Silenzio.
In certi luoghi ci arrivi quasi in punta di piedi, e ha un suo senso il silenzio.
Il silenzio e come la musica, crea l’atmosfera.
A volte capita, tutto tace, e d’un tratto si scorge, quasi nascosta, una meraviglia inaspettata.

E poi, oltre quel vicolo, una piazza.

E io, sapete, non saprei dire quali siano i requisiti necessari affinché un posto venga denominato “piazza”.
Oh, posso immaginare!
Una zona che gode di una certa ampiezza, larga e spaziosa.
Oh sì, si direbbe così!
Ecco, non sempre, almeno non a Genova.

E i turisti? Come si fa se arriva una comitiva di cento americani con il cappellino in testa in Piazza di San Cosimo? Dove li mettiamo? Un po’ alla volta, con pazienza, riusciranno tutti a vederla, quest’antica piazzetta, un gioiello incastonato tra palazzi altissimi e stretti.
E ne vale la pena, ve lo garantisco, venire in quest’angolo, in questo fazzoletto di vicoli, che si cela timido dietro Via delle Grazie.

La chiesa ritratta nell’immagine è la più antica della città, si ignora la data precisa della sua edificazione ma si sa per certo che esisteva già nell’anno 1007.
In stile romanico, è costruita con una pietra molto simile all’ardesia, detta Pietra del Promontorio in quanto veniva ricavata dalle cave site nel luogo ove ora si trova la Lanterna.
La chiesa è dedicata a due martiri cristiani, Cosma e Damiano.
Originari dell’Arabia, Cosma e Damiano erano due fratelli e vissero tra la metà del 200 e il 303, anno del loro martirio.
Ferventi cristiani, questi due santi erano maestri di medicina e prestavano la loro opera senza richiedere alcun compenso, curando chiunque avesse bisogno di loro.
Vennero così chiamati anargiri, che in greco significa privi di denaro.
Sotto l’imperatore Diocleziano caddero, come molti altri, vittime della persecuzione e si narra che furono sottoposti a cinque supplizi ai quali sopravvissero: lapidati, fustigati, crocefissi, gettati a mare e bruciati. E’ il miracolo, ciò che colorisce l’agiografia. I romani quindi si videro costretti a decapitarli, esecuzione insolita per dei cristiani e riservata, di abitudine, ai cittadini della Città Eterna.
All’epoca delle crociate era uso dei popoli occidentali portare da terre lontane reliquie di santi da venerare e da conservare in sacre teche e così, intorno al XIII secolo, i genovesi Enrico Mallone e Niccolò Spinola portarono da Costantinoli le reliquie di San Cosma, e le posero in questa chiesa.

E’ semplice quanto bella questa chiesetta, in ogni suo particolare.

E all’interno troviamo ancora tracce dell’epoca delle crociate: le colonne della chiesa, a strisce bianche e nere,sono mutuate dall’arte islamica.

In onore di Cosma e Damiano, medici di gran valore, nel 1476 la corporazione dei chirurghi e dei barbieri scelse di porre qui il proprio sepolcro, come si può leggere sulla pietra che lo ricopre.

E i due fratelli e il loro culto sono ben presenti all’interno della chiesa.

A terra, ancora una delle tante lapidi.
Mi è stato detto da una persona che pareva essere molto informata sulla storia della chiesa che il simbolo riportato su questo sepolcro, il teschio con le ossa incrociate, è da riferirsi alla tradizione dei cavalieri templari.

Prima di lasciare questa chiesa non mancate di guardare l’altare, con un semplice crocifisso attorniato da preziosi candelabri e poi dirigete lo sguardo verso l’alto, verso la volta.


Le colonne e gli archetti con i mattoni a vista meritano uno sguardo da una diversa prospettiva.

Se vorrete visitare questa chiesa, sappiate che è aperta il giovedì, il venerdì e il sabato dall 15.30 alle 18.00.
Ho ancora qualcosa da mostrarvi, una angolo della Piazza di San Cosimo dedicato ad un altro santo, colui che troverete effigiato sopra molti portali delle antiche case di Genova, il santo che con la sua spada uccise il drago, San Giorgio.
E’ una nostra tradizione che merita un ulteriore approfondimento, altrove vi mostrerò con parole e immagini quanto i genovesi abbiano nel cuore San Giorgio, intanto guardate come si presenta in questa piazzetta.

E poi, sapete, io davvero non so cosa occorra perché un luogo possa essere denominato piazza, davvero non so.
Ma di una cosa sono certa: la nostra Piazza di San Cosimo, con la sua chiesa, con i suoi palazzi cosi stretti uno all’altro, con il suo piccolo spazio, ha una sua maestosa dignità.
E sulle sue mura io vedo incanto, magia e bellezza.
