La gioia del glicine

La gioia del glicine è nel suo svettare libero e maestoso nell’azzurro del cielo di Genova.

L’albero generoso così fiorisce lungo Via Piaggio, io e questo glicine ci conosciamo da tanti anni, fin dai tempi della scuola, ogni volta che sbocciano i suoi fiori dal profumo delizioso sento anche una sorta di nostalgia che non saprei spiegare.

E il glicine dondola, allegro e odoroso, nell’aria leggera.

La gioia del glicine è abbarbicarsi ai muri e alle ringhiere e offrire prodigo al passante la sua splendida beltà.

E così si resta a sentirne la dolcezza e ad ammirare la sua assoluta perfezione.

La gioia del glicine è anche la sua capacità di sorprenderci e di farsi trovare anche nei luoghi più impensati.
E così l’altro giorno mentre percorrevo Vico della Gazzella, una stradina in pieno centro tra Via Palmaria e Via Colombo, il glicine mi ha stupita con i suoi fiori sublimi che danzavano davanti alle finestre.

Così intenso, vivace, un meraviglia della natura.

E quando viene primavera capita anche di posare i piedi su quei petali caduti.

E non si smette mai di essere grati per il dono di questa leggiadria e per la gioia del glicine.

Rifiorire

Ed è tempo di rifiorire.
Dondolano gioiosi gli anemoni dai toni vivaci sull’erba fresca di Villa del Principe.

Nell’attesa che altri colori ravvivino il superbo giardino.

E il rosso e il viola così si stagliano nel verde intenso.

È tempo di rifiorire anche per il ciliegio generoso.

E i suoi fiori candidi si aprono al sole.

E sboccia, magnifico e sontuoso, il glicine.
Sovrasta le creuze, le salite, spande ovunque il suo delizioso profumo.

Ed è primavera e i miei narcisi guardano il mare.

E gli alberi di Giuda si coprono di allegri fiori rosa.

Mentre fragili si aprono alla luce chiara i fragili papaveri dai colori del sole.

E tutto rinasce, si rinnova, ritorna a svelare la propria meraviglia in questo tempo del dolce rifiorire.

Mimose, neve e azzurro

Nel cuore del rigido inverno i colori vivaci spiccano maggiormente ed è così incantevole la mimosa che lieve dondola al vento nel cielo di Genova.

È la bella pianta che cresce davanti al Convento delle Suore Carmelitane Scalze in Via Domenico Chiodo.

Mentre la neve imbianca le alture che circondano Genova.

E qui, in Via Domenico Chiodo, lo sguardo trova il mare, il cielo e le case mentre la luce abbacinante sfiora il profilo della città.

E ancora la mimosa, con la sua caparbia impazienza di vivere, si protende verso il cielo.

E l’ulivo saggio protegge e incornicia l’orizzonte.

Mentre resto là ad ammirare la magnifica mimosa, così radiosa e vibrante.

E il panorama del porto, le navi e la Lanterna.

Oltre, camminando ancora, ecco ancora un’altra effimera mimosa sbocciata in questi giorni d’inverno e sullo sfondo l’azzurro intenso spazzato dal vento potente.

E nuvole e neve, in lontananza.

E alberi spogli, la linea del mare che incontra il cielo.

Sono i colori del tempo di gennaio e così li ho veduti passeggiando in Via Domenico Chiodo.


Un gabbiano si librava alto, oltre il campanile di San Paolo, l’aria era pungente e fresca e tutto pareva semplicemente perfetto.

 

Autunno genovese

Questo nostro autunno genovese è stato fino ad ora gentile e generoso e ci ha regalato giornate terse e limpide.
Ora, sul finire di novembre, inizia a volte a spirare più potente il vento che fa vibrare le foglie rosse.

E io amo, in queste giornate così belle, scendere giù da Via Piaggio e trovare i colori di questa stagione.

E cadono le foglie, si posano leggere al suolo e creano un disegno perfetto.

È una magia di lievità accartocciate.

E un fremito di oro contro l’azzurro.

Devi solo attendere e l’autunno, prima o poi, cade ai tuoi piedi.

E poi ancora, giù per Rampa Silvio Fellner, non so dirvi quante volte nella vita io abbia percorso questa bella mattonata.
L’ho fatta di corsa per non arrivare in ritardo a scuola o con il passo più leggero per andare agli appuntamenti con le mie amiche,  gradino, dopo gradino.

E in questa stagione mi fermo sempre a un certo punto della ringhiera e resto a guardare le foglie con le loro sfumature.

Questo autunno genovese ha portato sul mio terrazzo, intorno alla metà di novembre, un’elegantissima ospite che è andata a posarsi sulla veronica.

Questo autunno genovese ha fatto poi sbocciare certi fiori di un colore celeste perfetto, così si avvinghiano alla ringhiera di Corso Firenze.

E ancora, in questo autunno genovese, arrivo in centro passando da una mattonata all’altra.
Con le mie pause e le mie lentezze, guardando tra un palazzo e l’altro, cercando scorci, tetti e panni stesi.
E arrivando là, passo dopo passo.

Ti lascia un po’ sognare il nostro autunno, ti dona i suoi colori e si offre così allo sguardo, stagione delle foglie che arrossiscono così davanti alle finestre e sulle creuze di Genova.

La voce dell’autunno

La voce dell’autunno è un sussurro nostalgico che sempre ritorna spirando tra i rami, soffiando sulle foglie per donare loro un sfumatura dorata e così accade al grande albero che si trova a Parco dell’Acquasola.

E i colori caldi tingono di sfumature diversi i corsi della nostra Circonvallazione a Monte.

La voce dell’autunno si ode improvvisa e lascia foglie accartocciate su quei gradini dove in primavera cadono i fiori leggeri del glicine odoroso.

La voce dell’autunno ravviva con le sue calde tonalità il muraglione di Via Domenico Chiodo.

E le bacche rosse pendono da certi rami generosi.

L’autunno ha le sue dolcezze, i suoi umori, i suoi languidi silenzi e le sue gioie improvvise.
E anche negli orti di città ecco maturare le magnifiche zucche dalla ricca polpa.

Di giallo e d’arancio, colori distintivi di questi mesi che precedono l’inverno.

Così si ascolta la voce dell’autunno mentre le foglie accartocciate scricchiolano sotto le scarpe come una sinfonia che sempre amiamo ascoltiamo in questa stagione.

Il principe del bosco

Lui è il principe del bosco.
Cauto, attento e sempre circospetto.
Non è mai solo, con lui c’è sempre anche il re di questi luoghi: un daino più adulto, più maestoso, molto più scuro.
Lui è il principe del bosco, questi due girano sempre insieme e li ho visti più di una volta.
Difficile fotografarli, i nobili signori dei castagni e dei noccioleti fuggono svelti tra gli alberi, regali e magnifici.
L’altro giorno nuovamente li ho incontrati.
Il re era più distante, il principe era nei pressi di un albero di mele ben visibile dalla strada e con il suo palco di corna scuoteva i rami per far cadere i frutti.
Si è voltato, ci siamo guardati.
Occhi negli occhi, per qualche istante.
E poi, insieme al re, si è girato verso gli alberi ed entrambi sono scomparsi tra i rami.
Buona vita, principe del bosco.

I daini nella luce di settembre

C’era una luce radiosa, era presto.
Silenzio, aria fresca, i prati madidi di rugiada, di mattina, qui a Fontanigorda.
E aggraziati sull’erba i daini, nella luce di settembre.

Sono rimasta in silenzio e loro non mi hanno vista e non mi hanno sentita, così ho potuto osservarli a lungo e scattare queste fotografie, le più belle che abbia mai fatto a queste splendide creature, grazie alla luce splendente del mattino.

Crescono forti i più piccini, sul capo hanno già piccole corna.

E gustano le tenere foglioline.

E condividono questo istante di assoluta bellezza.

Erano in cinque, non c’erano i daini possenti con i grandi palchi di corna ma solo questi giovani esemplari con le macchie.

Creature magnifiche, per me sono parte della componente fiabesca della natura e dell’universo che così di rado siamo capaci cogliere.

Liberi, infinitamente liberi.

Sono rimasta ad osservarli in sacro silenzio per un tempo magnifico scandito solo dalla grazia dei loro movimenti, i daini paiono leggeri come il vento.

Poi piano si sono avvicinati agli alberi.

Come in una fiaba, con questo incanto.

Svelti e rapidi, con quei balzi sull’erba sanno arrivare lontano.

Nel fitto del bosco che li nasconde e li protegge.

Dopo aver goduto del calore del sole, della freschezza dell’erba e di quei germogli per loro deliziosi da assaporare.

Sono creature meravigliose e sono grata per aver avuto il dono della loro compagnia, per questo meraviglia e questo stupore.
Sono i magnifici daini nella luce chiara di settembre.

Sua altezza l’airone cenerino

Di tutti gli incontri questo è per me uno dei più emozionanti.
Alcuni qui mi hanno detto di non aver mai visto questa splendida creatura, io invece ho veduto l’airone cenerino diverse volte e sempre mi ha regalato sensazioni di stupore e meraviglia.

L’airone cenerino vola spesso davanti alle mie finestre, non perché abbia una predilezione per me, sia chiaro.
Dovete sapere che davanti a questa casa scorre un ruscelletto gorgogliante e ricco di pesci, così l’airone segue questo corso d’acqua e va a pescare, in genere passa di mattina presto e se ne va giù, in Trebbia, dove certo trova da divertirsi.

Nel suo viaggio quotidiano verso il fiume che dona il nome a questa valle, l’airone sosta brevemente sui rami degli alberi e plana così, tra il fitto delle foglie.

Così l’ho veduto, mentre sua altezza se ne stava lassù, perso nell’azzurro.
L’airone cenerino pare un tipo solitario e schivo, infatti non l’ho mai visto in compagnia.

L’airone dal collo sottile e dal piumaggio d’argento ha un aspetto regale ed elegante, è una creatura aggraziata e leggiadra.

Vederlo librarsi tra gli alberi con le sue grandi ali è uno spettacolo di assoluta bellezza, uno stupore che emoziona.
Quel giorno è rimasto a lungo su quel ramo, guardandosi intorno e cercando il suo orizzonte.

Qualche istante tra foglie verdi e l’azzurro del cielo, prima di spiccare il volo per raggiungere la sua meta.

I colori della vita nel bosco

I colori della vita nel bosco sono intensi, vibranti, carichi di bellezza.
Così, nel verde e tra le rocce, palpitano i misteriosi ritmi della natura.

E ai margini del bosco la vita ha i toni del blu scuro sui rami che si protendono verso la luce.

Nel bosco, sempre, cerco le magnifiche felci, una di esse pareva aprirsi per accogliere il tepore del sole.

Nel bosco, i colori della vita, in questa stagione, sono quelli dei funghi.
Spuntano, timidi tra le foglie, in una perfetta sinfonia di sfumature.

La natura non lascia nulla al caso, spiccano le tinte più vivaci.

E ogni foglia accartocciata, ogni filo d’erba, ogni minima parte di vita pare posata ad arte dalle mani sottili di qualche leggera fata dei boschi.

E così ecco una leggera pennellata di rosso.

E verde intenso, come i muschi madidi di rugiada.

Il bosco è incanto, scoperta, stupore e meraviglia, lo si osserva ammutoliti, è l’opera di un artista dal talento inarrivabile.

Così si stagliano i piccoli funghi tra verdi foglioline.

E mi sono accorta solo più tardi che su uno di essi passeggiava un’operosa formichina, la potete vedere anche voi osservando con attenzione il primo funghetto sulla sinistra.

Così è la vita, sorprendente e irripetibile, in ogni sua manifestazione.

E così freme, nella sua intensità, la vita nel bosco di Fontanigorda.

Spiriti liberi

Sono spiriti liberi, osservano da distante celandosi tra le foglie.

Sono spiriti liberi, i daini sgranocchiano la frutta e poi corrono via tra gli alberi.

E si nascondono, nella loro fuga aggraziata e leggera.

Alcuni poi sono più diffidenti e sfuggenti.
Ecco qui una creatura maestosa, è un daino scuro che si confonde con i tronchi degli alberi, ha anche un bel palco di corna e gira spesso attorno a quel melo insieme ad un suo simile.

Sono spiriti indipendenti e avventurosi, questo piccoletto l’ho visto di mattina presto su un prato qui vicino a casa.
Orecchie tese, sguardo attento, una cauta diffidenza.
Ci siamo un po’ guardati, appena un istante.

E poi, svelto e leggiadro, anche lui è svanito tra gli alberi.

Sono spiriti liberi, osservano e scrutano e restano nel silenzio e nella quiete del loro bosco.