Genova, Strada Nuova.
C’è poca gente in giro, una bambina vende i suoi fiori, un ragazzo offre i giornali, un mendicante chiede l’elemosina, con una certa insistenza.
Al centro della via si staglia una figura.
E’ un uomo, ha i capelli grigi, incede con passo svelto, nervoso, di tanto in tanto alza lo sguardo, con fare guardingo.
Ha un aspetto ascetico, solenne, vestito completamente di nero, indossa un mantello color della pece che quasi tocca per terra.
Quanti giorni lontani dalla Superba.
Quanti li ha sognati, quei vicoli, quelle ardesie, quell’odore di risacca pungente che ti assale, quando sbarchi a Genova.
Tornare, rivedere la sua casa.
E’ vicino ormai, l’uomo cammina, Piazza della Meridiana, Salita degli Angeli, Strada Nuovissima, Salita San Siro, la Chiesa.
Pochi passi ancora, non manca molto.
E ancora, più lontano. Piazza San Bernardo.
Qui è un incessante andirivieni di gente, mercanti, monelli, donne che si affacciano alle finestre, alcune tornano dal lavatoio, con le gerle cariche di panni da stendere.
Rumori, voci, canti, uno si fa poco a poco più chiaro e distinto.
E a voi pare di conoscerla, quella musica.
E le parole, le conoscete quelle parole, anche a voi sono famigliari.
Via delle Grazie.
Un urlo strozzato vi terrorizza.
E’una donna: piange, si dispera. Sentite i suoi singhiozzi.
E’ disperata e voi vorreste consolarla, la Marchesa Eleonora, desiderereste dirle che quel sacrificio non sarà dimenticato.
Lei è distrutta, dilaniata dal dolore per la sua perdita.
Le hanno detto che Jacopo, il suo Jacopo, è appena morto nella Torre Grimaldina di Palazzo Ducale.
Era rinchiuso in una celletta umida e angusta e con il suo sangue ha lasciato su quel muro queste parole: ecco la mia risposta, lascio in testamento la mia vendetta ai miei fratelli.
Alcuni dicono che si sia suicidato, per non tradire i suoi compagni.
Altri sostengono che sia stato trucidato dalle guardie, per togliere di mezzo un personaggio scomodo, uno che faceva paura all’ordine prestabilito.
Jacopo non c’è più, questo solo sa Eleonora.
Via Ravecca, inondata di luce.
Un uomo vende il suo pesce, una fornaia esibisce in bella mostra i suoi pani, e più giù, Piazza Ponticello è affollata di gente, si formano crocchi davanti al barchile.
Per le strade e le vie si sente un brusio, e voci di bimbi che giocano, là dietro, in Via Madre di Dio.
D’un tratto, un suono sovrasta tutti gli altri.
E’ un funambolo dell’archetto quel Paganini e quando pizzica sulle corde del suo violino, nella sua casa al Passo di Gattamora, tutta Sarzano ammutolisce e si ferma ad ascoltarlo.
Vico del Dragone.
Un uomo cammina. E’ bello, alto, elegante, porta i baffetti.
E’ un giornalista, uno che non ha paura delle proprie idee.
Uno che farà dei suoi pensieri la propria ragione di vita.
Nacque in questa casa,
il VI gennaio MDCCCXX
Francesco Bartolomeo Savi
carcerato per tentativo del 1857
prode dei Mille
apostolo della fede mazziniana
sino alla morte
XXX marzo MDCCCLXV
nel vigesimo anno di Roma liberata
il Circolo del pensiero.
Scende la sera, su Genova.
E voi, rincasando, non siete del tutto certi che sia stato solo un sogno.
che affascinante questa storia corredata dal servizio fotografico! sono belli i vicoli dei paesi liguri!
buona estate
Grazia
Grazie, felice che ti sia piaciuta! E’ vero, i vicoli hanno un fascino particolare…
Buona estate a te!
Quanto amore per la tua bellissima città,
E quanto aumenta in me il desiderio di conoscerla!
Grazie Miss Fletcher per le tue storie coinvolgenti ed appassionate e per le immagini suggestive.
Devo accontentarmi, per ora, di un viaggio virtuale ma devo anche ammettere che è veramente piacevole!
Buona giornata di agosto, a presto
Susanna Cerere
Eh, Susanna…io per Genova ho proprio la sindrome di Stendhal.
Non mi stanco mai di rivedere gli stessi posti, di camminare per le sue strade.
Non me ne andrei mai, mi mancherebbe troppo.
Un abbraccio!
E’ emozionante questo percorso nella città, con le tappe descritte tramite le emozioni i personaggi e gli accadimenti storici… e le fotografie! Complimenti.
Anche a me piace tantissimo la mia città, ma in programma c’è un trasferimento all’estero di cui sono comunque contenta. Tanto ritornerò ogni tanto alla città natale! 🙂
Grazie! Ci stiamo leggendo a vicenda, lo sai? Stavo leggendo il tuo blog sul cinema…un tuo splendido post su Bette Davis…vado a finire 🙂
Dear Miss Fletcher, certo che riesci benissimo a convincere le persone a partire, se ancora ce ne fosse bisogno…. Genova in “direzione ostinata e contraria”… Come vorrei essere “più gatto, più vagabondo”… Le tue parole e le affascinanti immagini sono un viaggio storico sentimentale molto bello… poi la poesia dei vicoli, delle lapidi, dei nomi, si riesce a vedere la nebbia anche in piena estate, la pioggia anche sotto il solleone, si parla di storia anche senza sfogliare un libro…puoi contarci: il cuore è già partito!…
Che poesia mi hai lasciato, mio caro Sherlock, grazie!
Se questo è l’effetto che fa, sono più felice di quanto immagini.
Io la amo proprio, Genova.
E se le sue pietre mi parlano e riesco a far sentire la loro voce anche ad altri, beh…non posso esserne che contenta!
Un abbraccio, carissimo amico mio!
Un po’ in ritardo trovo queste tue parole dedicate a chi scrisse la parola “Libertà” con il proprio sangue. Grazie
Emanuele
Benvenuto Emanuele, io qui ho scritto spesso dei patrioti.
E sono fiera di avere come concittadini Mameli, Mazzini e Jacopo Ruffini, hanno scritto una parte davvero importante della nostra storia.
Grazie, buona serata.
allora approfondirò la lettura del tuo blog. Grazie ancora.
Il link sotto è a uno spettacolo che ho scritto per i 150 anni. Quella riprodotta è la primissima replica preparata in 20 giorni, compresa la scrittura. Così di corsa che l’attore è stato costretto a leggere. Con il tempo l’ho leggermente modificato e ampliato con altri musicisti e, chiaramente, “costringendo” l’attore ad imparare tutto il testo a memoria.
Buona serata
http://www.mediatecaroma.it/mediatecaRoma/ricerca.html?show=14&index=0&jsonVal=&filter=&query=merlino&id=BdR000000696&refId=6
MIss, davvero molto belle queste tue ambientazioni storiche, attraverso percorsi stradali, che a furia di leggerti, un po’ conosco…
Grazie Sergio, ormai a Zena sei di casa!