Arriva così, spedita dal tempo passato, l’immagine di uno dei luoghi più caratteristici della Liguria.
È la bella Vernazza, con le sue case colorate, abbarbicate una sull’altra, con le sue scale ripide che portano lassù, dove si domina il mare turchese delle Cinque Terre.
La cartolina risale agli anni ‘40 ed è un nostalgico bianco e nero che non restituisce ai nostri occhi la vivida e vibrante allegria dei colori di Vernazza, io ne scrissi qui diverso tempo fa.
Questa semplice cartolina narra tuttavia l’anima autentica di questo piccolo borgo di pescatori saldamente attaccato alla roccia, terra di gente indomita e fiera.
Gli abitanti di questa parte della Liguria hanno sempre avuto un forte legame con il mare e con la terra, con fatica e sudore qui si sono sempre coltivati gli ulivi, i limoni e la vite che cresce sui celebri terrazzamenti tipici delle Cinque Terre, da quell’uva nascono vini famosi e molto pregiati.
È una terra difficile, una vera sfida per l’uomo.
Trovai per caso tempo fa questa cartolina e e mi sembrò insolita.
Vernazza, la sua chiesa, il mare calmo, gli scogli, qualche barca che dondola sull’acqua, i sassi.
Allora la mia curiosità mi ha portato a consultare la Guida Treves del 1911 e su quelle pagine ho trovato appena poche righe sulle celebri località delle Cinque Terre, tra le altre cose sono nominate le chiese di Monterosso e Vernazza e viene ricordato che la Vernaccia di Corniglia era un vino già apprezzato persino da Giovanni Boccaccio.
Oh, poi la Guida Treves fornisce un prezioso consiglio a coloro che vogliano visitare la Riviera di Levante: suggerisce infatti di andare in treno fino a Sestri Levante e di proseguire poi in vettura fino a La Spezia per poter meglio ammirare il panorama della Liguria, visto che il treno in quella parte della Liguria passa attraverso molte gallerie.
Tutti in vettura, signore e signori, alla velocità del 1911, s’intende!
E così, questa semplice cartolina è diventata evocativa di una ricchezza che dobbiamo sempre saper difendere e tutelare.
Narra quel mondo semplice, le sue tradizioni, certe nostre antiche consuetudini.
Dedicato alla nostra Vernazza e alle sue molte bellezze.
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Amiche rondini
Come ogni anno sempre le ritrovo e rivederle è pura felicità: le mie amiche rondini allietano le nostre giornate e si posano in ogni dove.
Curiose, agitate, sempre indaffarate, le rondini non stanno mai quiete.
Si posano sul filo e poi si librano nell’azzurro, girano intorno alle case e poi si fermano di nuovo.
È vero, a volte sembrano tranquille e pacifiche, se ne stanno lì beate a prendere il sole.
Poi, all’improvviso, una di loro inizia a garrire ed ecco che quel canto allegro e melodioso si diffonde nell’aria.
Care amatissime rondini.
A becco spalancato, con le ali frementi, in tutta la loro gioiosa bellezza.
Si riposano e se la spassano prima del lungo viaggio che le attende e che le porterà lontano.
Care amiche rondini, così le vedo restare in equilibrio perfetto e mi preme far sapere loro che pure dispongo di comode corde da stendere, in zona soleggiata con vista monti.
E quindi se volessero accomodarsi qui, sarebbero le benvenute, ecco.
In volo, ad ali spiegate contro lo nuvole della Val Trebbia.
In coro, tutte insieme, con questa energia.
Care amiche rondini di Fontanigorda, festose compagne del tempo d’estate.
La scalinata di Corniglia
La scalinata che porta a Corniglia, è una vertigine di gradini.
Gradini di Liguria, uno dopo l’altro, sulla distesa di azzurro.
La scalinata che porta a Corniglia vi conduce lassù, tra quelle case immerse nell’aria limpida e nel silenzio, sul mare delle Cinque Terre.
La scalinata che porta Corniglia si inerpica sulla collina, ogni passo vi conduce verso quell’altezza che inebria di stupore.
Io l’ho percorsa in discesa, guardando l’orizzonte.
Corniglia, l’unica delle Cinque Terre a non essere posata sul mare.
Scendi, scendi, scendi e lo troverai, con il suo profumo di sale e di sole.
Scendi, scendi, ti accompagna l’aroma dei limoni.
Scendi, accanto a te troverai un’esplosione di alberi in fiore.
Scendi, scendi, scendi.
E la forza della luce può essere così intensa da abbagliare.
Scendi, scendi.
E guarda, le colline, i terrazzamenti, il verde di questo angolo di Liguria.
Scendi e fermati tra gli alberi.
Vedrai la costa, vedrai Manarola laggiù e i binari della ferrovia sotto di te.
E sbocciano piccoli semplici fiori, adornano il tuo cammino.
Scendi, scendi, scendi sugli scalini di rossi mattoni.
E poi ancora, guarda il mare al di là dei fiori bianchi sui rami generosi di foglie, doni preziosi della primavera.
E mare, mare lucente, una spiaggia, quelle curve gentili della costa ligure.
Scendi, la scalinata di Corniglia ha tutti i profumi e i colori del Mediterraneo, questa è terra di sole.
E chi sale su per questi gradini si ferma, si guarda indietro, non perde un frammento di questo panorama.
E lassù, sulla scalinata, puoi trovare una panchina.
E allora ti siedi, osservi, respiri.
Lassù, sopra ad un infinito di bellezza.
Semplice incanto di questa natura, protetta e difesa da chi la ama.
Tu scendi, scendi verso quel mare, un passo dopo l’altro.
Una, due, tre rampe.
Scendi e reggiti alla ringhiera.
Sopra di te c’è un cielo che racconta purezza e perfezione.
Scendi.
E guarda tra gli alberi, le meraviglie di questa terra e delle sue prospettive.
Scendi, giù per la scalinata, sotto ad alberi ombrosi, curva dopo curva, gradino dopo gradino.
Scendi e arriverai davanti a quel mare.
Il vento è fermo e non smuove le foglie, passa una barca e disegna la sua scia sull’acqua turchese.
Svanisce nel fitto degli alberi, mentre tu resti a guardare.
E quell’acqua di cristallo è così trasparente che puoi persino vedere i sassi.
E così rimani davanti all’orizzonte, sulla scalinata di Corniglia.
Le Cinque Terre, la luce chiara di Corniglia
Quando arrivi a Corniglia e scendi dal treno ti trovi lì, su quel binario di fronte al mare.
A levante c’è la bella Manarola , abbarbicata sulla roccia, oltre c’è Riomaggiore, a ponente ci sono Vernazza e Monterosso.
Corniglia è in mezzo, non ha un porticciolo con le barche a riva, Corniglia è in alto, a picco su quel mare che domina da lassù, il mare delle Cinque Terre, amate località della Liguria dichiarate dall’Unesco Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
Quando arrivi a Corniglia e scendi dal treno ti trovi proprio lì, su quel binario davanti al mare e vedi Manarola.
Si può arrivare a Corniglia salendo per una panoramica scalinata, ve ne parlerò in un altro articolo, io l’ho percorsa in discesa e ho camminato su per la strada che dolcemente conduce al paese.
Guardando il mare, verso certi gradini.
Tra alberi e piante grasse.
La primavera di Corniglia sboccia in piccoli petali rosa che si stagliano tra i rami contro il turchese del cielo e del mare.
E l’annuncio dell’estate che verrà è nei gozzi messi al riparo tra l’erba.
E poi ti affacci, verso la striscia chiara della spiaggia di Corniglia.
La primavera ha il profumo fresco dei limoni.
E il fragile candore dei fiori bianchi che si aprono al sole.
E orti, terrazzamenti e verde lucido e brillante.
Corniglia è per me come una ragazzina timida e un po’ ritrosa, semplice e inconsapevole della propria bellezza.
Si scende, sui gradini di pietra.
Una storia di cieli blu, di luce e di certe geometrie.
Il sagrato con i ciottoli, davanzali e panni stesi.
E poi caruggi e lenzuola e si ti volti indietro vedrai una caratteristica prospettiva della chiesa.
Scale, archetti e silenzio, non c’era la folla dei turisti quel giorno.
E tuttavia ho incontrato visitatori orientali e americani, si aggiravano per i vicoli con la macchina fotografica in mano, gli stranieri non mancano mai di fermarsi alle Cinque Terre.
Corniglia è altezza, è luce e aria.
Corniglia è pietra e facciate dipinte di giallo.
Corniglia è scale e limoni.
E’ verticale, colorata e protesa verso il suo cielo.
Ti sorprende e ti lascia senza parole mentre quella luce chiara rimbalza sul mare facendolo luccicare come cristallo.
Corniglia e le sue case alte, strette una all’altra.
Corniglia e il suo mare sul quale si affaccia.
Color di primavera, tempo di tavolini all’aperto.
Si cammina là, tra i caruggi.
E si giunge a una piazzetta, lì si trova una piccola chiesa e ancora scale.
E poi ancora archi, curve e salita.
E rosso nella via principale di Corniglia.
E gradini, uno vicino all’altro, sembrano quasi i tasti di un pianoforte, si suona un’immaginaria melodia su quelle scale.
E ancora scale, scale, scale.
E marmellate e limoncino, le delizie del luogo.
E luce che si getta a terra e si schianta, uno squarcio sulla pietra.
Vivida, brillante, accesa di colore, così è la bellezza vera, semplice e naturale.
E poi guardi avanti, scorgi l’azzurro, un lampione, ancora un archetto.
E non sai ancora che lei, Corniglia, la ragazza timida e ritrosa, ti stupirà e ti si svelerà in tutto il suo splendente incanto, si deve venire quassù per scoprirlo.
Si percorre questo vicolo tra muri in pietra.
Oltre, al di là di quell’archetto, c’è l’infinito, lo annuncia la linea dell’orizzonte e il sole caldo che batte e gioca creando le ombre.
Un belvedere sull’immensità, sulla distesa senza confini del mare.
E allora ti affacci e ancora trovi la costa.
Dolce pigrizia di gatti addormentati.
Profondità silenziosa d’abisso.
L’abbraccio della terra al mare, nella luce chiara di Corniglia.
Luce e aria limpida che si respira lassù, a picco sul mare delle Cinque Terre.
Le calette con l’acqua tersa e limpida.
La costa sinuosa lambita da onde gentili.
E lo sguardo si perde a cercare luoghi, paesi e case.
Passa un gabbiano, si libra alto, compie le sue parabole nel cielo e poi si butta giù, ad ali spiegate.
Quando arrivi a Corniglia e scendi dal treno ti trovi lì, su quel binario di fronte al mare.
E poi sali, tra i profumi e le fragranze di questa terra impervia e a volte difficile eppure così immensamente bella.
E poi ti trovi lassù, davanti all’infinito, nella luce chiara di Corniglia.
Le Cinque Terre, la spiaggia nuova di Vernazza
Una spiaggia di sassi, la si vede dall’alto, da certe terrazze che si affacciano sul mare di Vernazza, davanti alla dolce costa delle Cinque Terre.
Luccica e brilla la distesa d’abisso davanti alla spiaggia nuova di Vernazza.
Vi si giunge da qui, da questo passaggio quasi fiabesco e misterioso, dalla roccia scura al cielo chiaro.
L’acqua accarezza dolcemente la riva, in questo angolo di Liguria così pacifico ed incantevole.
Questa spiaggia è una sorta di miracolo che questa terra ha ricevuto in dono durante certi giorni tragici e bui del suo passato recente.
E’ sorta laggiù la spiaggia nuova di Vernazza, l’ha lasciata l’alluvione che colpì queste zone nel 2011 e dove un tempo arrivava il mare ora ci sono quei sassi scaldati dal sole.
Acqua di cristallo, trasparente, luminosa e chiara, l’acqua del mare delle Cinque Terre.
Un abbraccio gentile al Mediterraneo calmo, tranquillo e silenzioso.
E le case lassù, arroccate in alto, sulla roccia, protese verso il cielo.
E davanti l’infinita quiete di quel mare.
Le pietre, i sassi, il canto dell’onda e uno spettacolo che è pura armonia.
Sedersi qui, rimanere qui, ognuno di noi vive alla propria maniera la magia di trovarsi davanti al mare.
Il mare è la voce dell’universo e quando il vento si placa è un sussurro gentile.
E poi ti volti indietro e guardi quelle rocce, là dove un tempo si frangeva l’onda.
Celeste purezza cristallina.
E sassi lisci, tondi e levigati.
Un gabbiano si libra nel cielo ad ali spiegate, compie infinite evoluzioni sopra le case colorate, sulla costa frastagliata, sui vasi dalle piante odorose, sull’infinita distesa d’azzurro.
La si vede dall’alto, la spiaggia nuova, chiara e quasi bianca tra il verde vivace di questa primavera e il turchese profondo del mare di Liguria.
E non te ne andresti mai, resteresti qui, seduto sui sassi ad aspettare il sole che scende e che imperla riflessi dorati la superficie dell’acqua.
E poi ti sporgi da lassù, dove lo sguardo segue questo tratto di costa, dove si vedono i tetti e le case di Vernazza.
I sensi sono pervasi dai profumi della terra del mare, gli occhi si colmano di quella bellezza prepotente e fiera, di intenso e abbagliante azzurro.
E l’onda lenta si posa sopra i sassi della spiaggia di Vernazza.
Le Cinque Terre, su per le scale di Vernazza
Liguria impervia e ripida, protesa sul mare brillante.
E splende di luce la bella Vernazza, perla delle Cinque Terre, si erge orgogliosa sulla roccia e sua è la fierezza dei suoi abitanti.
I liguri sono gente caparbia e tosta, dopo l’alluvione che l’aveva così brutalmente aggredita, Vernazza è rinata e rifiorita nella sua prepotente bellezza, è tornata ad essere ciò che è sempre stata, uno dei borghi più suggestivi di tutta la Liguria.
Come gli altri paesi delle Cinque Terre, Vernazza è meta ambita del turismo internazionale, qui si possono sentire tutte le lingue del mondo.
E c’è chi viene per una vacanza e poi finisce per innamorarsi di questi luoghi e non li lascia più.
Vi porto per le sue strade, ci sono stata in un giorno feriale, c’era poca gente in giro, un privilegio non da poco.
E non so se saprò raccontarvi Vernazza, Vernazza è quelle sue case calde di sole.
E vetri, riflessi e panni stesi.
E quei colori che narrano questa terra, Liguria vera.
I gozzi che dondolano dolcemente sull’acqua, la chiesa e la piccola spiaggia.
Vernazza è tutta scale e gatti pigri accoccolati sui gradini.
Ci sono infiniti modi di guardare Vernazza, la si può ammirare nella pace silenziosa del suo mare piatto.
O nel chiaroscuro di un vicolo che si affaccia sulla piazzetta, barche e colori ed è profumo di primavera.
E lo sguardo si perde su per quei terrazzamenti tipici delle Cinque Terre, qui dove si coltiva la vite e si produce quel dolce vino delizioso, lo sciachetrà.
Vernazza è archetti, scalini e caruggi.
E splendore di ocra ravvivato da sole.
E semplice e naturale bellezza.
Vernazza si specchia nel suo mare, il riflesso tremulo delle case brilla in quell’acqua limpida e chiara.
Si gironzola per la piazza, davanti ai portici ci sono i gozzi tirati in secca.
E poi stelle marine e altre piccole barche.
Io sono venuta qui e ho trovato la quiete, non è sempre così, con la bella stagione le vie di Vernazza pullulano di turisti e visitatori.
Io ho trovato silenzio, calma e pace.
E avevo tutto il tempo del mondo, nessuna fretta.
Una chiesa davanti al mare: affacciati, guarda il molo e la costa.
E senti i profumi della madre terra, l’aroma fresco dei limoni che si mescola al salino.
E poi se ti volti indietro vedrai Vernazza, davanti a te, protesa nel suo abbraccio all’abisso.
E resteresti qui, sulle panche di legno, a godere dell’incanto di quel panorama così unico.
Un sentiero, un cespuglio di fiori gialli, la roccia scoscesa che va giù, verso il mare.
Respira, respira l’aria lieve e il calore del sole.
Mediterraneo di mare turchese e di piante grasse.
E le fatiche del lavoro dell’uomo, quelle coltivazioni sui pendii delle Cinque Terre.
E poi, salire.
Vernazza è scale, gradini, salite, Vernazza è lassù, in alto.
Sali, su per le scale.
Caruggi di Liguria, inerpicati e ripidi.
E palazzi che disegnano le geometrie del cielo.
Ed occhi vivaci e sospettosi che ti osservano, quanti gatti ci sono a Vernazza?
E sali, su per le scale.
D’un tratto, tra quelle case, uno scorcio di indescrivibile bellezza.
E poi blu, infinito blu.
E porte di legno e vasi e piante nutrite di luce e di aria pura.
Vernazza è una magia di colori, a volte sono toni d’arancio e gradazioni calde.
Altre volte invece sono tinte diverse ad accostarsi in una sinfonia armoniosa.
E io mi perdo qui, tra i caruggi.
Entro in ogni vicolo, passo sotto agli archetti.
Chiara, lucente e semplice Liguria posata sul mare.
E rami d’alberi e cancelli e tutte le sfumature del rosa.
E ancora arancio e pietra viva.
E ancora un gatto, quanti gatti a Vernazza!
Stupori e splendori, è facile innamorarsi di Vernazza, Vernazza è briosa, vivace e colorata.
La prospettiva dei tetti, davanti al mare.
E poi ancora perdersi, per quei vicoli.
Ed è rosa, pesca, giallo, rosso, in un solo caruggio.
E scale, Vernazza è tutta scale.
Questa è una terra che ti sfida e ti protegge, sa essere aspra e difficile ma anche infinitamente dolce.
Romantica Vernazza, arrampicata verso il cielo.
Vertigine di luce accecante e di gradini.
Di muri, di sole, di giallo.
Di case attaccate una all’altra, caruggi e panni stesi di Vernazza.
Sinuosa bellezza in salita che non smette mai di meravigliare.
Ogni scalino un vaso e una pianta rigogliosa.
Vernazza è così bella perché è vera, non ha nulla di artefatto, è terra vissuta ed amata.
Chi nasce qui ti racconta Vernazza con commovente orgoglio, ho colto un profondo senso di appartenenza e di coesione, una reale consapevolezza della propria identità, è profondo amore per la propria terra e desiderio di salvaguardare la sua fragile unicità.
Su e giù per le scale, alle Cinque Terre.
Poetica Vernazza in questo preludio di primavera, se verrete qui ricorderete per sempre la sua caratteristica bellezza, è un incanto che non si dimentica.
E ancora si sale, verso il sentiero che conduce a Corniglia.
E lo sguardo torna là, verso l’infinito, verso Vernazza, tra terra e mare.
Il mare delle Cinque Terre
Sono tornata là, nel tratto di costa più spettacolare della Liguria, in un giorno di marzo, nel silenzio e nella pace delle Cinque Terre.
Vi porterò su per le scale, su per i gradini alti della bella Vernazza, così ripida e impervia, con le sue case colorate abbarbicate alla roccia, con i sentieri che si snodano tra i vigneti e le coltivazioni.
E poi ancora ci attende Corniglia, da lì il mare lo si vede dall’alto ed è uno spettacolo che leva il fiato.
Questa è l’essenza di quella parte di Liguria, l’incontro tra la terra e il mare, quelle rocce scoscese lambite dall’acqua e la distesa infinita dell’abisso.
La costa sinuosa, da Monterosso.
E quando sei lì, puoi perderti davanti all’immensità.
C’era qualche nuvola, erano i primi di ottobre.
Adesso, alle soglie della primavera, il mare delle Cinque Terre ha un colore ancor più intenso e vivido.
C’è l’infinito davanti a Vernazza, lucido e lucente, profondo blu che sfuma sull’orizzonte.
Passa un gabbiano, scende in picchiata, laggiù in lontananza ancora le case e la spiaggia di Monterosso.
Un terrazzino davanti all’azzurro di Vernazza.
E i fiori che sbocciano e si accedono di giallo, protesi verso il sole e la vita.
Tu vastità,
riscattavi anche il patire dei sassi.
Così scrive il poeta Eugenio Montale, questa è maestà del mare, mediterraneo brillante di luce e neppure un soffio di vento a turbare il silenzio della bellezza.
Una ringhiera, ombre di Liguria, in una calda mattina di marzo.
E rosso e foglie vive assetate di luce.
Il profilo delle rocce e l’acqua così turchese.
Affacciati, guarda giù, verso la trasparenza cristallina.
Affacciati, potresti quasi contare i sassi uno ad uno.
La costa, l’immagine della vera armonia delle Cinque Terre.
E l’onda lieve che batte piano sulla riva, leviga i sassi e poi si ritrae evanescente, con quel suo suono incantato.
E ancora, questa è la vista dall’ultima delle Cinque Terre, Riomaggiore.
Arriverai a Corniglia e non ti parrà quasi di essere in una stazione ferroviaria.
Quel binario davanti al mare e la grandezza dell’infinito, non se ne intravede il confine.
E poi si sale, Corniglia è l’unica delle Cinque Terre a non essere sulla costa.
Vi si trova una terrazza panoramica dalla quale lo sguardo si perde nelle insenature e in quel susseguirsi armonioso di promontori e rocce.
E incastonata come un gioiello, sopra l’abisso profondo, vedrai Manarola e le sue case raccolte.
E dall’altro lato lo sguardo trova ancora Vernazza e Monterosso.
Liguria di bagliori e luce che scintilla, Liguria di muretti e piante grasse.
E poi affacciati di nuovo, ancora guarda giù.
Vertigine.
E giallo e viola e riflessi del sole, un’esplosione di vita e di colori.
E rocce bianche e fondali marini, la limpida perfezione d’azzurro, così nitido e cristallino.
Un chiarore, uno schianto di luce e aria che inebria di freschi profumi e di purezza.
E’ l’aria del mare delle Cinque Terre.
Le Cinque Terre, verso sera a Manarola
Quando arrivi a Manarola, verso sera.
E percorri la discesa che ti condurrà là, ai piedi di quel nugolo di case strette una all’altra, come spesso accade in questa regione.
Qui, alle Cinque Terre, Manarola è attaccata alla roccia, a picco sul mare di Liguria.
Quando arrivi a Manarola e percorri la discesa che ti condurrà là, nel cuore del paese, cammini accanto a dolci pendii scoscesi disseminati di vigneti ricchi di succosi grappoli d’uva.
E poi ti affacci, verso quel mare, verso le case, verso il cielo già rosato e chiaro.
Qui, a Natale, si allestisce un suggestivo presepe e l’incanto è arrivarci dal mare, a Manarola.
E allora puoi vedere le lucine che illuminano il paese, un’atmosfera ancora più caratteristica e affascinante.
Qui, nella piazzetta della chiesa.
E il giorno già declina, la luce che presto svanirà accarezza i tetti e il campanile, ne delinea e ne esalta i contorni.
Si scende per caruggi, a ben vedere neanche troppo stretti, non c’è Liguria senza caruggi.
E curve e scale e gradini e facciate color biscotto.
E gradazioni tenui e delicate, a Manarola.
E poi guardi sotto a un portico e trovi cassette d’uva e grappoli appesi, nella terra del vino e della vite, sono i segreti di certe antiche tradizioni.
E le belle case di Manarola fanno da cornice alla vostra passeggiata.
C’è persino un’antica ruota, un tempo operosa, questa è la sua seconda vita.
E vi sovrasta quel pugno di case con la chiesa e la piazzetta.
Si scende verso il mare, a breve scenderà anche la sera.
E l’orizzonte si illumina di un bagliore improvviso.
Cammino per il piccolo borgo, tra le semplici case che un tempo furono solo di pescatori.
Come le altre località delle Cinque Terre, ai giorni nostri Manarola è un’ambita meta turistica, molto amata dagli stranieri.
Amata e prescelta per la bellezza unica e rara del paesaggio, per il clima dolce e piacevole, per quel mare che accarezza le rocce, per queste sue case così semplici eppure così caratteristiche.
Quando arrivi a Manarola tutto ti parla di attaccamento per la propria terra e di senso di appartenenza.
E tutto di ricorda quanto siano apprezzate le Cinque Terre in tutto il mondo.
Quando arrivi a Manarola e trovi i gozzi lì, davanti alla porta di casa.
Quando arrivi a Manarola e vedi scale e gradini che vorresti salire.
Impervia, ripida Liguria, così dolcemente aspra, a volte.
Di barche, gozzi e portoni verdi.
E benvenuto, welcome, wilkommen.
Nella terra dei vini, delle rocce e del mare.
A Manarola, a picco sulle onde.
Una geometrica armonia di colori, delle tinte della terra e del sole.
E intanto una luce calda ricopre ogni cosa, si posa sui muretti e sugli scafi, sulle pietre e sulle piante generose di foglie.
E si notano alcune persiane chiuse, ora che l’estate è lontana.
Ma nelle stradine di Manarola ci sono sempre turisti e visitatori, chiacchierano, passeggiano, si godono il panorama.
No, non serve altro.
Qui dove, persino il Camposanto ha le sue suggestioni.
Si affaccia sul golfo calmo, nella terra dei tanti poeti e su una vasta lapide marmorea si leggono i versi di Vincenzo Cardarelli.
O aperti ai venti e alle onde liguri cimiteri!
Quando arrivi a Manarola, verso sera.
E ti coglie una dolcezza così grande che rimarresti lì, sulle panchine, sopra le rocce sulle quali si frangono le onde.
Quando arrivi a Manarola verso sera e la luce lentamente diventa sempre più rosa.
E brillano le case dai colori vividi.
E un gabbiano volteggia, saluta il giorno che se ne va.
E guardi il mare, gli scogli e le nuvole.
E ascolti il silenzio.
E resti a guardare la bellezza nella sua forma più pura, la semplicità.
E quando sei qui, a Manarola, verso sera, ti siedi su un muretto e attendi.
E non desideri più niente altro, solo aspettare, aspettare che il sole compia la sua magia più ammaliante e si tuffi in quell’abisso celeste e infinito.
La luce vira, si riflette sulla superficie del mare e le dona riflessi di madreperla.
E poi cala ancora, si smorza e diviene più tenue.
E se ne andrà, scenderà l’oscurità sulle belle case di Manarola, sui gozzi e sui terrazzini, sulle piante grasse e sui tralci di vite.
E resti lì, mentre fratello sole si posa tra le nuvole, mentre irradia la sua luce verso l’immensità e maestoso si specchia nelle acque del mare.
E scende oltre l’orizzonte, mentre l’aria salina pervade ogni senso, oltre il tempo, nell’infinità del mare davanti a Manarola.
Le Cinque Terre, biciclette e sciachetrà a Monterosso
Una curva gentile e d’improvviso appare Monterosso, la prima località delle Cinque Terre che incontrerete venendo da Genova.
Lo sguardo di ognuno, nel medesimo luogo, si posa su dettagli diversi.
Io vi racconterò cosa hanno veduto i miei occhi, una domenica d’ottobre, a Monterosso.
L’insenatura sinuosa, le case, la striscia di sabbia e le rocce.
E’ affollata Monterosso, ci sono turisti di ogni nazionalità, due gioviali signore inglesi paiono proprio di casa, credo abbiano scelto di vivere qui.
E come non comprenderle?
E’ calda e caratteristica Monterosso, ha l’anima dei borghi liguri appoggiati sulla costa come pietre preziose incastonate nella roccia.
Una corda da stendere e una finestra chiusa, l’estate è finita.
Caruggi, panni stesi e tricolori.
Qui si è liguri e cittadini del mondo perché qui arriva il mondo intero a scoprire le bellezze delle Cinque Terre.
Porte chiuse, piante grasse e archetti.
E ombrelloni, tralci di vite, botti e fiaschi.
Qui, nella terra dell’uva, dei pampini e dei vini ricercati.
L’estate è finita eppure a Monterosso c’è una gioiosa confusione, i ristoranti sono aperti, sulle lavagnette sono esposti i menu, si gustano le delizie della cucina ligure vicino al mare.
Una luce chiara illumina il cielo delle Cinque Terre, si sentono risate e chiacchiere.
E’ una domenica perfetta.
La vita qui sa essere lieve e dolce come una pedalata giù da una discesa con il vento in faccia.
E in certi angoli sa essere anche silenziosa e semplice come una comune rete da pesca.
Vasi, piante e gradini.
Le scale infinite di Liguria rischiarate dal sole.
E piazzette e case tipiche di un borgo di pescatori che oggi è una meta turistica di grande rilievo.
Gironzolo per i caruggi.
E trovo creuze di mattoni e case dalla facciate dipinte di rosso.
E ancora scale e cassette ricolme di piccole piante.
Tintinnano le piccole conchiglie donate dalle onde del mare.
La bellezza è tutta lì, nelle piccole cose semplici che non hanno prezzo.
E ancora biciclette, quante ne ho viste per le stradine di Monterosso!
Geometrie di Liguria, linee verticali che sono una sinfonia di tinte calde.
E poi cammino, mi infilo su per le stradine dove le case hanno tutte le tonalità del giallo.
E crederesti che sia stato un artista a creare questa magia di toni.
Un profumo delizioso si spande per il caruggio, vedo una porta aperta al piano terra.
E no, io davvero non posso essere diversa come sono.
Mi conoscete ormai, io sono quella che entra in tutti i palazzi!
E così varco quella soglia e trovo un gentile signore intento a produrre il più delizioso dei vini, lo schiachetrà, il passito delle Cinque Terre.
Mi racconta che fa il vino soltanto per sé, seguendo certi antichi metodi.
Una chitarra, una bicicletta e i grappoli d’uva.
Segreti di antiche tradizioni ed effluvi dolci e delicati.
Per le strade di Monterosso, c’è sempre un filo da stendere verso il quale alzare gli occhi.
E c’è una tenda trasparente e leggera.
Ma Monterosso è anche la fotografia che non vorresti mai scattare.
Eppure si deve, in questa parte di Liguria che tanto è stata ferita dagli eventi alluvionali che hanno portato fiumi di fango in queste strade.
Si deve ricordare perché queste terre devono essere difese, protette e tutelate.
Osservate questa immagine, osservate le due targhe poste sul muro.
Segnano il livello dell’acqua durante le passate alluvioni.
E adesso guardate questa bella chiesa.
E’ tornata al suo antico splendore grazie alla caparbietà degli abitanti di Monterosso, perché i liguri sono gente tosta che sa rimboccarsi le maniche e rialzarsi.
E’ rinata Vernazza ed è rinata Monterosso, la memoria di ciò che è accaduto deve insegnarci a fare in modo che non accada mai più.
Rifulge della sua colorata unicità la bella Monterosso.
Tra scorci, curve e terrazzini.
Palazzi che disegnano i contorni dell’infinito.
In riva al mare, non saprei pensare a nulla di più adatto come sovraporta!
E osservo tra le case, verso quel turchese abbagliante.
E credo davvero che potrei rimanere qui, a osservare le nuvole che scorrono sui caruggi.
E’ allegra e solare questa domenica mattina, la gente passeggia tra i vicoli e si sofferma a scegliere le ceramiche.
Botteghe e negozietti di prodotti tipici, ad ogni angolo ne trovate uno.
E poi? Ancora una porta aperta!
Ah, i pesci pronti da essere buttati in padella!
E oggetti di terracotta e borse di paglia, l’estate sarà pure lontana ma non si direbbe.
Mi perdo, tra luce e ombra.
Archetti, muri di pietra, rampicanti e biciclette.
Persiane aperte e il sole che filtra, caruggi e piante grasse.
E ringhiere, scale, ancora biciclette, vedete quante ce ne sono?
Il mare brilla e luccica, la spiaggia è deserta e il mare è calmo e piatto.
Le barche sono tirate a riva.
E forse presto prenderanno il largo.
Questo è il mio sasso.
In ogni spiaggia c’è un sasso per me.
Trascinato sulla sabbia dalla marea e caldo di sole, questo è il mio sasso.
Salgo, guardo il mare tra gli alberi.
Seguo il profilo della costa che si perde all’orizzonte.
E l’azzurro prepotente si staglia tra i rami.
Si intravedono le belle case di Monterosso.
E poi la vista si apre sulla costa, la spiaggia e il paese così dolcemente posato tra il verde.
E lassù, davanti al mare aperto, si erge una statua di San Francesco.
Ed è silenzio.
Ed è pace.
Il giorno riluce, nella quieta tranquillità del golfo.
Un gabbiano si libra sulle acque turchesi del mare di Monterosso.
Il suo volo è una danza, un inno alla vita e alla bellezza delle Cinque Terre.
Le Cinque Terre, la voce dell’anima di Riomaggiore
Quando il mare è magia.
Quando il mare è stupore.
Riomaggiore è la prima località delle Cinque Terre che raggiungerete provenendo da La Spezia.
Questo è il tratto di costa più spettacolare della Liguria, dichiarato dall’Unesco Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
Cerco le parole, a mio modo.
E no, non sono certa che bastino per raccontare la pura bellezza di questo piccolo borgo.
Lo si intravede laggiù, incastonato in un’insenatura lambita dall’acqua calma e turchese.
Liguria impervia e ripida.
Abbarbicata alla roccia, circondata da colline, in questa che è terra di vigne.
Liguria scoscesa, erta, a volte difficile.
Liguria dalla bellezza semplice e misteriosa.
Le case alte di Riomaggiore, un tempo queste terre erano minacciate dagli assalti dei Saraceni.
Liguria che ha i colori della terra e del sole.
Si scende, lentamente.
Verso quel nugolo di case.
Meta turistica prediletta dagli stranieri, le Cinque Terre sono gremite di visitatori anche in una domenica d’ottobre.
Calzoncini corti, scarpe sportive e zainetto.
E facce accaldate, occhi che cercano, scovano e scoprono gli angoli incantati di questa mia regione.
Un scorcio, una veduta tipica di certi borghi marinari.
Il luoghi hanno un’anima, sempre.
A volte è silente, muta, timida.
A volte invece inizia a sussurrare, poi la sua voce si fa sempre più vibrante e potente.
Parla.
Parla, racconta una storia di salino e di pietra, di caruggi e porte dipinte di verde.
E poi si addentra in quei vicoli stretti.
Liguria vera che parla il suo linguaggio, facile da comprendere.
E’ come il fragore di un’onda che si abbatte sulla roccia.
E’ il linguaggio dei luoghi di mare e della loro anima.
La luce batte sulle case di Riomaggiore, in un pomeriggio d’autunno.
Terra di vini deliziosi e pregiati.
Di balconi e di persiane che si spalancano sul cielo azzurro.
Di scale e gradini che si perdono nella luce abbacinante e nella vertigine.
Di ringhiere, archetti e gatti guardinghi che si nascondono dietro ai vasi.
Di colori e portoni aperti.
A Riomaggiore che dolcemente scende verso il mare.
L’abisso trasparente, brillante di cristallo e velato d’argento.
E se in questo mare di Liguria nuotassero le sirene certamente guizzerebbero tra le onde increspate che battono sulle rocce, sotto la celebre Via dell’Amore.
Tra scale, ringhiere e terrazzi carichi di vasi colmi di piante.
E il colore vince, trionfa sovrano sulle facciate delle case di Riomaggiore.
Mi affaccio alla ringhiera.
Ripida Liguria, che scende verso l’approdo delle barche.
E all’orizzonte il bagliore del sole sfavilla, mentre lo sguardo precipita in quella vertigine.
E scendo anch’io.
Giù per un caruggio dove ancora parlano l’anima e la voce di Riomaggiore.
E’ Liguria vera questa, è la Liguria delle Cinque Terre.
E mi perdo a guardare, in un caruggio.
Dietro di me i miei amici e poi dei turisti stranieri.
Su, cammina! Stiamo bloccando tutti!
No, questi non sono posti per chi ha fretta.
Ci vuole tutta la calma del mondo per poter ammirare ogni angolo.
E io devo contare gli scalini.
Uno, due, tre.
Infinito.
E poi scendere, scendere, scendere.
Oltre una scala, oltre un archetto.
Giù per le scale.
E poi guardare verso l’alto, un nastro di cielo sopra di me.
E si svela lentamente Riomaggiore, tra ombrelloni, gozzi e reti da pesca.
Il cuore raccolto e semplice di Riomaggiore.
E certo, ci sono gelaterie e ristoranti, negozietti di artigianato e prodotti tipici.
E bambini e coppie di innamorati e persone che scattano foto per l’album dei ricordi.
Io ascoltavo la voce dell’anima di Riomaggiore e forse la potete sentire anche voi.
I gozzi a riva, disposti così a questa maniera.
E basta questo per creare un quadro degno del più grande artista.
E poi la Liguria aggiunge la luce e il cielo terso, l’aria pulita e fresca.
E scale, scalini, vicoli stretti.
Ed è una poesia dalla rima baciata, una filastrocca melodiosa di parole comuni, la complessità della bellezza risiede lì, nelle cose piccole.
In un sasso, in una conchiglia, nelle squame lucenti dei pesci.
In quella rete da pesca appesa alla ringhiera.
Davanti al mare di Riomaggiore.
Ognuno ha il proprio viaggio, la propria barca con la quale prendere il largo.
Verso il mare aperto, con le sue onde.
Anche se davvero non riuscirei a trovare un solo motivo per andarsene da qui.
E’ dolce il clima in questo inizio d’autunno.
E perché non ho contato i gozzi? Avrei dovuto farlo, questa è una valida ragione per tornare a Riomaggiore.
Terra di mare e di gente di mare.
E poi ancora una salita.
E davvero qui senti tutte le lingue del mondo.
In una domenica d’ottobre, l’estate non pare tanto lontana.
E trovo una porta gialla come un girasole.
E alzo lo sguardo, un gabbiano sorvola le case di Riomaggiore.
E poi gli occhi cercano il mare.
E trovano vento, azzurro e rocce.
Quelle rocce e quella costa che rendono famosa questa parte di Liguria in tutto il mondo.
Questa case di pescatori, così semplici e così ambite.
La Liguria verticale, la Liguria che profuma di sale.
E io ne sono certa, se in questo mare di Liguria ci fossero le sirene le vedreste nuotare sinuose in queste acque ed immergersi nel profondo, verso l’abisso.
Davanti alle dolci linee delle case di Riomaggiore, un panorama unico al mondo.
Gorghi marini si attorcigliano di spuma e implodono tra le rocce e gli scogli.
E ci si allontana, si torna indietro.
Ma lo sguardo nostalgico torna ancora laggiù, dove si ode la voce dell’anima di Riomaggiore, verso quel mare che sempre accarezza la costa tortuosa delle Cinque Terre.