Un antico portale in Via delle Grazie

Percorrendo l’antica Via delle Grazie vi capiterà di trovarvi di fronte a un vetusto portale molto ammirato e molto celebre tra i genovesi, forse è davvero uno dei più raffinati della città vecchia.

Il portale è posto all’ingresso di una storica attività commerciale dei nostri caruggi ed è una delle bellezze della Superba, una di quelle preziosità che ogni giorno abbiamo sotto i nostri occhi e vale la pena di soffermarsi ad ammirarla.
Come ben spiega Luciana Müller Profumo nel suo volume Le Pietre Parlanti il fregio del portale in ardesia è impreziosito da ricchi elementi decorativi e si notano due putti che reggono uno stemma abraso.

E fiori, foglie, la fierezza di un profilo maschile.

E sul lato opposto questa grazia femminea.

Come sempre poi altri profili sono posti sui due lati.

Così si inserisce questo magnifico portale nella prospettiva di Via delle Grazie.

Avrete forse notato, nelle foto precedenti, che sulla sommità sono incise due lettere: A e C.
Penso che si riferiscano, in qualche modo, al nome dell’antico proprietario di questa dimora.

Così ancora si conserva la lontana nobiltà di Genova e dei suoi palazzi che resistono contro l’usura del tempo.

Così questa antica bellezza è custodita tra i caruggi della Superba.

La Madonna Immacolata di Canneto il Curto

È un’antica edicola genovese e la potrete vedere percorrendo Canneto il Curto.
Testimonia una storia lontana per la quale i genovesi, a dimostrazione della loro devota gratitudine, vollero collocare in quella nicchia una statua magnifica della Madonna Immacolata.

Come speso accade, la scultura ora presente è una copia dell’originale della quale rispetta la grazia e le fattezze.
Ed è così ospitata nell’edicola posta ad angolo con Vico dell’Oliva.

Il tabernacolo, con questa ricchezza di marmi policromi, venne realizzato nella bottega dello scultore Francesco Maria Schiaffino ed è di questo raffinato artista anche la statua originale della Madonna oggi conservata al Museo di Sant’Agostino.
Lei è eterea e leggiadra e i drappeggi del suo manto la avvolgono dolcemente.

Come si legge nella scheda illustrativa del Museo Sant’Agostino, il tabernacolo fu realizzato come ex voto in occasione della cacciata degli austriaci avvenuta il 10 Dicembre 1746, due giorni dopo la festa della Madonna Immacolata.

E nella nostra moderna distrazione, passando in Canneto, dovremmo provare a immaginare quei giorni di furore e di sincera devozione.

Sempre al Museo Sant’Agostino è riportata la scritta oggi non più leggibile, posta alla base della statua.
Ne viene anche fornita anche la relativa traduzione che di seguito riporto.

MDCCXLVI X XBRIS / EGRESSA ES. IN. SALVTEM / POPVLI TVI / EX. CAP. 3° HABAC

1746, 10 DICEMBRE / TI SEI MOSSA PER LA SALVEZZA / DEL TUO POPOLO / DAL CAPITOLO III [DEL LIBRO DEL PROFETA] HABACUC

Ciò che resta del nostro passato ha sempre un legame autentico, a volte commovente e straordinario con quei giorni difficili e tempestosi che fanno parte della nostra storia.
E allora immaginate la folla dei genovesi sopraggiunta a rivolgere grate preghiere sotto la bella edicola edificata per ringraziare la Madonna.

In Canneto il Curto, in un tempo distante, quando occhi colmi di speranza si levavano verso la grazia della Madonna Immacolata.

Sorelle in Salita Pollaiuoli

Nei caruggi, in Salita Pollaiuoli.
Camminando così, tra le case alte.
È una salita non tanto erta e a loro, come sempre, sembra lieve, il loro passo è deciso e leggero.
Come sempre: taluni di noi procedono spediti con una lievità invidiabile.
Senza distrazioni, camminano verso la loro meta.
E tra sfumature di beige ondeggiano i loro abiti.
In una mattina di primavera, in Salita Pollaiuoli.

Un antico portale in Via Prè

È un antico portale sito all’inizio di Via Prè, salendo lungo questa storica strada del nostro centro storico, lo troverete alla vostra sinistra.
Vetusto, consunto, vissuto come sono certi edifici che hanno veduto scorrere i secoli: c’erano quando la nostra modernità non era nemmeno immaginabile.
Al tempo delle dame e dei cavalieri, in un tempo più lento.
Sul sovrapporta si distinguono le parole in latino Ecce Agnus Dei che significano Ecco l’Agnello di Dio.
Alcune decorazioni sembrano poi abrase e consumate ma ancora si ammira il profilo fiero di uno dei custodi di questa dimora.

E altri due sono scolpiti ai lati del portone.

La pietra racchiude la storia.
In silenzio, tenace e viva, malgrado il tempo che scorre.

E così quando passate in Via Prè cercate il civico 8.

E soffermatevi ad ammirare un antico portale ancora oggi accarezzato dalla luce che filtra nei caruggi di Genova.

La fierezza di San Giorgio

È fiero come un principe e saldo come la sua fede.
È un cavaliere ardito ed è uno dei Santi custodi della Superba: è il nostro San Giorgio, l’intrepido che uccise il drago.
Emblema del coraggio, è qui così effigiato nella sua eroica baldanza.

La sua mano è posata sullo scudo nel quale si riconosce la croce che figura sulla bandiera di Genova la Superba.
Croce rossa in campo bianco: la croce di San Giorgio.

La scultura proviene da quella Genova scomparsa e mai veduta che ancora rimpiangiamo ed è conservata al Museo di Sant’Agostino che al momento attuale è chiuso per restauri.
Sulla legenda che accompagna l’opera si legge che la statua proviene da una delle aree dove vennero operate delle demolizioni e così, un tempo, era sotto gli sguardi dei genovesi.
Nel cuore degli abitanti di questa città, come è noto, c’è sempre stato un posto speciale per San Giorgio, così mi piace pensare che questa statua fosse cara a molti.
Nel nostro cuore c’è poi anche un posto speciale per il Museo di Sant’Agostino: camminare in quelle sale, posare gli occhi sulle sculture e sulle opere un tempo collocate nelle strade di Genova è un privilegio senza pari, significa davvero percorrere luoghi mai veduti e ritrovarli ancora, nel nostro presente.
E così, quando sarà di nuovo possibile, desidero ritornare là, al Museo di Sant’Agostino, tra i frammenti di Genova perduta, dove si ammira anche la fierezza di San Giorgio.

Chiesa di San Siro: l’Ultima Cena di Orazio De Ferrari

È un grande dipinto, un autentico capolavoro dell’artista voltrese Orazio De Ferrari che lo realizzò intorno al 1647.
La sua Ultima Cena era da principio destinata all’Oratorio di Santa Maria degli Angeli che fu soppresso nel 1811 e venne poi distrutto da un bombardamento aereo durante la II Guerra Mondiale.
L’oratorio era nelle vicinanze della magnificente Chiesa di San Siro dove poi, in seguito alla soppressione dell’oratorio, trovò spazio la magnifica opera di De Ferrari ora collocata nella Sacrestia Monumentale della Chiesa.

È un dipinto potente per i suoi contrasti e per l’efficacia delle figure.

Gli angeli e la colomba dello Spirito Santo sovrastano il Figlio di Dio.

Spiccano le tinte accese di certi manti e colpiscono gli sguardi e le espressioni eloquenti, coinvolte e meravigliate degli apostoli.

Luccicano gli ori in questa ricchezza di dettagli che merita di essere ammirata.

Tra luce e ombra si scorgono il bene e il male, il tradimento e la fede.

E un chiarore lucente avvolge il capo di Gesù.

Questa è una delle opere che potrete vedere visitando la Chiesa di San Siro, antica Cattedrale della Superba in tempi lontani.

Il dipinto, valorizzato da un recente sapiente restauro, è visibile al pubblico ogni sabato pomeriggio dalle 16.00 alle 18.00.
Lo potrete ammirare nella Sacrestia Monumentale della Chiesa di San Siro dove i vostri occhi ritroveranno così la potenza espressiva dell’Ultima Cena di Orazio De Ferrari.

Santa Maria di Castello: la Madonna Assunta

Opera di Anton Domenico Parodi, valente artista vissuto nella seconda metà del ‘600, questa scultura magnifica e grandiosa è collocata sull’altare maggiore dell’antica Chiesa di Santa Maria di Castello.
Vi è rappresentata la Madonna Assunta, dolce figura che lieve volge il suo sguardo verso Dio.

L’altare sul quale è posata è una raffinatezza di marmi e di decorazioni diverse.

Il gruppo scultoreo si distingue poi per armonia e formidabile senso del movimento, tutte le figure contribuiscono in maniera diversa a restituire una particolare leggiadria.

E gli angeli circondano la Madonna: un piccolo putto regge con la manina il manto di Maria, altri volgono le loro testoline ricciolute verso l’Assunta.

Un angelo più grande spiega invece le sue ampie ali e rivolge il suo sguardo mistico a Maria.

Stelle dorate incorniciano il capo della Madonna, la luce e l’ombra evidenziano i tratti del suo viso e le pieghe dei suoi abiti.

E così la sua grazia radiosa è custodita nella quiete mistica della Chiesa di Santa Maria di Castello.

Gente di Piazza Banchi

Ritornando a camminare nel passato potremmo ritrovarci ad attraversare la nostra Piazza Banchi così percorsa da una fiumana vivace di persone.
È la gente di Piazza Banchi: sono gli impiegati che escono trafelati dagli scagni e gli agenti di cambio che affollano il Palazzo della Borsa, qui si fanno girare le palanche e si fanno buoni affari.
E la piazza è così una magnifica baraonda di gente che va e viene, si formano crocchi di persone che si fermano a parlare tra di loro mentre alcuni se ne restano pigramente appoggiati al muro.

I manifesti appesi attirano gli sguardi di coloro che sono curiosi di conoscere le ultime novità mentre la folla sciama rumorosa verso Via Orefici, si distinguono nella ressa anche alcune raffinate signore che di certo se ne vanno in giro per vetrine in cerca di qualche abito all’ultima moda.

Le insegne raccontano le fatiche, i successi, le intuizioni imprenditoriali, la vita della città e del porto e l’orologio segna il tempo che scorre inesorabile.

Tra gli elegantoni che portano in testa la bombetta di ordinanza sfila solenne un prelato, lo vediamo dirigersi verso Via San Luca e lì accanto, davanti alla Loggia di Banchi, si notano anche due uomini seduti in una loro quieta attesa della quale nulla sappiamo.
E risuonano le voci, i rumori di un tempo svanito che così rivive grazie ai dettagli di questa bella cartolina.

Amo molto soffermarmi in Piazza Banchi, vado sempre a curiosare sui banchetti dove si vendono libri di seconda mano e a volte anche io, come molti genovesi, mi metto in coda dal leggendario ferramenta Morchio per qualche attrezzo indispensabile che loro sicuramente hanno.
Piazza Banchi è ancora un luogo vibrante e vivace, molto caro a tutti noi che amiamo la nostra città e il suo centro storico.

E a volte mi piace immaginare di essere in quel tempo diverso, nel bianco e nero di una cartolina che viaggiò in un giorno lontano del 1907, nel passato di Genova e della nostra Piazza Banchi.

L’edicola della Madonna in Salita della Fava Greca

È un’antica edicola sita nella città vecchia, in una traversa di Via di Ravecca.

Si trova in Salita della Fava Greca e percorrendo questo caruggio troverete la bella edicola posta ad angolo all’incrocio con Vico di Coccagna.

Accanto alle finestre davanti alle quali sbocciano i ciclamini bianchi così si conserva l’edicola che un tempo ospitava una statua della Madonna della Concezione oggi non più presente.

Piccoli angeli la abbelliscono nella ricchezza dei decori.

E purtroppo uno di essi ha subito dei danneggiamenti.

Nel marmo rimane però ancora questa commovente infantile dolcezza.

E in questa sontuosa cornice, sotto la grata, è collocata una statua della Madonna con il Bambino.

Nella consueta bellezza di questi luoghi dove la sacralità e la vita quotidiana si mescolano con autentica armonia.

Sotto l’azzurro di Genova, in Salita della Fava Greca.