Storie di Natale

“No, non sono uno spirito del Natale e vivo con i miei compagni in un bel posto, dove ci prepariamo per la nostra festa, quando ci è concesso di girare il mondo per aiutare a renderla un momento felice per tutti coloro che ci lasciano entrare. Vuoi venire a vedere come lavoriamo?”

Così la piccola Effie sorrise e seguì volentieri colui che le aveva rivolto queste parole e con lei andremo anche noi lettori, è una vera piacevolezza perdersi nell’universo di fantasia di Louisa May Alcott nel volume Storie di Natale Racconti inediti pubblicato da Edizioni Clichy.
La Alcott è l’indimenticata autrice del celebre romanzo Piccole Donne e non le saremo mai abbastanza grati per averci svelato il magnifico mondo delle sorelle March.
La scrittrice destinò la maggior parte di questi suoi racconti alla sua nipotina, queste sono le storie della buonanotte che questa zia così speciale raccontava alla sua Lulù.
E così è particolarmente gradevole mettersi seduti con questo libro tra le mani e lasciarsi trasportare in certe atmosfere fiabesche dove si incontrano bimbe curiose che si chiamano Lily, Rosy o May e ragazzini che si annoiano e vanno in cerca di avventure.
Il mondo della Alcott è una delizia di straordinarie fantasie che vi faranno ritornare bambini, questo libro si legge in soffio e d’altra parte si vorrebbe anche che non finisse mai: ha il garbo della scrittura ottocentesca, vi si ritrovano le atmosfere che ci si attende e tuttavia è una costante splendida sorpresa.

Non mancano i rimandi ad autori noti, il lettore riconoscerà sicure suggestioni dickensiane e per una certa parte coglierà anche la gradita influenza di Hans Christian Andersen.
Nelle storie di Louisa May Alcott ci sono anche certi animaletti parlanti, ad esempio incontrerete Hop, Croack e Splash: loro sono tre ranocchi, due fratelli e una sorella, non vi svelo niente su di loro e vi lascio il piacere di scoprirlo.
E poi queste storie hanno anche una morale: sono piccoli insegnamenti, strade da seguire, ammonimenti e lezioni di vita.
La gioia della lettura si ritrova poi nella totale immersione in trame imprevedibili e inaspettate e in bellissimi giochi dell’immaginazione.
Sono tutte storie piacevoli ma io ho adorato in particolare le avventure della piccola Lily nel Paese delle Caramelle: questa bimbetta vi ricorderà una certa Alice nel Paese delle Meraviglie, il suo viaggio tra le varie dolcezze la porterà anche nel paese dei dolci dove tutti sono imparentati per via dei nonni, Zucchero e Melassa.
E poi in altre storie incontrerete Kitty e le sue scarpe ballerine, May con la sua scatola magica, Rosy e i suoi fantastici compagni di viaggio, il piccolo Johnny al quale si svelerà il senso della vera amicizia e voi sarete accanto a lui per scoprirlo.
Quando un libro riesce a portarti in un meraviglioso mondo allora quelle pagine sono preziose per l’anima, per il cuore e per la mente: questo è uno di quei libri ed è un magico dono della nostra cara amica Louisa May Alcott.

“Appena furono cantate le ultime parole, proprio davanti ai suoi occhi vide una creatura minuscola che si dondolava sulla rosa che era lì in un vaso: una fatina incantevole con le ali come una farfalla, un vestito trasparente e una stella sulla fronte.”

Meg, Jo, Beth ed Amy

Quattro ragazze che non hanno bisogno di presentazioni: le sorelle March, compagne d’infanzia di molte di noi.
Io possiedo una splendida edizione di questo libro, risale al 1947 ed era di mia mamma e i visetti delle nostre eroine sono così ritratti sulla copertina.


Le sorelle March, si legge ancora Piccole Donne? Voglio dire, quelle ragazzine di adesso, che paiono avere atteggiamenti da donne vissute, ancora crescono in compagnia di Meg, Jo, Beth ed Amy?
Sono ragazze speciali le sorelle March, questo certo è un romanzo pensato per giovani lettrici, un romanzo politically correct, che propone, sulla scena, una tipica famiglia americana.
Ognuna delle quattro sorelle rappresenta un archetipo femminile, ognuna di esse ha in sé una di quelle parti che ogni bambina, divenuta donna, in qualche modo svilupperà.
Così credo almeno, così le vedo adesso.
Quattro caratteri, quattro personalità diverse che, in qualche maniera, appartengono ad ogni donna.
Ma anche quattro piccole donne, differenti e complementari tra loro.
Meg, la saggia, paziente sorella maggiore. Madre e sposa, si distingue per assennatezza e saggezza, è la roccia sulla quale poggiano le altre sorelle.
La fragile e sfortunata Beth, emblema della dolcezza e della pazienza, ama suonare il piano, è riflessiva, tranquilla, timida.
Jo, il maschiaccio di casa, ragazza vulcanica e dal carattere un po’ peperino, amante dei libri, della lettura e della scrittura.
E da ultima la minore, Amy, bella, vanitosa e viziata.
Le sorelle March, chi non le ricorda?
Sapete, ho letto questo libro moltissime volte, anni fa.
E mi sono rimasti alcuni ricordi, perché i libri, quando li ami, lasciano un segno, una traccia che resta e che ti fa tornare con il pensiero a quelle pagine, ai giorni trascorsi a leggerle.
Un natale senza doni non è Natale. Così si legge all’inizio del romanzo, ed eccole le quattro sorelle che discutono tra loro, e parlano, voglio comprare un regalo per la mamma. Ricordate questa scena?
Io l’ho precisamente incisa nella mente, come alcune altre.
Ricordo Beth suonare il piano a casa di Laurie, ricordo Amy a scuola messa in castigo dal professore, ricordo la nascita del suo amore con Laurie e poi sempre riguardo ad Amy, ai tempi mi aveva colpito quel suo vezzo di andare a dormire con una molletta sul naso, è così, secondo la piccola March, che poi ci ritrova con il naso all’insù!
Romantico, sognante, ricco di buoni sentimenti, questo è Piccole Donne.
Ed è proprio Amy, insieme a Jo, il mio personaggio preferito.
Certo Jo è una ragazza fuori dal comune, anticonformista, particolare, a suo modo geniale, era emozionante seguire la sua passione per la scrittura, vederla seduta allo scrittoio ad inventare trame ed avventure.
Nellaversione cinematografica del film risalente al 1933, per la regia di George Cukor, Jo ebbe il volto di una splendida Katherine Hepburn, in seguito quel ruolo venne interpretato da June Allyson e infine da Wynona Rider. Nessuna, a parere mio, ha mai eguagliato la grande Kate, è a lei che va la mia mente se penso a Jo. La trovo perfetta, in ogni senso,  credo anche che questa meravigliosa attrice avesse, in un certo modo, molti punti in comune con Jo March.
Anche Kate era una donna fuori dagli schemi, dotata di grande intelligenza e di carisma, non certo una donna banale.
Il ruolo di Amy, invece, fu interpretato prima da Joan Bennett, poi da Elizabeth Taylor e infine da Samantha Mathis.
E non ci sono dubbi, Liz Taylor fu una splendida, indimenticabile Amy March.
Capricciosa, stizzosa, bellissima.
E poi, ricordate la voce? La doppiatrice italiana, Germana Calderini, aveva quel timbro inconfondibile, a dire il vero non è mai stato molto di mio gusto, ma era perfetto per i personaggi interpretati da Liz Taylor e sublime nel caso della piccola March.
Meg e Beth, per me, sono sempre state personaggi di contorno.
Tuttavia, avevo seguito con tanto affetto come Meg scopre l’amore e con molta malinconia la vicenda della piccola Beth e del suo amaro destino.
Ora leggo un’intenzione, nella creazione di questo personaggio, credo che il carattere di Beth, la sua pacatezza, siano lo strumento che la Alcott usò per avvicinare le giovani menti a un tema così doloroso come la morte, credo la funzione di questo personaggio sia, in qualche maniera, didattica e pedagogica.
Perché questo è Piccole Donne, la strada faticosa verso la crescita, gli ostacoli che si presentano lungo il cammino, il coraggio e la fiducia in se stessi e nelle proprie capacità.
Il viaggio della vita, insieme a quattro sorelle che tutte noi portiamo nel cuore: Meg, Jo, Beth ed Amy.