Gennaio 1923: notizie sul Ristorante Odeon

Questa è una storia di cento anni fa ed emerge dalle pagine del quotidiano Il Lavoro grazie ad un articolo pubblicato il 2 Gennaio 1923 e ad un lettera al Direttore comparsa sulle pagine del medesimo giornale il 3 Gennaio 1923.
Dunque, era appena trascorso il Capodanno e sul quotidiano si dava notizia di certi festeggiamenti costati cari a una bella compagnia di 7 giovanotti.
Questi amici avevano trascorso l’ultimo dell’anno all’esclusivo Ristorante Odeon, il cenone delizioso si era concluso con tre bottiglie di champagne e con un brindisi frizzante e gioioso.
Al momento del conto, però, ecco la sorpresa: ben 936 Lire, una cifra spropositata secondo i sette avventori che chiesero di parlare con il titolare, il Signor Burlando.
Ne nacque uno discussione fin troppo animata durante la quale andarono in frantumi anche bicchieri e bottiglie e alla fine non si giunse ad un accordo.
E insomma, i sette non volevano pagare e così finirono tutti quanti in questura dove, tuttavia, il Burlando ribadì la sua posizione e così i sette dovettero pagare il conto, riservandosi però di rivolgersi nuovamente alle autorità per far valere le proprie ragioni.
Cose di cento anni che avvenivano al Caffè Concerto Ristorante Odeon, un locale molto esclusivo che si trovava in Via Ugo Foscolo, sotto il Ponte Monumentale, ho trovato l’indirizzo esatto sul mio Annuario Genovese Guida Pagano del 1922-1923.

E tuttavia, cari amici, la vicenda non è certo finita qui!
Eh no, infatti il Signor Burlando, piccatissimo per il fatto di essere finito sul giornale per questa spiacevole vicenda, prese carta e penna e scrisse al giornale la sua versione dei fatti.
Ecco così la sua lettera dove il nostro ci tiene a puntualizzare che bottiglie e bicchieri se ne andarono in pezzi non durante la discussione avvenuta con lui ma in precedenza e la spesa non era neppure stata addebitata.
Inoltre il titolare dell’Odeon riferisce che i sette giovanotti (anche definiti i sette simpatici crapulanti) si erano dilettati dalle undici della sera fino all’alba tra musiche e danze consumando pietanze a base di pregiati fagiani e ricercatissime ombrine e brindando con ottimi vini nazionali e il già citato champagne.
Si tratta pur sempre del più bel locale per lo meno d’Italia, dice sempre il proprietario, anche se il giornalista precisa tra virgolette che questa è un po’ un’esagerazione!
E insomma, ecco lì spiegato il conto per chi desidera passare una serata al Cabaret dell’Odeon, scrive il Burlando, del resto l’Odeon prevede anche servizi meno costosi e infatti precisa che all’Odeon ci sono saloni da concerto dove il caffè al tavolino costa 70 centesimi e sul terrazzo di possono gustare una buona pastasciutta e un quarto di pollo a prezzi molto miti.
E così finisce questa vicenda, lasciando a noi genovesi di un altro secolo la curiosità per le eleganze gloriose del Caffè Concerto Ristorante Odeon.
Pensate se con la macchina del tempo potessimo varcare quella soglia e sederci a un tavolo a chiacchierare amabilmente, potremmo anche conoscere il Signor Burlando e farci raccontare da lui le storie dell’Odeon.
Eppure, in un certo senso, possiamo dire che anche i nostri occhi inconsapevoli si sono posati spesso sulla bellezza che accoglieva gli avventori dell’Odeon.
Tutti noi genovesi, infatti, una volta o l’altra abbiamo attraversato i Giardini di Piazza Verdi davanti alla Stazione Brignole e tutti conosciamo le fontane con l’acqua zampillante adornate da sculture sinuose.
Quelle statue sono opera dell’artista Edoardo De Albertis che le realizzò proprio per il Ristorante Odeon come si legge sul volume “Il Mito del Moderno – La cultura liberty in Liguria” nel capitolo curato dalla Dottoressa Caterina Olcese Spingardi.

Le cariatidi rappresentano le stagioni e rispecchiano appieno il gusto e i canoni estetici celebri in quegli anni ‘20.

E così, sotto il sole di Genova e sotto i nostri sguardi distratti ancora rimane parte di quella bellezza perduta e dei fasti del Ristorante Odeon.

Camminando nel passato alla scoperta di Via Giulia

Ritorno ancora a portarvi nel nostro passato, in una strada che nessuno di noi ha mai veduto e che merita di essere rammentata: l’antica Via Giulia si estendeva in quella che per noi sarebbe oggi la parte alta di Via XX Settembre e cioè la zona compresa tra l’attuale Piazza De Ferrari e il nostro Ponte Monumentale.
Era una zona che aveva all’epoca un aspetto diverso, la rivoluzione urbanistica operata da Cesare Gamba restituirà ai genovesi una prospettiva completamente differente che ancora oggi si apre davanti ai nostri occhi.
Per raccontare l’antica Via Giulia ho consultato La Settimana Religiosa del Luglio 1899, all’epoca era in corso la realizzazione di Via XX Settembre e la città con il suo attuale aspetto era ancora tutta da immaginare così l’autore dell’articolo che si firma con le iniziali P.L.P. scrive queste parole:

Prima che si perda totalmente il nome e la forma di questa strada vogliamo qui scriverne la descrizione e la storia affinché resti di memoria ai posteri che transiteranno per Via XX Settembre.”

Andiamo quindi a certi tempi lontanissimi: ancor prima della Via Giulia esisteva l’antico Vico del Vento che partiva dalla Piazza San Domenico, zona destinata a divenire poi la nostra Piazza De Ferrari.
Dunque, si era nel 1628 e questo Vico del Vento pare che fosse davvero angusto per le necessità dell’epoca e così il patrizio Giulio della Torre, con deciso piglio imprenditoriale, si fece balenare l’idea di costruire una strada carrozzabile: la strada prenderà il nome da lui e verrà denominata Via Giulia.
La realizzazione non fu immediata, bisognerà attendere infatti il 1642 per l’inizio dell’edificazione di Via Giulia, l’opera fu realizzata non senza difficoltà.
E infatti, come sempre accade quando si tratta di rivoluzioni urbanistiche, non tutti erano contenti.
Eh già, c’erano certi commercianti residenti nel Carrubeo del Vento che non dormivano sonni tranquilli!
Dicevano infatti che questa balzana idea del Della Torre avrebbe danneggiato i loro commerci di panissa, frisceu e farinate.
E così i panissaroti, farinatari e venditori di torte indirizzarono una bella lettera ai Padri del Comune chiedendo di tener conto delle loro necessità e dei loro commerci e le autorità, temendo un poco gradito sciopero dei venditori di farinata, decretarono che venisse disposto per loro un lauto risarcimento.
E così ebbe inizio la costruzione dell’antica Via Giulia.

Via Giulia dalla Porta degli Archi (Ponte Monumentale) verso Piazza De Ferrari

L’autore del magnifico articolo dedicato a Via Giulia ci narra poi della strada già completamente realizzata e della grande soddisfazione dei rappresentanti dell’alta società.
Finalmente c’era una strada ampia, ariosa e adatta alle necessità di quei nobili che si recavano a cavallo in villeggiatura ad Albaro e delle dame che si facevano condurre il portantina alla Chiesa di Carignano.

Con il passare del tempo, tuttavia, i grandi cocchi padronali divennero i mezzi prediletti dai nobili della città per raggiungere Terralba, Sturla o le altre località vicine.
Ed ecco così un nuovo coro di mugugni perché la Via Giulia non era più abbastanza grande e bisognava provvedere in merito: è il 1710 quando il governo dispone che si provveda a un ulteriore allargamento della Via Giulia.
Impresa non facile, va detto che fino alla metà del ‘700 non cessarono le beghe e i litigi, ci volle del bello e del buono per la realizzazione della strada.
Nei tempi successivi, a più riprese, furono operati degli interventi per ampliare e modificare la strada, venne variata anche la pendenza della via: da principio, infatti, salendo verso De Ferrari la Via Giulia aveva una forte pendenza e poi scendeva altrettanto ripidamente sempre verso l’attuale De Ferrari, così scrive sempre l’autore dell’articolo.
Nell’immagine sottostante ecco un dettaglio dalla cartolina che apre questo articolo.
La veduta è presa dalla zona del Ponte Monumentale e laggiù, in lontananza, si scorge Piazza De Ferrari.

Ma guardiamo ancora meglio, i viaggi nel passato meritano una certa attenzione alla quotidianità.
Ecco i molti manifesti appesi al muro, un cavallo intento a fare il suo duro mestiere e una donna che passeggia per questa Genova a noi sconosciuta.

Forse la signora si sta recando alla Farmacia Bignone per qualche acquisto indispensabile.

Fugge via il tempo e lascia appena la sua traccia, c’è un filo sottile da raccogliere per seguire lo svolgimento di certe storie.
Ed ecco ancora un’antica cartolina, qui la prospettiva è differente: stiamo osservando Via Giulia da Piazza De Ferrari.

E guardiamo ancora meglio, andiamo con questi antichi genovesi nella nostra Via Giulia.
Il primo palazzo sulla sinistra è quello dell’Accademia con i suoi portici, davanti c’è un chiosco.
Laggiù, in lontananza, si scorge l’antica Chiesa del Rimedio che merita certamente uno spazio a lei dedicato.

Una strada vibrante di vita, con i suoi negozi, le insegne, i cavalli e i carretti, gli uffici e le case.

La Via Giulia con le sue case alte verrà demolita e al suo posto sorgerà la nostra Via XX Settembre con i suoi portici, i palazzi eleganti e progettati da valenti architetti.
Sorgerà il Ponte Monumentale e quella diversa idea di Genova immaginata da Cesare Gamba diverrà concreta realtà e scenario della quotidianità dei genovesi.

Resterà, nella memoria di alcune generazioni, il ricordo di Via Giulia.
Così semplice, antica, sempre vissuta, una consuetudine perduta.
E qualcuno, magari avrà ricordato con nostalgia certe botteghe scomparse, alcuni scorci cari o alcuni luoghi del cuore.
E sospirando avrà rivolto un pensiero dolce a quella rimpianta strada genovese, come un bambino che corre verso Via Giulia e verso il tempo che lo ha accolto e cresciuto.

Un istante di Via XX Settembre

Era un istante di Via XX Settembre.
Era un istante di gonne corte, di magliettine leggere e sandaletti, era un istante da fine della scuola e da trepidante attesa delle vacanze.
Era un istante di vetrine luccicanti e allegre di abiti estivi, di coni gelato e fiori in boccio, di gruppetti di ragazzine spensierate.
Era appena un istante di un pomeriggio di giugno e i raggi del sole si insinuavano sotto i portici disegnando curve e giocando con le colonne, in una perfezione davvero insolita e particolare.
Era un istante di giochi di luce e ombra, in Via XX Settembre.

Un giorno in Via XX Settembre

E ritorniamo ancora nel passato, con la mia macchina del tempo e con il suo inesorabile tic tac, tic tac.
È un giorno di un’epoca diversa, la nostra Via XX Settembre pare affollata e ognuno si dedica alle proprie faccende.
C’è un ragazzetto, lì sul marciapiede: si volta indietro e osserva incuriosito, lui davvero fretta non ne ha, ha tutto il tempo del mondo.
La sofisticata signora alle sue spalle, invece, incede apparentemente distratta con il suo abito elegante e il cappello scuro.

Ecco arrivare un moderno tram, lì accanto passano carri e carretti, è tutto un tumultuare di traffico e un continuo andirivieni e là sotto i portici i genovesi si fermano ad ammirare le vetrine, proprio come faranno anche coloro che verranno molti anni dopo.

La vita ferve, ride, fa rumore, si entusiasma, gioisce, la vita stupisce, sempre.
E in questo giorno qualunque del tempo passato, in Via XX Settembre, c’è il solito gruppetto di ragazzini, eccoli lì con le braghe al ginocchio, il cappello sulla testa, le calzette corte e tutta la vita da vivere.
Sullo sinistra si nota un pubblico ufficiale, forse è un vigile, sulla destra un uomo trascina un carretto, sullo sfondo si scorgono volti e figure.
La vita ferve, vive e fa rumore, sempre.

In un frammento di un tempo distante, in un giorno che è svanito eppure sembra presente, nella nostra Via XX Settembre.

Entrando nella Chiesa della Consolazione

Ci passiamo davanti di frequente, per i genovesi è facile trovarsi nei pressi della Chiesa della Consolazione di Via XX Settembre, l’edificio religioso racchiude al suo interno molte preziose opere d’arte.

Oggi vorrei mostrarvi il suo portale con i battenti in bronzo che sono piuttosto recenti, risalgono infatti agli anni ‘60.
Così si svela, in un gioco di luci e ombre mattutine.

Un tempo la Chiesa si affacciava su Via della Consolazione e quando al posto di questa strada fu edificata la nostra Via XX Settembre quest’ultima venne costruita ad un livello superiore rispetto a Via della Consolazione.
Per questa ragione per entrare in Chiesa da allora occorre scendere alcuni scalini.

Da sempre mi colpisce la bellezza di queste figure: i santi qui effigiati sono Sant’Agostino e San Tommaso di Villanova.
All’interno della Chiesa poi troverete la Cappella di Sant’Agostino e quella di San Tommaso di Villanova.

La luce si posa sulla curva delle ali dell’angelo, sui capelli mossi e sui tratti del viso così forti e decisi.

La sacra lettura, la preghiera, lo sguardo fisso sulle pagine, la mano sollevata in un gesto ieratico.

E i denari che scivolano verso chi si protende in cerca di aiuto e di soccorso.

La sacralità delle figure e la perfetta definizione dei dettagli di ogni vestimento.

La luce e l’ombra e una bellezza a suo modo per me straordinaria.

Se passate in Via XX Settembre soffermatevi anche voi ad ammirare questo portone: vi sono rappresentate la fede, la preghiera, la carità e la ricerca dell’amore di Dio.

 

Ancora in Via XX Settembre

E torniamo ancora, una volta in più in Via XX Settembre.
Sempre con la macchina del tempo che ci porta in quel tempo che a noi piace immaginare, senza nemmeno sapere se stiamo indovinando ma questo è anche il bello dei giochi di fantasia.
E così, in questo giorno di un anno lontano ci si incammina verso la più vibrante arteria cittadina, ricca di bei negozi e di palazzi fastosi.
C’è un certo verde urbano che noi non siamo abituati a vedere in quel tratto di strada antistante Piazza della Vittoria, deve fare anche un po’ caldo in questo giorno di un anno che non so: così sembra a giudicare l’abbigliamento del signore in primo piano, tuttavia le altre persone sembrano ben più coperte!

Che tempo diverso era questo!
Ecco le vetrine colme di abiti alla moda, gonne lunghe, maniche a sbuffo e vezzosi cappelli da signora.
C’è chi passa su una briosa macchina sportiva, che bellezza il vento che sfiora la faccia, che gioia l’ebbrezza della velocità!

C’è chi invece si mette in paziente attesa del tram, la vita è anche fretta, incombenze, persone che incontri, cose da fare, tram sbagliati e mete da raggiungere.

E così mi piace sempre ritornarci in questa nostra Via XX Settembre: ancora ogni volta diversa, ma sempre unica e speciale per noi genovesi.

9 Ottobre 1908: un nuovo servizio di automobili

Le innovazioni cambiano la vita e chissà quanto saranno stati curiosi quei genovesi del passato a leggere una certa notizia.
È il 9 Ottobre 1908 e con un certo compiacimento il cronista che scrive sulle pagine del quotidiano Il Lavoro racconta con accuratezza di dettagli la bella novità: presto Genova avrà un nuovo servizio di automobili.
Caspita, si tratta di ben venti vetture e nel giro di otto mesi saranno tutte a disposizione del pubblico.
Per iniziare tre di queste automobili sono già pronte per essere usate, si tratta di veicoli di gran lusso, eh.
Nessuna preoccupazione per gli chauffeurs, sono stati scelti tra i bravi guidatori che ci siano!
Oh, poi ovviamente le automobili sono dotate di moderni tassametri e quindi il costo del percorso verrà calcolato alla perfezione, sul giornale si legge che una corsa cittadina alla fin fine verrà a costare pure meno di 2 Lire.
E per celebrare questa importante novità si è pure tenuto un evento voluto proprio dal lungimirante imprenditore che ha intrapreso questa bella avventura.
Dunque, sono stati invitati 15 signori giornalisti, racconta sempre il cronista: costoro sono stati portati a fare un giro per la città su tre eleganti automobili e poi hanno terminato la giornata al Lido d’Albaro con un sontuoso banchetto e con uno spumeggiante brindisi con lo champagne.
Che fortunati, immaginatevi la gente che li ha veduti passare, tutti avrebbero voluto essere al loro posto!
Fino a ieri si andava con le carrozze a cavalli e poi il progresso cambia persino la quotidianità, che stupore la modernità!
Un motore rombante, l’ebbrezza di un viaggio automobile: provate a pensarci, è una cosa che a dirsi pare davvero straordinaria, non sembra anche a voi?

Vertigine di Via XX Settembre

Torniamo ancora nella nostra Via XX Settembre, da sempre per noi strada dello shopping con i suoi ampi portici sotto i quali è sempre piacevole camminare.
E là, nell’arteria cittadina che testimonia la più elegante e riuscita rivoluzione urbanistica genovese, gli edifici meritano una certa attenzione: sono opera di raffinati architetti e progettisti, riflettono il gusto di un’epoca che ricercava, a mio parere, una certa armonia.
E saliamo per Via XX Settembre, dirigiamoci verso De Ferrari e sul lato destro fermiamoci al civico numero 33.

Sono entrata in questo palazzo un po’ di tempo fa, soltanto per mia pura curiosità e la Superba, come sempre, anche questa volta non mi ha delusa.
Piano dopo piano, lassù, si svela uno straordinario gioco di sapienti geometrie.

Gradino dopo gradino, sali.
E poi ti guardi indietro e sotto di te così già vedi il mosaico del pavimento.

Si snoda ancora in questo modo quell’armonia di curve sinuose.

E scale, corrimano, una sequenza di proporzioni che paiono ripetersi con perfetta ritmicità.

E così, seguendo questo stupefacente candore che la luce sembra saper valorizzare sono arrivata fino in cima.

E da lassù ecco una vertigine assoluta, come in un vortice del quale si intravede il fondo, da lassù si inquadra perfettamente il disegno che trovate al piano terra.

Le cose cambiano, sempre, a seconda del punto di vista.

E là, bellissima, sorprendente e inaspettata ho veduto questa vertigine di Via XX Settembre.

Luglio 1910: bibite, campane e vicende del passato

Ogni estate ha i suoi fatti di poco conto che sono comunque rimasti impressi su certi fogli di giornali.
E andiamo così al mese di Luglio del 1910 e sfogliamo le pagine del quotidiano Il Lavoro, in Via XX Settembre i commercianti hanno un bel problema!
Che affare, dalla sera alla mattina qualcuno ha impiantato sotto i portici di Santo Stefano un bel chiosco dove si vendono bibite fresche.
Bel sistema, protestano gli esercenti, tutti sanno infatti che a poca distanza c’è un commerciante che avrebbe voluto aprire una delle sue botteghe per l’appunto ad uso bar e i signori del Municipio non hanno concesso il permesso.
Ecco lì, i negozianti pagano fior di affitti e tasse sonanti e poi dall’oggi al domani ti ritrovi un casotto messo lì e nessuno dice niente, non è proprio tollerabile!
Non tarderà ad arrivare la risposta con la precisazione che quel casotto risale a tempi remoti, c’era ancora prima che venisse costruita Via XX Settembre, figuriamoci, è stato solo spostato da un punto all’altro, tra l’altro è il sostentamento di un’affabile madre di famiglia e lì resterà con buona pace degli altri esercenti.

A proposito di bar, c’è pure un altro elettore che mugugna vigorosamente perché a Banchi hanno aperto ben due nuovi bar, non bastavano quelli che c’erano?
C’è poi un agguerrito gruppo di abitanti di Portoria che si premura di scrivere una bella lettera al direttore per protestare contro quello che viene definito senza troppi giri di parole il martirio delle campane di Santa Croce.
Possibile che i frati non capiscano?
I cittadini spazientiti concludono la loro missiva specificando che qualcuno dovrebbe far presente ai suddetti frati che l’indomito Balilla era un portoriano, ecco lì!

Non mancano poi le buone notizie, come ad esempio i numerosi intrattenimenti offerti dal Lido d’Albaro.
Dopo il Don Pasquale, infatti, è in programma il Barbiere di Siviglia, chissà quanti spettatori!
E poi ogni sera, fino a mezzanotte, si può far skating all’aperto, tra l’altro si può usufruire di un comodo servizio di vapori che partono da Ponte Federico Guglielmo e i tramways e le automobili sono in servizio fino all’una di notte.
E non dimentichiamoci poi che in questa briosa estate del 1910 in una calda serata di luglio sono anche in programma scenografici fuochi artificiali nel mare antistante il Lido.

Ci sono poi coloro che fiduciosi si affidano al buon cuore del prossimo: c’è una persona che ha smarrito un orologio d’argento nel tragitto tra i Bagni Strega e Via Madre di Dio, una genovese ha perso un braccialetto d’oro in Spianata Castelletto, un tale si è perso una coperta da cavallo e un altro chiede se qualcuno ha visto la sua scarpa in Ponticello.
Tutti loro affidano questi messaggi in bottiglia alle pagine del giornale sperando in un pizzico di altruismo e generosità.
Infine ricorderei una curiosa notizia meteorologica.
In una calda sera di questa estate del 1910 un furioso temporale si abbatte sulla città e una violenta grandinata con chicchi grandi come nocciole cade sui tetti di Genova, sulle alture e nelle zone circostanti.
Certo, se questo fatto fosse accaduto ai giorni nostri vedreste video girati da semplici e intraprendenti cittadini: accadde invece nel 1910 e così la notizia è solo riportata tra le pagine di un quotidiano.
Il temporale rinfrescò l’aria e regalò sollievo in quel tempo d’estate che sappiamo soltanto immaginare.

Il mare in Via XX Settembre

Forse non ve ne siete mai accorti ma davvero c’è il mare proprio in Via XX Settembre.
Salendo, oltre il Ponte Monumentale, sul lato sinistro di questa centralissima strada genovese fermatevi all’incirca in questo punto e alzate gli occhi verso l’alto e verso ciò che vi sovrasta.

Là, a presidiare il civico 26, è la possente figura di Nettuno che con i suoi turbolenti destrieri solca le acque del mare.
Al di sotto della sua figura, proprio nella parte sovrastante il portone, ecco ancora certi grandi pesci guizzanti.

Lassù, nell’arco del porticato, si possono poi ammirare anche certi fantastici abitanti dell’abisso, con mio stupore mi è accaduto di notarli soltanto di recente.

Sono creature che paiono muoversi seguendo il flusso inquieto delle onde.

Tra alghe, conchiglie e spuma frizzante che inesorabile si disfa contro la riva.

Sono creature dell’immaginazione e della fantasia.

Osservate poi con maggiore attenzione questa prospettiva di questo tratto di Via XX Settembre, qui tutto rievoca il mondo marino.

E lassù, nei pannelli che compongono il soffitto, è ancora un susseguirsi di guizzanti creature fantastiche attorniate da leggeri cavallucci marini con le code incrociate.

Infine i cavallucci marini sono presenti anche nella decorazione del mosaico di questo tratto di Via XX Settembre, là dove regnano le creature dell’abisso.