Chiesa di Padre Santo: il Presepe dei Frati Cappuccini

Questo è un presepe suggestivo, antico e molto amato dai genovesi: è il Presepe della Chiesa della Santissima Concezione e Padre Santo sita nella bella Piazza dei Cappuccini.
Il presepe dei Frati Cappuccini è composto da diverse statue settecentesche di magnifica fattura, alcune sono riconducibili al Maragliano e alla scuola genovese.
E si compie, di nuovo e ancora, la gioia della Natività.

E tutti si recano al cospetto di Lui, Gesù è nato.

E c’è il ricco e c’è l’uomo semplice, perché Gesù è venuto per tutti noi.

La luce brilla in lontananza, là dove è caduta la neve.

Qualcuno porta con sé i propri animali.

E sguardi amorevoli e bisognosi sembrano trovare nuova fiducia.

Le ceste sono ricolme, i cuori battono all’unisono.

In un’ambientazione raccolta, intima e di grande suggestione, il giorno e la notte si susseguono nel presepe dei Frati Cappuccini.

A Lui ci si avvicina devoti e speranzosi, i Magi venuti da lontano recano a Lui in dono l’oro, l’incenso e la mirra.

E gli occhi amorosi cercano soltanto il Figlio di Dio.

Così si giunge al Suo cospetto, con una dolce preghiera.

Mentre la luce rischiara la capanna dove è nato il piccolo Gesù, venuto al mondo per la salvezza del mondo.

Ricordando Padre Umile da Genova

Era un frate, era un frate altruista e generoso.
Nato sul finire dell’Ottocento si chiamava Giovanni Bonzi ma scelse di essere semplicemente Padre Umile da Genova.
Appena ventenne diventò Frate Cappuccino e decise così di votarsi alle persone più bisognose.
In particolare Padre Umile rivolse le sue amorevoli cure ai bambini abbandonati e più sfortunati, in quei tempi cupi portò così un raggio di luce: fu lui infatti a realizzare nel 1945 un’importante istituzione benefica nota come Sorriso Francescano alla quale si dedicò per tutta la sua vita.
Il bene chiama altro bene, Padre Umile venne infatti supportato dai suoi confratelli che continuarono al suo fianco l’opera del Sorriso Francescano in altre città come La Spezia e Savona.
Ho di recente scoperto che sulle alture di Coronata, a Cornigliano, nel luogo in cui il frate iniziò la sua opera, è stato anche allestito il Museo Padre Umile, non ho avuto occasione di visitarlo ma mi piacerebbe farlo, vi sono conservati gli oggetti e gli scritti di Padre Umile e vi si trova la traccia del suo cammino terreno.
Era un semplice e grandissimo frate di riconosciuta bontà, nel 1960 il Presidente della Repubblica gli assegnò la medaglia d’oro “per non comuni e gratuite prestazioni a favore dell’istruzione elementare e dell’educazione infantile “.

La Villa di Coronata fu anche lo scenario dei suoi ultimi giorni dopo un’esistenza internamente votata al prossimo.
Aveva 71 anni, era anziano, ammalato e di certo affaticato per non essersi mai risparmiato, di quei suoi giorni si legge in un articolo del 9 Febbraio 1969 pubblicato su Il Secolo XIX.
Da quelle righe traspare come egli fosse amato e rispettato, lui che con la forza della sua fede era riuscito ad ampliare la sua opera, il nome di Padre Umile spalancava le porte e le persone erano liete di donare a lui somme grandi o piccole per le sue attività benefiche.
E il giornalista così ce lo descrive, mostrandoci il frate che instancabile gira per la città portando per mano uno di quei suoi bimbi ai quali lui aveva donato la speranza di una vita migliore.
Padre Umile da Genova lasciò questo mondo proprio il 9 Febbraio 1969, l’attività del Sorriso Francescano dura tuttora, non mancano certo neanche adesso le persone bisognose.
Un giorno andrò a Coronata, a vedere quel luogo così caro a Padre Umile, oggi vi porto nel posto dove egli riposa, nella bella Chiesa della Santissima Concezione e Padre Santo, dove si trova anche il dipinto in precedenza pubblicato.

C’è un tratto della chiesa che conduce alla cappella dove dorme il suo sonno eterno un altro illustre frate cappuccino tanto caro anche a Padre Umile, mi riferisco chiaramente a Fra Francesco Maria da Camporosso, noto a tutti come Padre Santo.
Padre Umile fu dapprima sepolto al Cimitero Monumentale di Staglieno dove rimase per diversi anni, poi le sue spoglie mortali vennero portate qui, vicino al Padre Santo.
E questa è la candida tomba dove egli riposa.

Sul marmo spicca la sua figura, davanti a lui i suoi amati bambini.
E così resta, davanti ai nostri sguardi, la memoria della generosa bontà di Padre Umile da Genova.

La Madonna Immacolata nella Chiesa di Padre Santo

Vi porto ancora nella bella Chiesa della Santissima Concezione e Padre Santo, un luogo semplice e mistico e ricco di molte bellezze.
Torno spesso a leggere le storie incise sulle lapidi, questo è uno dei posti di Genova che mai smette di meravigliare.

E là, all’interno della nicchia illuminata, sull’altare è collocata la statua lignea della Madonna Immacolata opera dell’artista gavese Bartolomeo Carrea che la scolpì all’inizio dell’Ottocento.
Ai lati di Maria le figure di San Francesco e Sant’Antonio da Padova.

È lucente e radiosa questa bella scultura che ritrae tutta la dolcezza della Madre di Dio, i drappeggi dell’abito restituiscono allo sguardo un senso di armonioso movimento.

E teneri e dolci sono i piccoli putti posti ai piedi di Lei.

Boccoli, piccole ali, guance rosate.

E grazia celeste di creature così effigiate dal talento dell’artista.

Così Maria vigila nella mistica quiete di una chiesa chiesa genovese che racchiude storie e tesori.

Così riluce l’oro e brillano le stelle nella dolce e materna bellezza della Madonna Immacolata nella Chiesa di Padre Santo.

Pietro Lanza Principe di Trabia, Butera e Scordia: storia di un patriota siciliano

Questa è la storia di un patriota venuto da lontano.
Pietro Lanza, Principe di Trabia, Butera e Scordia, nacque a Palermo nel 1807 da Giuseppe Lanza Principe di Trabia e dalla nobile Stefania Branciforti.
Uomo ricco di ingegno e dalle molte attitudini, fin da giovane brillò negli studi e per i suoi talenti, appena ventottenne era già Pretore di Palermo.

In questo suo importante ruolo si distinse nella particolare circostanza dell’epidemia di colera che nell’estate del 1837 implacabile dilagò a Palermo.
Lanza, coraggioso e indomito, si prodigò in molti modi per la sua città e per la sua gente, narrano le cronache che in certi giorni di luglio il colera a Palermo arrivò ad uccidere mille persone al giorno.
Il giovane pretore, ligio al senso del dovere, rimase nella sua città e in aiuto ai suoi concittadini fino alla fine dell’epidemia.
Giunse così l’anno 1838 e Pietro Lanza, con la sua consorte Eleonora Spinelli Caracciolo, si recò a Parigi dove partecipò a corsi scientifici e a lezioni di scienze morali, alla Sorbona seguì le lezioni di diritto penale del celebre Pellegrino Rossi.

Uomo di legge e di scienze, Lanza pubblicò lavori storici sulla sua Sicilia.
Da Parigi sul finire di maggio raggiunse poi Londra e qui presenziò all’incoronazione della Regina Vittoria, in seguito andò in Belgio e poi in Svizzera.
Tornando a Palermo trovò al suo posto di questore un successore in quanto, per una serie di circostanze, pare che fosse stato ingiustamente esonerato dal suo incarico.
Lanza proseguì con immutato impegno nei suoi studi, si dedicò quindi all’amministrazione del ricco patrimonio di famiglia.
Giunse quindi il 12 gennaio del 1848, in quegli anni di fermento, si rinfocolò il fuoco dello scontento: sono i giorni della rivoluzione siciliana.
E tra coloro che prendono parte ai moti siciliani c’è anche lui, Pietro Lanza: quando il 25 Marzo 1848 viene proclamato il Regno di Sicilia Pietro Lanza prende il suo posto nella Camera dei Pari, a lui verranno in seguito affidati il Ministero della Pubblica Istruzione e dei Lavori Pubblici, in questo suo ultimo ruolo tra le iniziative delle quali si occupa con autentico fervore c’è anche la realizzazione della Via della Libertà a Palermo.

Fu ancora pretore della sua città e in seguito fu chiamato a far parte del Ministero Stabile e gli fu affidato il portafoglio degli Affari Esteri.
Il Lanza, tuttavia, non sapeva che i casi del destino e della politica lo avrebbero condotto lontano dalla sua isola: nel 1849, infatti, i Borboni riconquistarono la Sicilia e per Lanza e per tutti coloro che avevano preso parte alla politica del Regno di Sicilia si aprirono tristemente le porte dell’esilio.
Era un giorno di aprile del 1849 quando Pietro Lanza lasciò la sua Sicilia a bordo di un vapore della Marina Militare Inglese, non avrebbe mai più rivisto la sua terra natia.
Per qualche tempo rimase in Francia e poi, a partire dall’Ottobre del 1849, si stabilì a Genova.

Ebbe rapporti con le figure illustri del tempo, da Genova spesso si recava a Torino dove incontrava Cavour e coloro che gravitavano negli ambienti dell’emigrazione politica.
A Genova fece parte dell’Accademia di Filosofia Italiana fondata da Terenzio Mamiani, qui fu spesso in prima linea a fornire soccorso ai molti esuli come lui venuti da lontano.
Viaggiò molto durante gli anni del suo esilio e sempre curò l’amore per le lettere e per le scienze, Lanza fu anche autore di diverse pubblicazioni dove mostra il carattere del suo ingegno.
Fu durante uno dei suoi viaggi che trovò la fine: Pietro Lanza Principe di Trabia, Butera e Scordia soffriva di epilessia, durante un suo soggiorno a Parigi la sua malattia si aggravò e il 27 Giugno 1855 eglì esalò l’ultimo respiro.
Forse vi starete chiedendo cosa mi abbia spinto a scrivere la vicenda di questo patriota, figura non così nota alla maggioranza delle persone.
Io ho scoperto la vicenda di lui poco tempo fa e così mi sono premurata di cercare notizie sulla sua vita e le ho trovate in particolare nel volume Il Risorgimento Italiano Biografie Storico Politiche d’Illustri Italiani Contemporanei a cura di Leone Carpi pubblicato dall’Antica Casa Editrice di Francesco Vallardi nel 1886.
Le pagine dedicate al patriota siciliano sono state scritte dal Professor Salvatore Lanza di Trabia, in quelle righe si legge che Pietro Lanza riposa nella sua Palermo, nella tomba di famiglia.
Come comprenderete, è piuttosto improbabile che io riesca a ristabilire l’esatto corso degli eventi ma vorrei aggiungere qualche notizia e qualche considerazione che spiegherà cosa mi ha condotto sulle tracce di Pietro Lanza.
Qualche giorno fa, infatti, mi trovavo nella Chiesa della Santissima Concezione e Padre Santo, un luogo che racchiude innumerevoli storie del passato.

Non ci si sofferma mai abbastanza a lungo a leggere le lapidi di coloro che qui vennero accolti a riposare nel loro sonno eterno.
Una di quelle candide tombe accenna ad una storia, lascia la traccia di un uomo stimato e virtuoso.

Gli esuli mestissimi che furono compagni dei suoi giorni, nella città di Genova, con evidenza ebbero una parte nello scrivere per il loro sodale queste parole.
Sembrerebbe pertanto che, per un periodo, Pietro Lanza abbia riposato in questa chiesa, nel silenzio mistico di Padre Santo.

Per un caso i miei occhi hanno trovato il suo nome e allora ho voluto farlo riemergere e in qualche maniera farlo ritornare sotto la luce che rischiara le vie di Genova, città che nei suoi giorni di esule lo accolse e lo ospitò.
Così a voi porto il ricordo di lui: Pietro Lanza, Principe di Trabia, Butera e Scordia, ardente patriota siciliano.

25 Marzo 1637: la Madonna Regina di Genova

Ritorno ancora a scrivere di lei, il 25 Marzo è il suo giorno.
Vedrete la sua grazia in diversi luoghi di Genova, una statua di lei è collocata nel cortile di Palazzo San Giorgio: è la Madonna Regina di Genova opera di Bernardo Carlone e risalente alla prima metà del XVII secolo.
E torno a ricordarvi in quale maniera Maria fu consacrata Sovrana di questa città: nel lontano 1630 Papa Urbano VII emanò una bolla con la quale si stabiliva un ordine di precedenza nelle processioni per tutti i rappresentanti degli stati dove vigeva la monarchia.
La Serenissima Repubblica di Genova escogitò quindi un ingegnoso stratagemma per sancire definitivamente la sovranità della Repubblica e l’autorità del Doge: si decise di nominare Maria Regina della città.
Accadde in questo giorno: era il 25 Marzo 1637 e in San Lorenzo il cardinale della Superba celebrò l’incoronazione della Madonna e la nominò Regina di Genova.
A lei vennero offerti la corona, lo scettro e le chiavi della città, l’immagine di Maria da quel momento venne effigiata anche sulle monete della Repubblica.
Ed è ancora una statua della Madonna a sovrastare la Piazza dei Cappuccini davanti alla Chiesa dove prestò le sue buone opere Fra Francesco da Camporosso conosciuto Padre Santo.
La statua, così rifulgente di grazia e di autentica bellezza, è opera dello scultore Tomaso Orsolino e risale anch’essa al XVII secolo.

Non è la prima volta che compare su queste mie pagine, di questa statua della Madonna scrissi diversi anni fa: era il tempo d’autunno del 2014, in quel periodo c’erano appena state tragiche piogge alluvionali sulla mia città.
Ritorno a scrivere di lei adesso, io sono tornata a trovarla diverse volte e in molte diverse occasioni ho trovato questa luce che si posava così, lieve, sul suo manto.

Non è questo il luogo in cui essa è sempre stata, un tempo la statua si trovava sulla Porta di Ponte Reale nell’omonima via, quando la porta venne demolita si decise di collocare la statua di Maria nella Piazza dei Cappuccini.
Ritta su una falce di luna così si staglia contro il cielo chiaro di Genova.
Maria tiene tra le dita tiene lo scettro, Lei e il suo bambino portano sul capo la corona, Gesù regge in una mano il mondo.

Leggiadra e così aggraziata, rivolge lo sguardo a coloro che si trovano al suo cospetto.

Questo 25 Marzo è il suo giorno e così desidero ricordarla.
Ritorno spesso a trovarla, l’ho fatto anche in una mattina di gennaio e questo fulgido chiarore sfiorava quel viso materno e i suoi tratti perfetti e si posava sulla tenera dolcezza infantile di Gesù Bambino.

In quel giorno così ho veduto la Regina della città tanto cara a tutti i genovesi: un sole radioso la illuminava, in un contrasto magnifico e quasi raro da cogliere, in questa luce splendida donata dal cielo.

La Madonna di Ponte Reale

La trovate nella bella Piazza dei Cappuccini, qui è stata posta a metà dell’Ottocento, sul sagrato della Chiesa dove un tempo operò Fra Francesco Maria  da Camporosso, noto a tutti come Padre Santo.
E’ una statua della Madonna, opera delle abili mani di Tomaso Orsolino.

Madonna di Ponte Reale

E prima di essere collocata qui si trovava altrove, arrivando a Genova l’avreste vista sulla Porta di Ponte Reale nell’omonima via, quando la porta fu demolita per la Statua si trovò questa nuova sistemazione.
Certo, non per tutti questa figura ha lo stesso significato, per alcuni è solo un pregevole opera d’arte, per altri rappresenta invece il volto gentile della Madre di Gesù alla quale rivolgere le proprie preghiere.
Genova ha un profondo legame con la Madonna, in queste giornate tanto difficili per la Superba la preghiera del Papa per la città si è rivolta alla Madonna della Guardia, tanto cara a tutti noi.
E come sapete numerose sono le edicole dei caruggi che ospitano una statua di Maria, spesso si tratta di copie, gli originali sono al sicuro nelle sale del Museo di Sant’Agostino.
La Madonna è Regina di Genova, questo titolo le fu attribuito nel lontano 1637, ho già avuto modo di raccontare questa vicende nel mio articolo dedicato alla statua di Maria che si trova a Palazzo San Giorgio.
E anche qui, nella Piazza dei Cappuccini, la Madonna ha la corona sul capo e con la mano regge lo scettro.

Madonna di Ponte Reale (2)

La Madonna di Ponte Reale si erge silenziosa contro il cielo, c’era un bel sole quando ho scattato questa foto.

Madonna di Ponte Reale (3)

Ai piedi della statua un’iscrizione in latino dedicata a Lei, la Custode della Città.

Madonna di Ponte Reale (4)

E’ una figura esile, armoniosa e aggraziata, il suo mantello si posa con leggerezza su di Lei.

Madonna di Ponte Reale (5)

E il Suo volto ha tratti morbidi e gentili, accenna un sorriso, il Suo sguardo rasserena, come Lei il Suo Bambino porta la corona sulla testa.

Madonna di Ponte Reale (6)

E’ la Madonna di Ponte Reale, custode della città di Genova e della sua gente.

Madonna di Ponte Reale (7)

Padre Santo, l’umile frate cercatore

Le vite dei Santi hanno spesso tratti eroici ed avventurosi, questa è la storia di un eroe che dedicò la sua vita al prossimo: Fra Francesco Maria da Camporosso, noto come Padre Santo.
Il suo vero nome era Giovanni Croese e proveniva appunto da Camporosso, una località in provincia d’Imperia.
Nato all’inizio dell’Ottocento da una famiglia semplice e devota, il giovane è appena diciottenne quando sente il richiamo della  fede che lo porterà lontano dalla sua casa.
E in primo luogo il destino lo conduce nel Convento dei Frati Minori Conventuali di Sestri Ponente, in seguito si sposterà nel Convento di San Francesco di Voltri e qui assumerà il suo nome, Giovanni diventa Fra Francesco Maria.

Voltri

Voltri, scorcio del Convento di San Francesco

A Genova sono numerosi i luoghi di Padre Santo, il suo cammino terreno lo conduce nel Convento di San Barnaba, sulle alture di Genova.

San Barnaba (2)

E qui c’è un’antica chiesa che cela storie e vicende appassionanti delle quali presto vi parlerò, oggi ve la mostro conducendovi sulle tracce di Padre Santo.

San Barnaba (3)

E’ l’anno 1825 e Fra Francesco Maria intraprende il suo noviziato e pronuncia i suoi voti davanti a questo altare.

San Barnaba (4)

La sua vita è fede e preghiera, povertà e umiltà, in nome di quel Cristo che Fra Francesco Maria sentirà sempre al suo fianco.

San Barnaba

E ancora lo attende un’altra tappa, Fra Francesco Maria viene destinato al Convento dei Cappuccini della Santissima Concezione, a pochi passi da Villetta Di Negro.

Chiesa della Santissima Concezione (4)

Qui, sulla Piazza che prende il nome dai semplici frati.

Piazza dei Cappuccini (2)

Qui, nella sua Chiesa raccolta e silenziosa, in passato ebbi già modo di scrivere delle tombe che vi si trovano, alcune di esse sono di personaggi celebri, certe sono situate nella cripta, potete leggere il mio racconto in questo articolo.

Chiesa della Santissima Concezione

Fra Francesco Maria è  affabile, volenteroso, desideroso di rendersi utile, diviene subito il cuoco del convento, in seguito gli viene affidata la gestione dell’infermeria, sarà lui a prendersi cura dei confratelli malati.

Padre Santo (4)
E no, non è finita, a Fra Francesco Maria viene assegnato il compito di fare la questua per le strade della città insieme a un confratello anziano.
Eccolo Padre Santo, se ne va per le vie di Genova e ha con sé la sua sporta della questua, è esposta insieme a tanti altri oggetti appartenuti al Santo nel Museo della Chiesa della Santissima Concezione.

Sporta della questua

Fra Francesco Maria diviene l’umile frate cercatore, la suggestiva definizione si deve a Papa Giovanni XXIII, fu lui a usare queste parole quando canonizzò il religioso di Camporosso.
Cercatore di carità e cercatore di anime, sulle strade della Val Bisagno.
E le porte delle case di Genova si spalancano davanti a Padre Santo, la gente ripone nelle sue mani cibo e abiti, la cesta dei buoni frati si riempe con la frutta degli orti.
E lui cammina, cammina, indossa il suo umile saio e il suo cingolo francescano.

Cingolo Francescano

E la didascalia che accompagna questo oggetto racconta molto del carattere di Padre Santo, lui stesso si definiva l’Asino del Convento.

Cingolo Francescano (2)

I due confratelli trovano ospitalità, sorrisi e generosità ma certo questo cammino non è esente da difficoltà eppure Fra Francesco Maria affronta ogni ostacolo con umile fiducia.
E ancora, altre vie più impervie attendono il coraggioso frate, c’è bisogno di lui nel quartiere del Molo, in una zona all’epoca teatro di profondo disagio sociale.

Vico Malatti

Vico Malatti – Quartiere del Molo

Fra Francesco Maria, tra la gente dei caruggi, tra gli ultimi e i diseredati, le sue parole sono balsamo per l’anima.
Ascolta, prega, prende su di sé il peso di un’umanità sofferente, lo sorregge la forza della sua fede.
E non c’è luogo che non gli sia accessibile, Fra Francesco riesce persino a superare le barriere del Porto Franco e familiarizza con i camalli del porto, anche loro saranno generosi con lui.
E lui, il frate degli ultimi, sa come rapportarsi con chiunque, qua sotto vedete una tabacchiera che Padre Santo donò a un benefattore, all’epoca offrire tabacco era considerato segno d’amicizia.
Il fazzoletto che vedete al centro dell’immagine è invece uno dei “mandilli da gruppu”, lo usavano i frati per raccogliere i loro pochi averi quando cambiavano convento.

Oggetti di Padre Santo

E’ dura la vita del fraticello, Fra Francesco Maria non si risparmia nulla, dorme su un rigido legno, per cuscino usa un ceppo, si infligge persino punizioni corporali, la vita di certi santi è fatta anche di questo, si sceglie la sofferenza come testimonianza di fede.
Ed è semplice e povera la sua cella,  è stata fedelmente ricostruita, la porta è quella originale, c’è il suo lume, la sua clessidra, ci sono  i suoi abiti.

Cella di Padre Santo

Nelle teche del Museo troverete anche i suoi oggetti sacri, libri e rosari, testi di preghiere e documenti, stoviglie e piatti.
E ci sono le posate di Padre Santo.

Oggetti di Padre Santo (2)

E i suoi occhiali, gli spegetti, rigorosamente in genovese.

Oggetti di Padre Santo (3)

E’ amato da tutti Fra Francesco Maria, un viaggiatore straniero annota in un suo testo un ricordo di lui e scrive di essersi trovato in un tramestio di folla in Via del Campo, è la gente dei vicoli che al passaggio del frate accorre a baciare le sue mani e a venerarlo.

Via del CampoVia del Campo

 Lui che si prende cura dei bisognosi, lui che ha sempre un sorriso per tutti, lui che dona ai poveri il necessario per sostentarsi, lui che presta le sue amorevoli cure ai bambini malati.
Lui che è già noto come Padre Santo, lui diverrà anche “capo sportella“, responsabile di tutti i Cappuccini addetti alla questua.

Padre Santo (2)

Lui che benedice i naviganti e gli emigranti, ha sempre una parola per coloro che lasciano la propria terra in cerca di miglior fortuna, Fra Francesco Maria è Patrono della gente dei porti e del mare.

Emigranti

Emigranti in attesa dell’Imbarco – 1905
Cartolina appartenente alla collezione di Stefano Finauri

E a Genova, sulla Piazzetta delle Grazie al Molo, in quel quartiere per il quale egli si spese senza riserve, trovate una statua di lui.

Padre Santo

Lui che conforta i malati, lui, indomito e instancabile frate cercatore, portatore di gioia e di consolazione.
Lui che è particolarmente devoto a Maria, la Madre di Gesù.
Lui che si rivolge alla Vergine e fiducioso dice a coloro che hanno bisogno del soccorso celeste: andate dalla Madonna e ditele che vi mando io.
La frase è divenuta verso di una delle preghiere che si elevano al Santo di Camporosso.

Chiesa della Santissima Concezione (2)

Chiesa della Santissima Concezione

Di Fra Francesco Maria da Camporosso le cronache tramandano storie di illuminanti premonizioni, la sua vicenda umana è segnata da grazie e miracoli, nella Chiesa della Santissima Concezione troverete anche diversi ex voto dei fedeli a testimoniarlo.

Ex Voto

Fra Francesco Maria è il sostegno della gente dei caruggi e il suo eroismo lo accompagnerà fino alla fine dei suoi giorni, quando nel 1866 la città cade preda di una tremenda epidemia di colera.
E il frate è in prima fila a sostenere i malati e i sofferenti, si aggira per i vicoli e porta ad ognuno conforto e preghiera.
Lui stesso contrae il morbo letale che lo condurrà alla fine dei suoi giorni, ha anche la precisa premonizione della data della sua dipartita.
Fra Francesco Maria da Camporosso lascia le traversie di questo mondo il 17 Settembre 1866, oggi cade l’anniversario della sua morte.
Il suo corpo è esposto e conservato nella bella Chiesa dei Cappuccini, la sua Chiesa.

Padre Santo (7)

L’umile fraticello fu fatto santo da Papa Giovanni XXIII nel 1962 e oggi, 17 Settembre, è il giorno a lui dedicato, è la Festività di Fra Francesco Maria da Camporosso.
Nella sua chiesa i frati hanno riposto mazzi di fiori sull’altare, oggi è il giorno di Padre Santo.

Chiesa della Santissima Concezione (3)

Ardono i lumini davanti alle sue spoglie.

Lumino

 L’umile frate cercatore, è lui ad accogliervi quando salite le scale che precedono la chiesa dei Cappuccini, ha un sorriso benevolo,  è raccolto in preghiera, tra le mani stringe un Crocifisso.

Padre Santo (5)

Ai piedi della  statua è posta una lapide in ricordo di lui, poverello di Cristo più beato nel dare che nel ricevere.

Padre Santo (6)