Rifiorire

Ed è tempo di rifiorire.
Dondolano gioiosi gli anemoni dai toni vivaci sull’erba fresca di Villa del Principe.

Nell’attesa che altri colori ravvivino il superbo giardino.

E il rosso e il viola così si stagliano nel verde intenso.

È tempo di rifiorire anche per il ciliegio generoso.

E i suoi fiori candidi si aprono al sole.

E sboccia, magnifico e sontuoso, il glicine.
Sovrasta le creuze, le salite, spande ovunque il suo delizioso profumo.

Ed è primavera e i miei narcisi guardano il mare.

E gli alberi di Giuda si coprono di allegri fiori rosa.

Mentre fragili si aprono alla luce chiara i fragili papaveri dai colori del sole.

E tutto rinasce, si rinnova, ritorna a svelare la propria meraviglia in questo tempo del dolce rifiorire.

Le feste genovesi del 1842 per le nozze reali: balli a Corte, solennità religiose e feste in mare

Continua il mio racconto dei festeggiamenti tenuti a Genova nel 1842 per le nozze del principe ereditario Vittorio Emanuele con Maria Adelaide d’Austria, come scrissi nella prima parte le notizie sono tratte da un mio libro dal titolo Le feste genovesi del Giugno MDCCCXLII edito nel 1842 dalla Stamperia Casamara di Genova.
Ed entriamo anche noi, in punta di piedi, a Palazzo Reale.

“La sera del 21 gli Appartamenti Reali risuonavano di dolcissima armonia ed un numero elettissimo di Dame e Cavalieri vi si radunavano per speciale invito.”

La festa da ballo ebbe inizio alle otto e mezza di sera e si protrasse fino alle tre di notte, tra danze e balli i blasonati genovesi poterono allietarsi in presenza della famiglia reale, fu per tutti un evento da ricordare.

Galleria degli Specchi
Palazzo Reale di Genova

Come già era accaduto la sera del 20 giugno anche il 23 la città fu di nuovo sfarzosamente illuminata e in questa circostanza vi fu un cittadino che diede il suo contributo a rendere ancora più radiosa la Superba: si trattava del Signor Giuseppe Rocca, un negoziante che aveva un palazzo di villeggiatura sulla collina di San Rocco sopra Principe, tutta la sua proprietà luccicò di fiammelle e di chiare luminarie in uno spettacolo di bellezza incomparabile.
E venne infine il 24 Giugno, giorno della solennità di San Giovanni Battista e la cattedrale di Genova fu riccamente decorata, alle pareti e alle colonne furono sistemati damaschi rossi, frange d’oro e festoni di seta, le fiammelle dei ceri ardevano nei lampadari di cristallo.
I reali entrarono in Duomo alle ore 11 seguiti da un lungo corteo e si accomodarono nel padiglione ornato di velluti e ori.

Dopo la funzione religiosa, la famiglia reale si apprestò quindi a venerare le reliquie di San Giovanni Battista nella cappella a lui dedicata e come da tradizione nel pomeriggio lo stipo con le ceneri del santo venne portato in processione per le vie della città vecchia.

Si giunse poi al Domenica 26 Giugno e in quel giorno con gran concorso di popolo si tenne la grandiosa festa in mare.
La gente si assiepò in ogni luogo possibile, sui ponti della Mercanzia e degli Spinola e sulle mura prospicienti sul porto, alcuni più fortunati furono invitati nelle logge del Giardino dei Doria e da qui si godeva di una vista magnifica.

La folla raggiunse anche le alture, da San Teodoro al Castellaccio, fino a San Benigno ognuno cercò il luogo migliore per assistere a questo spettacolo straordinario.
Quando piano il sole iniziò a tramontare un colpo di cannone diede il via alla regata.
A due miglia dal porto erano fermi sei battelli: erano bianchi con una riga rossa sul fianco, ognuno era condotto da sei marinai abbigliati con candidi pantaloni chiusi in vita da una cintura rossa.
Al segno convenuto i remi presero a fendere l’acqua, il battello più veloce si aggiudicò così in premo una bandiera.
Con solennità si annunciò l’arrivo dei reali che giunsero al Ponte Reale finemente adornato con vasi di aranci e ghirlande di fiori.

Le altezze reali si accomodarono così sul Bucintoro, un naviglio che a poppa aveva forma di conchiglia e a prora aveva invece le sembianze di magnifico cigno, sopra vi era un padiglione con sorvolanti farfalle.
Il naviglio prese il largo e presto raggiunse l’Isola Galleggiante che si trovava in mezzo al porto, su di essa eraa stato allestito un tempio con 14 colonne e capitelli corinzi, con molte decorazioni sfarzose e ai lati due statue della fama ad altezza naturale.
C’erano anche le statue della Speranza, del Commercio, dell’Astronomia e della Liguria, con varie iscrizioni in onore dei reali.
Il tempio era tutto illuminato e circondato da un idilliaco giardino all’inglese impreziosito da agrumi tipici della Liguria, da due fontane zampillava fresca acqua dolce.

I Reali salirono quindi nel tempio e ad un tratto si vide la Lanterna ricoperta di luci e mentre tutti ammiravano il Faro della Superba così radioso la città intera prese a risplendere, luccicavano le mura, le torri e i palazzi, brillavano i moli e tutti i grandiosi edifici della città, dall’Albergo dei Poveri fino alla grande Cupola della Basilica di Carignano.
Il cielo si illuminò con i colori dei fuochi d’artificio, sotto gli occhi ammirati di tutti alti si levarono venti palloni aereostatici.
E ancora luci d’oro, azzurre e rosse percorsero il cielo in uno spettacolo magnifico e straordinario per la gioia del re e del popolo tutto.
Il sovrano a una certa ora si ritirò a Palazzo Reale e per raggiungerlo ancora percorse strade riccamente illuminate, mentre sull’Isola galleggiante ancora si ballava e si suonavano motivi militari, si festeggiò a lungo a bordo dei molti navigli che si trovavano nelle acque del porto.

Nei giorni a seguire si tennero poi altre celebrazioni, in onore delle Auguste Nozze furono composti carmi e componimenti che vennero presentati a Palazzo Tursi, si tenne anche un saggio di scherma nel quale diedero mostra del loro talento quattro giovinetti.
Vi fu anche un benefattore che volle rimanere anonimo e che organizzò il 29 giugno nel giardino dei Principi Doria una festa di beneficenza i cui proventi andarono agli Asili d’Infanzia.
E tra il fiori e le piante odorose giunsero i molti invitati, alla festa intervennero danzatori che si esibirono in danze moresche e un abile giocoliere, la serata fu poi allietata ancora dallo spettacolo dei palloni aereostatici e dai fuochi artificiali, anche questa fu una serata di danze e grandiosi divertimenti.
Così si svolsero quelle giornate di festa e prima di lasciare Genova Carlo Alberto e la Regina ricevettero nella sera del 30 Giugno nelle sale di Palazzo Reale un numero di fortunati prescelti.
Accadde in un altro tempo e tutto ciò che è descritto è persino difficile da immaginare, certo rimase negli occhi e nei ricordi di coloro che parteciparono ai festeggiamenti per le nozze di Vittorio Emanuele e Maria Adelaide d’Austria.

Carlo Alberto di Savoia – dettaglio
Palazzo Reale di Genova

Fiori e pavoni nel giardino di Palazzo del Principe

L’altra mattina con questo bel sole me ne sono andata a fare una tranquilla passeggiata nel giardino di Palazzo del Principe, lo splendido spazio che si apre di fronte all’antica dimora di Andrea Doria è sempre magnificamente curato.

Ed è un luogo incantevole accessibile a tutti, se non lo avete mai visitato vi consiglio di farlo, in questa stagione si stagliano contro l’azzurro del cielo i vivaci fiori estivi.

E si aprono generosi i girasoli, bellezza autentica della bella estate.

Mentre camminavo tra queste meraviglie ad un certo punto ho sentito un certo remescio, per così dire.
Toh, guarda chi c’è!
Qui abitano anche certi pavoni ma sono in genere molto riservati e se ne stanno in un zona non aperta al pubblico, tuttavia non è poi così difficile vederli.

Il tipetto sussiegoso non era solo e infatti ecco qua il suo compagno di avventure: un superbo pavone dalle piume chiare.
Entrambi i pennuti poi hanno pensato bene di salire su un albero, direi che questa è stata una fortunatissima circostanza!

Ho ottimisticamente sperato che mi sganciassero una piuma per la mia collezione ma no, non c’è stato verso neanche stavolta!

Però trovarsi un elegante pavone a questa distanza è proprio un piacevole diversivo!

Quindi ero già piuttosto soddisfatta così, la mia passeggiata nel giardino di Palazzo del Principe mi aveva già regalato un fantastico fuori programma.
I pavoni sono scesi con grazia inusitata dall’albero e ad un tratto ecco di nuovo un altro remescio.
Stupore e meraviglia: la bella famigliola comprende anche una serie di mini pavoni direi nuovi di pacca, non avevo mai visto dei piccolini come questi, sono fantastici!

E così me ne sono rimasta a debita distanza a osservare la situazione: i piccoletti girano attorno alla mamma e lei li segue con attenzione.

Loro sono un po’ tentennanti e insicuri ma se ne vanno comunque alla scoperta del mondo sotto l’amorevole sguardo materno.

Nel frattempo gli altri due sono andati a mettersi all’ombra.

E d’altra parte doversi trascinare dietro questo ambaradan di piume non deve essere proprio piacevole con questo caldo, lo capisco!

Meglio mettersi sotto ai rami con la coda gioiosamente spaparanzata, così!

Mentre tutto attorno sbocciano i colori di giugno di questa calda estate.

Tra profumi e le delizie dell’incantevole giardino di Palazzo del Principe.

Una visita speciale al Grand Hotel Miramare

Ad avere un blog a volte succedono cose molto belle ed è proprio ciò che è accaduto un paio di giorni fa.
Il caso ha voluto che capitasse qui la Signora Laura, una lettrice che è rimasta affascinata dalle belle immagini pubblicate in questo articolo, le antiche fotografie che ritraggono i tempi gloriosi del Grand Hotel Miramare.

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Lei ha un appartamento proprio in questo affascinante edificio e mi ha cortesemente invitata a visitare questo luogo di rara bellezza, quindi la ringrazio di cuore per il tempo dedicatomi e per avermi aperto le porte del suo ufficio, mi ha anche guidata alla scoperta delle meraviglie del “suo” Miramare, lei lo chiama in questo modo proprio perché lo ama moltissimo.

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Ed eccomi qua, a varcare la soglia di quello che un tempo fu un albergo molto chic, attualmente ospita abitazioni private di sicuro pregio.
E una volta aperto il portone lo stupore è stato grande: come cadere all’improvviso nell’immagine in bianco e nero, in quel fotogramma di un altro secolo.

Miramare - Atrio

Ecco dove si trovava il telegrafo per i cortesi ospiti.

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Benvenuti al Grand Hotel Miramare, cari lettori.

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Oh, se avessi saputo che tutto è rimasto così elegantemente immutato mi sarei abbigliata come si conviene, con un sofisticato abito d’epoca, un grande cappello con le piume e un ombrellino da passeggio.
E naturalmente mi sarei presentata con un valletto, direi che il luogo lo richiede!

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Attraverso l’atrio.

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E ci sarebbe l’ascensore, devo arrivare all’ultimo piano ma preferisco salire su per le scale.

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La ringhiera del Grand Hotel Miramare.

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E i decori sui pavimenti.

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Gradini.
Chissà quante fughe d’amore, nelle stanze del Grand Hotel più esclusivo di Genova.

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Qui, in questo edificio, alcune finestre si affacciano su certe sfumature d’azzurro della Superba.

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E altre si spalancano su un terrazzi dai quali si gode di impagabili vedute.

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Il porto, le navi, l’orizzonte turchese.

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Genova, dai monti al mare.

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I palazzi di Via Gramsci ma siamo al Miramare, in un altro tempo, così mi piace chiamarla Via Carlo Alberto, come era in passato.

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La Stazione Marittima e alle sue spalle i Magazzini del Cotone.

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La luce che rimbalza sui tetti e illumina l’imponente silos granario.

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Di fronte, in tutto il suo splendore, la fastosa dimora del Principe Andrea Doria.

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E i turisti a passeggio nel giardino dell’Ammiraglio.
Guardare Genova dall’alto è fonte di meraviglia, sempre.

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L’insenatura del porto, le navi e la nostra cara, amata Lanterna.

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E ancora scale, scale, scale.

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Il Miramare resta un’incantevole bellezza, non è più un hotel di lusso ma a mio parere questi suoi spazi sono stati recuperati nel rispetto della sua bellezza e della sua particolarità.

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E ancora varco un’altra porta.

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In un luogo intriso di suggestioni antiche di epoche gloriose.
Sembra di sentire il suono di un pianoforte in lontananza, pare di udire le sete fruscianti degli abiti da sera e le voci garbate degli ospiti stranieri del Grand Hotel.
Inglesi e americani, rappresentanti del jet set internazionale, qui avreste potuto incontrare Winston Churchill e Francis Scott Fitzgerald.

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La luce sul portico, la dolcezza di una mattina di ottobre.

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Un edificio superbo che grandiosamente domina la città.

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Il suo giardino si affaccia sul mare blu.

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E davvero, non credevo che avrei avuto la fortuna di visitarlo in questa maniera.

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Là, sotto le figure che lo sovrastano, il terrazzo dal quale ho scattato le immagini che avete visto.

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Un luogo semplicemente intriso di fascino, di sicuro apprezzato da coloro che hanno scelto di abitarvi.

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Le panchine, il cielo chiaro, il panorama della città.

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Semplicemente Genova, così l’ho venduta da una terrazza, all’ultimo piano del Grand Hotel Miramare.

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I fantasmi di Campo Pisano e i colori sotto la luce

E’ il tempo della gesta eroiche, è un giorno d’estate del 1284 e si compie quella che viene definita la più importante battaglia navale del Medioevo: la battaglia della Meloria.
Un evento epico, a fronteggiarsi tra le onde del mare sono pisani e genovesi, all’epoca acerrimi nemici.
E al comando della flotta della Superba ci sono due prodi condottieri, uno di loro si chiama Benedetto Zaccaria, l’altro appartiene ad una famiglia altrettanto celebre, il suo nome è Oberto Doria.
Eccolo Oberto effigiato da Perin del Vaga in tutta la sua orgogliosa prestanza, questa è la Loggia degli Eroi di Villa del Principe.

Oberto Doria (2)

E’ lui il vincitore della Meloria, Oberto sbaraglia gli odiati pisani e se ne torna in patria portandosi dietro un nutrito gruppo di prigionieri, le cronache narrano che fossero più di 9000.
Costoro vennero confinati in una parte della città e alla loro presenza si deve un celebre detto ricordato dallo storico Amedeo Pescio: chi vuol vedere Pisa, vada a Genova!
E immaginate quegli uomini, vengono trascinati in catene verso la piazza che per sempre ricorderà la loro prigionia, in lontananza si sente il fragore del mare.

Piazza di Campo Pisano

Lì vissero, soffrirono e morirono.
E lì vennero sepolti, nel luogo dove avevano perduto la loro libertà.
La leggenda narra che in certe notti scure, mentre infuria la tempesta, qui si aggirino le anime meste di quei prigionieri, cigolano sinistre le loro catene e i fantasmi incedono verso l’antica piazza, verso il luogo del destino.

Campo Pisano (2)

Ai giorni nostri quella zona non ha davvero nulla di lugubre, Campo Pisano è uno dei posti più caratteristici e colorati del nostro centro storico.
Passateci in un giorno di sole, la luce filtra sotto l’archivolto e ravviva i colori dei muri.

Campo Pisano

E splende la mimosa, nel tempo della sua fioritura.

Campo Pisano (3)

Creuze, scale, ombra.

Campo Pisano (4)

E lassù, in alto, la piazza.

Piazza di Campo Pisano (2)

Le belle case di Campo Pisano si affacciano sul pavimento a risseu, si cammina sui ciottoli di mare che spesso trovate in Liguria sui sagrati delle chiese.

Piazza di Campo Pisano (3)

La pavimentazione è stata oggetto di restauro in anni recenti ed emergono storie e vicende di onde, nella piazza raccolta dei caruggi.

Piazza di Campo Pisano (4)

Un’arte antica da preservare, la memoria di ciò che è accaduto.

Piazza di Campo Pisano (5)

Piazza di Campo Pisano (6)

E poi Campo Pisano sa essere un’incantevole magia di tinte che io non saprei descrivervi.
Luminosa, splendente, colorata.
Un gioco di scalette, persiane, fili da stendere.

Piazza di Campo Pisano (7)

Alzate gli occhi, Genova qui vi regala la veduta di una vertigine mozzafiato.

Piazza di Campo Pisano (8)

E’ uno squarcio d’azzurro e una prospettiva imperdibile.

Piazza di Campo Pisano (9)

E quei palazzi sono disposti in una sorta di abbraccio avvolgente verso il mare e il vento.

Piazza di Campo Pisano (11)

E poi finestre, vetri scintillanti di luce, vasetti e piante rigogliose.

Piazza di Campo Pisano (12)

Amo venire qui quando il sole  travolge ogni cosa facendola risplendere con il suo invincibile chiarore.

Piazza di Campo Pisano (13)

Per alcuni questo fu il luogo fatale, il luogo del destino.
Sono trascorsi secoli, la memoria a volte è labile, a volte noi non sappiamo tenere le fila del nostro passato.
Nei caruggi di Genova c’è un posto che ancora ricorda quei pisani condotti qui da coloro che li avevano sconfitti.
Ci torno spesso e ogni volta che lascio Campo Pisano mi volto indietro a guardare i colori di Genova, tra luci ed ombre.

Piazza di Campo Pisano (15)

Una bella sorpresa da Villa del Principe

Oggi voglio parlarvi di una bella sorpresa che ho ricevuto da Villa del Principe.
Dovete sapere che ad ogni buona occasione vado volentieri a passeggiare nel giardino di Andrea Doria, è un luogo ricco di poesia, perfetto per cogliere la bellezza del fluire delle stagioni.
In autunno i rami sono carichi di melograni e la vite regala i suoi frutti, in primavera fioriscono le rose, profumano gli agrumi e le piccole delicate violette nelle aiuole.
Io scatto tante foto, non tutte vengono pubblicate su queste pagine, a volte le condivido sui social ai quali sono iscritta.
Qualche tempo fa ho ricevuto dalla direzione di Palazzo Del Principe una richiesta che mi onora, a titolo di amicizia e di stima reciproca mi hanno domandato se potevo inviare loro alcune delle mie fotografie da utilizzare per la loro pagina di Tripadvisor.
E naturalmente sono stata molto contenta di condividerle, ve l’ho detto che si trattava di una splendida sorpresa, ringrazio la Direzione di Villa del Principe per la disponibilità sempre dimostratami e per l’attenzione.
E così i visitatori che cercheranno la bella Villa del Principe sul sito dedicato ai viaggi ne avranno in parte un’anteprima e vedranno quel giardino con i miei occhi.
Sono grandi soddisfazioni queste!
Se anche a voi fa piacere vedere queste immagini le trovate qui, alla pagina di Tripadvisor di Villa del Principe, selezionate la sezione “Foto dei visitatori” e fate scorrere la freccetta nera sullo schermo, le prime foto che troverete sono le mie, hanno il watermark del blog e si distinguono in quanto nella descrizione dell’immagine è specificato “fornita dalla direzione”.

Villa del Principe (2)

E ho pensato che questa è anche un’ottima occasione per riproporre ai nuovi lettori i miei articoli dedicati a questa mirabile dimora genovese, tra tutti i miei scritti forse non è semplice trovarli perciò se siete curiosi di scoprire le meraviglie della Villa del grande Ammiraglio ecco dove potete leggere i miei articoli, vi basterà cliccare su ogni titolo.

Nel giardino di Palazzo Del Principe

Lo splendore della Grotta Doria

Nelle Sale di Palazzo del Principe Andrea Doria

Il Gran Roldano, storia di una splendida amicizia

Palazzo del Principe, gli arazzi della Battaglia di Lepanto

Un cocchio dorato per la Principessa Anna Pamphilj

Sono tanti? Eh sì, lo so! E ne aggiungo ancora uno che mi ricorda una bella giornata di giugno trascorsa con alcuni di voi, insieme a Roberto Bianchi, responsabile della sezione didattica di Villa del Principe, tempo fa organizzai una visita speciale alla Grotta Doria per i lettori di questo blog.
Magari si potrebbe fare di nuovo, ci sto pensando!
E questo è il racconto di quel pomeriggio:

Grottaday, cronaca di una splendida giornata

Tornerò ancora in quel giardino, in quel luogo che rappresenta la gloria e la grandezza di Genova.
E sapete cosa mi sono domandata?
Chissà se il grande Ammiraglio Andrea Doria è soddisfatto di come ho ritratto e raccontato la sua Villa!
Ovunque egli sia, gli mando un saluto e un ringraziamento dal profondo del cuore per aver lasciato alla sua città un tesoro di inestimabile valore e di infinita bellezza.

Villa del Principe

Autunno

Autunno.
Autunno arriva con una folata di vento fresco che spira potente.
Autunno veste le strade, le salite, le scalinate.
E le ringhiere, tra foglie e tetti d’ardesia.

Autunno

Autunno, sui muri e sulle creuze.

Autunno (2)

Tra le case dei caruggi e i campanili.

Autunno (3)

Ed io attendo che certe vie si adornino di foglie gialle, presto camminerò ancora sotto questi alberi dai rami carichi di calore.

Autunno (4)

Questa è la stagione dei colori.

Autunno (5)

Ed è il tempo di alberi vestiti di luce.

Autunno (6)

Ieri mattina, in Corso Firenze,  una cascata di rosso e laggiù il mare.

Autunno (7)

Autunno talvolta è come una goccia in bilico, sospesa tra terra e cielo.

Autunno (8)

Autunno, autunno è frutti e profumi, quando ancora era ai suoi inizi, verso la fine di settembre, ho trovato i suoi doni nel giardino di Villa del Principe.
Ed erano melograni grandi e succosi che con il loro peso piegavano i rami.

Autunno (9)

I frutti della terra, nel giardino delle delizie.

Autunno (10)

E poi grappoli d’uva che ancora attendevano di maturare.

Autunno (11)

Autunno ha al suo servizio certi lesti e laboriosi folletti che corrono veloci e senza che noi li possiamo vedere lasciano a terra una, due, tre, quattro, cinque foglie.

Autunno (12)

E quella più grande la posano un po’ più in là, solitaria bellezza di stagione.

Autunno (13)

E altre ancora dondolano leggere, piccole foglie brunite tenacemente attaccate alla vita.

Autunno (14)

E cadono fluttuando, come in una danza, il tempo delle foglie ha questo magico divenire, tutto muta e assume nuovi toni, diverse sfumature.

Autunno (15)

Autunno cade leggero tra i sassi.

Autunno (16)

Ricopre i muraglioni e vibra, freme, si trasforma e rinasce.

Autunno (17)

E non esistono due sassi uguali e neanche due foglie uguali, ognuna è unica.

Autunno (18)

A volte le trovi come abbandonate tra gli aghi, vita di terra e di cielo su un gradino.

Autunno (19)

E quei folletti sono sempre all’opera, tingono le bacche, lucidano le foglie, sembra che lascino il loro tocco su ogni cosa.

Autunno (20)
Autunno giace tranquillo a ridosso di certi di muretti.

Autunno (21)

Ed è la stagione delle castagne e dei ricci che si spaccano.

Autunno (22)

Autunno è vivace, allegro, vitale, è il calore della casa, è un caminetto acceso e una morbida coperta, è profumo di spezie e cannella, è torta di mele e chiodi di garofano.
E se questa fosse una fiaba queste sarebbero le zucche pronte a trasformarsi in carrozze.

Autunno (23)

E’ il loro tempo, tempo d’autunno.

Autunno (24)

E in questo tempo si cammina su un manto di foglie, a volte dalle tinte tenui e chiare.

Autunno (25)

E poi ancora, di nuovo e ancora è diverso, sono così le foglie d’autunno, un melodia di colori caldi.

Autunno (26)

E non è il caso a disporle a questa maniera, è un refolo di vento, è un magico incanto ottobrino che si compie.

Autunno (27)

E’ autunno che si posa silenzioso.

Autunno (28)

Un cocchio dorato per la Principessa Anna Pamphilj

E’ il mese di Ottobre del 1671 e a Genova si celebrano le sontuose nozze di Giovanni Andrea III Doria e Anna Pamphilj.
E immaginiamo di essere a quel tempo, per le strade della Superba c’è gran fermento.
Riusciremo a veder passare la Principessa a bordo della sontuosa carrozza che la condurrà al palazzo di Fassolo che fu dimora dell’Ammiraglio Andrea Doria?

Villa del Principe

Certamente alcuni sono particolarmente attenti, un uomo del quale non conosciamo il nome tramanderà ai posteri ciò che ha veduto: lui descrive ogni più minuzioso dettaglio, è un testimone prezioso di un evento cittadino di particolare rilevanza.
L’anonimo in primo luogo parla di una preziosa bussola, ovvero una portantina, nell’immagine sottostante ne vedete una che si trova esposta proprio a Villa del Principe.
La bussola riservata alla principessa Pamphilj è davvero speciale, viene usata per condurre Anna dal Ponte Reale a Banchi ed  è coperta di velluto color cremisi, ci sono due figure di fiumi intagliate e al centro le aquile simbolo della famiglia Doria.
E’ davvero riccamente decorata, ci sono dei putti paffuti e una figura che rappresenta la Pace, all’interno è foderata di tela d’argento con ricami in oro.
Il nostro narratore è un tipo particolarmente preciso, ha notato persino le uniformi dei due schiavi addetti al trasporto della bussola, entrambi portano una giubba damascata.

Palazzo del Principe (18)

E poi la carrozza!
Oh, se per caso ve la siete persa ci ha pensato lui a scriverne, la Principessa Anna avanza nel suo regale cocchio dorato arricchito da diverse sculture, intorno ad alcune colonne si notano dei putti con in mano ghirlande di fiori.
E ancora, gli interni sono di velluto cremisino e di tela d’oro molto ricca e vaga, così scrive l’autore.
E poi ancora, ecco le parole dell’anonimo:

 La parte di sopra coperta di velluto simile al di dentro trinata d’oro abbondantemente, nelli lati quattro vasi di fiori di metallo dorati fatti a rame da perito artefice.

 Sopra al cocchio si direbbe che ci siano ancora aquile e colombe pronte a spiccare in volo, nel becco reggono un simbolico ramo d’ulivo.
Il cocchio è trainato da due cavalli, le sue ruote scintillano d’oro e il carrocciere è vestito di verde, il suo abito è impreziosito da trine dorate.
Questi dettagli sono riportati in un vecchio libretto che acquistai tempo fa, ne è autore Orlando Grosso, è lui a riportare il brano tramandato d’anonimo.
Ma noi siamo qui al regale corteo e assistervi è uno spettacolo!
Avete visto i paggi?
Incendono ai lati della carrozza, vestiti di velluto nero con maniche a graticella di trine d’oro e berretto nero con penna verde e bianca, così scrive Orlando Grosso.
E poi due lacchè davanti alla carrozza, quattro alle ruote e sei dietro al regale cocchio.
Il Corteo attraversa Piazza Banchi e poi passa in Via San Luca.
Certo, i genovesi sono tutti alla finestra, tutti vogliono vedere la principessa.

Via San Luca

E poi Via Lomellini, Via Balbi e la Porta di San Tommaso, verso la bella Villa di Fassolo.

Villa del Principe (2)

Villa del Principe (3)

L’avete veduta la sposa?
Ha un abito a dir poco splendente, di color verde, come spicca il suo vestito tra il rosso e l’oro del cocchio.
E’ lì seduta, attorniata da certe dame delle nobili famiglie genovesi e i cognomi sono quelli, Spinola e Pallavicino, insomma il jet set cittadino, è logico.
E dietro alla carrozza altre lettighe e carrozze con altre dame.
E poi il Principe con i suoi cavalieri, le criniere dei cavalli hanno nastri colorati, le selle sono di velluto con i bordi d’oro e d’argento, anche le briglie sono di liscio velluto e presentano fibbie a forma di aquila.
E’ il simbolo araldico della famiglia Doria e lo trovate spesso nelle sale di Villa del Principe.

Palazzo del Principe (45)

E lì trovate anche un celebre quadro del quale è autore Jacob Ferdinand Voet, ritrae la principessa Anna Pamphilj, il dipinto fu inviato proprio in quel 1671 al suo futuro sposo Giovanni Andrea III Doria, il matrimonio si tenne il giorno 25 Ottobre dello stesso anno.
C’era una volta una principessa che giunse davanti al suo sposo su un cocchio dorato.
Accadde a Genova nel 1671.

Anna Pamphilj

Azzurro, la magia del colore

La magia del colore sa sorprenderti con certe sfumature.
Azzurro.
Azzurro delle onde del mare che lente vanno a spegnersi sulla riva e poi si ritraggono.
Di cielo e di alba e di chiarore primaverile.
E serenità e pace, questo suscita la tinta lucente dell’infinito.
E non sarà l’abisso e non sarà l’orizzonte a rappresentare la mia magia d’azzurro.
Questa rubrica prevede una sola immagine per ogni colore, oggi saranno due.
Azzurro dei fiori, nel giardino di Palazzo del Principe.

Fiori

Una corolla eterea, delicata, effimera.
Fugace, quasi evanescente.
Un piccolo semplice fiore, privo di orpelli.
Caduco, leggero eppure così potente, la sua forza è nella sua bellezza.
E la bellezza è il motore dell’universo.

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Palazzo del Principe, gli arazzi della Battaglia di Lepanto

E vi porto ancora alla  Villa del Principe, nella dimora di Andrea Doria.
Lì sono racchiuse storie e vicende di una famiglia e di una città, storie di imprese sul mare e di grandi battaglie.
Ad una in particolare è dedicata un’intera sala: era il 7 Ottobre 1571 quando la flotta cristiana della Lega Santa, comandata da Don Giovanni d’Austria, inflisse una pesante sconfitta alla flotta turca nella battaglia di Lepanto.
Contro gli ottomani si schierano, tra gli altri, Roma, la Spagna e Venezia, al comando del corno destro della flotta c’è Giovanni Andrea Doria, pronipote dell’Ammiraglio Andrea.
La Lega Santa riporterà una luminosa vittoria e Giovanni Andrea, ad eterna memoria di questi giorni memorabili, decide di commissionare una serie di arazzi che narrano le vicende della Battaglia di Lepanto.

Palazzo del Principe (50)

Non basta conoscere la storia, saperla narrare è un dono.
E io so che a Villa Del Principe trovo sempre chi è capace a raccontarla, il mio grazie ancora una volta va a Roberto Bianchi, responsabile della Sezione Didattica di Villa del Principe, è stato lui ad avermi svelato in maniera appassionata e coinvolgente le storie intessute in questi preziosi arazzi.
E allora andiamo ai tempi di Giovanni Andrea, a quel suo progetto grandioso di vedere immortalate le sue gesta militari.
Arazzi minuziosamente intessuti, di lana e di seta, arazzi che vennero commissionati a Bruxelles, nelle Fiandre, patria di questa pregiata manifattura.
Giovanni Andrea desidera che i disegni per i suoi arazzi vengano realizzati a Genova, incarica così Lazzaro Calvi e Luca Cambiaso, i due artisti faranno i patroni, e cioè i cartoni, dai quali verranno poi creati gli arazzi.
I disegni vennero quindi inviati a Bruxelles, nelle città delle Fiandre i primi pagamenti da casa Doria per la committenza degli arazzi giunsero nel 1582, nel 1591 la raffinata opera degli artisti nordeuropei era già nel Palazzo del Principe.
C’è un fatto curioso che in un certo qual modo rimarca la genovesità di Giovanni Andrea.
Dovete sapere, infatti, che Giovanni Andrea pretese da Bruxelles la restituzione dei disegni.
Per carità! Non sia mai che qualcuno ne faccia una copia!
E così i patroni tornarono nella Superba, alcuni di essi sono visibili a Palazzo.
Storie di mare e di battaglie, questo è il porto di Messina dal quale partì la potente flotta.

Battaglia di Lepanto

Alla base di ogni arazzo c’è un’iscrizione latina che descrive la scena rappresentata.

Battaglia di Lepanto (2)

LA FLOTTA DELLA SACRA LEGA
SALPA DA MESSINA SOTTO IL COMANDO DI GIOVANNI D’AUSTRIA

Nel bordo inferiore sono intessute due lettere e uno scudo che indicano la città di Bruxelles.

Battaglia di Lepanto (3)

Battaglia di Lepanto (4)

E su un lato si trova il simbolo della manifattura.

Battaglia di Lepanto (5)

Si parte, per compiere un’impresa che muterà il corso della storia.

Battaglia di Lepanto (6)

Ogni arazzo presenta figure allegoriche che personificano le virtù necessarie ad affrontare una battaglia così importante.
E questa è la Concordia, che deve regnare sovrana tra gli alleati.

Battaglia di Lepanto (7)

Questa invece è Nemesi, la giustizia divina personificazione della vendetta, a lei un fanciullo porge un freno.
Entrambe le figure si trovano nel primo arazzo della serie.

Battaglia di Lepanto (8)

Le grandi navi che vedete in primo piano sono le galeazze della Repubblica di Venezia.

Battaglia di Lepanto (8a)

Filo dopo filo, remo per remo, pensate agli artisti capaci di realizzare opere simili, ecco le galee con i vessilli, sulla seconda imbarcazione sventola la croce di San Giorgio, mentre la galea in primo piano è quella di Giovanni Andrea Doria.

Battaglia di Lepanto (9)

La si riconosce dalla lampada che la moglie di Giovanni Andrea aveva regalato al marito.

Battaglia di Lepanto (10)

E il viaggio continua, lungo le coste della Calabria.

Battaglia di Lepanto (11)

Ed è inevitabile soffermarsi a guardare i dettagli, seguendo il racconto appassionante di questa impresa.

Battaglia di Lepanto (13)

Sul viaggio posa il suo sguardo attento la Vigilanza.
Ha un gallo sul capo, una testa di leone tra le mani, ai suoi piedi c’è una gru che con una zampa sorregge una pietra.

Battaglia di Lepanto (14)

Nella sua veste sono intessuti occhi pronti a vedere ogni cosa.

Battaglia di Lepanto (15)

Il momento della battaglia si avvicina, le flotte si schierano l’una contro l’altra: a sinistra i cristiani, a destra i turchi.

Battaglia di Lepanto (16)

Questo è il patrone con il disegno dal quale è stato realizzato l’arazzo, come potete vedere le immagini sono rovesciate.

Battaglia di Lepanto (17)

Ecco lo schieramento cristiano.

Battaglia di Lepanto (18)

E ancora i vessilli che sventolano sulle galee.

Palazzo del Principe (49)

Al centro si trovano le galeazze.

Battaglia di Lepanto (19)

Inizia lo scontro navale, la battaglia è cruenta e violenta.
E qui ci soccorre la potenza delle immagini, nella nostra epoca è ormai scontata.
La fotografia di quel giorno è stata intessuta da mani abili e alacri capaci di curare ogni minimo dettaglio.

Battaglia di Lepanto (20)

E giunge il momento della vittoria rappresentato in questo altro arazzo.

Battaglia di Lepanto (21)

E queste sette galee che vedete a vele spiegate sono le imbarcazioni turche che tentano di fuggire e di sovvertire il loro destino.

Battaglia di Lepanto  (22)

In questa sala ci sono anche i due tramezzi destinati ad essere esposti tra le finestre, portano i simboli di Venezia e Roma, due delle parti che aderirono alla Lega Santa.

Battaglia di Lepanto  (23)

L’ultimo arazzo mostra la flotta della Lega Santa che in trionfo ritorna a Corfù.

Battaglia di Lepanto  (24)

E sull’arazzo si riconoscono ancora le galeazze vittoriose.

Battaglia di Lepanto (25)

E lo schieramento delle navi ammiraglie della Lega Santa, su ognuna sventola sempre la bandiera.
La prima della fila è ancora quella di Giovanni Andrea Doria con la lampada ben visibile.

Battaglia di Lepanto (26)

Le navi turche vengono rimorchiate nel porto di Corfù.
Su tutte spicca un’imbarcazione di colore verde, è l’ammiraglia della flotta turca che subisce così l’umiliazione della sconfitta.

Battaglia di Lepanto (27)

La storia narrata per immagini, preziose e rare, la storia intessuta in una trama fitta di colori e sfumature.
E’ l’arte dell’arazzo, dalle Fiandre a Genova, in epoche nelle quali ricchi committenti come Giovanni Andrea Doria fecero pervenire in queste città manufatti pregiati e di immenso valore.
E ancora adesso narrano ai nostri occhi il nostro passato, quando si andava sul mare tempestoso con le galee.

Battaglia di Lepanto (28)

LA FLOTTA VINCITRICE ENTRA NEL PORTO DI CORCIRA
RIMORCHIANDO CENTROTRENTA GALEE,
DOPO AVER DISTRUTTO E AFFONDATO LE ALTRE.