Questa è la storia di un patriota venuto da lontano.
Pietro Lanza, Principe di Trabia, Butera e Scordia, nacque a Palermo nel 1807 da Giuseppe Lanza Principe di Trabia e dalla nobile Stefania Branciforti.
Uomo ricco di ingegno e dalle molte attitudini, fin da giovane brillò negli studi e per i suoi talenti, appena ventottenne era già Pretore di Palermo.
In questo suo importante ruolo si distinse nella particolare circostanza dell’epidemia di colera che nell’estate del 1837 implacabile dilagò a Palermo.
Lanza, coraggioso e indomito, si prodigò in molti modi per la sua città e per la sua gente, narrano le cronache che in certi giorni di luglio il colera a Palermo arrivò ad uccidere mille persone al giorno.
Il giovane pretore, ligio al senso del dovere, rimase nella sua città e in aiuto ai suoi concittadini fino alla fine dell’epidemia.
Giunse così l’anno 1838 e Pietro Lanza, con la sua consorte Eleonora Spinelli Caracciolo, si recò a Parigi dove partecipò a corsi scientifici e a lezioni di scienze morali, alla Sorbona seguì le lezioni di diritto penale del celebre Pellegrino Rossi.
Uomo di legge e di scienze, Lanza pubblicò lavori storici sulla sua Sicilia.
Da Parigi sul finire di maggio raggiunse poi Londra e qui presenziò all’incoronazione della Regina Vittoria, in seguito andò in Belgio e poi in Svizzera.
Tornando a Palermo trovò al suo posto di questore un successore in quanto, per una serie di circostanze, pare che fosse stato ingiustamente esonerato dal suo incarico.
Lanza proseguì con immutato impegno nei suoi studi, si dedicò quindi all’amministrazione del ricco patrimonio di famiglia.
Giunse quindi il 12 gennaio del 1848, in quegli anni di fermento, si rinfocolò il fuoco dello scontento: sono i giorni della rivoluzione siciliana.
E tra coloro che prendono parte ai moti siciliani c’è anche lui, Pietro Lanza: quando il 25 Marzo 1848 viene proclamato il Regno di Sicilia Pietro Lanza prende il suo posto nella Camera dei Pari, a lui verranno in seguito affidati il Ministero della Pubblica Istruzione e dei Lavori Pubblici, in questo suo ultimo ruolo tra le iniziative delle quali si occupa con autentico fervore c’è anche la realizzazione della Via della Libertà a Palermo.
Fu ancora pretore della sua città e in seguito fu chiamato a far parte del Ministero Stabile e gli fu affidato il portafoglio degli Affari Esteri.
Il Lanza, tuttavia, non sapeva che i casi del destino e della politica lo avrebbero condotto lontano dalla sua isola: nel 1849, infatti, i Borboni riconquistarono la Sicilia e per Lanza e per tutti coloro che avevano preso parte alla politica del Regno di Sicilia si aprirono tristemente le porte dell’esilio.
Era un giorno di aprile del 1849 quando Pietro Lanza lasciò la sua Sicilia a bordo di un vapore della Marina Militare Inglese, non avrebbe mai più rivisto la sua terra natia.
Per qualche tempo rimase in Francia e poi, a partire dall’Ottobre del 1849, si stabilì a Genova.
Ebbe rapporti con le figure illustri del tempo, da Genova spesso si recava a Torino dove incontrava Cavour e coloro che gravitavano negli ambienti dell’emigrazione politica.
A Genova fece parte dell’Accademia di Filosofia Italiana fondata da Terenzio Mamiani, qui fu spesso in prima linea a fornire soccorso ai molti esuli come lui venuti da lontano.
Viaggiò molto durante gli anni del suo esilio e sempre curò l’amore per le lettere e per le scienze, Lanza fu anche autore di diverse pubblicazioni dove mostra il carattere del suo ingegno.
Fu durante uno dei suoi viaggi che trovò la fine: Pietro Lanza Principe di Trabia, Butera e Scordia soffriva di epilessia, durante un suo soggiorno a Parigi la sua malattia si aggravò e il 27 Giugno 1855 eglì esalò l’ultimo respiro.
Forse vi starete chiedendo cosa mi abbia spinto a scrivere la vicenda di questo patriota, figura non così nota alla maggioranza delle persone.
Io ho scoperto la vicenda di lui poco tempo fa e così mi sono premurata di cercare notizie sulla sua vita e le ho trovate in particolare nel volume Il Risorgimento Italiano Biografie Storico Politiche d’Illustri Italiani Contemporanei a cura di Leone Carpi pubblicato dall’Antica Casa Editrice di Francesco Vallardi nel 1886.
Le pagine dedicate al patriota siciliano sono state scritte dal Professor Salvatore Lanza di Trabia, in quelle righe si legge che Pietro Lanza riposa nella sua Palermo, nella tomba di famiglia.
Come comprenderete, è piuttosto improbabile che io riesca a ristabilire l’esatto corso degli eventi ma vorrei aggiungere qualche notizia e qualche considerazione che spiegherà cosa mi ha condotto sulle tracce di Pietro Lanza.
Qualche giorno fa, infatti, mi trovavo nella Chiesa della Santissima Concezione e Padre Santo, un luogo che racchiude innumerevoli storie del passato.
Non ci si sofferma mai abbastanza a lungo a leggere le lapidi di coloro che qui vennero accolti a riposare nel loro sonno eterno.
Una di quelle candide tombe accenna ad una storia, lascia la traccia di un uomo stimato e virtuoso.
Gli esuli mestissimi che furono compagni dei suoi giorni, nella città di Genova, con evidenza ebbero una parte nello scrivere per il loro sodale queste parole.
Sembrerebbe pertanto che, per un periodo, Pietro Lanza abbia riposato in questa chiesa, nel silenzio mistico di Padre Santo.
Per un caso i miei occhi hanno trovato il suo nome e allora ho voluto farlo riemergere e in qualche maniera farlo ritornare sotto la luce che rischiara le vie di Genova, città che nei suoi giorni di esule lo accolse e lo ospitò.
Così a voi porto il ricordo di lui: Pietro Lanza, Principe di Trabia, Butera e Scordia, ardente patriota siciliano.