell’Ottocento, nella Genova dei bei tempi.
Se passerete nella Superba, ricordatevi di loro.
E magari rinfrancatevi con un buon bicchiere d’acqua rossa, è buona e dissetante!
E soprattutto tenete a mente una raccomandazione: alla Pensione Svizzera chiedete la camera nr 26, quella che un russo ha occupato per 22 mesi.

Genova, 1831: scandalo a teatro

Torino, 27 Aprile 1831, muore Carlo Felice di Savoia, Re di Sardegna.
A questo fatto storico è legato un breve e gustoso aneddoto, che vi racconterò, con la certezza di strapparvi un sorriso.
Alla morte di un sovrano era consuetudine osservare il lutto e così avvenne nella Genova di quel tempo, il cui teatro è dedicato proprio a Carlo Felice.
Certo, al Teatro dell’opera si andava lo stesso, ma i palchi e la platea erano rigorosamente listati a lutto, in una funerea commemorazione del compianto sovrano.
Il pubblico, come si conviene alle circostanze è vestito di scuro.
Neri gli abiti, i nastri, i veli, una cupa folla attende in teatro l’inizio della spettacolo.
A tratto, tra le file della platea, sulle poltrone sommesso si alza un brusio, ed è tutto un vociare, sempre più rumoroso, è un concerto di voci annichilite e stupefatte. E sono sguardi attoniti e sospiri, c’è chi si volta, chi timidamente indica coloro che hanno fatto il loro ingresso, attirando l’attenzione di tutti.


Teatro Carlo Felice

Sono cinque nobildonne, delle più blasonate famiglie, e i loro nomi sono meritevoli di essere ricordati.
Teresa Durazzo, moglie del Marchese Giorgio Doria, presso il loro palazzo in Via Garibaldi si organizzerà, nel 1847, la prima manifestazione risorgimentale della Superba.
Laura Dinegro, figlia del Marchese proprietario della famosa villetta, amica di Mazzini e dei fratelli Ruffini, e sua sorella Fanny, consorte del Marchese Balbi Piovera.
Carolina Celesia, frequentatrice anch’essa di casa Mazzini e fervente attivista della Giovine Italia.
E poi in testa a tutte colei che è il motore di questa iniziativa, Anna Schiaffino, moglie di Stefano Giustiniani, destinata a una fine crudele ed infelice, per il suo amore verso Camillo di Cavour, a causa del quale Anna si butterà dalla finestra del suo palazzo di Via Garibaldi.
Le cinque nobildonne entrano a teatro e attorno a loro si alzano le voci, le circonda un coro di sorpresa e meraviglia.
Sì, perchè queste giovani sovversive, contravvenendo ad ogni regola dell’etichetta, si presentano con i loro vestiti più sgargianti, sono belle, luminose e colorate.
I loro abiti sono un tripudio di tinte allegre e solari, è rosso fuoco, giallo ocra, turchese e c’è da scommettere che sui loro bei visi spiccasse anche un beffardo sorriso di sfida.
C’è da ricordare inoltre che il marito di Anna, il Marchese Giustiniani, è stato gentiluomo di Camera del defunto Re Carlo Felice, colui per il quale l’intera città è bardata a lutto.
Ma le cinque intrepide genovesi vanno controcorrente ed è con queste chiassose mise che si presenteranno a teatro per molte sere consecutive, manifestando così il loro dissenso per la perduta indipendenza di Genova, ancora sotto il giogo di una casa reale che queste donne disprezzano.
Ed è nel colore di quegli abiti che si legge il loro rifiuto di asservirsi a quell’autorità ed è da quelle tinte che si appicca potente e violentissimo il fuoco dello scandalo.
A Genova,  in un teatro, nel lontano 1831.