San Michele Arcangelo: la grazia trionfante

È una bella e antica statua e la si ammira percorrendo una creuza del mio quartiere, la nostra Salita San Nicolò.
La statua è compresa negli spazi di un’associazione polisportiva e così si staglia la fiera figura di San Michele Arcangelo nella sua trionfante leggiadria.

Ha le ali grandi e saldo stringe la spada, il suo sguardo non conosce timore.

Così resta, ritto e regale, in questa suggestiva rappresentazione.

E vittorioso così trionfa sul male.

San Michele Arcangelo è il patrono di diverse città e nazioni, è patrono anche del popolo ebraico e della Chiesa Cattolica: il 29 Settembre si celebra la festività dei tre Santi Arcangeli ma anche il giorno 8 Maggio è una data significativa per San Michele Arcangelo.
A Genova, nella nostra Salita San Nicolò, egli è così ritratto in questa fontana così evocativa di lontani e sontuosi fasti.

E si svela nella sua fermezza e nella perfezione dei suoi tratti fanciulleschi.

Glorioso e magnifico questo è San Michele Arcangelo nella sua grazia trionfante.

La gioia del glicine

La gioia del glicine è nel suo svettare libero e maestoso nell’azzurro del cielo di Genova.

L’albero generoso così fiorisce lungo Via Piaggio, io e questo glicine ci conosciamo da tanti anni, fin dai tempi della scuola, ogni volta che sbocciano i suoi fiori dal profumo delizioso sento anche una sorta di nostalgia che non saprei spiegare.

E il glicine dondola, allegro e odoroso, nell’aria leggera.

La gioia del glicine è abbarbicarsi ai muri e alle ringhiere e offrire prodigo al passante la sua splendida beltà.

E così si resta a sentirne la dolcezza e ad ammirare la sua assoluta perfezione.

La gioia del glicine è anche la sua capacità di sorprenderci e di farsi trovare anche nei luoghi più impensati.
E così l’altro giorno mentre percorrevo Vico della Gazzella, una stradina in pieno centro tra Via Palmaria e Via Colombo, il glicine mi ha stupita con i suoi fiori sublimi che danzavano davanti alle finestre.

Così intenso, vivace, un meraviglia della natura.

E quando viene primavera capita anche di posare i piedi su quei petali caduti.

E non si smette mai di essere grati per il dono di questa leggiadria e per la gioia del glicine.

Rifiorire

Ed è tempo di rifiorire.
Dondolano gioiosi gli anemoni dai toni vivaci sull’erba fresca di Villa del Principe.

Nell’attesa che altri colori ravvivino il superbo giardino.

E il rosso e il viola così si stagliano nel verde intenso.

È tempo di rifiorire anche per il ciliegio generoso.

E i suoi fiori candidi si aprono al sole.

E sboccia, magnifico e sontuoso, il glicine.
Sovrasta le creuze, le salite, spande ovunque il suo delizioso profumo.

Ed è primavera e i miei narcisi guardano il mare.

E gli alberi di Giuda si coprono di allegri fiori rosa.

Mentre fragili si aprono alla luce chiara i fragili papaveri dai colori del sole.

E tutto rinasce, si rinnova, ritorna a svelare la propria meraviglia in questo tempo del dolce rifiorire.

Nuove pulizie di primavera alla fermata dell’autobus

Ed è tempo di pulizie di primavera alla fermata dell’autobus!
Come ben sanno i miei fedeli lettori, qui nel mio quartiere c’è una piccola e gradevole fermata dell’autobus resa più confortevole da certi affabili cittadini che ne curano con costanza gli arredi.
Ecco come la troviamo adesso: con una comoda panchina e una sedia colorata.

Questa questione, però dura da anni e anni e periodicamente ripropongo un riassunto delle puntate precedenti: andiamo così al 2013.

Balziamo poi nel 2015.

Si aggiunse, poco dopo questo tavolino.

Nuove sedie furono là collocate nel 2016.

Nel 2017 fu poi la volta di un passeggino.

Un certo stile improntò l’anno 2018.

E nella calda si pensò anche ai più piccini.

In autunno si cambiò ancora.

E a novembre ancor di più.

Venne il 2019 ed ecco nuove sedie ancora.

In primavera poi trovarono posto a sedere le care amiche Els e Irene.

Rimasero queste tonalità di grigio.

E poi ne se aggiunsero altre.

A Febbraio 2020 trovai una scatola di musicassette su una sedia da ufficio.

In estate si aggiunsero due sedie da giardino.

E poi fu la volta di un bel quadretto.

Ad aprile 2021 ecco spuntare una scopa.

E poi è arrivato un pouff.

E a maggio di quell’anno trovai una specie di scaffaletto.

Venne poi settembre 2021 ed ecco comparire un tavolino, una sedia e riviste e libretti per svagarsi un po’ nell’attesa!

In ottobre accanto alla sedia trovai un gioco per i più piccini.

A Gennaio 2022 ecco invece un tavolino.

E poco tempo dopo ecco anche una seggiolina da campeggio.

A maggio del 2022 ecco infine una comoda e ampia panchina.

Ora, in questo scorcio di stagione che sboccia, è tempo di pulizie di primavera.
L’albero dietro è stato potato, il sole splende, l’aria è fresca e la fermata dell’autobus e in ordine e bene attrezzata per accogliere gli utenti del piccolo autobus che sfreccia su e giù per queste strade.
E allora, cari amici, buona attesa e buon viaggio a tutti!

Basilica di Santa Maria Immacolata: le ricchezze della facciata

La Basilica di Santa Maria Immacolata è una delle chiese più fastose di Genova: progettata nella seconda metà dell’Ottocento venne realizzata su progetto dell’architetto Maurizio Dufour e aperta al culto nell’anno 1873.
Si tratta di un edificio di particolare ricchezza, è una chiesa ampia e vasta costruita sull’ottocentesca Via Assarotti che è una delle vie di quella Genova Nuova pensata e immaginata dagli uomini di quel tempo e rimasta a noi come preziosa eredità.
Vorrei mostrarvi, in questa circostanza, alcune delle ricchezze che abbelliscono la facciata della Chiesa, sono opere di artisti che lasciarono la traccia del loro indiscutibile talento.

Ho consultato a tal scopo l’esaustivo ed interessante libretto scritto da Ferruccio Mazzucco e disponibile presso la Basilica stessa.
Osserviamo la chiesa nella sua indiscutibile magnificenza, la facciata venne realizzata utilizzando diversi tipi di marmi pregiati e abbonda di decorazioni ed ornamenti diversi come fiori e foglie rampicanti.

Nella parte superiore, nel grande frontone centrale, si trovano dei tondi scolpiti da celebri artisti: al centro si trova il Cristo di Domenico Carli, ci sono poi San Marco di Pietro Costa, San Giovanni di Federico Fabiani, San Pietro di Domenico Carli, San Paolo di Giovanni Scanzi, San Matteo di Lorenzo Orengo, e infine San Luca dello scultore Giacobbe.
Questi artisti lasciarono la loro eredità di bellezza in molti luoghi diversi, primo tra tutti il Cimitero Monumentale di Staglieno.

E al di sotto ecco sette angeli, sono magnifiche creature celesti opera dello scultore Antonio Canepa.

E suonano una musica celestiale per celebrare la gloria di Dio: uno legge la musica e un altro soffia gentile su un flauto.

Uno pare intonare una melodia armoniosa e uno muove le dita svelte sul suo mandolino.

E infine uno suona la tromba.

Si staglia nel cielo chiaro la bella statua della Madonna Immacolata posta sul culmine della cupola e opera di Giuseppe Pellas su modello di Giovanni Scanzi.

Sulla sommità della Chiesa, invece, si erge l’amorevole figura del Cristo Risorto scolpito da Antonio Canepa.

Sulla facciata trovano spazio poi due bassorilievi realizzati da Antonio Burlando su modello di Antonio Canepa.
A sinistra del portale è così rappresentata l’Annunciazione.

Sull’altro lato invece si trova la Visitazione.

Osserviamo ancora questa maestoso portale: nella lunetta si ammira il magnifico mosaico nel quale è rappresentata l’Incoronazione della Vergine realizzata sui disegni di Cesare Maccari.

Sulla sommità del portale invece si erge lieve e gloriosa la figura dell’Arcangelo Michele che stringe in una mano la sua spada, la scultura si deve ancora ad Antonio Canepa.

Due nicchie sono poste ai lati del portale e accolgono le opere di due artisti di impareggiabile talento.
Il sole così lambisce la figura ieratica di San Giovanni Battista scolpita dal talentuoso Giovanni Battista Villa.

Il Patrono della Superba è rappresentato mentre stringe a sé la bandiera di Genova.

Sull’altro lato si staglia poi nella sua fierezza un altro santo molto caro ai genovesi: ha l’armatura, lo scudo, le sue doti guerresche sono bene rappresentate.

E tiene sotto il suo piede il serpente: è il nostro San Giorgio magistralmente scolpito da Giovanni Scanzi.

Non è il solo luogo nel quale potete trovare questo sguardo indomito.
Lo scultore Giovanni Scanzi, infatti, volle un’identica statua di San Giorgio a custodire il suo sonno eterno e così la si ammira sulla tomba dell’artista nel Porticato Inferiore a Levante del Cimitero Monumentale di Staglieno.

La Basilica di Santa Maria Immacolata è una chiesa ricca e imponente, al suo interno si conservano opere di abili scultori e artisti, sull’altare maggiore è collocata la splendida Madonna Immacolata di Santo Varni e numerose sono le altre opere degne di nota delle quali tornerò a parlare.
Vi ho mostrato, con semplicità e alla mia maniera, il sole che sfiora i tratti degli angeli che custodiscono questo luogo.

Percorrendo Via Assarotti lo sguardo incontra questa grazia e questa leggiadria.
Soffermatevi ad ammirare tutta questa bellezza che così si svela sulla facciata della Basilica di Santa Maria Immacolata.

Un pietra d’inciampo per Bruno De Benedetti

Oggi è il 27 Gennaio e in questo giorno si celebra la Giornata della Memoria per ricordare le vittime dell’Olocausto, persone vittime dell’odio cieco che ha percorso anni terribili della nostra storia.
A loro sono dedicate le pietre d’inciampo, targhe in ottone che “raccontano” queste vicende dolorose e tragiche.
Ogni pietra d’inciampo viene posizionata in un luogo significativo per la persona alla quale si riferisce come ad esempio la dimora o il posto nel quale questa persona venne tratta in arresto e portata via ai suoi affetti.
Ho già avuto modo di scriverne in passato, qui e qui trovate i miei post dedicati alle pietre d’inciampo di Genova.
Di recente è stata collocata una nuova pietra d’inciampo, è l’undicesima: vi si legge il nome del Dottor Bruno De Benedetti, di professione pediatra.

Il tempo scorre, ci sono ancora tra di noi alcuni sopravvissuti che scamparono a quella furia: raccontano le loro storie, possiamo ancora sentire dalle loro voci ciò che videro e la tragedia immane che essi vissero.
Alle nuove generazioni è lasciato il compito di preservare queste memorie e conservare il ricordo di quanto accaduto perché non avvenga mai più.
Il Dottor De Benedetti era un giovane poco più che trentenne e la pietra d’inciampo in sua memoria è posta davanti al civico 1 di Via Mameli dove era sita la sua abitazione e dove i suoi cari attendevano il suo ritorno.
Oggi si legge là il suo nome, per non dimenticare.

Santuario della Madonnetta: la Cappella dell’Aspettazione

Ha un luogo a Lei dedicato, nel nostro Santuario della Madonnetta: questo è il viso dolce di Maria in attesa del parto, l’opera è attribuita a Bartolomeo Guidobono, artista vissuto tra la fine del ‘600 e l’inizio del ‘700.

La figura di Lei è eterea e regale, avvolta nel sontuoso manto azzurro, una sorta di visione mistica e amorosa.

Questa è una delle opere che potete ammirare nel Santuario genovese che domina la città, un luogo di antica devozione e celebre in particolare per il suo caratteristico presepe.
Una chiesa magnificente, ricca di raffinate decorazioni e di opere d’arte da ammirare.

E qui, nella Cappella dell’Aspettazione, è custodito il dipinto nel quale è ritratta la Madonna nel tempo che precede la nascita di Gesù.

Gli angioletti nel petto, la corona lucente di oro, la postura accogliente e gentile, un senso di magnifica lievità.

E ai piedi di Lei e tutto attorno altri piccoli angeli sbarazzini, in una rappresentazione che suscita un senso di pace e di armonia.

Nella bella chiesa tanto cara ai genovesi.

In questa quiete, l’oro luccicante così incornicia la grazia di Maria nella Cappella dell’Aspettazione.

Chiesa di Padre Santo: il Presepe dei Frati Cappuccini

Questo è un presepe suggestivo, antico e molto amato dai genovesi: è il Presepe della Chiesa della Santissima Concezione e Padre Santo sita nella bella Piazza dei Cappuccini.
Il presepe dei Frati Cappuccini è composto da diverse statue settecentesche di magnifica fattura, alcune sono riconducibili al Maragliano e alla scuola genovese.
E si compie, di nuovo e ancora, la gioia della Natività.

E tutti si recano al cospetto di Lui, Gesù è nato.

E c’è il ricco e c’è l’uomo semplice, perché Gesù è venuto per tutti noi.

La luce brilla in lontananza, là dove è caduta la neve.

Qualcuno porta con sé i propri animali.

E sguardi amorevoli e bisognosi sembrano trovare nuova fiducia.

Le ceste sono ricolme, i cuori battono all’unisono.

In un’ambientazione raccolta, intima e di grande suggestione, il giorno e la notte si susseguono nel presepe dei Frati Cappuccini.

A Lui ci si avvicina devoti e speranzosi, i Magi venuti da lontano recano a Lui in dono l’oro, l’incenso e la mirra.

E gli occhi amorosi cercano soltanto il Figlio di Dio.

Così si giunge al Suo cospetto, con una dolce preghiera.

Mentre la luce rischiara la capanna dove è nato il piccolo Gesù, venuto al mondo per la salvezza del mondo.

Castelletto, mio amato quartiere

Infinite sono le cose amo del mio quartiere, non saprei ripeterle tutte.
In una di queste mattine autunnali scendevo verso il centro e intanto osservavo le case, le finestre, le vie.
E pensavo; quanto cose amo di te, mio adorato quartiere.
Di Castelletto amo le prospettive e le vedute prodigiose, le curve a gomito e il vento che a volte all’improvviso turbina per le strade, amo le passeggiate sotto gli alberi e amo gli spazi a misura d’uomo.
Amo la sua eleganza ottocentesca, amo la luce chiara e la ringhiera di Corso Firenze.

E amo quella ringhiera anche in quei tratti in cui si ricopre di foglie arrossate dal tempo d’autunno.

Di Castelletto poi amo le scale, le salite impervie, le sue creuze e le curve, i tornanti e le discese precipitose, amo le vedute impreviste fra i palazzi antichi.
Amo il suo stile rigoroso e la mancanza di ostentazione che è sempre stata, da quando ho memoria, una delle caratteristiche di questo quartiere.
Amo i colori e i profumi delle stagioni, i glicini sontuosi che adornano le vie e le mimose lucenti, la passiflora che sboccia sul muraglione di Via Piaggio e le novembrine foglie dorate.

Amo semplicemente passeggiare in queste strade che trovo quiete, piacevoli e da sempre a me molto care.
E amo le funicolari e gli ascensori, amo le scenografiche passerelle, le panchine, le zone verdi e i terrazzini sui tetti.

Amo la vena romantica di questi luoghi, sebbene a me siano ben noti e molti familiari finisco sempre per innamorarmene ancora e ancora.

E amo il fatto che, molto spesso, tra i palazzi ritrovo la Lanterna.
Così, nello scorcio tra due case, in una di quelle prospettive magnifiche e sempre sorprendenti.

E amo avere a pochi passi da casa il punto panoramico più straordinario che si possa immaginare sui tetti e sulla città vecchia, sulle ardesie e sui palazzi fastosi della Superba.
Guardare Genova da Spianata Castelletto rimane uno dei più sinceri atti d’amore per la mia città che così si svela in tutto il suo splendore.
E queste sono davvero solo alcune delle cose che amo di Castelletto, mio adorato quartiere.

Autunno genovese

Questo nostro autunno genovese è stato fino ad ora gentile e generoso e ci ha regalato giornate terse e limpide.
Ora, sul finire di novembre, inizia a volte a spirare più potente il vento che fa vibrare le foglie rosse.

E io amo, in queste giornate così belle, scendere giù da Via Piaggio e trovare i colori di questa stagione.

E cadono le foglie, si posano leggere al suolo e creano un disegno perfetto.

È una magia di lievità accartocciate.

E un fremito di oro contro l’azzurro.

Devi solo attendere e l’autunno, prima o poi, cade ai tuoi piedi.

E poi ancora, giù per Rampa Silvio Fellner, non so dirvi quante volte nella vita io abbia percorso questa bella mattonata.
L’ho fatta di corsa per non arrivare in ritardo a scuola o con il passo più leggero per andare agli appuntamenti con le mie amiche,  gradino, dopo gradino.

E in questa stagione mi fermo sempre a un certo punto della ringhiera e resto a guardare le foglie con le loro sfumature.

Questo autunno genovese ha portato sul mio terrazzo, intorno alla metà di novembre, un’elegantissima ospite che è andata a posarsi sulla veronica.

Questo autunno genovese ha fatto poi sbocciare certi fiori di un colore celeste perfetto, così si avvinghiano alla ringhiera di Corso Firenze.

E ancora, in questo autunno genovese, arrivo in centro passando da una mattonata all’altra.
Con le mie pause e le mie lentezze, guardando tra un palazzo e l’altro, cercando scorci, tetti e panni stesi.
E arrivando là, passo dopo passo.

Ti lascia un po’ sognare il nostro autunno, ti dona i suoi colori e si offre così allo sguardo, stagione delle foglie che arrossiscono così davanti alle finestre e sulle creuze di Genova.