Attraversando Vico della Galera

È soltanto un breve caruggio dalle parti della Maddalena, Vico della Galera è una traversa di Vico Salvaghi.
E l’altro giorno passavo da quelle parti e così ho veduto questa solita bellezza: una corda e i panni stesi tra le case, una di quelle solite geometrie genovesi che piacciono a me.

E poi l’antico vicoletto che è un modesto caruggio di antica memoria e chissà quanti volti di bimbi si sono affacciati da quelle finestre e quante famiglie hanno ospitato quelle antiche mura preservando storie, memorie, speranze e felicità.

Davanti ad una di queste dimore ci sono alcuni gradini: sono quegli scalini altissimi e vertiginosi che si trovano nella città vecchia e quando ti capita di fare un paio di rampe di quelle scale lì sperimenti una fatica insolita alla quale non siamo più abituati.

Il vicoletto ha un toponimo che si presta a molteplici interpretazioni e ne scrive con la consueta vivacità il mio fido amico Amedeo Pescio che riporta tutte le possibili interpretazioni.
Lo storico infatti esclude che il toponimo si riferisca ad un’oscura prigione e a suo parere non si tratterebbe neanche di un riferimento alle galee, antiche imbarcazioni usate al tempo della Repubblica di Genova.
Pescio per parte sua predilige un’altra interpretazione e sostiene che, secondo la sua opinione, il vicolo prende il nome dalla nobile famiglia Galera originaria di Loano.

Sono tracce del tempo passato, di un’epoca ricca misteriosa e lontana ma il cielo è azzurro come allora e così sovrasta Vico della Galera.

La danza

Le magliette di tutti i colori, quelle con le maniche corte.
I calzoncini per correre liberi.
A volte, anzi molto spesso, ci sono i calzini in fila, uno accanto all’altro.
Il fazzoletto per asciugare le lacrime che bagnano il viso.
Un brindisi, il calice, le bollicine e la goccia che cade inesorabile sul tovagliolo.
Un bacio, le labbra che si sfiorano, per augurarsi buona vita e il rossetto che resta sulla tela bianca della camicia.
Le corse per tirare il pallone in porta.
L’abito per ballare, quello per lavorare e quello che indossi in un giorno da ricordare.
Acqua.
Una corda che dondola.
Vento, vento, vento e sole caldo.
Profumo di lavanda e di sapone, freschezza di aria leggera.
E tutta la vita è questa danza che ancora si ripete.
E così è tra l’ombra e il sole mentre la luce si insinua e si getta a terra così, tra le case dei caruggi, nella sua mirabile danza.


Vico Salvaghi

Biciclette di caruggi

C’è sempre un posto dove poi le trovi, lasciate nell’attesa del loro legittimo proprietario.
Magari in cima a una di quelle discese che si gettano giù, verso la Maddalena.
Due biciclette, in quella breve frazione di tempo durante la quale la luce gioca con l’ombra e tu rimani ad osservare questa evanescenza labile, durano poco magie come questa.
E intanto i raggi del sole attraversano i raggi della ruota di una bicicletta di caruggi, in una mattina fredda e lucente, a Genova.

La Madonna di Vico Salvaghi

Una Madonna nella città vecchia, una delle tante che vigilano su queste antiche strade.
E sapete, avrei certe storie da narrarvi su questi vicoli ma oggi vi mostrerò soltanto Lei, in quell’angolo di Genova al quale Lei appartiene.
Questa statua armoniosa si trova in Vico Salvaghi, un caruggio che parte da Via della Maddalena e da qui la vedrete, è posta ad angolo con Vico Gattagà.

vico-salvaghi-2

Tra muri vetusti, così spesso accarezzati dall’ombra, Lei.
E tutta la bellezza di gesti eterni e gentili, Gesù tra le Sue braccia e i piccoli putti a reggere un manto che la circonda.

vico-salvaghi-3

Vico Salvaghi termina in Via Garibaldi e salendo verso la strada dei palazzi nobiliari in certi giorni si notano i giochi del sole sui panni messi ad asciugare su un filo teso in mezzo al caruggio.

vico-salvaghi-5

E da lassù la prospettiva regala i toni caldi dell’arancio e dell’ocra.

vico-salvaghi-4

Su questo piccolo mondo, fatto di tante vite e di molteplici contraddizioni, si posa anche lo sguardo benevolo di Lei.
E così la luce la rischiara, in certe stagioni terse e limpide di vento.

vico-salvaghi-6

E così, davanti a Lei, scende la mattonata di Vico Salvaghi.
Sotto ai suoi occhi gentili, nei caruggi di Genova.

vico-salvaghi-7

E così il cielo si svela, in uno squarcio d’azzurro che tutto sovrasta: l’edicola, la figura di Maria, gli angeli e le vite degli altri, le case antiche dalle molte storie.

vico-salvaghi-8

Il suo sguardo e il suo dolce sorriso illuminano questo scorcio della città vecchia.
Eterea e piena di grazia, è la Madonna di Vico Salvaghi.

vico-salvaghi-9

La luce che hai negli occhi

La vita non ha mai un colore solo, la vita è fatta di sensazioni, di contrasti e chiaroscuri.
E così è per certi luoghi, non riesci a percepire esattamente il punto nel quale una tinta più vivace lascia il posto a un tono più tenue, tutto si mescola e quasi si confonde.
Ogni luogo, come la vita, ha la sua colonna sonora.
Una radio accesa, un telefono che squilla, una porta che si apre, i rumori di ogni giorno, le voci della strada e certi idiomi che non conosco.
Il suono di certi passi da un vicolo che si immette in quello nel quale mi trovo.
E’ un uomo e sembra avere una certa fretta, mi vede al centro del caruggio con la macchina fotografica in mano e si ferma.
Quando accade ringrazio e lascio passare chi ha avuto verso di me tanta rara gentilezza.
Il cigolio di una persiana, c’è sempre qualcuno che guarda di sotto.
– Non si passa! Dovete fare l’altro giro, stanno facendo i lavori in Via della Maddalena!
Io veramente pensavo di fermarmi qui.
Osservo.
E poi passa una ragazza dall’aria assorta e svagata, nel vicolo risuona il rumore dei suoi tacchi.
Osservo.
Il vento non arriva fin quaggiù, qui giunge un respiro lieve e quasi impercettibile.

Vico Salvaghi

Cerco un colore, uno solo.
E’ difficile, la vita è un gioco di sfumature e di ombre.
Ed è la luce che hai negli occhi a farti scegliere cosa vedere, niente altro, anche in certi luoghi che sono come la vita.
E la vita non ha mai un colore solo.

Vico Salvaghi (2)

Vico Salvaghi