Ammirando il portale di Palazzo Stella

Gironzolando nei caruggi, come ben sapete, è sempre saggio alzare gli occhi e soffermarsi sui dettagli di certe antiche dimore che ancora spiccano per la loro bellezza nelle strade della città vecchia.
E così, trovandovi dalle parti di Canneto il Curto, vi consiglio di fermarvi ad ammirare il portale di Palazzo Stella che si affaccia sulla piazza omonima, la famiglia Stella era un’antica famiglia genovese che ha così lasciato la sua traccia in un tratto della città.

L’edificio, oggi sede di un’associazione culturale, risale al lontano XVI secolo, a pensare quante persone hanno varcato quella soglia si resta in qualche modo sconcertati.
E in molti, come noi, posarono lo sguardo sul magnifico portale e sulle sue ricche decorazioni floreali che circondano uno dei due stemmi ormai abrasi.

Come si legge sul pregiato volume “Le Pietre Parlanti” di Luciana Müller Profumo, questo portale presenta una particolarità: l’Agnello di Dio, infatti, è il punto centrale della targa e così si svela nella raffinatezza di questa scultura.

Non mancano certi severi profili a vigilare sulla vetusta dimora.

E ogni petalo e ogni foglia è rifinito con vera maestria ed accuratezza.

Il cielo così sovrasta questi caruggi come accadeva in quel tempo di dame e cavalieri che vissero e respirarono nelle stanze di Palazzo Stella.

E ancora resta sotto i nostri sguardi, il magnifico portale di questo antico edificio.

La Madonna di Piazza Stella

La Madonna di Piazza Stella veglia benevola sui passanti e su tutti coloro che attraversano queste strade antiche.
Ai piedi di lei qualcuno ha posto candidi fiori, rappresentano un affettuoso tributo alla Madre di Dio e forse anche all’amore che i genovesi nutrono per le belle edicole poste nella città vecchia.

La dolce figura di Lei fu un tempo rischiarata da tremule fiammelle di lampade e nel luogo nel quale essa si trova, là dove ha inizio Vico del Sale, in epoche di altra devozione forse avrà ascoltato le sommesse preghiere del popolo devoto.
Il gruppo scultoreo rappresenta la Madonna della Misericordia apparsa a Savona al Beato Botta, l’umile contadino è in ginocchio davanti a Lei.

Piazza Stella (2)

Mi sono piacevolmente stupita di trovare quelle corolle rosa e bianche sotto questa immagine sacra, nei nostri tempi distratti non è poi così frequente.
È segno di cura e attenzione, è un gesto carico di rispetto e di amore per la storia della città.

Piazza Stella (3)

Fiori per il suo amorevole sguardo di madre.

Piazza Stella (4)

Lei ha i tratti garbati di fanciulla poco più che adolescente, lei apre le braccia in un gesto accogliente e generoso.

Piazza Stella (5)

Illuminata dalla luce che filtra tra le case alte dei caruggi, sotto il cielo di Genova.

Piazza Stella (6)

Candida come i fiori posti ai suoi piedi, nella semplice e raccolta bellezza di Piazza Stella.

Piazza Stella (7)

I Balestrieri del Mandraccio: trent’anni con noi

I Balestrieri del Mandraccio festeggiano uno splendido compleanno: 30 anni in Compagnia, 30 anni di affascinanti e suggestive rievocazioni storiche.
Per celebrare questa ricorrenza è stata allestita un’interessante mostra presso l’Associazione Culturale Satura in Piazza Stella.

Benvenuti nel mondo dei prodi Balestrieri del Mandraccio, coraggiosi ed epici combattenti.
La Compagnia valorizza le storie e le usanze del lontano periodo medievale, gli abiti indossati dai suoi membri sono fedeli repliche di ciò che veniva realmente utilizzato in quel tempo distante.

Partecipano a campi medievali, si esibiscono in antiche danze, fanno conoscere arti e mestieri di epoche lontane.
Nulla è lasciato al caso, la ricostruzione di quel mondo è frutto di minuziose ricerche.
Ed ecco un astuto ed abile mercante.

Repliche di suppellettili ed elmi, abiti e giochi, non manca nulla in questa mostra.

E naturalmente ci sono le armi e il vessillo dei balestrieri.

E incontriamo ancora un giovane mercante, accanto a lui c’è un saggio e competente notaio di rosso vestito.

Costoro invece confabulano davanti a un tavolino, chi mai saranno?

Davanti a loro ciotole con certi ingredienti.

E poi gli attrezzi per curare coloro che sono afflitti da tremendi mali e che perciò devono ricorrere a certe cure.
Ammettiamolo, siamo fortunati ad essere nati in questa epoca.

Ed eccolo qui colui che conosce tutti i segreti e i rimedi per mantenere una buona salute, lui è un sapiente medico.

C’è da dire che fare il balestriere può essere una faccenda piuttosto impegnativa, provate un po’ voi a stare con l’elmo in testa sotto il sole di luglio!

Codesto giovine è chiaramente un nobile, non c’è bisogno di specificarlo.

Troverete esaurienti pannelli esplicativi dedicati a diversi argomenti, viene spiegato anche come era allestita una cucina militare, c’è un pannello sulla diffusione della balestra, un’arma molto diffusa al tempo delle crociate.

E poi, in circostanze come questa, accade che passato e presente si intreccino.
Uno scudo, un abito antico e un telefono tra le mani.

E poi una pietra per accendere il fuoco.

Sul tavolo una bevanda particolare per brindare come si conviene alla salute della Compagnia dei Balestrieri del Mandraccio.
È l’ippocrasso, un vino speziato e prodotto secondo un’antica ricetta medievale, tra i vari ingredienti contiene anche zenzero e cannella.

La mostra è allestita con cura e con particolare attenzione.

Sono contenta di essere andata all’inaugurazione, ho così potuto incontrare i valenti Balestrieri del Mandraccio e li ho visti camminare per le strade della nostra città, in queste vie antiche.

Uno di loro non indossava un abito medievale, portava questa maglietta che tutti noi di Genova dovremmo avere, secondo me.

E se per caso qualcuno di voi avesse il desiderio di unirsi alla bella compagnia ecco come fare.

A me affascinano le atmosfere di questi mondi passati, penso che rievocare le usanze dei secoli lontani in questa maniera sia un modo coinvolgente per imparare momenti importanti della nostra storia.
E poi, a volte, quel passato non sembra neanche tanto distante.
È qui, nelle strade di Genova.

La mostra durerà fino a sabato 15 Luglio ed è allestita nei locali dell’Associazione Culturale Satura in Piazza Stella 5.
Se andrete a vederla lasciate anche voi traccia del vostro passaggio: la prima firma sul libro degli ospiti è proprio la mia, la seconda è quella della mia amica che era con me.

Congratulazioni di cuore a tutti i membri della Compagnia dei Balestrieri del Mandraccio, la loro passione porta per le strade della Superba la nostra storia, la loro dedizione regala a tutti noi tante belle emozioni.
Auguri a tutti voi, pe Zena e pe San Zorzo!

800.000 volte grazie!

Oggi queste righe riguardano le pagine di questo blog.
Questa casetta virtuale ha molti amici, voi lettori siete sempre più numerosi.
Qua a fianco c’è uno spazio che io ho chiamato Ospiti di Miss Fletcher, segna coloro che vengono a trovarmi: quel numeretto inaspettatamente alto indica le visualizzazioni del blog.
Ecco, qualche giorno fa mi sono accorta di aver superato le 800.000 visite, veramente incredibile.
Quindi sono senza parole, posso soltanto dirvi grazie!
E per festeggiare questo splendido traguardo colgo l’occasione per pubblicare una foto nella quale la protagonista sono io.
L’ha fatta Pendolante, un’amica di blog che di recente ho avuto il piacere di incontrare di persona, cose belle che succedono a scrivere queste pagine.
Foto a sorpresa, si potrebbe dire, me ne sono accorta a scatto avvenuto, grande Katia, grazie!
Il testo della mail che accompagnava questa immagine? Miss Fletcher fotografa Genova.
Insomma, perfetta per la circostanza, no?
Grazie di cuore a tutti voi che mi seguite con tanto entusiasmo nei miei giri a zonzo per la Superba!

Dear Miss Fletcher

Foto di Katia Mazzoni

Piazza Sale, la poesia del passato

Nessuno mai vi porterà in Piazza Sale, forse no.
Vi porto io laggiù, alle spalle di Canneto.
Una piazza,  anche se in realtà sembrerebbe più un fazzoletto tra le case, un piccolo cortile, un angolo di mondo.

Un vicolo e una piazza per il sale, bene primario che un tempo portò molti denari a Genova.
Il sale, proveniente dalla Sardegna e dalla Provenza, veniva importato dagli armatori genovesi e venduto ad altre città, come Lucca e Firenze.
La città di Genova riforniva anche altre località, utilizzando un percorso che è appunto noto come “Via del Sale”.
L’imposta sul sale fu, per lungo tempo, fonte di ingenti introiti, tanto che nel 1152 ne venne stabilito il Monopolio.
Il carico delle navi veniva a Genova, il sale veniva poi venduto nella zona di Porta dei Vacca e al Molo.
Il sale, tanto prezioso, ha così l’onore di una piazza e di un vicoletto.

Sì, un caruggio stretto, angusto e tortuoso, come spesso se ne trovano nella città vecchia.
Una piazzetta, l’avete veduta, è tutta lì, in quell’immagine.
Si trova, in questo luogo, un sovraporta di un certo pregio.

Ma sapete, è altro ad aver attirato la mia attenzione, su quegli antichi muri.
Guardando in su, accanto al sovraporta, verso l’alto.

Piazza Sale.
Proprietà Privata.
Ippolito Queirolo fu Angelo.
Geronima Ved.A Bardinero.
Emanuelle Cambiaso fu Bar.O
Giuseppe Bruno fu G.B.A

Oh, Piazza Sale, proprietà privata!
Chi sono queste persone? Quando vissero?
Se un po’ mi conoscete già sapete che ho fantasticato parecchio su tutti loro, sul signor Queirolo e sulla vedova Bardinero, e ho pensato a quei giorni, a quando scendevano qui e questa era la loro piazza.
E allora credo che cercherò notizie di loro in qualche polveroso archivio.
Prenderò i faldoni e inizierò a sfogliarli, carta fragile, vergata a mano, carta sulla quale è scritta la storia degli uomini e la poesia del passato.
E quando saprò, tornerò a raccontarvene.
Per ora posso dirvi che tutti loro vissero qui, le finestre delle loro case si aprivano su questo piccolo mondo, sui palazzi dell’antistante Piazza Stella.

Oh sì, Piazza Stella è assai più ampia, non c’è paragone.
E ci sono vestigia del passato.

E tutti loro alzavano lo sguardo verso la Madonna della Misericordia che accogliente apre le braccia verso chi La prega.

E’ proprio lì, all’angolo con Vico del Sale.
E tutti loro la videro ed ebbero parole da rivolgerle.

Ci sono gesti, pensieri e memorie che restano, in qualche maniera.
La traccia di una vita in una targa.
Su un muro.
Il ricordo di chi visse qui e che un tempo alzò lo sguardo verso questo cielo che ancora ci sovrasta, il cielo di Piazza Sale.