Via di Ravecca: l’edicola di San Giovanni Battista

È in una parte magnifica della città vecchia, a pochi passi da Porta Soprana ecco la nostra colorata e inconfondibile Via di Ravecca: salendo per questa antica strada si nota nel suo candore la bella edicola di San Giovanni Battista.

Là, sul muro di un vetusto palazzo, tra Vico Gattilusio e Via di Ravecca.

Così venne effigiato in tempi distanti il patrono della nostra città.

Ai piedi del Santo ci sono l’agnello e un serpente, un’antica iscrizione ci permette poi di stabilire che questa statua risale al lontano 1616.

E certo questo fu uno dei luoghi di lontane devozioni, percorrendo questa strada si ammira la bella immagine del Santo nella prospettiva di Via di Ravecca con i suoi panni stesi.

Nella splendida verticalità di questi caruggi dai colori caldi e vivaci.

Sui genovesi e su coloro che percorrono queste vie ancora vigila San Giovanni Battista.

E così si staglia sotto il cielo della Superba.

In questa strada antica, tra le finestre di una casa, così tra noi resta ancora l’edicola di San Giovanni Battista.

I fiori di Via di Ravecca

I fiori di Via di Ravecca li ho trovati per caso.
Stavano verso la metà della strada, li ho veduti in una mattina di luce straordinaria.
E così mi sono fermata proprio in quel punto, oltre la curva ci son le torri di Porta Soprana.
E sono rimasta in attesa che non ci fosse nessuno, so anche essere paziente in questi casi: prima è passato un ragazzo, poi una signora che andava svelta con le sue buste della spesa.
E lì, a metà della via, c’ero io, davanti a questa splendida prospettiva.
Non occorre molto, certi posti hanno già la loro naturale bellezza per me così evidente.
Bastano appena una piccola attenzione o una certa cura a rendere certi nostri luoghi più accoglienti, strade e piazze possono così divenire il fondale magnifico dei nostri momenti.
Mettete dei fiori nei nostri caruggi, regalateci colori, profumi e splendore.
Sbocciano così allegri i fiori di Via di Ravecca con i loro petali rosa, preludio di primavera nel tempo d’inverno.

Per caruggi

Vi porto per caruggi, in un pomeriggio d’inverno.
In quei posti che amo, oltre la prospettiva di case alte a breve distanza da Porta Soprana.
Lo dico sempre, io vado ovunque e senza alcuna meta, in realtà.
Cammino, a Genova.

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E si può non indugiare davanti alla vetrina di Casaleggio?
Canestrelli, nocciole, miele, sciroppo di rose, vasi e vasetti.

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E poi scendo in Piazza delle Erbe, con le sue antiche case dai colori caldi di zafferano e biscotto.

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E mi fermo davanti a quella che fu una libreria antiquaria, questo posto è rinato a nuova vita e adesso ospita un caffè letterario, io non ci sono mai stata e mi ripropongo di scoprirlo presto.

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Su e giù per questi caruggi, tuttavia la meta non è importante, ve l’ho detto, io vado ovunque.
Basta esserci, basta guardare il cielo sopra la città.

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E la prospettiva di Vico del Fico che si perde lassù in un bagliore di giallo.

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Gli edifici che si scorgono in lontananza sono quelli di Piazza delle Lavandaie, facile immaginare di vedere donne curve sotto ceste pesanti cariche di panni, difficile immedesimarsi nelle vite degli altri e figurarsi fatiche che fortunatamente non abbiamo conosciuto.

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Da queste parti nel tardo pomeriggio la luce dolcemente declina mentre il cielo si tinge di oro oltre i tetti e oltre il campanile di San Donato.

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E poi sali su per Vico delle Fate, un posto con un nome simile può soltanto riservare incanti.

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E muri antichi e mattoni consunti.

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E poi, magari, vagando senza meta per i caruggi, può capitare di sbucare in Via Ravecca, a volte si finisce per trovare persino una perfetta geometria di colori in luoghi come questi.

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Quando meno te lo aspetti, in ogni luogo.

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Quando il sole illumina i tetti, a Genova, in un pomeriggio d’inverno.

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Via di Ravecca, luci e colori di Genova

Non è semplice scrivere di Via di Ravecca, strada amatissima dalle tante anime, non so quante volte mi sono riproposta di portarvi là, in una delle vie più suggestive della città vecchia.
Strada antica e dalla lunga storia, scrive Francesco Podestà che di essa si hanno notizie già intorno al 1100.
Secondo Belgrano Via di Ravecca deriva il suo nome da Rua o Ruga Vecchia che significa appunto strada vecchia, altri studiosi diedero interpretazioni differenti.
Superata Porta Soprana eccola a voi, così inizia Via di Ravecca con le sue antiche bellezze.

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Per me è luogo di stupori, da ragazzina amavo molto gironzolare in questi vicoli: scoprire una strada che non hai mai veduto è un’autentica sensazione di meraviglia, una sorpresa che può levarti il fiato.
Correvo su e giù per le traverse, con lo zainetto sulle spalle.
E poi.
E poi bisogna alzare gli occhi per vedere una piccola Madonna a guardia di un portone.

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E poi, poi non ho mai smesso di tornarci, Via di Ravecca in certe mattine è un incanto di vento, luce e colore.

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Anima di un antico sestiere, un toponimo che ricorda la fierezza dei genovesi.

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E sole, ombre, finestre e chiaroscuri.
E i miei dubbi, io non so spiegarvela Via di Ravecca.
Dovreste venire qui, in certe giornate, quando il sole vira sui vetri.

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E magari anche voi vi perderete a seguire quella danza nel cielo.

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E tuttavia non distraetevi, in Via di Ravecca c’è ancora traccia degli antichi “cannoni” dai quali sgorgava un tempo l’acqua.

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E poi, là, sopra di voi.

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Nella zona di Via di Ravecca ci sono diversi negozietti di vario genere, ci sono anche diversi posti dove mangiare, qui trovate anche una delle celebri sciamadde che vende specialità genovesi.

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E poi.
In verità vengo spesso qui a guardare i panni stesi.

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E le tovaglie, le magliette colorate e le candide federe.

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In questi caruggi sempre presidiati dai Santi: all’angolo con Vico Gattilusio spicca la bella edicola che ospita San Giovanni Battista.

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E poi persiane aperte, riflessi, uno sventolio di rosa contro il celeste cielo.
E l’aria del mare che abita in questi caruggi dalla storia lontana.

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E il sole che filtra, un raggio che cade e sfiora i muri antichi.

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E davvero, non so raccontarvela Via di Ravecca.
D’un tratto vedrete una Madonnina, Lei posa il suo sguardo gentile sul popolo di Ravecca.

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E sono trascorsi i secoli, centinaia di anni.
Di qui sono passati nobili e popolane, giocatori di dadi, mercanti e cavalieri.
E monache devote, fanciulle costrette a matrimoni di convenienza e donne affaticate con le ceste dei panni sulla testa, in Salita di Coccagna c’è ancora l’antico lavatoio.
Non distante da qui c’era un tempo il carcere di Sant’Andrea.
E i pianti, le disperazioni, le solitudini.
E le speranze, quelle come le racconti?
C’è una parte di vita che non puoi narrare ma puoi immaginarla, tra diverse sfumature di rosa, di rosso e di pesca.

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E poi si segue la luce in questa via dalle case alte e dalle imprendibili prospettive.

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In Ravecca c’è anche un forno celeberrimo del quale ho già avuto modo di parlarvi in questo post: la focaccia di Patrone è davvero sublime.

Patrone

Focaccia (3)

E poi, non posso scordare di dirvi che quando salite da certe strade che si immettono su questa strada è così che vedrete Via di Ravecca, in lontananza.
Salite e discese della città vecchia.

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E quadri di caruggi, a volte.

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No, non credo che si possa venire a Genova senza vedere Via di Ravecca.

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Magari in una giornata tersa, quando la luce brillante la attraversa.

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E allora ci si ferma e lo sguardo trova l’ocra, il rosso, l’azzurro e il solito filo di panni stesi.

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E no, io non so raccontarvela Via di Ravecca.
Dove trovare le parole per questa magia perfetta di colori e geometrie di luce?

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E non vorrei che vi scordaste di alzare ancora gli occhi, quando vi trovate a certi incroci.

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Semplice e vera, come la bellezza autentica.
Ha la sua anima, ha la sua voce.
Ha il suo tempo, segue il lento virare dei raggi del sole che la accarezzano.
Come negli anni che non abbiamo veduto, come nelle epoche che non abbiamo vissuto.
Così è Via di Ravecca, splendente nei suoi colori, nella luce di Genova.

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Un pomeriggio in Vico Boccadoro

Se c’è una zona nella quale la bellezza può colpirti all’improvviso è l’intrico di vicoli nei dintorni di Via Ravecca.
Un raggio di luce, un gioco di ombre, una variazione di colore che non avevi mai notato prima.
Si svela così la bellezza, sospinta dal vento del mare.
E c’è sempre un candido lenzuolo sospeso nel cielo azzurro.

Vicoli

E poi accade di arrivare un pomeriggio in Vico Boccadoro.
E qui attorno c’è tutto quel mondo dai toponimi sognanti, da Vico del Dragone a Vico delle Fate, basta già questo per perdersi in questi caruggi, se non li conoscessi verrei qui solo per vedere come sono.
E in effetti, come ho già avuto modo di scrivere diverse volte, è proprio così che ho iniziato a gironzolare per questi vicoli, da ragazzina, mi attirava l’incanto della scoperta.

Vico Boccadoro

E poi un giorno, in Vico Boccadoro.
Voltati indietro, verso le case di Via Ravecca, dietro alle finestre ci sono le vite degli altri, quelle che non sai immaginare e magari assomigliano tanto alla tua.

Via Ravecca

E poi oltre.
C’è sempre una corda tesa tra un palazzo e l’altro.

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E ancora luce, persiane, voci e rumore di passi.

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E poi, quando questi caruggi li trovo così, io sono capace di andare su e giù infinite volte.
Diversi toni di giallo, caldo e solare.

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E turchese prepotente lassù, tra le grondaie e i tetti.

Vico Boccadoro (3)

Una scenografia magicamente perfetta.
È così certa bellezza, rara e irripetibile.

Vico Boccadoro (6)

A dire il vero sarei rimasta più a lungo.
Poi mi sono voltata indietro.
E ho visto un cancello, i vasetti di fiori e laggiù quei panni stesi.
Un pomeriggio in Vico Boccadoro.

Vico Boccadoro (7)

Conversazioni sotto le finestre dei caruggi

Guarda bene, c’è sempre qualcuno affacciato al davanzale.
E con il bel tempo anche le finestre si vestono di primavera, oggi vi racconterò un paio di piccoli fatti curiosi che mi sono capitati qualche giorno fa.
Ero a zonzo con un’amica.
Sempre sotto lo stesso cielo, sempre nei medesimi caruggi.
Guarda su, dalle parti di Via Prè.

Piazza Metelino

Finestre e scorci dalle tinte di pesca.
E silenzio.

Vico di Santa Fede

E camminiamo ancora.
E guardiamo verso l’alto, ancora.
Da un palazzo poco distante vedo una signora alla finestra, lei ci osserva.

Piazza Sant'Elena

Io e lei abbiamo già avuto modo di chiacchierare, la riconosco.
Annuisce, sorride e mi dice:
– Lei di dove è?
E io:
– Di Genova!
– Ah! Perché se guarda non è di Genova!
Ecco.
E allora io le dico:
– Ma noi ci conosciamo, si ricorda? Mi ha raccontato di Piazzetta dei Tintori.
Lei l’ha narrato a me ed io a voi, in questo post.
Lei fa sì con la testa, rammenta la nostra conversazione.
Faccio il giro, torno in quella piazzetta, vale sempre la pena fare certe deviazioni, ve lo garantisco.

Piazzetta dei Tintori

E poi ancora mi ritrovo sotto alle finestre della signora.
Lei mi parla di certi negozi che non ci sono più, mi enumera i panettieri e gli alimentari di altri tempi.
Sono memorie preziose le sue, aggiunge che se ho voglia di ascoltare lei mi racconterà ogni cosa.
Tornerò a trovarla, certo che sì!
Quel giorno ho proseguito la mia passeggiata sotto le finestre di primavera.

Via Prè

Le finestre dei caruggi, una magia di ombre dondolanti, piantine e colori.

Piazza di Campo Pisano

E qui ero con un altro amico, abbiamo gironzolato a lungo dalle parti di Sarzano e poi siamo capitati in Ravecca.
E di nuovo abbiamo trovato una signora alla finestra.
A un piano alto, braccia conserte sul davanzale, ci guardava zitta zitta.
E il mio amico mi dice:
– Cosa faccio, mi metto qui di lato così pensa che stai fotografando me?
– E sì, dai! Tranquillizziamola, è meglio!

Via Ravecca

Finestre di caruggi, a volte non incontri nessuno.
E a volte trovi rametti coperti di foglioline tenaci che si arrampicano sulle sbarre.

Vico sotto le Murette

E bianco, nero e vetri socchiusi.
E vasetti disposti in fila, nulla sembra frutto del caso, a volte tutto sembra simmetrico e perfettamente in armonia.

Finestra
Finestre.
Persiane aperte oppure chiuse.
E ancora colori.
Cose che non vedi se non alzi lo sguardo.
Cose che vedi nei caruggi di Genova.

Piazza dei Truogoli di Santa Brigida

Le Mura del Barbarossa

Gli affascinanti misteri dei caruggi, io ho iniziato a scoprirli da ragazzina.
Avevo 15 anni e me andavo in giro per la città vecchia in cerca di luoghi mai veduti, uno dei miei posti preferiti era la zona di Ravecca.
Su e giù, per tutte le traverse come faccio ancora adesso.
E poi là, sopra le antiche mura della Superba, le mura del Barbarossa.
Allora quella parte di Genova era diversa, c’erano ancora molti edifici da ristrutturare e il mio ricordo fa riemergere un’impressione di suggestiva decadenza.
Su e giù per le mura poi un brutto giorno, ahimè, sono state chiuse da cancelli e rese inaccessibili.
Ditemi, negli ultimi anni avete per caso visto una tizia seduta per terra lì davanti?
Ecco, si trattava di me, ho passato ore in paziente attesa che il caso mi facesse incontrare qualcuno in possesso delle chiavi per poter entrare.
E orfana della mia passeggiata preferita ho scattato diverse foto da quest’unica prospettiva sulle mura del Barbarossa.

Mura del Barbarossa (2)

Ora è nuovamente possibile visitarle, purtroppo restano chiuse al libero accesso ma c’è maniera di effettuare un percorso sulle mura e oggi vi porterò proprio là sul camminamento dove i soldati un tempo facevano la ronda per assicurare la tranquillità ai genovesi.
Da Via Ravasco si sale verso Passo delle Murette, su per una scala di ferro, fermatevi ad osservare il muro che la costeggia, ci sono i resti delle antiche tubature in terracotta e non si trovano solo in questo punto ma anche altrove, presto vi mostrerò altre immagini.

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Ecco il cancello.

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E non sapete la mia gioia di vederlo alle mie spalle!

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Le antiche mura di Genova costruite in sua difesa a partire dal 1155 contro un temibile nemico, il Barbarossa con le sue minacciose truppe.
Le mura vengono edificate a ridosso di Porta Soprana che già esisteva nel X secolo, la sua costruzione venne ultimata in quel 1155.
Tutto il popolo accorre in soccorso, si lavora senza sosta, si elevano palizzate e si usano gli alberi delle navi, nel 1159 l’opera è terminata.

Mura del Barbarossa (6)

Di quelle mura che cingevano la città ne resta una parte, il camminamento si addentra tra le case e non potete dire di aver veduto Genova se non siete stati qui, in una delle sue parti più antiche e ricche di storia.

Mura del Barbarossa (7)

E guardate in ogni direzione, voltatevi indietro e vedrete il mare e le campate del ponte sotto il quale brulicava di vita la ormai perduta Via Madre di Dio.

Mura del Barbarossa (8)

Usate la vostra fantasia e allora vedrete la gente di Genova di un altro tempo, sentirete le voci delle popolane e udirete il clangore delle armature di quei temerari soldati che presidiano le mura.

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Case alte e svettanti, le potete vedere dai caruggi che salgono da Ravecca da dove si ammirano le mura del Barbarossa da una diversa prospettiva.

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Camminate nel vicolo stretto che si snoda tra curve e saliscendi.

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E guardate verso la strada che avete già percorso.

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E davanti a voi, tra antiche case color ocra e rosa di Liguria.

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E poi affacciatevi sulle piazzette e sui caruggi circostanti, su queste ardesie e su questi colori, ho iniziato a innamorarmi di Genova scoprendo questi suoi vicoli nascosti, ora immacolati e rinati a nuova vita.

Mura del Barbarossa (14)

Un luogo che appartiene a un’altra epoca eppure è in perfetta sincronia con il nostro tempo.
Arancio, giallo e grigio di cielo plumbeo.

Mura del Barbarossa (15)

Curve, finestre e mura.

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Persiane, panni stesi e sfumature della città vecchia.

Mura del Barbarossa (17)

Guardate ancora indietro, la veduta della città in salita.

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E scale e gradini da scendere.

Mura del Barbarossa (19)

Su e giù per le mura del Barbarossa, tra le case della vecchia Genova.

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Qui, in questo tratto, concedetevi una deviazione, alcuni scalini vi porteranno al lavatoio di Salita di Coccagna, ve ne parlai in questo articolo, lo avevo fotografato dal vicolo rimanendo al di là del cancello.

Lavatoio

I muri raccontano storie, celano testimonianze di giorni che noi non abbiamo vissuto.
Osservate con attenzione, qui ci sono le derivazioni dell’antico acquedotto.

Lavatoio (2)

E ci sono anche piccole targhe in marmo sulle quali sono riportati i numeri degli antichi bronzini.

Lavatoio (3)

Il tempo che non abbiamo vissuto è scandito dagli scrosci d’acqua, dal profumo del sapone e dalle chiacchiere delle lavandaie.

Lavatoio (4)

Il tempo che non abbiamo vissuto resiste con protervia, è l’immagine di una giovane donna curva sul lavatoio, sfrega con energia i suoi panni, ha il volto affaticato, arrossato e stanco eppure sorride.
Abita qui, nei dintorni.
E il suo tempo vissuto è per noi soltanto immaginato ma ha una cifra di realtà e la leggi sul muro, incisa nel marmo.

Lavatoio (5)

Anche i secoli si coprono di ruggine ma se guardi con occhi nuovi tutto sembrerà vero e presente.

Lavatoio (6)

Scale, finestre, Genova: da un lato c’è Via del Colle e dall’altro c’è Via Ravecca.

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E ancora uno sguardo indietro verso le splendide angustie della Superba, in una giornata di sole qui la luce rimbalza sui muri rossi.

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E si incontra ancora un altro cancello, al di là di esso prosegue la camminata sulle mura del Barbarossa.

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E sopra c’è una lapide dove si leggono parole in latino: ad beneplacitum patrum communis che significa con il  beneplacito dei padri del Comune.

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Varcherete questo cancello e vi troverete nel tratto che conduce alle torri di Porta Soprana.

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Sono a breve distanza da voi, ancora pochi passi e potrete salire sulle torri da dove si domina il magnifico scenario della Superba vista dall’alto.

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Diverse epoche di una città convivono fianco a fianco.

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Case dai tetti spioventi si affacciano sulle mura e le sovrastano.

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Termina qui il percorso sulla mura del Barbarossa, un’esperienza che consiglio a genovesi e visitatori, vi calerete in un’atmosfera dalle suggestioni intense.
E come vi ho detto all’inizio questo post l’accesso alle mura è reso ora possibile da una cooperativa che ha in gestione alcune interessanti realtà cittadine.
Le mura sono visitabili nel contesto di un pacchetto che comprende la visita al Museo di Sant’Agostino, alle torri di Porta Soprana e alla Casa di Colombo, per tutte le informazioni e i dettagli guardate qui.

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Io sono tornata nel luogo delle mie prime emozionanti esplorazioni.
Ho un ricordo preciso di me, ho lo zainetto sulle spalle e corro su per Salita della Fava Greca, mi guardo intorno e tutto è stupore e meraviglia.
Io sono rimasta uguale, Genova è rimasta uguale, tutta da scoprire.

Porta Soprana

Una nuova pagina, una nuova rubrica

Questa settimana di aprile ha inizio con due piccole novità per me piacevoli.
C’è una nuova pagina appena nata, la pagina Facebook di questo blog, ho pensato di segnalarvela così se ci siete e se vi va, potete seguirmi anche lì.
Condividerò il post del giorno e gli articoli passati, vorrei pubblicare altre fotografie che qui non compaiono.
E vorrei che avessero spazio anche gli articoli degli amici e le cose che mi piacciono, vorrei che fosse un mezzo per condividere i miei interessi con voi.
E insomma, se vi fa piacere e volete seguire Dear Miss Fletcher mi trovate a questo link.
Una nuova pagina, una nuova rubrica.
Io scatto tantissime foto, dietro a ognuna potrebbe esserci una storia, un pensiero o un desiderio.
Dietro a ognuna c’è uno sguardo.
E poi a volte, alcune hanno diverse sfumature della stessa tinta.
Ed è proprio questo il tema della mia nuova rubrica: la magia del colore in una sola foto.
E forse sarà accompagnata da certe parole, forse troverò porte chiuse che fanno sognare o finestre che fanno immaginare altre vite.
Non so, seguo semplicemente il caso, ciò che incontrano i miei occhi.
La prima di queste immagini viene dai miei caruggi, l’ho scattata nella primavera dello scorso anno.
Sapete, quando mi ritrovo a gironzolare dalle parti di Via Ravecca non smetto mai di stupirmi, c’è sempre un dettaglio, uno squarcio di luce, una bellezza nuova che attende di svelarsi.
E questo è uno scorcio che racconta tanto di Genova, è un color albicocca intenso che spesso si trova in certi vicoli di Liguria.
E poi una mano sapiente ha appeso su un filo da stendere magliette e panni in perfetta gradazione, c’è un tocco di rosso più acceso, un’armonia perfetta di sfumature.
E la magia di Genova e dei suoi caruggi, la sua voce più vera.

Caruggi

Colori, fili da stendere e panni stesi

Colori, fili da stendere e panni stesi.
Le sfumature del nostro quotidiano hanno tutte le gradazioni del mondo, accese, brillanti, a volte tenui.
Ed è uno spettacolo per il quale non si paga alcun biglietto eppure ogni volta è sempre diverso.
E così può capitare di arrivare al Carmine, in una mattinata qualunque.
Il campanile, le case color biscotto, il bucato steso ad asciugare.

Il Carmine

Si passa sotto gli archetti vestiti di tinte pastello.

Il Carmine (2)

Ed è giallo, rosso e sono tinte calde.

Il Carmine (3)

Guarda verso certi muri, oltre certi muri.

Il Carmine (4)

La vita ha tinte sgargianti, brillano al sole le facciate delle case di Quarto ed è abbacinante il bianco delle lenzuola che dondolano al vento.

Quarto (2)

E poi cieli turchesi, ringhiere e terrazzini.

Quarto

E persiane tirate in fuori al Porticciolo di Nervi.

Nervi

Tutte le gradazioni dell’universo, verde, blu scuro e ancora bianco, in Circonvallazione a Monte.

Circonvallazione a Monte

E poi abbaini, ombre decise e corde da stendere.
Un giorno qualsiasi, in Spianata Castelletto.

Spianata Castelletto

E si accende di fucsia la prospettiva di Piazza di San Cosimo, sono sempre i caruggi il luogo più suggestivo.

Piazza di San Cosimo

Il passato e il presente si incontrano ogni giorno nella città vecchia.

Piazza San Giorgio

Genova è ocra, tanti palazzi hanno le facciate di questo colore.

Panni Stesi (2)

Genova è anche grigia, nei suoi tetti e in certe antiche case ricoperte di ardesia a volte rallegrate dal rosso e dal blu.

Vico Monachette

Ancora grigio, in certi edifici ottocenteschi ravvivati dall’arancio e dal rosa degli asciugamani.

Panni Stesi

La magia dei panni stesi nei caruggi, puoi tornare cento volte nel medesimo luogo e non lo troverai mai uguale.
E così mi troverete spesso a gironzolare per le vie del Molo, svolti un angolo e ti attende una sorpresa.

Molo - Panni Stesi

La magia dei panni stesi e della luce, quando un raggio di sole batte dove non ti aspetteresti.

Vico di San Giorgio

E quando un riflesso accende di bagliori dorati le case di Via di Santa Croce.
Quante volte vi ho già portato qui?
Non so, resta pur sempre uno dei caruggi che amo di più.

Via di Santa Croce

E poi ancora, un vero trionfo di lenzuola da una parte all’altra di Via Ravecca.

Via Ravecca (2)

Cammino sotto al bucato candido e pulito.
Anche voi alzate lo sguardo quando camminate in questa antica strada?

Via Ravecca

Passato e presente, sacro e profano, l’edicola con la Madonna e i panni stesi ad asciugare in una giornata dal clima secco.

Salita della Fava Greca

Cose che si vedono nei caruggi, c’è un vasetto di piante sul davanzale e si sentono in lontananza voci allegre di bambini.
Ingegnosi i genovesi, basta una recinzione alla quale appendere un filo e voilà, ecco trovato il posto per il lenzuolo.

Panni stesi (4)

Vicoli, tinte pastello e mollette colorate.

Panni stesi (3)

E silenzio.
Non c’è nessuno.
In fondo al vicolo si muovono sinuose certe ombre, alcune sono proiettate dalle lenzuola e dai panni che danzano nel vento.
Qui, nei caruggi, dove ci sono colori, fili da stendere e panni stesi.

Vico di Coccagna

Vico Assereto, la luce all’improvviso

Quei caruggi che salgono da Ravecca li ricordo in altri anni.
Quando ero ragazzina alcune case di questa zona non erano ancora state restaurate, era ben visibile la patina del tempo.
Ho iniziato allora a gironzolare per i vicoli, Genova era per me una continua scoperta.
I vicoli di quella parte della città hanno nomi dolcemente evocativi e fiabeschi, da Vico del Dragone a Vico delle Fate, da Vico della Fava Greca a Vico del Fico.
E poi Piazza delle Lavandaie e Vico Boccadoro, la poesia della città vecchia è anche questo, suggestione di luoghi e parole.
Oggi in quella zone non c’è più quell’atmosfera di decadenza, oggi gli edifici brillano di colori e di tinte calde.
Io non ho abbandonato le mie abitudini, come facevo da adolescente ogni volta che passo in Via Ravecca compio infinite deviazioni, su e giù per i caruggi e per le piazzette.
Ognuno di noi ha le proprie piacevoli consuetudini, questa è una delle mie.
Non cerco nulla, semplicemente cammino.
E inevitabilmente il tempo mi sfugge in questi caruggi.
Un istante solo, passa e scivola via, come un raggio di sole che vira veloce.
E’ la bellezza del caso per le strade della città vecchia e di una certa magia che semplicemente accade e poi svanisce.
In Vico Assereto, la luce all’improvviso.

Vico Assereto